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Speciale Tramutola
Prosegue senza sosta il nostro viaggio nel cuore della Basilicata, che oggi ci porta a scoprire Tramutola! Tramutola spicca su un’altura a circa 650 m sul livello del mare e il suo verde territorio è attraversato da diverse sorgenti, facendola rientrare in uno splendido scenario tra imponenti montagne alternate a colline e fertili pianure, ma soprattutto boschi, perlopiù castagneti, in cui potersi piacevolmente perdere in passeggiate ed escursioni. Il patrimonio ambientale del Comune di Tramutola è ricco di boschi e di sentieri, tra cui non possiamo non segnalare la Pineta di Monticello, che ricopre l’altura del monte che si erge proprio davanti al paese. Da non perdere per chi ama le escursioni a piedi o in mountain bike, presenta inoltre alcuni sentieri del circuito FIDAL, consentendole così di ospitare competizioni sportive di natura podistica. Imperdibile e ineguagliabile il panorama dell’intera Valle una volta raggiunta la vetta!
Si ritiene che il nome “Tramutola” derivi dalla sua posizione: sappiamo infatti che si trova in un luogo che in passato costituiva il punto obbligato di passaggio (“trames” dal latino “via trasversale, scorciatoia”) che permetteva la lo scambio di merci e le comunicazioni tra le popolazioni delle valli di Diano e del Tanagro con quelle della Val d’Agri. La nascita di Tramutola viene indicata nell’anno 1144, da sempre legata a doppio filo al mondo del clero; basti pensare che attorno al 1850, su una popolazione di circa 4250 persone, si potevano contare ben 25 preti! Proprio in questo periodo i tramutolesi assistono ad un fatto miracoloso: la statua della Madonna del Rosario portata in processione il 17 maggio 1853, pone fine alla persistente siccità. Fu così che, a partire da quell’anno, ogni 17 di maggio viene festeggiata la “Madonna dei Miracoli” a cui l’intera popolazione è particolarmente devota.
Questa bellissima e venerata statua lignea della fine del XVII secolo, viene oggi custodita all’interno della Chiesa Madre della SS. Trinità. La Chiesa ad oggi non conserva nulla dell’originario impianto romanico, purtroppo, ma possiamo ammirare i restauri avvenuti nel 1505, quando fu aggiunto anche il portale in pietra. L’interno è a tre navate con ricche decorazioni di stile barocco. Da ammirare certamente il crocifisso ligneo della prima metà dell’Ottocento, le tele ad olio del XVIII secolo nella navata destra, mentre nella cappella domina il polittico di Antonio Stabile, datato 1569, raffigurante la Deposizione con Sant’Agostino e San Giovanni Battista.
Di fronte alla chiesa della Trinità si trova la Chiesa del Rosario col suo imponente rosone marmoreo del 1577. L’interno è a navata unica, con un altare di legno del 1671 e ricche decorazioni barocche, tra cui si conserva un importante polittico dorato che si eleva sino al soffitto, formato da 15 formelle intagliate al suo interno che illustrano i misteri del Rosario. Al centro si apre una nicchia dove viene conservata la statua lignea della Madonna del Rosario con il Bambino in braccio. Nella Chiesa si conservava in precedenza anche l’altra statua nominata in precedenza, argentata, dipinta con diversi colori e con il diadema; sicuramente più maneggevole di quella collocata nella nicchia, per questo veniva preferita nelle processioni ed esposta ogni domenica nella Chiesa Madre.
Piccola ma caratteristica è invece la chiesa della Madonna di Loreto, nata come cappella gentilizia verso la metà del XV secolo, inserita tra due edifici privati. Nella sua unica navata pentagonale possiamo osservare tre affreschi ben conservati che rappresentano S.Caterina, S.Lucia e la Madonna del Latte. I dipinti murali della piccola Chiesa sono nuovamente fruibili dal 2010 grazie al restauro a cura della Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici.
Da menzionare è anche la Cappella del Rosariello, attualmente detta di Chiesa di Santa Lucia per la tradizione di aprirla al pubblico il 13 dicembre. La facciata principale presenta un portale lavorato in pietra grigia, sormontato dalla scritta che ne ricorda i restauri del 1724. Proprio in questa occasione, la cappella fu dotata di un quadro a olio raffigurante la Madonna del Rosario con ai piedi S.Domenico, S.Caterina, S.Lucia e S.Appollonia, posto di fronte all’entrata, mentre sull’altare si trova la settecentesca statua lignea della Madonna del Soccorso.
Si fanno certamente notare anche le numerose case nobiliari, come il Palazzo Terzella e il Palazzo Rautiis, insieme a molti altri, tutti forniti di antichi ed imponenti portali. Palazzo Rautiis, è un edificio del XIX secolo appartenuto ad una famiglia d’origine spagnola, sorto come casino di campagna, dall’imponente sagoma e con due torrette laterali e robuste mura in pietra. Il senso di simmetria e di eleganza pervade tutto l’edificio! La concezione originaria era infatti improntata all’eleganza nel senso più puro del termine, che si può infatti ritrovare in ogni dettaglio della sua costruzione, come nella linea elaborata dei balconi in ferro battuto, nel paramento raffinato, o nel fregio che incide l’arco del portale d’ingresso. Di epoca poco precedente abbiamo invece Palazzo Terzella, un palazzo gentilizio risalente al XVII secolo appartenuto alla nobile famiglia da cui prende il nome. Situato nel centro storico, presenta una facciata decorata in stile ottocentesco e si sviluppa su quattro livelli. È presente, inoltre, un elegante cortile interno scoperto da cui una scalinata in pietra porta ai piani superiori.
Poco distante da qui, si può ancora toccare con mano e veder rivivere la memoria e la tradizione del paese, con l’Antico Lavatoio “Ngap l’acqua”, un caratteristico lavatoio del XVII secolo utilizzato ancora oggi dalle donne anziane per lavare il bucato. La stessa acqua alimentava un tempo anche l’adiacente mulino ormai in disuso e, sul lato destro dell’edificio, è possibile scorgere una fontana in pietra del 1800 con quattro cannelle. Questo luogo così identitario e carico di importanza storica e culturale, è stato anche scelto come set di una delle scene di “Basilicata cost to cost” di Rocco Papaleo.
A pochi chilometri dal centro abitato, seguendo il filone che lega Tramutola all’acqua, troviamo la sorgente Caolo, immersa in una vasta area verde che può vantare un ricco patrimonio sia faunistico che vegetale. L’acqua qui sgorga abbondante, ciò fa sì che la sorgente abbia il primato in tutto il comprensorio della Val d’Agri, con una portata di circa 900 litri di acqua al secondo, oltre ad avere la particolarità di essere alimentata da due bacini posti a quote diverse, collegati da inghiottitoi e percorsi di origine carsica.
Incastonata nella roccia è possibile poi notare la presenza di una centrale idroelettrica risalente al 1924 e tutt’oggi in pieno funzionamento, costruita appositamente per poter sfruttare la sorgente.
in contrada Caranna, a circa 3 km dal centro abitato, sorge invece l’Acquapark Val d’Agri, un complesso apprezzato e conosciuto da molti decenni, che si apre su una superficie di circa 25.000mq distinta tra area balneazione, area sport, area verde adibita a parco giochi per bambini e area food & relax, in una suggestiva cornice boschiva. Riserva così a grandi e piccini un’attenzione speciale, con attrazioni acquatiche che regalano forti emozioni e divertimento oppure una pura sensazione di benessere. L’Acqua Park Val d’Agri è aperto nei mesi estivi e rappresenta, da sempre, un punto di riferimento per i lucani e non solo: ogni anno, infatti, la struttura vanta diverse migliaia di presenze!
Per gli amanti dello sport troviamo poi in contrada Castiglione, non lontano dall’Acquapark, lo Stadio A. Terzella, teatro storico delle imprese sportive delle società di calcio Tramutolesi, che ora sta completando la sua fase di restyling. Il campo sportivo potrà contare su un nuovo manto in erba sintetica di ultima generazione e su una pista di atletica a quattro corsie. Grazie a questi interventi, la struttura è già riconosciuta tra le migliori della provincia!
Come abbiamo visto già negli altri “speciali”, sappiamo bene che ogni paese può vantare una tradizione gastronomica da far venire l’acquolina in bocca al solo pensiero ma, soprattutto, ognuno ha un prodotto principe che lo caratterizza: per Tramutola è senz’altro la Castagna Munnaredda, che nell’ultimo week-end di ottobre si rende protagonista della sagra dedicata, arrivata ormai alla XIIIesima edizione. L’evento mira ad esaltare il gusto ed il sapore della castagna grazie alle tante ricette elaborate nel percorso, ma anche a rendere il paese punto di riferimento culturale oltre che culinario, in un perfetto connubio fra storia, gastronomia e tradizione. Sicuramente non si può perdere l’occasione per degustare queste chicche gastronomiche, ma anche per partecipare alle passeggiate ed escursioni nei castagneti organizzate dalla Pro Loco.
Fonte immagini: Comune di Tramutola e Pro Loco Tramutola
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Speciale Grumento Nova
Il nostro viaggio nella val d’Agri diventa oggi un viaggio nel tempo! Una storia millenaria, infatti, circonda Grumento Nova, ricca di stratificazioni storiche, nota con il nome di Grumentum fino alla sua distruzione avvenuta per mano dei Saraceni nel IX secolo d. C. Gli abitanti in fuga si dispersero nei piccoli insediamenti dei paesi limitrofi fondando, sul colle al di sopra dell’antica città romana, Saponara. Questo, infatti, fu il nome ufficiale del paese per quasi mille anni, fino al novembre 1932, quando fu trasformato nell’attuale Grumento Nova.
Il primo nucleo antico si aggregò in altura, intorno al tempio dedicato alla divinità egizia Serapide, ma il sisma del 1857 cancellò purtroppo quasi tutte le testimonianze monumentali del passato, anche se si possono ancora trovare tracce dell’antico nucleo medievale, come la Porta di San Francesco, e i resti dell’imponente castello, eretto nella seconda metà del XI sec dai Conti di Montescaglioso. il Castello Sanseverino, tra i simboli più importanti del comune, edificato nel 1100, è l’antico salone che a fine ‘600 ospitò il ricevimento delle nozze della principessa Aurora Sanseverino, poetessa e mecenate. Il castello subì numerose aggiunte e modifiche ad opera dei feudatari succedutisi nel tempo. Durante il XVII secolo, ad esempio, la struttura comprendeva ben dodici appartamenti e un teatro, dislocati su una struttura di quattro piani. Dell’antico palazzo sopravvive ad oggi, oltre a ruderi sparsi, una parte delle scuderie sulla cui facciata s’intravede lo stemma dei Sanseverino.
Senza spostarci di molto, possiamo subito trovare il Giardino Botanico. Organizzato su più livelli a terrazzamenti e interamente percorribile a piedi. È un naturale percorso sensoriale e riserva della biodiversità locale grazie alla presenza di piante officinali e ornamentali, di cui alcune coltivate e altre a crescita spontanea. I visitatori possono effettuare visite guidate, laboratori didattici ed esperienziali studiati ad hoc, anche per i più piccoli!
Grumento Nova, grazie alla sua posizione, gode di diversi affacci panoramici che regalano viste mozzafiato. Le più belle sono sicuramente quelle che si possono ammirare dal Piazzale Aurora Sanseverino, che offre una magnifica veduta sulla Valle, racchiusa dai monti, e che si può apprezzare al meglio in ogni suo dettaglio grazie ad un binocolo panoramico installato sul posto. Il piazzale, o belvedere, si trasforma d’estate anche in un luogo suggestivo in cui prendono vita eventi culturali e musicali.
La fama del paese, chiamato “la piccola Pompei della Basilicata”, lo precede. Questo nomignolo è dovuto ai resti archeologici dell’antica città di Grumentum , ora Parco Archeologico, e al relativo Museo Archeologico Nazionale dell’Alta Val d’Agri. Il museo racconta la storia di Grumentum e del territorio dell’antica città romana dalle sue origini. Fondata dai Romani divenne uno dei centri più importanti dal III sec. al IX sec. d.C., data della sua distruzione per mano dei Saraceni. Il museo è in un edificio a due piani, che riesce così a suddividere i reperti in due sezioni principali, rispettivamente dedicati all’epoca preromana e a quella romana. Ad accompagnare i visitatori nella visita, troviamo numerosi pannelli didattici che ricostruiscono i principali monumenti della città. Entrando nel parco ci si imbatte invece nel teatro per poi trovare i due templi più importanti, l’Augusteo e il Capitolium. Proseguendo nella visita è possibile riconoscere anche le strutture delle terme repubblicane, delle terme imperiali, della Chiesa di Santa Maria Assunta, e l’anfiteatro ellittico.
A poca distanza dall’Area Archeologica di Grumentum, un percorso lungo il fiume Agri che porta al torrente Sciaura, consente di raggiungere un luogo incontaminato e di suggestiva bellezza, con la presenza dei resti della Chiesa paleocristiana di San Laverio, complesso sacro costruito in onore del primo martire lucano.
Oltre alla storia di un glorioso passato, che vive in ogni aspetto dell’odierna Grumento, anche la fede e la religione sono da sempre una colonna portante della tradizione grumentina. A testimonianza di ciò troviamo il Santuario della Madonna di Monserrato, che risale al 1582 e si trova sul Monte Castello, a circa 6 km dal centro di Grumento Nova. La sua posizione, così dislocata, è dovuta all’occultamento della statua della Madonna dell’Assunta da parte dei cristiani per evitarne la distruzione durante le invasioni saracene. Il culto è ad oggi molto sentito, infatti è considerata la festa più importante di Grumento Nova. Il martedì dopo Pasqua e l’ultima domenica di agosto, la statua della Madonna è portata in processione dal paese al monte e viceversa, accompagnata dai fedeli, dalla banda e dagli alabardieri, per una festa religiosa e civile di grande rilievo.
Anche il Santuario della Madonna del Grumentino è meta di un pellegrinaggio molto sentito dalla comunità, che ha luogo fin dal 1739, anno in cui si racconta che la Madonna, apparsa in sogno a una suora del Monastero di San Giovanni Battista, fece cessare un morbo che affliggeva il paese. Da allora si festeggia la Madonna Salus Infirmorum, “salvezza dei malati”. Le celebrazioni iniziano la mattina con la discesa dal paese e, all’arrivo, si celebra una messa e si tiene ancora oggi una grande fiera sull’impronta delle fiere di bestiame che si svolgevano in passato.
Agli inizi del XII secolo, sul preesistente tempio pagano venne costruita la Chiesa Madre intitolata a Sant’Antonino Martire, frutto di diversi restauri e ricostruzioni nel corso della sua storia. Con una semplice facciata a capanna e all’interno diverse opere di pregio, tra le quali alcuni affreschi del Cinquecento e un dipinto dell’Ultima Cena risalente al XIX sec. La Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, invece, fu costruita interamente nel 1860, aggiunta alla cappella preesistente del XV secolo. Anticamente era annessa al palazzo della famiglia Ceramelli, dove il suo più illustre proprietario, lo studioso Carlo Danio, collocò numerosi reperti provenienti dalla città di Grumentum. Un portale in pietra settecentesco porta ad un piccolo cortile, prima di arrivare all’ingresso. All’esterno si presenta con una facciata sobria in pietra; nella parte superiore si possono ammirare la testa in pietra di S. Biagio e una meridiana. Al suo interno un’unica navata. La chiesa, ad oggi restaurata, ospita il Museo Civico Ecclesiastico.
Stretti vicoli e lunghe scalinate permettono di raggiungere chiese e antichi palazzi nobiliari, come il Palazzo Giliberti, nel centro storico del paese, riportato agli antichi splendori dopo un recente restauro. Il complesso ospita oggi la sezione antica della Biblioteca Nazionale “Carlo Danio”, alla quale è stata aggiunta una ricca collezione di opere più moderne, per consentirne la fruizione a tutti. Il luogo è reso ancora più suggestivo da una terrazza con vista sulla Valle e sul lago!
Osservando il territorio di Grumento Nova nella sua estensione, è impossibile non notare la varietà di paesaggi che caratterizzano i suoi luoghi: il fondovalle, le cime montuose, i paesaggi fluviali e l’ambiente lacustre. Per questo motivo è di fondamentale importanza la salvaguardia dell’ambiente, rendendolo un tema rilevante, aumentando la consapevolezza ed educando al rispetto. A tal proposito, menzione speciale all’incantevole Bosco Maglie, sede del centro di educazione ambientale “Bosco dei Cigni”. circondato da maestosi alberi e da una ricca varietà di flora e fauna tutta da scoprire! il sottobosco, si copre di abbondanti fioriture sgargianti in primavera, mentre in autunno i colori virano verso i toni caldi e della terra, regalando scenari sempre nuovi. Il bosco si estende fino ad arrivare alle rive del lago di Pietra del Pertusillo, che condivide con i territori di Montemurro e Spinoso. L’ecosistema che si è andato a creare ha reso il lago una delle zone protette del Parco Nazionale dell’Appenino Lucano Val D’Agri-Lagonegrese, ideale soprattutto per gli amanti del birdwatching data la presenza e la nidificazione di molte specie protette o a rischio di estinzione, tra cui il nibbio reale e il picchio rosso, il gufo e la cicogna.
Grumento Nova è conosciuta e apprezzata anche per la sua tradizione enogastronomica, già i romani producevano vini nella campagna grumentina. Il paese rientra infatti nel territorio di produzione di vini pregiati come il Grottino di Roccanova Igp e il Terre dell’Alta Val d’Agri Doc. Ad accompagnare questi prodotti troviamo miele, frutta, salumi e formaggi, prodotti sempre sul territorio. Per celebrare questa antica tradizione viene organizzata ogni anno, in agosto, la Festa del vino, per onorare la ricchezza enologica dell’area. Durante la festa viene assegnato il premio per il miglior vino dell’annata a produttori non professionisti e vengono organizzate degustazioni tra le vie del paese: un evento imperdibile per appassionati e non!
Fonti Immagini: Comune di Grumento Nova e Basilicata Turistica
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Speciale Montemurro
Noto con il nome Castrum Montis Murri, sorto intorno all’anno Mille in seguito al declino della città romana di Grumentum, oggi andiamo a scoprire Montemurro!
Già dalle sue origini considerato un importante centro attrattivo e di rilevante importanza grazie alla presenza di due conventi, domenicano e francescano, ma soprattutto all’attività di molitura delle olive e di concia delle pelli. A Montemurro esiste infatti ancora oggi il rione Concerie, chiamato così per la fiorente attività di concia delle pelli così attiva nei secoli passati, tanto che la tipica tecnica di lavorazione detta “concia montemurrese”, era nota anche fuori regione. Parte dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese, il centro abitato sorge a 723 metri s.l.m., ma il suo territorio arriva a sfiorare i 1300 metri se ci allontaniamo, raggiungendo la sua montagna più alta: il monte Santo Jaso.
Questo è un luogo di particolare importanza per la comunità in quanto, sulla sua sommità, in un ampio ed aperto piazzale ricco di verde e circondato da una corona di monti, è presente il Santuario della Madonna di Servigliano, piccolo ma suggestivo, edificato nel 1911 e tutt’oggi sede della statua di Maria. Si narra che sia stata proprio la Madonna, apparsa in sogno, ad indicare il luogo in cui costruire il santuario. Come da tradizione ormai secolare, la statua viene portata a spalla dai montemurresi nella seconda domenica di maggio per poi essere riportata in paese il secondo sabato di settembre, in un percorso di circa 13 km tra fede, folklore e tradizione; un evento a cui tutta la popolazione partecipa con devozione.
Lo sviluppo dell’artigianato e dell’agricoltura è fin dal principio andata di pari passo con la crescita culturale e spirituale del paese, che si è arricchito di chiese e cappelle, in segno della forte fede che ha accompagnato la quotidianità degli abitanti. Troviamo ad esempio la Chiesa del Soccorso, con la sua architettura affascinante, e la Chiesa di San Rocco, costruita intorno al 1690, con pitture murarie di grande rilievo realizzate dai montemurresi Pasquale e Antonio Lotito, e un grande dipinto ad olio raffigurante San Rocco con le figure iconografiche, Sant’Anna e San Giuseppe, gli apostoli Pietro, Paolo e Giovanni. L’immagine del Santo è anche su ceramiche smaltate poste sulla facciata esterna della chiesa.
Procedendo sul filone religioso, impossibile non parlare della Chiesa Madre intitolata a Santa Maria Assunta con l’annesso convento francescano di Sant’Antonio da Padova, entrambi risalenti al ‘600. La chiesa è a due navate divise da archi, con un campanile laterale. Sul muro dell’ingresso maggiore è riporta l’immagine di Sant’Antonio dipinto su maioliche, mentre al suo interno custodisce opere tra cui un grande dipinto ad olio sempre del ‘600, racchiuso in un’ampia cornice di legno dorato, che ritrae l’Assunzione della Madonna, diverse statue di Santi come quella di San Giorgio, patrono di Montemurro, e della Madonna di Servigliano per i mesi che vanno tra settembre e maggio. Un crocifisso ligneo del XVII secolo è ciò che attira l’attenzione, poiché oggetto di numerose storie che vengono tramandate; si narra infatti che più volte abbia parlato ai fedeli, e la prima volta, poco dopo la sua realizzazione, si riporta che abbia cambiato posizione della testa per essere una riproduzione più fedele.
Degno di nota è certamente quello che resta dell’ex convento della SS. Annunziata, ovvero parte della chiesa di S. Domenico, al cui interno troviamo le nicchie di S. Tommaso D’Aquino, della Madonna delle Olive e di S. Pietro Martire. Da tempo sconsacrata, la chiesa oggi ricopre un altro importante ruolo per la comunità, come sede della mostra permanente “Pittori Montemurresi del ‘500 e ‘600”. Si tratta di riproduzioni fotografiche di alcune delle opere in cui spiccano quelle realizzate dei caravaggeschi Sellitto e Manecchia, originari di Montemurro, ma attivi artisticamente a Napoli. Pur non avendo a disposizione le opere originali, nel 2019, in occasione di “Montemurro capitale europea della cultura per un giorno”, il paese ha voluto farle conoscere ai visitatori attraverso riproduzioni fotografiche. Nei locali sovrastanti è invece presente la mostra “La stanza della pittrice”, dedicata a Maria Padula, illustre esponente nel Neorealismo. Si tratta di un’esposizione molto originale, che utilizza la tecnologia nel progetto “I luoghi della pittrice”: quattordici mattonelle bianche dislocate in altrettanti luoghi all’interno del territorio di Montemurro, segnano l’esatta posizione in cui l’artista poggiava il suo cavalletto! Un QR-code permette di visionare il dipinto sul display di un dispositivo, consentendo la comparazione della realtà attuale con quella di un tempo, questo fa sì che l’arte prenda vita e trasformi il paesaggio in un museo a cielo aperto!
OLYMPUS DIGITAL CAMERAA Montemurro, però, la forma d’arte che in assoluto rappresenta l’identità del luogo, è senz’altro quella del graffito polistrato, ideato dal marito Giuseppe Antonello Leone, con opere visibili a tutti nei vicoli e lungo i corsi di Montemurro. Queste opere sono l’esito della Scuola del graffito fondata nel 2003, allo scopo di tramandare la tecnica a nuove generazioni. La rilevanza di questa tecnica attira numerosi artisti che da ogni parte d’Italia e del Mondo, giungono qui nell’ultima decade di agosto per partecipare all’”Edizione Artistica”. Ogni anno la commissione della scuola definisce il tema su cui gli artisti dovranno elaborare l’opera, per avere sempre risultati diversi e originali che possano arricchire il patrimonio artistico. La prima edizione dell’evento fu dedicata a Leonardo Sinisgalli, grande personalità montemurrese, innovatore dal doppio interesse scientifico-tecnologico e artistico-letterario, che rivive nella Fondazione a lui intitolata nel 2008 nella casa di famiglia.
I segni del passato ci ricordano anche un’altra storia importante, come quella dell’Unità d’Italia, ricordata da palazzo Marra, sede del comitato insurrezionale nell’800 che cospirò a favore dell’Unità d’Italia, guidato dal montemurrese Giacinto Albini, nominato Governatore della Provincia di Basilicata da Garibaldi.
C’è poi una parte fondamentale dell’identità di Montemurro che si basa sulla presenza del lago del Pertusillo. Oggi questa storia è testimoniata grazie al Museo del Lago, inaugurato a luglio di quest’anno, con due postazioni multimediali multitouch dedicate rispettivamente alla consultazione di volumi digitali, sfogliabili all’interno di una libreria virtuale, e all’approfondimento delle caratteristiche storico-geografiche dei borghi che intrecciano con il lago un legame vitale, come Montemurro. Il territorio viene presentato con schede, testi e immagini per raccontare questo patrimonio, a cui va ad aggiungersi una sala immersiva con multi proiezione su tre pareti in cui poter vivere il lago, la vegetazione, i boschi e i paesaggi in maniera avvolgente. Tra i diversi contenuti recuperati, inoltre, troviamo alcuni video documentari messi a disposizione dalla sede Rai di Basilicata.
L’acqua, dunque, è da sempre legata a Montemurro, non solo per l’affaccio sul lago, ma anche per la presenza di acque sorgive nel sottosuolo, con antichi lavatoi e numerosi ruscelli. Un territorio ricco di biodiversità impreziosito da vegetazione spontanea con ginestre e rovi, il corniolo usato dai pastori, abili intagliatori, per fabbricare i bastoni, unita alle colture di sempre, vite, grano e alberi da frutto come meli, alberi di nocciole, di mele cotogne e di sorbe. La coltura però che fa da padrona in questo territorio è l’oliva! “L’olio fino di Montemurro”, è un’eccellenza che ha permesso al Comune di poter aderire all’Associazione Nazionale Città dell’Olio. Montemurro vanta infatti una tradizione olivicola antichissima, grazie anche al suo territorio, habitat ideale. Per questa attività i montemurresi chiedevano la protezione alla Madonna degli Ulivi, che festeggiavano già dal 1400 ogni 21 novembre, il giorno prima dell’inizio della raccolta. In passato erano numerosissimi i frantoi presenti fuori e dentro il paese, mentre ad oggi solo pochi restano a testimonianza di quell’attività.
Il frantoio Dimase, che ha conservato una pressa in pietra e un tornio a legno risalente al 1600, si trovava nella cosiddetta la “via dei mulini”, nei pressi di un torrente di cui sfruttava la forza dell’acqua. Oggi è possibile effettuare un tour virtuale nel frantoio e attivare quattro video esplicativi del suo funzionamento. Da citare anche i frantoi Carrazza, e Lacorazza, visitabili anche all’interno del percorso della Sagra dell’Olio di Montemurro, che si tiene ogni anno nel mese di agosto, ormai da dieci anni, per poter gustare al meglio ed esaltare le caratteristiche di questo prodotto straordinario!
Per saperne di più sul Graffito Polistrato, leggi il nostro articolo! LINK
Fonte Immagini: Comune di Montemurro
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Speciale Moliterno
Quest’oggi ci spostiamo a Moliterno, che andiamo a conoscere ancor di più e in alcune peculiarità forse ancora poco note, grazie alla preziosa collaborazione degli amici di Turismo Moliterno.
Se diciamo Moliterno diciamo “città della cultura”, cultura che si respira nel suo centro storico, nelle sue chiese e nei suoi musei. A Moliterno è presente una realtà culturale importante e unica nel suo genere, quella del sistema museale MAM (Musei Aiello Moliterno), che da ben quattordici anni è ormai stabile sul territorio, sviluppandosi in un progetto tutt’ora in espansione. Si tratta di una rete che conta ad oggi ben otto scrigni distribuiti sul territorio, con identità ben distinte tra loro, seppur uniti in un unico percorso concettuale.
Tutto è iniziato con una casa-museo intitolata alla memoria di Domenico Aiello, che oggi ospita il Museo Michele Tedesco e dell’Ottocento Lucano, il cui protagonista è l’omonimo pittore moliternese, considerato uno tra i più importanti artisti della sua epoca. Punto focale e maestoso del sistema museale è rappresentato certamente dal Museo del Paesaggio, ubicato nel Palazzo Aiello 1786, con i suoi quattro piani di meravigliosi scorci resi con tecniche diverse, che ritraggono prevalentemente i paesaggi della Costiera Amalfitana. Il Museo di Arte Contemporanea, invece, con piastrelle in cotto e soffitti in legno, ospita particolari opere contemporanee e sculture di artisti internazionali, nazionali, ma soprattutto locali, fra cui vanno sicuramente menzionati Cerone e Dalisi. Troviamo poi la Biblioteca Lucana Angela Aiello, con le sue raccolte di libri, mappe e stampe sulla Basilicata dal Seicento fino ai giorni nostri. Palazzo Aiello 1825 è sede invece di ben due realtà museali: il Museo della Ceramica, in cui hanno particolare rilevanza le ceramiche di Vietri, e il Museo del Novecento Lucano, che accoglie grandi nomi dell’arte locale. Il Museo di Arte Moderna va ad arricchire l’offerta artistico-culturale del paese con oggetti di design, opere della Corrente Novecento e grafiche di Picasso e Matisse, mentre l’ultimo arrivato è Palazzo Santacroce, uno spazio destinato alle esposizioni temporanee, inaugurato ad ottobre 2023.
Il fulcro intorno al quale anticamente è sorto il primo insediamento che avrebbe poi costituito il borgo di Moliterno con i suoi imponenti palazzi nobiliari, è il Castello Medievale, dall’alto della sua posizione veglia sull’intero paese e sulla Val d’Agri. Con la sua torre merlata, secondo alcune ipotesi di epoca Longobarda, che è possibile visitare passando da una scala a chiocciola, si può salire di 25 metri e arrivare fino in cima per godere di una vista panoramica a 360 gradi sulla valle sottostante e sul borgo stesso; sicuramente un’esperienza senza eguali!
A pochi passi dal Castello Medievale si trova poi la Chiesa Madre di Santa Maria Assunta. L’impatto visivo lascia senza fiato, notevole e sorprendente sia per le dimensioni, sia per l’accostamento di colori contrastanti alternati in un deciso chiaroscuro. Entrando, però, l’atmosfera cambia completamente; si viene colpiti dalla luminosità dell’interno, dove il bianco e l’oro diventano i colori predominanti, per poi posare lo sguardo sulla navata centrale e la cupola, per apprezzarne la maestosità. La Chiesa Madre risale al XIII secolo, quando l’antica chiesa parrocchiale divenne troppo piccola, dato il notevole aumento della popolazione del borgo. Al suo interno si possono trovare opere di particolare pregio che meritano di essere menzionate, come la tela dell’Ultima Cena attribuita al Ferri (XVII sec), e una tavola cinquecentesca che raffigura San Pietro, ad opera di Simone da Firenze.
Moliterno ha la peculiarità di aver ospitato due ordini religiosi, quello dei Domenicani, che qui costruirono, già intorno al 1500 una cappella dedicata alla Madonna del Rosario, con un convento annesso ad essa, e quello dei Francescani, il cui convento era invece annesso alla Chiesa di Santa Croce e che oggi è la sede del Municipio dopo essere diventato palazzo nobiliare. La Chiesa del Rosario nella sua forma attuale è frutto di un ampliamento della chiesa preesistente, si può far risalire intorno al 1600. Certamente meno imponente e maestosa della Chiesa Madre, ma non per questo meno ricca di fascino, con dipinti, pale e volte affrescate e un pregiato coro ligneo. Ciò che rende ancora più speciale questa antica chiesa, è l’organo a canne dorate, ricco di decorazioni e ancora perfettamente funzionante.
Ma Moliterno, oltre che arte e cultura, è soprattutto territorio e natura! Non possiamo non partire dall’Oasi Bosco Faggeto, con la maestosità dei suoi alberi, prevalentemente faggi d’altissimo fusto chiamati “grandi faggi”, un luogo fiabesco in cui immergersi tra i fitti rami per rientrare in contatto diretto con la natura, ricco di tesori della biodiversità, tra cui le meravigliose orchidee spontanee, di numerose varietà, una più bella dell’altra! Altro luogo verde del paese è senz’altro la Pineta San Francesco, luogo suggestivo che permette di fare passeggiate adatte a tutta la famiglia, con un percorso (in parte asfaltato e successivamente sterrato) sia pedonale che ciclabile! Ad arricchire e valorizzare il percorso oggi troviamo anche un’area attrezzata per il fitness all’aperto attorno alla quale è stata completata una pista per i podisti.
Ci sono luoghi poi, che raccontano storie antiche e genuine, come l’antico lavatoio di Arsieni. Qui l’acqua sorgente scorre ancora come una volta, fresca e cristallina, anche se si è perso l’uso di ritrovarsi insieme a lavare il bucato chiacchierando, come invece si era soliti fare in passato. Sito di grande interesse storico-culturale non solo per la presenza del lavatoio in pietra, ma anche della cappella seicentesca, dedicata alla Madonna di Arsieni, celebrata il 21 novembre. Circondata da orti e frutteti, si pensa che precedentemente si trattasse di un antico luogo di culto pagano, su cui è sorto nel 1583 l’edificio attuale. Questa piccola ma affascinante chiesetta presenta un suggestivo affresco raffigurante la Madonna con il Bambino benedicente del pittore locale Evangelista De Pirro. Da qui è possibile percorrere un antico sentiero, ormai poco conosciuto ma dal valore storico importante, che oltrepassa il ponte sul torrente Sciaura, fino alla Chiesa rurale di Santa Maria del Rito, che si trova in una contrada più esterna, ben lontana dal centro abitato. Quest’ultimo serviva in passato da collegamento fra il paese e le campagne e costituiva così la principale via di comunicazione. Facendo molta attenzione s’intravede ancora il selciato originario! Era il sentiero che donne del passato percorrevano per poter andare a lavare i panni non solo propri, ma anche altrui, per conto dei ricchi signori del paese che potevano permetterselo: per questo motivo questo percorso è chiamato anche “ il sentiero delle lavandaie”.
Restando nel tema dell’acqua, possiamo dire senza dubbio che nel territorio di Moliterno vi è un’abbondanza di sorgenti, di torrenti e di fiumi, che spesso nei loro percorsi vanno a formare piccole e caratteristiche cascate inserite in una cornice naturalistica rigogliosa. Da menzionare a questo proposito sono la cascata Rimintiello, nell’omonima contrada, e la sorgente Fabbricata. Si tratta di luoghi ancora poco visitati, conosciuti principalmente solo dagli abitanti, ma che costituiscono certamente dei punti di interesse per itinerari turistici alternativi, all’insegna del contatto con la natura più autentica e primordiale.
Per gli amanti della storia e delle escursioni, il sito di Murgia S. Angelo è il posto adatto! Con una breve escursione a nord dell’abitato di Moliterno, che delimita la piana di S. Nicola, si arriva ad un anfratto roccioso che sembra risalga all’Età del Bronzo: rappresenta uno dei primi insediamenti preistorici della Val d’Agri, databile tra XV e XIV sec a.C. Molti sono stati i materiali ritrovati in questo luogo, tra cui spiccano certamente fra tutti le ceramiche legate alla lavorazione del latte, segno che, già migliaia di anni fa, qui si produceva il formaggio! È stato dichiarato dalla Commissione Regionale per il Patrimonio Culturale della Basilicata, sito di interesse culturale particolarmente importante di tipo archeologico, che riconosce così un ulteriore passo nell’ambito della tutela e promozione del territorio.
Moliterno, custode della storia del passato, guarda anche al futuro e punta a preservare l’ambiente con piccoli accorgimenti, come l’istallazione di due colonnine di ricarica per le auto elettriche, dell’eco-compattatore “mangiaplastica” per la raccolta differenziata di bottiglie in PET ai fini di ridurne il volume e favorirne così il riciclo, e della casetta dell’acqua che riduce in modo notevole il consumo di plastica.
La fama del paese viene tuttavia preceduta da quella del suo prodotto principe, conosciuto in tutto il mondo: il Canestrato di Moliterno IGP, il cui nome deriva dai canestri di giunco in cui viene riposta la cagliata. Nessuna visita può dirsi completa senza averlo assaggiato! Un’ottima occasione per poterlo fare è nelle “Notti del Canestrato” il 9 e 10 agosto!
Fonte Immagini: Turismo Moliterno
Speciale Sarconi
Oggi il nostro viaggio ci porta a Sarconi la “piccola Mesopotamia” della Val d’Agri, che sorge su una terra pianeggiante bagnata dai fiumi Maglia e Sciaura.
Il caratteristico borgo si lascia ammirare per la sua architettura rurale, tra vicoletti, antichi portali e balconi in ferro battuto. Una visita di Sarconi non può dunque che partire dal centro storico, caratterizzato dalla presenza di antichi palazzi con portali in pietra e da edifici molto importanti dal punto di vista storico, come la Chiesa di Santa Maria in Cielo Assunta. Dell’antica chiesa rimane ben poco, dopo il terribile terremoto del 1857 che rase al suolo la precedente chiesa rinascimentale dedicata alla SS. Trinità. Ricostruita poi tra la fine dell’800 e gli inizi del XX secolo, sulla facciata si notano iscrizioni provenienti dall’area archeologica di Grumentum, mentre all’interno si presenta un’unica navata decorata nelle parti dei pilastri, con cornicioni e decorazioni in finto marmo che richiamano l’architettura del Settecento napoletano. Qui si conserva una tela della Madonna col Bambino ed è custodita la statua portata in processione fino al Monte Serra nella celebrazione della Madonna di Montauro, patrona del paese insieme a S. Antonio da Padova. La festa che gli abitanti di Sarconi dedicano alla Madonna di Montauro è duplice: a Pentecoste quando sale sul monte per proteggere i campi e gli armenti, e il giorno 15 di settembre quando ritorna in paese. La piccola chiesa della Madonna di Montauro è una cappella rurale, situata fuori l’abitato di Sarconi, priva di qualsiasi elemento decorativo. All’interno della cappella si trova però la statua della Madonna col Bambino, riproduzione di un’antica scultura quattrocentesca. La sua espressività della infonde una sensazione di serenità e di pace a chi l’osserva, uno dei motivi per cui è diventata protettrice del paese.
Nel centro storico si può ammirare anche la graziosa chiesetta di Santa Lucia, del XV secolo, che risulta così essere la più antica di tutte. Sulla facciata, molo semplice, spicca il campanile a vela, mentre al suo interno si conserva perfettamente un affresco raffigurante la Madonna col Bambino (1588) e, di grande rilevanza, un trittico con San Silvestro, Santa Lucia e Sant’Antonio Abate risalente al XVII secolo. Il patrimonio religioso non si esaurisce così, certamente è da menzionare anche la Chiesa di Sant’Antonio, edificata nel XVII secolo, nella quale trovare affreschi e statue sacre del Settecento, come quelle di San Vito, Sant’Antonio Abate e della Madonna Assunta.
Restando nel centro storico troviamo il Museo Etnografico di Sarconi, inaugurato nel 2003. Sono oltre 1000 gli oggetti esposti, tutti messi a disposizione dalla popolazione locale, datati tra il ‘700 e il ‘900, suddivisi in ambienti dedicati alla vita domestica e all’arredo delle case contadine tradizionali. Sono presenti capi di abbigliamento, fotografie, documenti, attrezzi artigianali e strumenti agricoli in una collezione ricca e diversificata! Questo risultato è frutto del progetto “Museo-vetrina”, portato avanti dall’insegnante Teresa Latronico nella scuola primaria di Sarconi.
Numerosi sono anche i luoghi che riportano al passato, come il Muraglione, antica porta d’ingresso del borgo, e l’acquedotto Cavour, con i suoi inconfondibili e imponenti archi in muratura continui. Si tratta di un complesso in stile romano costruito nel 1867, con un sistema per l’irrigazione a doppio canale, che a lungo ha irrigato i terreni tra Sarconi e Moliterno. Oggi sono ancora visibili i ruderi della sua originaria struttura ed è considerato una vera e propria opera d’arte da ammirare, che cattura lo sguardo per la sua maestosità e per la sua posizione suggestiva, circondata da giardini.
A Sarconi è possibile anche trovare scorci di “street art” come, ad esempio, un suggestivo murales dai colori sgargianti, su un edificio di proprietà del comune in largo Canonica, nel centro storico. Questo è stato realizzato lo scorso anno all’interno di un progetto di riqualificazione di edifici non utilizzati, rendendoli invece punti focali dei centri abitati. Si tratta in particolare del progetto “3 opere in 3 Comuni della Lucania Interiore” e dell’iniziativa “Residenza d’artista”, che ha così permesso all’artista di soggiornare nel paese per diventarne parte integrante e coglierne l’essenza, durante la realizzazione dell’opera. Ela Rincón, visual artist e muralista colombiana, ha realizzato a Sarconi un’opera che raffigura una maternità, in cui elementi della natura si uniscono con le figure umane, incarnando l’accoglienza e le radici in un messaggio di unione e uguaglianza: non esistono barriere che ci dividono, poiché siamo tutti figli di madre natura.
Se poi volete trascorrere qualche ora tranquilla, circondati dal verde, Sarconi ha la possibilità di farvi immergere in un’oasi naturale: è il Parco Fluviale Baden Powell, un un’area verde caratterizzata da una lussureggiante vegetazione e dallo scorrere del fiume Maglia.
Il gorgoglio dell’acqua regala momenti di relax, ma non solo, all’interno del parco è infatti possibile trovare un interessane monumento, il cosiddetto Ponte Vecchio, un ponte in pietra del 1583 perfettamente conservato.
Si tratta di uno scorcio suggestivo e particolare, da cui è anche possibile vedere anche i pochi resti dell’antico castello feudale anche se, le vere testimonianze del passato ancora conservate, sono i mulini ad acqua che venivano alimentati proprio dall’acquedotto Cavour.
Come in altri paesi, anche a Sarconi è stata realizzata una nuova area fitness all’aperto, nella Pineta comunale, accessibile gratuitamente a tutti e dotata di diversi attrezzi per l’allenamento utilizzabili in parte anche da persone con disabilità. In questo caso è stata infatti prevista la predisposizione di un’attrezzatura inclusiva, per non tralasciare l’aspetto della partecipazione di tutti alla pratica sportiva! Sarconi si è inoltre distinto come unico comune sotto i 5.000 abitanti in Basilicata, a ricevere il riconoscimento di “Comune Riciclone”, segno di una particolare attenzione all’ambiente nell’ambito della gestione dei rifiuti urbani.
Per concludere e imprimere nella mente tutto ciò che Sarconi ci offre, occorre qualcos’altro… eccolo! Otto lettere formano la scritta “#SARCONI” ma, al posto della lettera “O”, il simbolo identitario del luogo: un fagiolo, il Fagiolo Igp di Sarconi (che è possibile degustare nelle sue declinazioni il 18 e 19 agosto, nella 43°edizione della sua sagra)! L’opera, che si pone come ulteriore passo nella promozione turistica territoriale, coinvolgente, si trova all’ingresso di Sarconi, un segno ben visibile per dare un caloroso benvenuto a chiunque arrivi in paese. Un biglietto da visita che di certo non passa inosservato! Se questo già basta per incuriosire, va aggiunto che le sorprese non finiscono qui; la scritta, infatti, cela un’ulteriore sorpresa: al buio si illumina in colori diversi! Il luogo perfetto per scattare una foto ricordo di quest’estate, da aggiungere alla collezione!
Fonte immagini: Pro Loco Sarconi e Comune di Sarconi
Speciale Sarconi
Oggi il nostro viaggio ci porta a Sarconi la “piccola Mesopotamia” della Val d’Agri, che sorge su una terra pianeggiante bagnata dai fiumi Maglia e Sciaura.
Il caratteristico borgo si lascia ammirare per la sua architettura rurale, tra vicoletti, antichi portali e balconi in ferro battuto. Una visita di Sarconi non può dunque che partire dal centro storico, caratterizzato dalla presenza di antichi palazzi con portali in pietra e da edifici molto importanti dal punto di vista storico, come la Chiesa di Santa Maria in Cielo Assunta. Dell’antica chiesa rimane ben poco, dopo il terribile terremoto del 1857 che rase al suolo la precedente chiesa rinascimentale dedicata alla SS. Trinità. Ricostruita poi tra la fine dell’800 e gli inizi del XX secolo, sulla facciata si notano iscrizioni provenienti dall’area archeologica di Grumentum, mentre all’interno si presenta un’unica navata decorata nelle parti dei pilastri, con cornicioni e decorazioni in finto marmo che richiamano l’architettura del Settecento napoletano.
Qui si conserva una tela della Madonna col Bambino ed è custodita la statua portata in processione fino al Monte Serra nella celebrazione della Madonna di Montauro, patrona del paese insieme a S. Antonio da Padova. La festa che gli abitanti di Sarconi dedicano alla Madonna di Montauro è duplice: a Pentecoste quando sale sul monte per proteggere i campi e gli armenti, e il giorno 15 di settembre quando ritorna in paese. La piccola chiesa della Madonna di Montauro è una cappella rurale, situata fuori l’abitato di Sarconi, priva di qualsiasi elemento decorativo. All’interno della cappella si trova però la statua della Madonna col Bambino, riproduzione di un’antica scultura quattrocentesca. La sua espressività della infonde una sensazione di serenità e di pace a chi l’osserva, uno dei motivi per cui è diventata protettrice del paese.
Nel centro storico si può ammirare anche la graziosa chiesetta di Santa Lucia, del XV secolo, che risulta così essere la più antica di tutte. Sulla facciata, molo semplice, spicca il campanile a vela, mentre al suo interno si conserva perfettamente un affresco raffigurante la Madonna col Bambino (1588) e, di grande rilevanza, un trittico con San Silvestro, Santa Lucia e Sant’Antonio Abate risalente al XVII secolo. Il patrimonio religioso non si esaurisce così, certamente è da menzionare anche la Chiesa di Sant’Antonio, edificata nel XVII secolo, nella quale trovare affreschi e statue sacre del Settecento, come quelle di San Vito, Sant’Antonio Abate e della Madonna Assunta.
Restando nel centro storico troviamo il Museo Etnografico di Sarconi, inaugurato nel 2003. Sono oltre 1000 gli oggetti esposti, tutti messi a disposizione dalla popolazione locale, datati tra il ‘700 e il ‘900, suddivisi in ambienti dedicati alla vita domestica e all’arredo delle case contadine tradizionali. Sono presenti capi di abbigliamento, fotografie, documenti, attrezzi artigianali e strumenti agricoli in una collezione ricca e diversificata! Questo risultato è frutto del progetto “Museo-vetrina”, portato avanti dall’insegnante Teresa Latronico nella scuola primaria di Sarconi.
Numerosi sono anche i luoghi che riportano al passato, come il Muraglione, antica porta d’ingresso del borgo, e l’acquedotto Cavour, con i suoi inconfondibili e imponenti archi in muratura continui. Si tratta di un complesso in stile romano costruito nel 1867, con un sistema per l’irrigazione a doppio canale, che a lungo ha irrigato i terreni tra Sarconi e Moliterno. Oggi sono ancora visibili i ruderi della sua originaria struttura ed è considerato una vera e propria opera d’arte da ammirare, che cattura lo sguardo per la sua maestosità e per la sua posizione suggestiva, circondata da giardini.
A Sarconi è possibile anche trovare scorci di “street art”, come un suggestivo murales dai colori sgargianti, su un edificio di proprietà del comune in largo Canonica, nel centro storico. Questo è stato realizzato lo scorso anno all’interno di un progetto di riqualificazione di edifici non utilizzati, rendendoli invece punti focali dei centri abitati. Si tratta in particolare del progetto “3 opere in 3 Comuni della Lucania Interiore” e dell’iniziativa “Residenza d’artista”, che ha così permesso all’artista di soggiornare nel paese per diventarne parte integrante e coglierne l’essenza, durante la realizzazione dell’opera. Ela Rincón, visual artist e muralista colombiana, ha realizzato a Sarconi un’opera che raffigura una maternità, in cui elementi della natura si uniscono con le figure umane, incarnando l’accoglienza e le radici in un messaggio di unione e uguaglianza: non esistono barriere che ci dividono, poiché siamo tutti figli di madre natura.
Se poi volete trascorrere qualche ora tranquilla, circondati dal verde, Sarconi ha la possibilità di farvi immergere in un’oasi naturale: è il Parco Fluviale Baden Powell, un un’area verde caratterizzata da una lussureggiante vegetazione e dallo scorrere del fiume Maglia. Il gorgoglio dell’acqua regala momenti di relax, ma non solo, all’interno del parco è infatti possibile trovare un interessane monumento, il cosiddetto Ponte Vecchio, un ponte in pietra del 1583 perfettamente conservato.
Si tratta di uno scorcio suggestivo e particolare, da cui è anche possibile vedere anche i pochi resti dell’antico castello feudale anche se, le vere testimonianze del passato ancora conservate, sono i mulini ad acqua che venivano alimentati proprio dall’acquedotto Cavour.
Come in altri paesi, anche a Sarconi è stata realizzata una nuova area fitness all’aperto, nella Pineta comunale, accessibile gratuitamente a tutti e dotata di diversi attrezzi per l’allenamento utilizzabili in parte anche da persone con disabilità. In questo caso è stata infatti prevista la predisposizione di un’attrezzatura inclusiva, per non tralasciare l’aspetto della partecipazione di tutti alla pratica sportiva! Sarconi si è inoltre distinto come unico comune sotto i 5.000 abitanti in Basilicata, a ricevere il riconoscimento di “Comune Riciclone”, segno di una particolare attenzione all’ambiente nell’ambito della gestione dei rifiuti urbani.
Per concludere e imprimere nella mente tutto ciò che Sarconi ci offre, occorre qualcos’altro… eccolo! Otto lettere formano la scritta “#SARCONI” ma, al posto della lettera “O”, il simbolo identitario del luogo: un fagiolo, il Fagiolo Igp di Sarconi (che è possibile degustare nelle sue declinazioni il 18 e 19 agosto, nella 43°edizione della sua sagra)! L’opera, che si pone come ulteriore passo nella promozione turistica territoriale, coinvolgente, si trova all’ingresso di Sarconi, un segno ben visibile per dare un caloroso benvenuto a chiunque arrivi in paese. Un biglietto da visita che di certo non passa inosservato! Se questo già basta per incuriosire, va aggiunto che le sorprese non finiscono qui; la scritta, infatti, cela un’ulteriore sorpresa: al buio si illumina in colori diversi! Il luogo perfetto per scattare una foto ricordo di quest’estate, da aggiungere alla collezione!
Fonte immagini: Pro Loco Sarconi e Comune di Sarconi