Avevo accompagnato a scuola la piccola Engels, erano giornate dure. Avevamo perso le elezioni e la sinistra Arcobaleno era stata cancellata dal Parlamento. La maestra, proprio sulla porta della scuola elementare Martiri di Reggio Emilia mi dice: “Sua figlia si rifiuta di essere interrogata in storia.”
Guardo Engels e le chiedo: “Cos’e' questa novita'?”
Lei abbassa gli occhi a terra. Mi inginocchio davanti a lei e le faccio una carezza: “Dimmi, amore mio.” Lei sussurra: “Giulio Cesare.”
Io capisco. Guardo la maestra e le dico: “Signora professoressa, come definirebbe una persona che stermina un intero popolo, donne e bambini compresi, frequenta sadici, pedofili, stupratori e assassini dei propri figli, e forse si e' egli stesso macchiato di uno o più di questi crimini?”
“Direi che e' un criminale schifoso.”
“Bene, lei sa che Giulio Cesare nel De Bello Gallico si vanta di aver sterminato gli Eburoni nobile popolo d’oltralpe?”
La maestra strabuzza gli occhi.
“Ed e' a conoscenza che i romani si divertivano a vedere al circo esseri umani che si scannavano o erano sbranati da belve? Sa che era costume tra i patrizi scambiarsi i figli maschi a scopo di insegnamento e pedofilia? Sa che l’esercito romano non prevedeva pene per gli stupratori duranti i saccheggi delle citta' vinte? Sa che le famiglie patrizie abbandonavano gran parte delle figlie femmine per strada?”
La maestra e' ammutolita, i suoi capelli sono diventati più rossi del solito.
“Bene. Mia figlia e' pronta a essere interrogata sui crimini dell’impero romano e Giulio Cesare, uno dei più grandi farabutti della storia.”
Lei aveva la bocca spalancata. Engels la guardava con una piccola luce assassina negli occhi.
“Dica qualche cosa, signora, sennò mi costringe a venire qua con 10 professori della Statale a sbugiardarla davanti al corpo insegnante e alla scolaresca.”
La maestra si riprese con una vampata alle guance: “Ma voi avete perso le elezioni!”
Espirai.
“Si', signora, ma la storia di Roma e' restata la stessa di prima. E anche l’incazzatura dei popoli oppressi.”
Fu allora che evidentemente capi' che stava camminando sulla dinamite. Si riprese e disse:“Va bene, Engels, oggi ti interrogherò sulla lezione che ti ha preparato tuo padre.”
Guardai la maestra. Guardai mia figlia.
Ci capimmo.
Dieci minuti dopo stavo inzuppando la mia brioche santa del mattino in un ricco cappuccino e leggevo che Montezemolo aveva detto che i padroni sono più vicini agli operai del sindacato.
Minchia! A questi la sconfitta elettorale delle sinistre ha fatto l’effetto di una pera di cocaina!
Si sentono autorizzati a dire qualsiasi stronzata.
Quasi le mie letture le avessero evocate, due ombre mi oscurano il quotidiano. Alzo la faccia e mi vedo davanti Sacco e Vanzetti, vestiti di nero come due corvi con scritta in viso un’espressione minacciosa tipo: abbiamo perso le elezioni, non triturateci le palle che mordiamo.
Ma lo sapete che io per una battuta sono disposto a vendere mia madre. Cosi' li ho guardati e ho detto: “Cosa sono quelle facce? Cos’e' successo? Sembrate due il giorno dopo che Berlusconi ha vinto!”
Non riuscirono neanche a ringhiare.
Mi fecero pena.
“Ok, ho capito il Capo vuole vedermi…”
Vanzetti mormorò: “Ecco.”
Quando arrivai alla sede del Sindacato Metalmeccanici si sentivano le urla del Capo fino in strada. Quando entrai nel suo ufficio stava sbavando. Non era una cosa bella da vedere.
“Toni?! Hai sentito quel che ha detto Montezemolo?!?!”
“Si', Capo.”
“Ma ti rendi conto. Questi vogliono provocare. Il giorno dopo questo disastro elettorale ti vengono a sfrugugliare. Non basta che siamo morti, vogliono pure pisciarci sulla tomba!”
Non resistevo a continuare a sentirlo lamentarsi come una lontra ferita: “Dimmi cosa vuoi che faccia.”
“La prima ipotesi alla quale ho pensato era di organizzare un bel gruppetto di veterani che sterminassero con i mitra un po’ di feccia capitalista. Poi però mi sono ricordato che la violenza e' inutile e pure faticosa e ho elaborato un progetto alternativo.” Tirai un sospiro di sollievo. Non avevo proprio voglia di mettermi a sparare. Sicuramente non con il mitra che e' antiquato. Al massimo avrei usato un fucile con un buon cannocchiale. Oggi ne fanno di elettronici che non puoi sbagliare, ti fanno in automatico anche il calcolo del vento e la correzione della traiettoria.
Il capo si passò la mano sul mento.
Poi riprese a parlare: “No, Toni, non torneremo sulle montagne. Ma se devo crepare sotto i berlusconiani voglio almeno sapere perche'. E voglio vedere se tu riesci a trovare la risposta a questa domanda: ha vinto Berlusconi solo perche' siamo in mano a un gruppo di coglioni oppure qualcuno si e' venduto l‘anima al diavolo e ha fatto di tutto per perdere?” Poi il suo sguardo si perse lontano. E vidi come una fitta di dolore passargli sul viso. Poi aggiunse: “Ma ti rendi conto: Fini vice premier! Ringrazio Dio che mio padre sia gia' morto perche' per lui sarebbe stato un dolore troppo grande.”
Mentre me ne andavo riflettevo per l’ennesima volta che quando c’e' da fare sesso con le ragazze dei call center a me non mi chiamano mai.
Io mi becco solo incarichi rognosi.
Mia nonna diceva: c’e' sempre qualcuno che sa come sono andate le cose e due volte su tre e' una donna.
Quindi mi misi a cercare una donna che potesse sapere.
“Ma cosa vuoi sapere?” Mi chiese la Luisa con quel suo tono perentorio.
La Luisa e' una donna decisa. Una volta, quando lavorava in fabbrica un capetto le mise una mano sul posteriore senza autorizzazione. Lei gliela ruppe con una chiave inglese.
“A me sembra tutto chiaro. Destra, sinistra, e' tutto un inciucio. E sai perche'?” Non aspettò che rispondessi. “Siamo stati invasi da una forma batterica spongiforme con spiccate capacita' camaleontiche. Sono dei batteri-rettil-trasformisti. Non hanno incontrato resistenza. Hanno preso forme umanoidi extramimetiche e hanno sostituito la classe politica del pianeta.”
Se fosse stata un’altra avrei pensato che si fosse strabevuta il cervello. Ma trattandosi di Luisa era impossibile. Mi fidavo di lei. Le avevo dato una mano quando il comune non voleva rilasciarle le licenze per il suo agriturismo etico sensoriale.
Andammo dall’ingegnere capo del comune con un gruppo di tagliaboschi romagnoli. Lo trascinammo in cortile e li' lo interrogammo davanti al popolo. Una cosa maoista. Argomento: il teorema di Pitagora. I boscaioli lo interrogarono per 4 ore facendogli domande che neanche loro capivano. L’italiano medio ha un gap tremendo nella formazione scientifica primaria.
Alla fine l’ingegnere ammise che aveva barato all’esame di Geometria Euclidea. In cambio del silenzio del movimento operaio e contadino ottenemmo la licenza per Luisa.
Insomma, e' chiaro che se può mi aiuta e non mi viene a raccontare balle.
Cosi' il mio problema e': piano A, come fare a eliminare un’invasione di sottocreature microscopiche sterminandole fino all’ultima monocellula. Piano B: convincere una razza aliena batterico-trasformista a piantarla di approvare leggi che propugnano guerra, violenza, monopolio televisivo.
L’ideale sarebbe stato sterminare i batteri. Sterminare, in linea di massima e' sempre la soluzione migliore con le forme di vita sconosciute.
Ma non sapevo neanche da dove iniziare.
Mi chiesi che cosa avrebbe fatto mia nonna in un frangente del genere. Sicuramente avrebbe avuto una visione mistica, la mia bisnonna le sarebbe apparsa e le avrebbe detto cosa fare.
Questo ovviamente nel caso non ci fosse stato in giro un reparto della Brigata Garibaldi. In quel caso l’approccio sarebbe stato più drastico.
Comunque presi il mio cellulare e telefonai ad Anita Rusheng. Una ragazza tutta miele che e' cugina da parte di madre con la Levi Montalcini. E’ la persona più simile a uno scienziato che io conosca.
La vado a trovare nel suo studio di fioraia alla moda, le racconto tutto e poi le chiedo: “Che ne pensi?”
Lei mi guarda, da' un tiro a una canna spaventosa (fuma da sola, io ho fumato l’ultima volta nel 1985 e ho visto Garibaldi attaccare la Statale alla testa di 600 samurai in armatura rosa e verde. Uno spettacolo).
Lei butta fuori il fumo. Tipo 86 secondi di emissione polmonare. Potente.
Mi guarda. Ho un brivido. E’ bellissima.
Apre bocca. Parla: “Potrebbe anche essere. Io ho un’amica che parla con un vecchio budino che ospita nel suo frigo. Tiene sempre il frigo un po’ aperto perche' lui vuole la luce.”
“Tu cosa faresti per distruggerli.”
“Perche' distruggerli? In fondo non mi sembra che siano poi cosi' peggiori dei politici che hanno sostituito. Se li sterminiamo potremmo trovarci con qualche cosa di peggio.”
“Ma come? Ti dimentichi il valore dell’indipendenza umana? Siamo governati dai batteri! Non e' onorevole.”
“Smetti di essere schematico e razzista. I batteri sono solo diversi. Non puoi prendertela con loro solo perche' sono extracomunitari.”
“Ma straparli! Questi non sono extracomunitari, sono extragalattici. E’ diverso!”
“Voi maschi pensate solo a classificare. Tette, culi, fighe. Pensa in modo elastico. Sono diversi e allora?... Comunque se proprio sei preoccupato una cosa la potremmo fare.”
Mi teneva sulle spine…“Cosa?”
“Beh, potremo renderli meno alieni. Contaminarli.”
Impiegò due ore a spiegarmi tutto il ragionamento. Poi me lo feci rispiegare. Era un’idea pazzesca ma poteva funzionare.
Per iniziare avevamo bisogno di una goccia di sperma batterico. Risolvemmo i problema tramite Bice, un’amica di Anita che conosceva Olga, la ragazza allegra dei vip. Aveva una collezione di gocce di sperma di politici. Diceva che era la sua pensione.
Con la goccia piena di batteri extraterrestri ci recammo al tempio di Kalaharm, in Nepal. Uno degli ultimi templi dedicati alla Dea ancora serviti da un folto gruppo di devoti. La' chiedemmo a Jaom, detto la Luce, se per favore poteva accoppiarsi con Shadon, detta la Notte, la più grande Jogy tantrica dell’Universo, il tutto tenendo in mano la provetta batterica e contaminandola con fluidi corporei e vibrazioni d’amore cosmico. Loro acconsentirono in cambio di 20 casse di birra scura, tutti i dischi di Vecchioni e un cellulare Nokia.
Ottenuto il liquido batterico ristrutturato in senso amorevole lo affidammo a Olga perche' lo usasse per contaminare tutte le entita' batteriche che si erano sostituite ai politici e che comunque continuavano a frequentarla per chissa' quali immondi motivi. La contaminazione positiva si diffuse ben presto a entrambi i rami del Parlamento. Ungerne uno per contaminarne cento.
Due settimane dopo Silvio Berlusconi donò Rete4 ai missionari Comboniani e pretese che 4 frequenze televisive nazionali fossero finalmente consegnate a Europa7. Poi si iscrisse a Rifondazione Comunista.
Forse avevamo esagerato con la dose e aveva grippato.
Quella sera, tornato a casa mi sedetti in poltrona e mi godetti, una volta tanto, il telegiornale. Emilio Fede piangeva.
Poi misi a letto la piccola Engels. Le raccontai la storia della classe operaia che frega gli invasori alieni facendo intervenire i super monaci nepalesi.
Poi, nella notte, proposi a Rosa, la donna della mia vita, di sperimentare qualche posizione tantrica.
Facemmo l’amore con estrema lentezza, guardandoci negli occhi, fino all’alba.
Il sole sorgeva sulla citta' e anche la lieve foschia causata dai motori e dalle caldaie alimentati a combustibili fossili sembrava bellissima.
Jacopo Fo