Io odio i rapporti umani.
Inviato da Jacopo Fo il Dom, 01/10/2010 - 00:00Il primo passo verso il miglioramento della condizione di una persona e' una valutazione realistica dei fatti.
Prendiamo le relazioni con gli altri esseri umani.
Ci sono dei problemi di relazione con gli altri.
Ma, diciamoci la verita', a volte non e' che hai problemi di relazione con gli altri esseri umani.
E’ che non vuoi nessuna relazione con gli esseri umani.
Conoscere la gente comporta il rischio di affezionarsi. Si diventa amici, magari amanti, poi si fanno male, muoiono o diventano dei sabotatori della tua perfetta esistenza. E tu soffri.
Percheccazzo devo avere rapporti sociali? Fottetevi.
Lo stesso vale per tutte le teorie spiritualiste e le scuole di psicologia e psicanalisi, pensiero positivo e mantra tibetani.
Mica me l’ha ordinato il medico di LAVORARE SU DI ME.
Perche' devo stare li' a migliore il mio stile di vita?
Non sarebbe meglio ammettere che vivere e' una gran rottura di coglioni e l’anestesia totale e' meglio?
Quello dice: “Allora suicidati!” e perche' mai? Suicidarsi e' sgradevole e doloroso. E io sono fedele al principio: non far tu quel che puoi lasciar fare a qualcun altro.
Ci sono dei giorni che io preferisco semplicemente praticare l’anestesia totale. Mi immergo in un videogame, in un lavoro vorticoso, ammazzo il tempo anziche' viverlo. Prima lo inganno e poi l’ammazzo. E’ una bella rivincita anche. Non vivo, senza la scomodita' di uccidermi. Frego la vita.
Diciamoci la verita', tanto non ci sente nessuno…
Ogni tanto io mi sento proprio cosi'. Non sempre ma ogni tanto si'.
A volte sono RISENTITO con il mondo che non mi vuol dare quello che e' giusto. Il mio diritto.
Sono risentito.
Incazzato, avvilito.
Ma tendo a far finta di niente. A non vedere che cerco una specie di vendetta contro tutto negandomi alla vita.
Me ne vado. Scappo. Mi nascondo.
Me ne sto per conto mio. Con la mia rabbia.
Un breve suicidio.
Poi mi tocca tornare a vivere.
IO PRATICO L’ANESTESIA
Come forma di protesta. Il mondo e' ingiusto? E io lo punisco smettendo di vivere attivamente. Mi infilo in un videogame e ci resto 6 ore di seguito senza respirare mai.
Anche tu pratichi l’anestesia ogni tanto?
Come fai?
Che tecnica usi?
Forse fai un uso compulsivo della politica?
Preferisci le donne nude?
Oppure lavori fino ad azzerarti la testa?
Giochi d’azzardo?
Rimugini?
Ti fai le seghe mentali?
Odi qualcuno?
Ti droghi?
Ti ubriachi?
Stai dentro la tua routine?
Prendi gli psicofarmaci?
Usi il Grande Fratello (bovinizza in poche puntate!)
Dai la caccia ai batteri sulle piastrelle del bagno? (li scovi col microscopio e poi li uccidi uno per uno con un un nanomartello, miracoli moderni delle nanotecnologie).
La societa' moderna ha inventato mirabolanti sistemi per uscire di scena. Puoi vivere passando da un Ipod a un PC a un Tv al plasma senza dover pensare o ascoltare le sensazioni del tuo corpo neppure un istante in tutta la giornata.
Il parametro dell’anestesia e' proprio questo: quanto tempo passo senza sentire quella scassacavoli della sensazione di vivere?
Sensazioni fisiche.
Sensazioni emotive.
Le sensazioni sono il nostro problema. Il bersaglio dell’anestesia.
Sono deluso, non ho voglia di niente. E soprattutto non voglio sentire quella sensazione sgradevole che mi attanaglia alla pancia, alla gola, alle ginocchia, all’inguine. Che mi attacca alle spalle, mi sorprende. NON VOGLIO.
Chiudo i contatti.
Base Terra, Base Terra addio, avete rotto le palle.
Addio.
Io me ne vado.
Astronave 317 adieu!
Me ne vo'.
Cuccatevi voi il Mare della Sfiga.
La Noia delle Muffe Mentali.
I Biechi Blu.
I Cucu' a molla.
Le donne con la colla.
La gente Pappa Molla.
L’Ingiustizia esistenziale.
Di essere nato maiale e morire sotto Natale.
Va tutto cosi' in fretta.
E sembra che non si muova niente.
Allora dico.
Sono proprio incazzato.
E ho tutte le mie ragioni.
E anche tu le tue.
Allora resto staccato dal mondo.
Pero' ogni tanto mi viene la voglia.
Una cosa pericolosa.
Mi dico: ma vaffanculo Jacopo, tanto sei vivo, non sei bravo a fare finta di essere morto.
Ce ne sono che ci riescono. Diciottenni lobotomizzati, ottantenni sclerotizzati, quarantenni impomatati con l’appretto nell’anima e il gel sui sentimenti.
Io invece, a volte, mi sembra quasi che potrei anche vivere.
Ascoltare fiumi di sensazioni, conoscere persone anche se so che non si tratta di immortali.
Creature transitorie.
Brevi sprazzi di individualita' nella misura esagerata del tempo. Devi conoscerli subito, domani chi lo sa se ci sono ancora.
Piuttosto che piangere i morti e sfuggire i vivi sarebbe meglio il contrario. Fiori di campo. Non durano quanto le piramidi.
Ma i giorni se li vivi tutti sono immensi. Dall’alba al tramonto, e anche un po’ di notte. E puoi trasformare ogni giorno in una vita intera. E vivere migliaia di vite.
Quel che 'sti stronzi non c’hanno detto a scuola e' che possiamo scegliere. Ogni mattina: vita o anestesia totale rimuginante.
Per anni ho pensato che mi alzavo di un certo umore o di un altro.
Una roba tipo che hai gli occhi azzurri o non li hai; non ci puoi fare niente. E anzi pensavo che fosse ingiusto agire contro il proprio umore. La propria fenomenologia interiore ha un diritto. La meteorologia dei sentimenti va rispettata, tu sei i tuoi sentimenti.
Partivo dalla constatazione che negare i propri sentimenti sia nascondersi qualche cosa. Fa male non ascoltare le sensazioni emotive.
Giusto.
Lo penso ancora.
Ma sto parlando di un altro aspetto della questione.
Mi alzo, sto male, ne prendo atto, dedico un quarto d’ora a osservare quanto sto male e a dirmi: ma quanto sto male. Magari posso cercare di comprendere sommariamente anche perche' sto cosi' male e fare un bell’elenco dei motivi. Se sto veramente male e ho veramente molti motivi di dolore da elencare posso anche passare 45 minuti a crogiolarmi nella contemplazione zen del mio dolore cosmico e della mia anima bambina schiaffeggiata dai marines.
Ma poi tocca decidere di alzarsi dal proprio brodo di merda. Sorridere. Anche se non ne hai voglia, dopo un po’ che sorridi il tuo cervello (che e' ‘nu poco fesso) si convince che tutto va bene e inizia a produrre ENDORFINE, meravigliose sostanze naturali che provocano un intenso rafforzamento di tutte le funzioni vitali organiche e danno una sensazione oserei dire piacevole.
Endorfine, dopamine, endocannabinoidi eccetera.
C’abbiamo tutta una farmacia dentro, fantastica.
Sto male?
Mi curo!
Piglio la pasticca.
Come faccio?
Mi metto a fare qualche cosa. Corro, rompo gli zebedei al mondo con un articolo, organizzo un gruppo d’acquisto, una festa, faccio sesso.
Poi sto meglio. Il difficile e' alzarsi. Riuscire a immaginare che nel giro di mezz’ora potresti stare gia' meglio, molto meglio.
Mi viene una specie di rabbia, perche' lo so che se mi muovo poi smetto di rimuginare, mi si alza il tasso di ossigeno nel sangue e la pelle diventa piu' luminosa. Mi fa rabbia di essere cosi' debole, che basta niente che subito mi sento quasi bene. E tutta l’indignazione, tutto il livore, tutto il malanimo, la delusione, la frustrazione puo' svanire da un momento all’altro come se non avesse nessuna importanza, nessuna sostanza.
Una parte di me vorrebbe lottare per proteggere il mio sacrosanto cattivo umore. Il mio livido disprezzo per la vita. Ho diritto di soffrire per questo mondo di cacca quanto voglio!
Vero.
Ma chi me lo fa fare?
E’ semplice stare un po’ meglio. Ci riesci subito. E appena stai un po’ meglio poi stai ancora meglio. Sei incazzato con lei, poi lei fa una certa cosa, che magari ti piace tanto, e passa tutto in un attimo. Ci vuol poco. E tu pero' sei un po’ arrabbiato constatando come lei abbia il potere assoluto sul tuo stato d’animo.
Mi viene voglia invece di usare questa fragilita' del mio malumore, questa evanescenza della musonita'.
Ho voglia di esplorare TERRITORI DELLA MIA ANIMA DOVE LE INCROSTAZIONI DI RABBIA FRANANO.
Questa e' la mia idea per il 2010.
Non farmi piu' fregare neanche un giorno dall’ANESTESIA TOTALE.