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Cultura | Natura | Gusto
Aggiornato: 1 ora 55 min fa

Antonio Tisci: Nel 2025 il Parco Appennino Lucano comincerà ad esprimere le sue grandi potenzialità

Gio, 12/12/2024 - 19:24

Antonio Tisci ha rilasciato una intervista a Cuore Basilicata. Si parla della sua attività come Commissario del Parco nei primi mesi di incarico e delle prospettive del Parco per il 2025.

Cominciamo da una presentazione di Antonio Tisci:

Avvocato, Commissario del Parco Appennino Lucano Val d’Agri – Lagonegrese da fine Aprile 2024.

Napoletano di nascita ha vissuto sempre a Picerno dove si è formato come uomo e come amministratore, si definiscepartenopeo e parte picernese. Sposato, due figlie di 9 e 7 anni. Tifoso del Napoli e del Picerno.
Come avvocato si è dedicato lungamente al Diritto Penale, ora si occupa prevalentemente del Codice degli Appalti e di Diritto Ambientale.

È stato consigliere regionale e direttore generale dell’Arpa Basilicata.

Le prime cose che ha dovuto affrontare come Commissario del Parco:

Uno dei primi atti è stato sistemare l’assetto organizzativo del Parco. Il Parco non aveva mai avuto un Direttore a pieno titolo per fortuna il Ministero ha individuato Giuseppe Luzzi, persona capace e brillante per coprire tale ruolo, per la prima volta il PNAL ha avuto un direttore a tempo pieno e con i pieni poteri. Con la mia nomina ho iniziato a lavorare per il perseguimento di alcuni obiettivi strategici.
Una attività che abbiamo avviato subito e che aveva carattere di urgenza è stata la necessaria campagna di regolazione della popolazione dei cinghiali. Siamo partiti da zero, adesso siamo un caso di studio per efficienza da parte di altri territori per apprendere quello che noi stiamo realizzando in questo ambito.
Subito dopo abbiamo iniziato a lavorare sulla conoscibilità del parco che è sconosciuto al grande pubblico e per alcune attività anche dagli addetti ai lavori. Siccome non è possibile tutelare la biodiversità del Parco, una delle funzioni fondamentali del Parco ma non l’unica, senza coinvolgere i Comuni, gli operatori sociali, le organizzazioni, le associazioni del territorio ritengo che questo, il far conoscere il Parco, sia un percorso da portare avanti tutti assieme con energia e su cui ci siamo subito cominciati a muovere.
Altro obiettivo è rafforzare artigianato, agricoltura, turismo, tre settori da far crescere per trasformare il Parco in una grande occasione di sviluppo. Per questo ad esempio abbiamo ottenuto il primo Presidio Slow Food con il prosciutto di Marsicovetere; abbiamo iniziato a lavorare per la valorizzazione e il controllo di alcune specie protette e alla costruzione dei centri di

protezione della fauna selvatica.

Tutto questo in soli sette mesi di attività

Gli obiettivi del Parco per il 2025:

Innanzitutto obiettivi concreti e immediati: lavoriamo per realizzare due centri di recupero per la fauna selvatica; un centro studi di caratura internazionale sulle rive del lago Pertusillo; vogliamo costruire un canale di comunicazione con la costa per intercettare i flussi turistici; aprire dei tavoli di confronto permanenti con tutti gli attori sociali del territorio per garantire il loro pieno coinvolgimento. Ci proponiamo poi di individuare ulteriori fonti di finanziamento oltre a quelle ordinarie per poter organizzare programmi di attrazione turistica in particolare durante la stagione estiva.

Il messaggio per gli abitanti del Parco:

La tutela della fauna e della flora del Parco non deve rappresentare solo un vincolo per chi vive nel territorio ma è anzi un potenziale vettore di sviluppo per attrarre visitatori e incoraggiare le attività economiche ecocompatibili.

Un augurio per il 2025:

Che il 2025 possa essere l’anno in cui le straordinarie risorse del Parco e della Basilicata si possano esprimere in tutta la loro potenzialità.

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Speciale Tramutola

Mar, 10/29/2024 - 20:21

Prosegue senza sosta il nostro viaggio nel cuore della Basilicata, che oggi ci porta a scoprire Tramutola! Tramutola spicca su un’altura a circa 650 m sul livello del mare e il suo verde territorio è attraversato da diverse sorgenti, facendola rientrare in uno splendido scenario tra imponenti montagne alternate a colline e fertili pianure, ma soprattutto boschi, perlopiù castagneti, in cui potersi piacevolmente perdere in passeggiate ed escursioni. Il patrimonio ambientale del Comune di Tramutola  è ricco di boschi e di sentieri, tra cui non possiamo non segnalare la Pineta di Monticello, che ricopre l’altura del monte che si erge proprio davanti al paese. Da non perdere per chi ama le escursioni a piedi o in mountain bike, presenta inoltre alcuni sentieri del circuito FIDAL, consentendole così di ospitare competizioni sportive di natura podistica. Imperdibile e ineguagliabile il panorama dell’intera Valle una volta raggiunta la vetta!

Si ritiene che il nome “Tramutola” derivi dalla sua posizione: sappiamo infatti che si trova in un luogo che in passato costituiva il punto obbligato di passaggio (“trames” dal latino “via trasversale, scorciatoia”) che permetteva la lo scambio di merci e le comunicazioni tra le popolazioni delle valli di Diano e del Tanagro con quelle della Val d’Agri. La nascita di Tramutola viene indicata nell’anno 1144, da sempre legata a doppio filo al mondo del clero; basti pensare che attorno al 1850, su una popolazione di circa 4250 persone, si potevano contare ben 25 preti! Proprio in questo periodo i tramutolesi assistono ad un fatto miracoloso: la statua della Madonna del Rosario portata in processione il 17 maggio 1853, pone fine alla persistente siccità. Fu così che, a partire da quell’anno, ogni 17 di maggio viene festeggiata la “Madonna dei Miracoli” a cui l’intera popolazione è particolarmente devota.

Questa bellissima e venerata statua lignea della fine del XVII secolo, viene oggi custodita all’interno della Chiesa Madre della SS. Trinità. La Chiesa ad oggi non conserva nulla dell’originario impianto romanico,  purtroppo, ma possiamo ammirare i restauri avvenuti nel 1505, quando fu aggiunto anche il portale in pietra. L’interno è a tre navate con ricche decorazioni di stile barocco. Da ammirare certamente il crocifisso ligneo della prima metà dell’Ottocento, le tele ad olio del XVIII secolo nella navata destra, mentre nella cappella domina il polittico di Antonio Stabile, datato 1569, raffigurante la Deposizione con Sant’Agostino e San Giovanni Battista.

Di fronte alla chiesa della Trinità si trova la Chiesa del Rosario col suo imponente rosone marmoreo del 1577. L’interno è a navata unica, con un altare di legno del 1671 e ricche decorazioni barocche, tra cui si conserva un importante polittico dorato che si eleva sino al soffitto, formato da 15 formelle intagliate al suo interno che illustrano i misteri del Rosario. Al centro si apre una nicchia dove viene conservata la statua lignea della Madonna del Rosario con il Bambino in braccio. Nella Chiesa si conservava in precedenza anche l’altra statua nominata in precedenza, argentata, dipinta con diversi colori e con il diadema; sicuramente più maneggevole di quella collocata nella nicchia, per questo veniva preferita nelle processioni ed esposta ogni domenica nella Chiesa Madre.

Piccola ma caratteristica è invece la chiesa della Madonna di Loreto, nata come cappella gentilizia verso la metà del XV secolo, inserita tra due edifici privati. Nella sua unica navata pentagonale possiamo osservare tre affreschi ben conservati che rappresentano  S.Caterina,  S.Lucia e la Madonna del Latte. I dipinti murali della piccola Chiesa sono nuovamente fruibili dal 2010  grazie al restauro a cura della Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici.

Da menzionare è anche la Cappella del Rosariello, attualmente detta di Chiesa di Santa Lucia per la tradizione di aprirla al pubblico il 13 dicembre. La facciata principale presenta un portale lavorato in pietra grigia, sormontato dalla scritta che ne ricorda i restauri del 1724. Proprio in questa occasione, la cappella fu dotata di un quadro a olio raffigurante la Madonna del Rosario con ai piedi S.Domenico, S.Caterina, S.Lucia e S.Appollonia, posto di fronte all’entrata, mentre sull’altare si trova la settecentesca statua lignea della Madonna del Soccorso.

Si fanno certamente notare anche le numerose case nobiliari, come il Palazzo Terzella e il Palazzo Rautiis, insieme a molti altri, tutti forniti di antichi ed imponenti portali. Palazzo Rautiis, è un edificio del XIX secolo appartenuto ad una famiglia d’origine spagnola, sorto come casino di campagna, dall’imponente sagoma e con due torrette laterali e robuste mura in pietra. Il senso di simmetria e di eleganza pervade tutto l’edificio! La concezione originaria era infatti improntata all’eleganza nel senso più puro del termine, che si può infatti ritrovare in ogni dettaglio della sua costruzione, come nella linea elaborata dei balconi in ferro battuto, nel paramento raffinato, o nel fregio che incide l’arco del portale d’ingresso. Di epoca poco precedente abbiamo invece Palazzo Terzella, un palazzo gentilizio risalente al XVII secolo appartenuto alla nobile famiglia da cui prende il nome. Situato nel centro storico, presenta una facciata decorata in stile ottocentesco e si sviluppa su quattro livelli. È presente, inoltre, un elegante cortile interno scoperto da cui una scalinata in pietra porta ai piani superiori.

Poco distante da qui, si può ancora toccare con mano e veder rivivere la memoria e la tradizione del paese, con l’Antico Lavatoio “Ngap l’acqua”, un caratteristico lavatoio del XVII secolo utilizzato ancora oggi dalle donne anziane per lavare il bucato. La stessa acqua alimentava un tempo anche l’adiacente mulino ormai in disuso e, sul lato destro dell’edificio, è possibile scorgere una fontana in pietra del 1800 con quattro cannelle. Questo luogo così identitario e carico di importanza storica e culturale,  è stato anche scelto come set di una delle scene di “Basilicata cost to cost” di Rocco Papaleo.

A pochi chilometri dal centro abitato, seguendo il filone che lega Tramutola all’acqua, troviamo la sorgente Caolo, immersa in una vasta area verde che può vantare un ricco patrimonio sia faunistico che vegetale.  L’acqua qui sgorga abbondante, ciò fa sì che la sorgente abbia il primato in tutto il comprensorio della Val d’Agri, con una portata di circa 900 litri di acqua al secondo, oltre ad avere la particolarità di essere alimentata da due bacini posti a quote diverse, collegati da inghiottitoi e percorsi di origine carsica.

Incastonata nella roccia è possibile poi notare la presenza di una centrale idroelettrica risalente al 1924 e tutt’oggi in pieno funzionamento, costruita appositamente per poter sfruttare la sorgente.

in contrada Caranna, a circa 3 km dal centro abitato, sorge invece l’Acquapark Val d’Agri, un complesso apprezzato e conosciuto da molti decenni, che si apre su una superficie di circa 25.000mq distinta tra area balneazione, area sport, area verde adibita a parco giochi per bambini e area food & relax, in una suggestiva cornice boschiva. Riserva così a grandi e piccini un’attenzione speciale, con attrazioni acquatiche che regalano forti emozioni e divertimento oppure una pura sensazione di benessere. L’Acqua Park Val d’Agri è aperto nei mesi estivi e rappresenta, da sempre, un punto di riferimento per i lucani e non solo: ogni anno, infatti, la struttura vanta diverse migliaia di presenze!

Per gli amanti dello sport troviamo poi in contrada Castiglione, non lontano dall’Acquapark, lo Stadio A. Terzella, teatro storico delle imprese sportive delle società di calcio Tramutolesi, che ora sta completando la sua fase di restyling. Il campo sportivo potrà contare su un nuovo manto in erba sintetica di ultima generazione e su una pista di atletica a quattro corsie. Grazie a questi interventi, la struttura è già riconosciuta tra le migliori della provincia!

Come abbiamo visto già negli altri “speciali”, sappiamo bene che ogni paese può vantare una tradizione gastronomica da far venire l’acquolina in bocca al solo pensiero ma, soprattutto, ognuno ha un prodotto principe che lo caratterizza: per Tramutola è senz’altro la Castagna Munnaredda, che nell’ultimo week-end di ottobre si rende protagonista della sagra dedicata, arrivata ormai alla XIIIesima edizione. L’evento mira ad  esaltare il gusto ed il sapore della castagna grazie alle tante ricette elaborate nel percorso, ma anche a rendere il paese punto di riferimento culturale oltre che culinario, in un perfetto connubio fra storia, gastronomia e tradizione. Sicuramente non si può perdere l’occasione per degustare queste chicche gastronomiche, ma anche per partecipare alle passeggiate ed escursioni nei castagneti organizzate dalla Pro Loco.

 

Fonte immagini: Comune di Tramutola e Pro Loco Tramutola

 

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Speciale Grumento Nova

Mar, 10/01/2024 - 19:48

Il nostro viaggio nella val d’Agri diventa oggi un viaggio nel tempo! Una storia millenaria, infatti, circonda Grumento Nova, ricca di stratificazioni storiche, nota con il nome di Grumentum fino alla sua distruzione avvenuta per mano dei Saraceni nel IX secolo d. C. Gli abitanti in fuga si dispersero nei piccoli insediamenti dei paesi limitrofi fondando, sul colle al di sopra dell’antica città romana, Saponara. Questo, infatti, fu il nome ufficiale del paese per quasi mille anni, fino al novembre 1932, quando fu trasformato nell’attuale Grumento Nova.

Il primo nucleo antico si aggregò in altura, intorno al tempio dedicato alla divinità egizia Serapide, ma il sisma del 1857 cancellò purtroppo quasi tutte le testimonianze monumentali del passato, anche se si possono ancora trovare tracce dell’antico nucleo medievale, come la Porta di San Francesco, e i resti dell’imponente castello, eretto nella seconda metà del XI sec dai Conti di Montescaglioso. il Castello Sanseverino, tra i simboli più importanti del comune, edificato nel 1100, è l’antico salone che a fine ‘600 ospitò il ricevimento delle nozze della principessa Aurora Sanseverino, poetessa e mecenate. Il castello subì numerose aggiunte e modifiche ad opera dei feudatari succedutisi nel tempo. Durante il XVII secolo, ad esempio, la struttura comprendeva ben dodici appartamenti e un teatro, dislocati su una struttura di quattro piani. Dell’antico palazzo sopravvive ad oggi, oltre a ruderi sparsi, una parte delle scuderie sulla cui facciata s’intravede lo stemma dei Sanseverino.

Senza spostarci di molto, possiamo subito trovare il Giardino Botanico. Organizzato su più livelli a terrazzamenti e interamente percorribile a piedi. È  un naturale percorso sensoriale e riserva della biodiversità locale grazie alla presenza di piante officinali e ornamentali, di cui alcune coltivate e altre a crescita spontanea. I visitatori possono effettuare visite guidate, laboratori didattici ed esperienziali studiati ad hoc, anche per i più piccoli!

Grumento Nova, grazie alla sua posizione, gode di diversi affacci panoramici che regalano viste mozzafiato. Le più belle sono sicuramente quelle che si possono ammirare dal Piazzale Aurora Sanseverino, che offre una magnifica veduta sulla Valle, racchiusa dai monti, e che si può apprezzare al meglio in ogni suo dettaglio grazie ad un binocolo panoramico installato sul posto. Il piazzale, o belvedere, si trasforma d’estate anche in un luogo suggestivo in cui prendono vita eventi culturali e musicali.

La fama del paese, chiamato “la piccola Pompei della Basilicata”, lo precede. Questo nomignolo è dovuto ai resti archeologici dell’antica città di Grumentum , ora Parco Archeologico, e al relativo Museo Archeologico Nazionale dell’Alta Val d’Agri. Il museo racconta la storia di Grumentum e del territorio dell’antica città romana dalle sue origini. Fondata dai Romani  divenne uno dei centri più importanti dal III sec. al IX sec. d.C.,  data della sua distruzione per mano dei Saraceni. Il museo è in un edificio a due piani, che riesce così a suddividere i reperti in due sezioni principali, rispettivamente dedicati all’epoca preromana e a quella romana. Ad accompagnare i visitatori nella visita, troviamo numerosi pannelli didattici che ricostruiscono i principali monumenti della città. Entrando nel parco ci si imbatte invece nel teatro per poi trovare i due templi più importanti, l’Augusteo e il Capitolium. Proseguendo nella visita è possibile riconoscere anche le strutture delle terme repubblicane, delle terme imperiali, della Chiesa di Santa Maria Assunta, e l’anfiteatro ellittico.

 

A poca distanza dall’Area Archeologica di Grumentum, un percorso lungo il fiume Agri che porta al torrente Sciaura, consente di raggiungere un luogo incontaminato e di suggestiva bellezza, con la presenza dei resti della Chiesa paleocristiana di San Laverio, complesso sacro costruito in onore del primo martire lucano.

Oltre alla storia di un glorioso passato, che vive in ogni aspetto dell’odierna Grumento, anche la fede e la religione sono da sempre una colonna portante della tradizione grumentina. A testimonianza di ciò troviamo il Santuario della Madonna di Monserrato, che risale al 1582 e si trova sul Monte Castello, a circa 6 km dal centro di Grumento Nova. La sua posizione, così dislocata, è dovuta all’occultamento della statua della Madonna dell’Assunta da parte dei cristiani per evitarne la distruzione durante le invasioni saracene. Il culto è ad oggi molto sentito, infatti è considerata la festa più importante di Grumento Nova. Il martedì dopo Pasqua e l’ultima domenica di agosto, la statua della Madonna è portata in processione dal paese al monte e viceversa, accompagnata dai fedeli, dalla banda e dagli alabardieri, per una festa religiosa e civile di grande rilievo.

Anche il Santuario della Madonna del Grumentino è meta di un pellegrinaggio molto sentito dalla comunità, che ha luogo fin dal 1739, anno in cui si racconta che la Madonna, apparsa in sogno a una suora del Monastero di San Giovanni Battista, fece cessare un morbo che affliggeva il paese. Da allora si festeggia la Madonna Salus Infirmorum, “salvezza dei malati”. Le celebrazioni iniziano la mattina con la discesa dal paese e, all’arrivo, si celebra una messa e si tiene ancora oggi una grande fiera sull’impronta delle fiere di bestiame che si svolgevano in passato.

Agli inizi del XII secolo, sul preesistente tempio pagano venne costruita la Chiesa Madre intitolata a Sant’Antonino Martire, frutto di diversi restauri e ricostruzioni nel corso della sua storia. Con una semplice facciata a capanna e all’interno diverse opere di pregio, tra le quali alcuni affreschi del Cinquecento e un dipinto dell’Ultima Cena risalente al XIX sec. La Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, invece, fu costruita interamente nel 1860, aggiunta alla cappella preesistente del XV secolo. Anticamente era annessa al palazzo della famiglia Ceramelli, dove il suo più illustre proprietario, lo studioso Carlo Danio, collocò numerosi reperti provenienti dalla città di Grumentum. Un portale in pietra settecentesco porta ad un piccolo cortile, prima di arrivare all’ingresso. All’esterno si presenta con una facciata sobria in pietra; nella parte superiore si possono ammirare la testa in pietra di S. Biagio e una meridiana. Al suo interno un’unica navata. La chiesa, ad oggi restaurata, ospita il Museo Civico Ecclesiastico.

Stretti vicoli e  lunghe scalinate permettono di raggiungere chiese e antichi palazzi nobiliari, come il Palazzo Giliberti, nel centro storico del paese, riportato agli antichi splendori dopo un recente restauro. Il complesso ospita oggi la sezione antica della Biblioteca Nazionale “Carlo Danio”, alla quale è stata aggiunta una ricca collezione di opere più moderne, per consentirne la fruizione a tutti. Il luogo è reso ancora più suggestivo da una terrazza con vista sulla Valle e sul lago!

Osservando il territorio di Grumento Nova nella sua estensione, è impossibile non notare la varietà di paesaggi che caratterizzano i suoi luoghi: il fondovalle, le cime montuose, i paesaggi fluviali e l’ambiente lacustre. Per questo motivo è di fondamentale importanza la salvaguardia dell’ambiente, rendendolo un tema rilevante, aumentando la consapevolezza ed educando al rispetto. A tal proposito, menzione speciale all’incantevole Bosco Maglie, sede del centro di educazione ambientale  “Bosco dei Cigni”. circondato da maestosi alberi e da una ricca varietà di flora e fauna  tutta da scoprire! il sottobosco, si copre di abbondanti fioriture sgargianti in primavera, mentre in autunno i colori virano verso i toni caldi e della terra, regalando scenari sempre nuovi. Il bosco si estende fino ad arrivare alle rive del lago di Pietra del Pertusillo, che condivide con i territori di Montemurro e Spinoso. L’ecosistema che si è andato a creare ha reso il lago una delle zone protette del Parco Nazionale dell’Appenino Lucano Val D’Agri-Lagonegrese, ideale soprattutto per gli amanti del birdwatching data la presenza e la nidificazione di molte specie protette o a rischio di estinzione, tra cui il nibbio reale e il picchio rosso, il gufo e la cicogna.

Grumento Nova è conosciuta e apprezzata anche per la sua tradizione enogastronomica, già i romani producevano vini nella campagna grumentina. Il paese rientra infatti nel territorio di produzione di vini pregiati come il Grottino di Roccanova Igp e il Terre dell’Alta Val d’Agri Doc. Ad accompagnare questi prodotti troviamo miele, frutta, salumi e formaggi, prodotti sempre sul territorio. Per celebrare questa antica tradizione viene organizzata ogni anno, in agosto,  la Festa del vino, per onorare la ricchezza enologica dell’area. Durante la festa viene assegnato il premio per il miglior vino dell’annata a produttori non professionisti e vengono organizzate degustazioni tra le vie del paese: un evento imperdibile per appassionati e non!

 

Fonti Immagini: Comune di Grumento Nova e Basilicata Turistica

 

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Speciale Montemurro

Sab, 09/28/2024 - 19:32

Noto con il nome Castrum Montis Murri, sorto intorno all’anno Mille in seguito al declino della città romana di Grumentum, oggi andiamo a scoprire Montemurro!

Già dalle sue origini considerato un importante centro attrattivo e di rilevante importanza grazie alla presenza di due conventi, domenicano e francescano, ma soprattutto all’attività di molitura delle olive e di concia delle pelli. A Montemurro esiste infatti ancora oggi il rione Concerie, chiamato così per la fiorente attività di concia delle pelli così attiva nei secoli passati, tanto che la tipica tecnica di lavorazione detta “concia montemurrese”, era nota anche fuori regione. Parte dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese, il centro abitato sorge a 723 metri s.l.m., ma il suo territorio arriva a sfiorare i 1300 metri se ci allontaniamo, raggiungendo la sua montagna più alta: il monte Santo Jaso.

Questo è un luogo di particolare importanza per la comunità in quanto, sulla sua sommità, in un ampio ed aperto piazzale ricco di verde e circondato da una corona di monti, è presente il Santuario della Madonna di Servigliano, piccolo ma suggestivo, edificato nel 1911 e tutt’oggi sede della statua di Maria. Si narra che sia stata proprio la Madonna, apparsa in sogno, ad indicare il luogo in cui costruire il santuario. Come da tradizione ormai secolare, la statua viene portata a spalla dai montemurresi nella seconda domenica di maggio per poi essere riportata in paese il secondo sabato di settembre, in un percorso di circa 13 km tra fede, folklore e tradizione; un evento a cui tutta la popolazione partecipa con devozione.

Lo sviluppo dell’artigianato e dell’agricoltura è fin dal principio andata di pari passo con la crescita culturale e spirituale del paese, che si è arricchito di chiese e cappelle, in segno della forte fede che ha accompagnato la quotidianità degli abitanti. Troviamo ad esempio la Chiesa del Soccorso, con la sua architettura affascinante, e la Chiesa di San Rocco, costruita intorno al 1690, con pitture murarie di grande rilievo realizzate dai montemurresi Pasquale e Antonio Lotito, e un grande dipinto ad olio raffigurante San Rocco con le figure iconografiche, Sant’Anna e San Giuseppe, gli apostoli Pietro, Paolo e Giovanni. L’immagine del Santo è anche su ceramiche smaltate poste sulla facciata esterna della chiesa.

Procedendo sul filone religioso, impossibile non parlare della Chiesa Madre intitolata a Santa Maria Assunta con l’annesso convento francescano di Sant’Antonio da Padova, entrambi risalenti al ‘600. La chiesa è a due navate divise da archi, con un campanile laterale. Sul muro dell’ingresso maggiore è riporta l’immagine di Sant’Antonio dipinto su maioliche, mentre al suo interno custodisce opere tra cui un grande dipinto ad olio sempre del ‘600, racchiuso in un’ampia cornice di legno dorato, che ritrae l’Assunzione della Madonna, diverse statue di Santi come quella di San Giorgio, patrono di Montemurro, e della Madonna di Servigliano per i mesi che vanno tra settembre e maggio. Un crocifisso ligneo del XVII secolo è ciò che attira l’attenzione, poiché oggetto di numerose storie che vengono tramandate; si narra infatti che più volte abbia parlato ai fedeli, e la prima volta, poco dopo la sua realizzazione, si riporta che abbia cambiato posizione della testa per essere una riproduzione più fedele.

Degno di nota è certamente quello che resta dell’ex convento della SS. Annunziata, ovvero parte della chiesa di S. Domenico, al cui interno troviamo le nicchie di S. Tommaso D’Aquino, della Madonna delle Olive e di S. Pietro Martire. Da tempo sconsacrata, la chiesa oggi ricopre un altro importante ruolo per la comunità, come sede della mostra permanente “Pittori Montemurresi del ‘500 e ‘600”. Si tratta di riproduzioni fotografiche di alcune delle opere in cui spiccano quelle realizzate dei caravaggeschi  Sellitto e Manecchia, originari di Montemurro, ma attivi artisticamente a Napoli. Pur non avendo a disposizione le opere originali, nel 2019, in occasione di “Montemurro capitale europea della cultura per un giorno”, il paese ha voluto farle conoscere ai visitatori attraverso riproduzioni fotografiche. Nei locali sovrastanti è invece presente la mostra “La stanza della pittrice”, dedicata a Maria Padula, illustre esponente nel Neorealismo. Si tratta di un’esposizione molto originale, che utilizza la tecnologia nel progetto “I luoghi della pittrice”: quattordici mattonelle bianche dislocate in altrettanti luoghi all’interno del territorio di Montemurro, segnano l’esatta posizione in cui l’artista poggiava il suo cavalletto! Un QR-code permette di visionare il dipinto sul display di un dispositivo, consentendo la comparazione della realtà attuale con quella di un tempo, questo fa sì che l’arte prenda vita e trasformi il paesaggio in un museo a cielo aperto!

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A Montemurro, però, la forma d’arte che in assoluto rappresenta l’identità del luogo, è senz’altro quella del graffito polistrato, ideato dal marito Giuseppe Antonello Leone, con opere visibili a tutti nei vicoli e lungo i corsi di Montemurro. Queste opere sono l’esito della Scuola del graffito fondata nel 2003, allo scopo di tramandare la tecnica a nuove generazioni. La rilevanza di questa tecnica attira numerosi artisti che da ogni parte d’Italia e del Mondo, giungono qui nell’ultima decade di agosto per partecipare all’”Edizione Artistica”. Ogni anno la commissione della scuola definisce il tema su cui gli artisti dovranno elaborare l’opera, per avere sempre risultati diversi e originali che possano arricchire il patrimonio artistico.  La prima edizione dell’evento fu dedicata a Leonardo Sinisgalli, grande personalità montemurrese, innovatore dal doppio interesse scientifico-tecnologico e artistico-letterario, che rivive nella Fondazione a lui intitolata nel 2008 nella casa di famiglia.

I segni del passato ci ricordano anche un’altra storia importante, come quella dell’Unità d’Italia, ricordata da palazzo Marra, sede del comitato insurrezionale nell’800 che cospirò a favore dell’Unità d’Italia, guidato dal montemurrese Giacinto Albini, nominato Governatore della Provincia di Basilicata da Garibaldi.

C’è poi una parte fondamentale dell’identità di Montemurro che si basa sulla presenza del lago del Pertusillo. Oggi questa storia è testimoniata grazie al Museo del Lago, inaugurato a luglio di quest’anno, con due postazioni multimediali multitouch dedicate rispettivamente alla consultazione di volumi digitali, sfogliabili all’interno di una libreria virtuale, e all’approfondimento delle caratteristiche storico-geografiche dei borghi che intrecciano con il lago un legame vitale, come Montemurro. Il territorio viene presentato con schede, testi e immagini per raccontare questo patrimonio, a cui va ad aggiungersi una sala immersiva con multi proiezione su tre pareti in cui poter vivere il lago, la vegetazione, i boschi e i paesaggi in maniera avvolgente. Tra i diversi contenuti recuperati, inoltre,  troviamo alcuni video documentari messi a disposizione dalla sede Rai di Basilicata.

L’acqua, dunque, è da sempre legata a Montemurro, non solo per l’affaccio sul lago, ma anche per la presenza di acque sorgive nel sottosuolo, con antichi lavatoi e numerosi ruscelli. Un territorio ricco di biodiversità impreziosito da vegetazione spontanea con ginestre e rovi, il corniolo usato dai pastori, abili intagliatori, per fabbricare i bastoni, unita alle colture di sempre, vite, grano e alberi da frutto come meli, alberi di nocciole, di mele cotogne e di sorbe. La coltura però che fa da padrona in questo territorio è l’oliva! “L’olio fino di Montemurro”, è un’eccellenza che ha permesso al Comune di poter aderire all’Associazione Nazionale Città dell’Olio. Montemurro vanta infatti una tradizione olivicola antichissima, grazie anche al suo territorio, habitat ideale. Per questa attività i montemurresi chiedevano la protezione alla Madonna degli Ulivi, che festeggiavano già dal 1400 ogni 21 novembre, il giorno prima dell’inizio della raccolta. In passato erano numerosissimi i frantoi presenti fuori e dentro il paese, mentre ad oggi solo pochi restano a testimonianza di quell’attività. 

Il frantoio Dimase, che ha conservato una pressa in pietra e un tornio a legno risalente al 1600, si trovava nella cosiddetta la “via dei mulini”, nei pressi di un torrente di cui sfruttava la forza dell’acqua. Oggi è possibile effettuare un tour virtuale nel frantoio e attivare quattro video esplicativi del suo funzionamento. Da citare anche i frantoi Carrazza, e Lacorazza, visitabili anche all’interno del percorso della Sagra dell’Olio di Montemurro, che si tiene ogni anno nel mese di agosto, ormai da dieci anni, per poter gustare al meglio ed esaltare le caratteristiche di questo prodotto straordinario!

Per saperne di più sul Graffito Polistrato, leggi il nostro articolo! LINK

Fonte Immagini: Comune di Montemurro

 

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