Soffro di una rara malattia sociale: pensarla altrimenti.
E provo sconcerto (bruciante) osservando che quel che a me sembra logico e essenziale, per gran parte dei progressisti è solo una questione secondaria.
1) Da anni battiamo sulla questione della corruzione e della burocrazia e del non funzionamento della giustizia che sono la chiave di volta della crisi italiana. Ma il movimento progressista non sembra proprio condividere questa priorità assoluta.
2) Siccome non possiamo aspettarci molto da Renzi sarebbe il caso di vedere cosa possiamo fare agendo direttamente sui problemi invece che investire le nostre forze in un’opposizione parlamentare e di piazza che non può portare nessun risultato. Mi riferisco in modo particolare a quel che potremmo ottenere subito sviluppando i gruppi d’acquisto e la consociazione dei consumi. Ma in Italia sono impegnati su questo fronte pochissime persone.
Potremmo sviluppare l’economia alternativa creando finalmente il NETWORK ETICO GLOBALE. Per riuscirci abbiamo bisogno di alcuni strumenti, qualcuno sta provando a organizzarli senza trovare il sostegno necessario, il che porta a risultati encomiabili ma insufficienti.
Ecco la mia idea, ci servono (possibilmente subito):
- una rete di connessione tra i siti progressisti (stradaalternativa.it raccoglie “solo” 550 siti)
Questa rete dovrebbe essere connessa con un sistema consociato di vendita degli spazi pubblicitari. Oggi i siti del movimento generano un traffico enorme, pari a quello dei grandi gruppi editoriali, ma la loro frammentazione impedisce la raccolta pubblicitaria. Ogni anno buttiamo via milioni di euro che potrebbero dare forza enorme alla nostra capacità di comunicare il nuovo. Critichiamo lo spreco e l’irrazionalità della pubblica amministrazione ma essere meno spreconi non è una nostra priorità. Inoltre non diamo la possibilità a chi fa economia e cultura alternativa di comunicare con il popolo progressista. E anche questo è un grave danno economico e culturale. Lo spreco del sistema Italia fa il paio con lo spreco di risorse nella galassia progressista; il vizio di fondo è lo stesso. Ma per i progressisti è più grave: come fai a proporre un mondo solidale se non ti interessa cooperare con chi sta facendo la tua stessa battaglia? Questo discorso vale per tutte le possibilità che elenco qui di seguito. Tonnellate di risorse e opportunità sprecate.
- Creare un network progressista vorrebbe dire anche rendere disponibile una mappa delle realtà alternative (ci sono diversi portali che lavorano in questa direzione ma hanno poca visibilità e sono parziali, ad esempio il nostro networketico.it)
- E si potrebbe aggiungere una “borsa” dove le aziende progressiste possano offrire direttamente i loro prodotti, fornendo prezzi e disponibilità.
- E quante migliaia di euro potrebbero risparmiare le famiglie se esistesse un sistema di consociazione di acquisti di servizi e beni durevoli con la possibilità di aderire a una “carta sconti e servizi” nazionale? Per ora esistono solo gruppi di acquisto settoriali come quelli per olio bio, elettricità. C’è poi il GAI per auto ibride che ha superato le 200 auto acquistate.
-Un sistema circolare di baratto di beni e servizi reoose.it sta crescendo ma non ha ancora il successo che merita e non esiste una moneta complementare efficiente). Attivare un sistema di scambio etico svilupperebbe la forza dell’economica alternativa.
- Un sistema di raccolta di investimenti destinato alla crescita di gruppi d’acquisto o di autocostruzione di case e allo sviluppo di imprese etiche ed ecologiche.
- Un sistema di certificazione delle ecotecnologie e dei prodotti biologici ed etici che certifichi anche, sul modello austriaco, la qualità etica ed ecologica di un prodotto dando un punteggio crescente di “impatto sociale positivo e sostenibilità”. In questo modo i consumatori potrebbero scegliere prodotti che non sono solo buoni ma che generano positività. Questo spronerebbe più imprenditori a scegliere il modello si sviluppo alternativo. Anche in questo settore esistono alcune esperienze parziali come Premio Natura e Green Tourism che certifica strutture turistiche ed è appena sbarcato in Italia. A questo sistema dovrebbe essere connesso un portale sul modello di Ciao.it che raccolga giudizi sui prodotti espressi però da un pubblico interessato alla qualità globale.
Perché siamo così in pochi a vedere che queste sono le priorità per cambiare le cose?
Perché temi importanti ma meno determinanti mobilitano centinaia di migliaia di persone mentre su questo fronte siamo impegnati così in pochi?
Vuoi la risposta buona o quella cattiva?
Quella cattiva è che esiste una grande parte degli oppositori che adora incazzarsi per le questioni semplici ed emotive: lo stipendio vergognoso di dirigenti pubblici e politici, le auto blu, i voli privati con gli aerei di Stato, lo spaventoso consumo di carta igienica al Senato sono temi importanti ma il loro effettivo impatto sulla vita della gente è inferiore allo spazio che hanno nell’iniziativa del movimento. Ma questi bersagli hanno il vantaggio di essere di facile comprensione e appariscenti e se ne parli ottieni subito un grande sostegno. Se qualche anno fa volevi strappare un applauso sfrenato in un’assemblea progressista ti bastava alzarti e urlare: “Berlusconi è un cornuto!” E lo dico per esperienza. Mi sono goduto l’applauso e poi gliel’ho detto che era assurdo incontrarsi in assemblea per fare a gara tra chi parlava peggio di B. e che forse era invece il caso di discutere sulle cose concrete che potevamo fare noi per cambiare. Dopo che ho detto ciò mi hanno applaudito in 3. Ma sono soddisfazioni anche queste…
Oggi avremmo bisogno di lasciar perdere i discorsi facili. Dovremmo concentrarci sugli obiettivi di sostanza e mettere insieme le nostre forze e i nostri cervelli.
La caratteristica comune delle nostre proposte è che sono difficili da realizzare.
Servono risorse, energie e capacità. E soprattutto servono persone disposte a scommettere professionalmente su progetti tanto ambiziosi, che richiedono lavoro a tempo pieno.
È difficile trovare persone che siano al contempo capaci e disposte a essere pagate per un lavoro difficile e pieno di incognite, sulla base dei risultati accettando il rischio dell’insuccesso.
Per questo e per questioni di intolleranza agli apparati burocratici e al centralismo democratico assembleare abbiamo da tempo rinunciato alla speranza che un partito politico tradizionale faccia suo questo programma. Ci ho provato con l'Italia dei Valori, con il M5S e con Sel, e pure con la sinistra del Pd, ma non c’è stato niente da fare. Guardano altrove.
Ma mentre facevamo questi tentativi, tanto per provarci, non abbiamo smesso di valutare un’ipotesi alternativa intorno alla quale Alcatraz ha continuato a crescere in questi anni, senza riuscire ancora a rendere palpabile l’esistenza di un’organizzazione che non è né un partito né un movimento né un sindacato ma una rete di professionalità e progetti.
Qualche settimana fa ho annunciato che si era conclusa la costruzione della macchina. Cioè abbiamo finalmente tutti i pezzi che ci servono. Il 2015, a Dio piacendo, lo dedicheremo a far germogliare le interconnessioni, le strutture, le opportunità che abbiamo messo assieme e che già hanno cominciato a lavorare in sinergia.
E sarebbe innanzi tutto auspicabile che qualcun altro venisse a darci una mano. Non chiediamo tanto, una decina di persone. Ma anche tre sarebbero sufficienti. A patto che sappiano fare il loro mestiere.
Ti interessa?
Per una descrizione dettagliata della “macchina” vedi La gioia sta arrivando!
Jacopo Fo