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Jacopo Fo: «Nel 1952 fu mamma Franca a dare il primo bacio a Dario Erano genitori ingombranti»

Il Corriere della Sera intervista Jacopo Fo:

Il vignettista e attivista: «Da piccolo non volevo foto con loro. Mi hanno insegnato che il lavoro deve essere centrale nella vita»

«Quella volta mia madre tornò a casa, dopo essere stata stuprata e malmenata, ricoperta di sangue, tagli di lamette, bruciature di sigarette ovunque. Mio padre restò fermo, dritto in piedi, senza dire una parola, apparentemente impassibile: ho sclerato e mi è venuto l’impulso di sferrargli un pugno. Poi ho capito che aveva ragione lui. Il suo atteggiamento era di chi dice: ok, è successo, lo sapevamo che poteva succedere, siamo comunisti, andiamo avanti stringendo i denti e basta». Jacopo Fo, figlio di Dario Fo e Franca Rame: una storia di famiglia che parte da lontano, fra teatro e impegno civile. «Dopo aver visto mia madre ridotta in quello stato, non ero più lo stesso. Il mio solo scopo era vendicarmi e ho rischiato di finire in un percorso sbagliato. Mi salvarono la serietà, la fermezza dei miei genitori e negli anni ho avuto solo una consolazione: pensare che quei bastardi vigliacchi vivessero a lungo una vita di m...».

Parafrasando il titolo di un suo libro: cosa vuol dire essere figlio di Fo e Rame?
«Da un lato ho avuto grandi vantaggi, perché erano due persone espansive, che esprimevano sentimenti forti, vivaci, mai formali. Dall’altro lato, mi hanno insegnato che il lavoro deve essere centrale nella vita: se hai da dimostrare qualcosa, lo devi fare attraverso il tuo lavoro e se ti comporti onestamente, qualcosa di buono ti torna indietro. Da parte loro, mai punizioni, ordini, disciplina, mi hanno trasmesso passione e non senso di sacrificio. Non esiste fatica se ami la tua professione: li ho visti recitare con la febbre a 39 anche 12-13 ore di seguito».
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