Abbiamo un grosso problema col mammut!
Inviato da Cacao Quotidiano il Sab, 05/23/2015 - 22:37 Quando una bestia molto pelosa, alta 3 metri e mezzo, ti dice che bisognerebbe fare urgentemente qualche cosa, e te lo dice con due occhi lacrimosi ed estremamente grandi, se non hai il cuore di pietra è probabile che ti senta smuovere dentro qualche cosa.
Se poi la bestia in questione è l’ultimissimo della sua specie ormai estinta, le sue parole potrebbero diventare cariche di significati sottintesi molto profondi. Forse troppo. Si rischia di cadere nel mistico.
Forse è per questo che la maggioranza delle persone evita di parlare di filosofia con i mammut.
Anzi molti negano addirittura la possibilità di farlo. Dicono che i mammut si sono estinti da tempo. E dicono pure che i mammut non parlano.
Cazzate.
Ma per dirti tutto devo cominciare dall’inizio.
Dunque…
Forse ti sono sfuggiti gli ultimi sviluppi degli eventi qui ad Alcatraz. Tutto è iniziato con il solito progetto esagerato: realizzare con la Bandabardò un film musical che racconti per filo e per segno la storia del mondo. E decidiamo di iniziare dall’età della pietra e precisamente dalla caccia ai mammut. Che per inciso è una bugia scolastica. Sono state trovate vicino a villaggi antichissime enormi colline di chiocciole di lumaca. Segno evidente che per secoli quei primitivi mangiavano lumache, altro che mammut. Il motivo è semplice: hai mai provato ad abbattere un mammut a sassate? E' un lavoro lungo e pericoloso.
Volevamo rendere l’idea di QUANTO fosse pericoloso e per farlo avevamo bisogno di un mammut. Ci siamo informati innanzi tutto sulle questioni burocratiche perché in stalla la burocrazia è tutto (o tutto è burocrazia). Abbiamo chiesto alla Asl che tipo di domande dovevamo compilare per tenere in casa un mammut. Ci hanno risposto che era un problema perché il mammut non è nella lista degli animali domestici e neanche in quella delle bestie allevabili a scopi agricoli, alimentari, sportivi o circensi. Il mammut non è un animale contemplato legalmente. Quindi non potevano darci il microchip che è obbligatorio, perché non c’è la categoria e il microchip deve per forza essere impostato con la categoria corrispondente alla bestia posseduta.
A quel punto abbiamo capito che per avere il microchip per mammut avremmo dovuto scalare un percorso legale impercorribile. Un disastro insomma. Allora abbiamo rinunciato a informarci su quanto costa un mammut e i problemi relativi all’alimentazione e al trasporto perché, praticamente, possedere un mammut, anche non sessualmente, è una pratica non contemplata e quindi intrinsecamente illegale. Da noi è vietato tutto ciò che non è esplicitamente permesso.
Allora visto che noi, la Bandabardò e il gruppo di Alessandro Cofanelli, il regista, discendiamo da genie di lottatori incapaci di arrendersi ci siamo guardati negli occhi e ci siamo detti: ce lo si fa!
Detto fatto abbiamo lanciato urla strazianti sul Web alla ricerca di volontari disposti a compiere l’impossibile e si è radunata qui sulle colline un’orda di esseri umani che non conoscono il significato della frase: non si può fare.
Eleonora Albanese, una delle donne più belle dell’occidente cristiano, ha coordinato il look, Stefano Bertea ha costruito lo scheletro in puro legno di sandalo, Armando Tondo ha diretto un manipolo di cartapestatori e lo si è fatto, pelo per pelo, vertebra per vertebra, compresa la proboscide che da sola pesa 20 chili. E quando l’abbiamo costruito abbiamo pure girato il musical con la canzone del mammut che scorrazzava in su e in giù nel prato lungo il torrente, decinaia di selvaggi e altri effetti speciali inimmaginabili. Poi abbiamo caricato il mammut sopra un camion, e con la gru di Andrea Casciari lo abbiamo portato all’interno del capannone perché non prendesse acqua. Ed è stato a quel punto che ha preso a parlare.
Questa la storia, tale e quale a Pinocchio, solo molto più grossa.
La questione è che a differenza di Pinocchio il nostro mega burattino non combina marachelle. La sua testa di carta, colla e stracci, per qualche oscuro motivo, è presa dalle questioni esiziali del mondo.
Vuol parlare dei pensionati che Berlusconi gli aveva promesso 1000 euro e sono sotto i 500… Fa domande indisponenti tipo: “Ma se tutti gli Stati che hanno mandato i loro eserciti in Iraq avessero investito gli stessi soldi che hanno speso per fare la faccia cattiva in sviluppo economico e culturale, adesso l’Isis starebbe ugualmente demolendo Palmira? E i pacifisti europei dove sono finiti? Hanno terminato l’autostima o hanno perso il sogno di poter contrastare la guerra?” Un florilegio di interrogativi a dir il vero alla fin fine ammorbanti. Non è che ce lo deve venir a dire un mammut che siamo in un momento terribile…
A un certo punto non ho retto più e gliel’ho detto: “Ma se siete così intelligenti voi mammut, mi sai dire com’è che vi siete estinti?”
“Jacopo” mi ha detto lui, “Io non sono un mammut, io sono un burattino. Non lo sai che i mammut si sono estinti almeno 20mila anni fa?”.
Cioè, come ci discuti con un burattino sapientone? Vuol sempre avere lui l’ultima parola!
Quindi la domanda è: qualcuno vorrebbe tenersi in casa il mammut? Si chiama Tranquillo e non sporca. Mangia solo libri e giornali e come escrementi fa delle palle di cellulosa che si potrebbero usare per decorare l’albero di Natale. E non russa.
Jacopo Fo