Fare sesso con le fotomodelle non e' politicamente scorretto.
Inviato da Jacopo Fo il Sab, 03/14/2009 - 19:54Stavo correndo verso la fermata dell’autobus, per via che ero in ritardo per andare al lavoro.
Chiamalo lavoro… Sto in un call center specializzato nella vendita di abbonamenti per una rivista che si chiama: “La voce della Polizia”.
Devo far finta di essere un poliziotto e far credere che puo' essere un vero affare attaccare sull’auto un adesivo con scritto “Io leggo LA VOCE DELLA POLIZIA.”
In autunno invece comincia la campagna di abbonamenti per “La voce del finanziere”. E li' devi far capire al piccolo imprenditore che, in caso di irruzione degli ispettori della finanza, e' meglio avere appeso alla parete un bel calendario plastificato con cornice in fintolegno e sotto scritto: “Io leggo LA VOCE DEL FINANZIERE”.
(CONTINUA DOPO L'IMMAGINE)
Oltre a essere un lavoro ai limiti della legalita' si incazzano pure se arrivo in ritardo. Ti chiederai come la metto con la mia coscienza a fare un lavoro da mezzo truffatore. La mia risposta e' che uno che pensa che conviene dare una mancia al giornale della polizia per non avere noie con i limiti di velocita' e' un grandissimo pezzo di merda che va punito a tutti i costi. Da un certo punto di vista la mia e' un’attivita' etica.
Questo te lo dico da sobrio, tra le otto del mattino e le 22. Prima delle otto non sono in grado di parlare. Dopo le 22 generalmente ho bevuto un po’ e se mi piglia la balla triste potrei dirti che la mia vita e' una merda, e' veramente difficile trovare un altro lavoro che mi dia 2.400 euro al mese e devo pagare le cure mediche a mia madre. E non e' la solita bugia.
Vorrei fare altro. Ad esempio, aprire un ristorante sul mare che serve 50 coperti. Con un menu' basato su un solo piatto: risotto con l’ossobuco, prezzemolo e vino bianco. Una scorza di limone e una spruzzata di latte di vergine. Oltre al risotto ci sono 32 coppettine che contengono 32 delizie fragranti.
Olive nere di Gaeta.
Salsa di tartufi.
Crema di asparagi.
Vellutata di zucca.
Insalata russa, hummus, salsa di avocado, salsa tartar, provoline affumicate, sedano all’olio d’oliva, pollo marinato per 12 ore in salsa tandoori e yogurt baltico, tzatziki, crema di fagioli al pomodoro e basilico, pesto genovese da spalmare su crostini di pane integrale tostato.
Insomma, credo ci si sia capiti.
Un posto dove pelare i potenti della terra con conti spaventosi e dove pero' puoi mangiare le stesse cose a 15 euro. Mi hanno detto che a Firenze c’e' un ristorante che funziona cosi', il Cibreo. L’ha aperto un ex rivoluzionario che non si e' ancora pentito.
Forse io apriro' un ristorante in un’altra vita.
Sto correndo lungo viale Monza, all’altezza del numero 1547, e mi si avvicina un’automobile. Una Audi da 50 stipendi mensili.
Una voce femminile mi strilla nel traffico: “Salga! Le do uno strappo visto che e' di fretta, cosi' intanto mi spiega dov’e' Corso Buenos Aires!”
Giro la testa e la guardo. Hai presente Cameron Diaz in “The Mask” quando entra nella banca per la prima volta? Ok, lei e' molto meglio.
Ansimo. Apparentemente perche' stavo correndo: “Come ha detto?”
“Ti do un passaggio se mi spieghi dov’e' Corso Buenos Aires.”
Annuisco, mi avvicino alla portiera del passeggero, salgo: “Grazie, sono Giovanni Sartirana.”
“Prego, Paola D’Alberto. Dove corre?”
“Alla fermata dell’autobus, fra 200 metri. Ma se va in Corso Buenos Aires puo' portarmi fino alla metropolitana di Piazzale Loreto, Corso Buenos Aires inizia proprio li'.”
“Bene. Grazie.”
Stette in silenzio.
Io con la coda dell’occhio la guardai. Indossava un giaccone di qualche sostanza hi tech, argentata.
Sotto portava un tubino fucsia che lasciava scoperte le gambe in maniera tale che 50 anni fa avrebbe rischiato l’arresto. Calze color perla al tramonto.
Dieci a uno che era una fotomodella. Mi chiesi se era politicamente corretto fare sesso con una fotomodella la mattina presto.
Lei giro' il viso verso di me mentre fermava l’auto al semaforo: “Va al lavoro?”
“Disgraziatamente.”
“Sarebbe interessato a una variante?”
Mi passo' in testa una frase tipo: giovane sedotto in viale Monza da una Dea sessuata.
Sorrisi, probabilmente con l’ara da bambino ebete di fronte a 100 chili di cioccolato alle mandorle tostate e sminuzzate.
“Ad esempio?”
“Credi negli extraterrestri?”
Sospirai intimamente… Ho trovato la pazza della mattina.
“Non credo a niente prima di aver preso il caffe'. E non l’ho ancora preso.” Dicevo la verita'.
“Ok. Ma, dimmi, solo per fare un’ipotesi: saresti contrario a intrattenere rapporti intimi con esseri provenienti da un’altra galassia?”
Sorrisi. Non ci capivo piu' niente. Con chi ero capitato?
“Beh, dipende come sono fatte queste extraterrestri… Se hanno 20 tentacoli e il corpo da lumaca senza guscio preferirei astenermi.”
Lei disse: “E se fossero come me?” E mi scocco' un sorriso che avrebbe richiesto un porto d’armi che abilitasse al trasporto di artiglieria pesante. Contemporaneamente ingrano' la prima e l’auto riparti' superando il semaforo.
Stava rilanciando?
Decisi di giocare a carte scoperte.
“Non e' che te lo devo dire io che sei di una bellezza portentosa e che schiere di maschi sarebbero disposti a andare a piedi fino a Roma per poter avere un incontro ravvicinato con te.”
“Che carino…” Mentre mi guardava con la coda dell’occhio sorrise ancora. Stava diventando un vizio.
Poi successe qualche cosa di strano. Ci fu un WOAP, un’ondata di calore, vidi che tutto si appannava ed ebbi la sensazione di fluttuare fuori dall’auto. All’inizio lentamente, poi presi velocita' come se fossi diventato un razzo.
Alcuni secondi dopo mi trovai in un punto del cielo, di fronte a me una nuvola tremolo' e mi apparve come una struttura solida. Un’astronave. Lo capii poco dopo. La superficie vaporosa della nuvola si apri' per una sezione grande a sufficienza per farci entrare un Boeing, fui aspirato da un tubo e mi trovai in un grande salone dove un centinaio di extraterrestri femmine, dalle forme perfette, mi accolsero.
Sono un tipo riservato quindi non mi dilunghero' sui 57 modi diversi con i quali mi manifestarono il loro entusiasmo nel fare la mia conoscenza e mi mostrarono la benevolenza del loro popolo e la loro concezione, avanzatissima e atletica, del kamasutra extragalattico.
Io stesso fui stupito, e molto, dall’inarrestabile carica sessuale che riuscii a esprimere, forse a causa di qualche droga che inalai senza accorgermene.
Comunque fui veramente molto ben impressionato dalla sensazione dei loro corpi avviluppati su di me.
Alla fine, mentre eravamo sdraiati sul morbidissimo e caldo pavimento di quel grande salone, l’extraterrestre che si era presentata come Paola D’Alberto, e che gia' sentivo di amare profondamente, mi disse: “Ora i nostri popoli hanno stipulato un patto di fraternita' eterna.”
Ero sovrappensiero quando risposi: “Perche'?”
Lei parve perplessa: “Beh, abbiamo unito i nostri corpi, quindi le nostre razze hanno comunicato reciprocamente.”
“Beh, non so come funzioni da voi. Da noi se fai sesso con una persona e' un fatto privato.”
“Come sarebbe a dire? Gli abitanti del tuo pianeta non hanno provato le stesse sensazioni che hai percepito tu?”
Ci misi un attimo per capire, chiesi a mia volta: “Vuoi dire che e' come se avessi fatto l’amore con tutti gli abitanti del tuo pianeta? Anche i maschi?”
“Certo. 4 miliardi di viventi hanno sperimentato ogni sensazione che abbiamo provato noi.”
Ero molto piu' perplesso: “Cavolo. Da noi non funziona cosi'.”
Parve molto delusa. Si consulto' con le sue conterranee, in una lingua che sembrava sardo, sembravano stupite e preoccupate.
Poi Paola mi parlo' di nuovo: “Vuoi dire che quello che abbiamo fatto non ha valore legale per tutti gli abitanti del tuo pianeta?”
Le dissi che i rapporti sessuali non hanno nessun valore legale da noi. A quel punto sembrarono perdere parecchio interesse per me. Si addentrarono in una discussione a tratti drammatica. Paola poi mi spiego' che avevano percorso 20mila anni luce per stringere un’alleanza con noi e ora non sapevano piu' cosa fare.
Spiegai che era meglio se provavano per vie ufficiali. Ci misi un’ora per far comprendere il concetto di “governo nazionale”.
Poi dovetti spiegare chi era il NOSTRO capo del governo. Quando dissi loro che aveva approvato delle leggi per salvare se' stesso dai processi si levarono gemiti di vero dolore. Alla fine decisero che non volevano avere niente a che fare con una specie di ominidi autistici, aggressivi e spietati.
Mi chiesero dove dovessero riportarmi.
Fu li' che ebbi il colpo di genio: “Volete dire che mi volete abbandonare cosi' dopo quello che c’e' stato tra noi? Siamo gente primitiva ma abbiamo un cuore anche noi. Il sesso per noi non ha valore legale ma una profonda importanza emotiva.
Vi rendete conto che mi avete completamente sconvolto la vita? Ho vissuto un’esperienza paradisiaca e ora devo ritornare al mio mondo crudele dove ogni anno 10 milioni di persone muoiono di fame e dove nessuno mi crederebbe mai se gli raccontassi quello che e' successo? Avete fatto di me un diverso, uno sradicato. Non potete lasciarmi cosi'. Sono un essere umano anch’io anche se non sono evoluto come voi. Un essere umano che non ha neppure la consolazione di poter comunicare con i suoi simili empaticamente”.
Alla fine raggiungemmo un accomodamento.
Mi accontentai di un paio di sgabelli di platino tempestati di diamanti che, mi dissero, per loro, non avevano nessun valore, e di una tabella di calcoli statistici che riguardavano le prossime estrazioni del Lotto.
Mi feci lasciare alla Bovisa, dove un mio amico aveva una gioielleria.
Adesso sono qui, nel mio ristorante sul mare, le cose vanno bene. Ho ridotto i coperti a 25. La gente fa la fila. E ho tre cuochi. Non faccio il ristoratore per i soldi. Ho beccato 6 estrazioni del Super Enalotto una dietro l’altra e ho messo via piu' di 70 milioni di euro.
Mi piace vedere le persone mentre assaporano i piatti che ho studiato per loro.
E mi piace stare su questa terrazza, di notte, a guardare il mare.
Non sta mai fermo.
Ma ogni tanto ripenso a quelle donne stupende che viaggiavano da una stella all’altra a bordo di una grande nuvola morbida e calda.
E sento un po’ di nostalgia.
Jacopo Fo