La decrescita negli enti locali - di Marco Boschini

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Pubblichiamo uno scritto di Marco Boschini, del Coordinamento nazionale dei Comuni virtuosi. Anche in questo caso si tratta di materiale legato al recente convegno sugli sprechi che si è tenuto ad Alcatraz.

La decrescita negli enti locali

Non so se ci avete fatto caso, il computer sottolinea la parola decrescita come fosse un errore, un elemento estraneo, sconosciuto. Questo la dice lunga su quanta strada c'è ancora da fare concettualmente prima che la decrescita diventi il paradigma con cui declinare la nostra quotidianità.
Ovviamente l'associazione dei Comuni Virtuosi si riconosce perfettamente nei valori della decrescita, ed anzi la sperimenta ogni giorno nelle tante progettualità che mirano al risparmio energetico, alla consociazione degli acquisti, ad una gestione sensata del territorio.
Ecco, se dovessi rispondere alla domanda "Cosa deve fare un amministratore di un ente locale sensibile alla decrescita per mettere in pratica buone prassi quotidiane?" proverei ad indicare un percorso a tappe.
Il primo intervento da fare è quello di rendere efficiente da un punto di vista energetico la "macchina comunale" (pubblica illuminazione, immobili come scuole, musei, impianti sportivi, biblioteche, municipi, ecc.). Attraverso il coinvolgimento delle ESCO (un'impresa che sviluppa, finanzia e installa progetti volti al miglioramento dell'efficienza energetica e alla riduzione dei consumi)  è possibile risparmiare energia e denaro migliorando al tempo stesso le condizioni ambientali. Valga su tutti l'esempio del Comune di Trezzano Rosa (MI), primo Comune in Italia ad aver adottato il meccanismo delle esco sulla pubblica illuminazione. Il contratto dura 15 anni, la società finanzia ogni aspetto (dalla realizzazione alla manutenzione dell'impianto), i risparmi generali si dividono a metà con il Comune. Risultato? 250 mila euro di risparmio complessivo, riduzione dell'inquinamento luminoso e atmosferico (www.comune.trezzanorosa.mi.it).

Poi mi muoverei sul piano regolatore, cercando di promuovere una gestione del territorio partecipata che miri a razionalizzare gli spazi già occupati, introducendo per le nuove edificazioni criteri di bio-edilizia. In questo senso sono molte le esperienze virtuose già avviate, come a Vezzano Ligure (SP). Il Comune ha infatti introdotto un nuovo regolamento edilizio cercando di promuovere e incentivare una modalità altra di costruzione, attraverso un percorso realmente partecipativo. Il regolamento contiene una prima parte prescrittiva che potremmo definire classica con le definizioni, le regole e le procedure derivanti dalla normativa nazionale e ragionale; una seconda parte innovativa, non obbligatoria, che contiene le indicazioni per la progettazione, la realizzazione e la conduzione del cantiere per chi intenderà operare secondo i canoni della bioedilizia. Il Regolamento prevede il rilascio del certificato di qualità bioecologica, su dichiarazione del progettista e del costruttore attestante che le opere sono state progettate ed eseguite secondo i requisiti di bioedilizia. Il soddisfacimento del requisiti è verificato in sede di collaudo. Per gli operatori che intendono acquisire il certificato di qualità bioecologica e accedere agli incentivi previsti, il regolamento prevede corsie preferenziali nell'iter di approvazione del progetto, scomputo sugli oneri concessori, attivazione di meccanismi per il reperimento di fondi di finanziamento con la partecipazione dell'ente pubblico (www.comunivirtuosi.org).

Il terzo passaggio è quello relativo all'introduzione degli acquisti verdi (Gpp, Green Public Procurment, si intende l'introduzione di criteri ambientali nelle politiche di acquisto di beni e servizi da parte dell'ente pubblico caratterizzati da una minore pericolosità per la salute umana e l'ambiente) nella pubblica amministrazione, cioè come gli enti locali possano introdurre dei requisiti ecologici nelle forniture dei beni e dei servizi al momento dell'acquisto. E' forse il primo passo, ma indispensabile, per una pubblica amministrazione che non si limiti a predicare bene ma intenda realmente modificare i propri comportamenti tenendo conto delle implicazioni ambientali e sociali riducendo la propria "impronta ecologica" attraverso l'acquisto di arredi, lampade, computer, fotocopiatrici, tessuti per divise, mezzi di trasporto, materiali da costruzione, carta, ecc. I Green Public Procurment sono ad uno stadio molto avanzato in tantissime realtà pubbliche. Molto interessante a questo riguardo è l'esperienza della Provincia di Cremona
(www.provincia.cremona.it/servizi/gppnet).
Fatti questi passaggi, risulta fondamentale incentivare i cittadini all'introduzione di nuovi stili di vita che consentano il risparmio di risorse, di energia, la riduzione dei rifiuti e degli inquinamenti, consentendo contemporaneamente anche un risparmio economico ed un miglioramento della qualità della vita. A questo proposito vale la pena conoscere il progetto "CambieReSti?" (consumi, ambiente, risparmio energetico, stili di vita) che il Comune di Venezia sta sperimentando insieme ad oltre 1200 nuclei familiari del territorio. Il progetto ha dato la possibilità alle famiglie iscritte, per dieci mesi, di incontrarsi insieme e discutere su quali siano le soluzioni possibili per consumare meno e meglio. Sono stati attivati 40 gruppi in tutto il Comune, con un formatore che accompagna queste famiglie nel lavoro di ricerca, nelle informazioni sugli incentivi esistenti, su come e dove trovare materiali e servizi ecologici. Ad ogni nucleo coinvolto è stata distribuita una guida contenente informazioni e consigli utili per modificare i propri consumi e comportamenti. Il progetto si prefigge l'obiettivo di fornire a tutti i partecipanti l'accesso agevolato ad informazioni su consumo critico, possibilità di risparmio energetico, riduzione dei rifiuti ed opportunità di finanziamento esistenti a livello locale e nazionale; occasioni di formazione e scambio, supporto al cambiamento e al monitoraggio dei cambiamenti effettuati, un'assistenza costante attraverso il contatto telefonico e personale con i responsabili del progetto; incentivi materiali al cambiamento, nella forma di beni e servizi che vengono distribuiti alle famiglie partecipanti nelle varie fasi della sperimentazione (www.cambieresti.net).
Impronta ecologica della "macchina comunale", gestione del territorio responsabile, introduzione di nuovi stili di vita nella comunità. Penso siano questi i punti irrinunciabili di un ipotetico programma per un amministratore che in campagna elettorale si dichiari vicino alla descrescita. Purché tutti questi progetti non diventino una scusa dietro cui nascondere politiche energivore. Mi spiego: la raccolta differenziata ha un senso solo se alla fine dell'anno sono riuscito a convincere i cittadini a produrre meno rifiuti; i pannelli solari servono se prima ho reso efficiente da un punto di vista energetico l'edificio sul cui tetto ho deciso di installare il pannello; la carta riciclata negli uffici è ottima ma non ha alcun senso se poi non si usa il fronte retro e si sprecano una montagna di fogli per niente; il nuovo quartiere impostato secondo i criteri della bioedilizia sta in piedi se prima ho verificato la necessità di costruirlo, il quartiere.
L'associazione dei Comuni Virtuosi sta raccogliendo decine di progetti e sperimentazioni concrete che vanno in questa direzione, ogni giorno. Dalla mobilità sostenibile al risparmio dell'acqua, dalla riduzione degli imballaggi alle banche del tempo, dall'utilizzo dei biocarburanti alla progettazione partecipata. Centinaia di amministratori locali stanno, di fatto, costruendo quelli che potremmo chiamare, con un po' di fantasia, i Municipi della Decrescita.

www.marcoboschini.it