L’idea è che sia possibile concepire un’azione che sfrutti proprio le particolarità del nostro essere-non-essere.
Ti sei perso la prima parte? La trovi qui!
Se le nostre idee fossero locate in cellule unitarie e formate da materia vera avrebbero una grande consistenza.
Ma che solidità possono avere idee che abitano una cooperativa caotica e inesistente?
Possiamo indurre modificazioni nel modello di interpretazione della realtà che imprigiona la nostra mente nella tristezza?
L’idea che mi frulla per la testa è che non solo possiamo farlo ma che sia anche abbastanza semplice.
Possiamo creare un circolo virtuoso con una microazione basata su un’astuzia. Invece di cercare di cambiare il mio stato d’animo mettendo in discussione il mio modello di pensiero (difficile!) uso la forza basica del mio livello cellulare-batterico.
Ti propongo quindi un set composto da 3 piccole azioni che nell’insieme dovrebbero durare poche decine di secondi.
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