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La tortura non funziona. Ed è orribile e disgustosa

Un barbaria inumana che sforna terroristi

Uno degli aspetti più orrendi della cultura della violenza è l’idea che si possa avere il diritto di torturate “a fin di bene”. È appena uscito il libro

“The Black Banners: The Inside Story of 9/11 and the War Against Al-Qaeda” di Ali Soufan, ex agente del Fbi, che racconta come i contrasti dentro la burocrazia investigativa Usa abbiano vanificato una possibilità di sventare gli attentati dell’11 settembre. Ma al di là di questa storia trovo notevole il fatto che Ali Soufan critica dall’interno i torturatori, spiegando perché non solo sono inefficienti per ottenere informazioni attendibili (pur di far cessare la tortura i prigionieri sono disposti ad affermare qualunque cosa) ma è anche uno strumento idiota perché favorisce la radicalizzazione dei potenziali terroristi. Ed è una questione che denunciamo da anni: lo spietato Stato Islamico dell’Isis è nato nelle sale di tortura dei carceri statunitensi in Iraq. Questo è un discorso importante nella lotta per la fine di questa forma di barbarie inumana. Uno dei crimini più orrendi contro l’umanità.

Ma se vogliamo vedere che gli oliatori del mondo capiscano che la tortura è orrore dobbiamo campare molto a lungo. Forse ci si mette meno a far capire che la tortura non è solo abominio: non è neppure uno strumento efficiente per difendere “La civiltà”.
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