Il senso della realtà. Agire con passione, agire con metodo!
Inviato da Jacopo Fo il Dom, 11/13/2011 - 00:09Molte persone hanno una splendida passione per quel che fanno ma vanno comunque incontro al disastro a causa della mancanza di senso della realtà.
Metto tutta la mia attenzione nel risultato che voglio ottenere ma non mi occupo di studiare le possibili diverse strade che posso percorrere per arrivarci.
A volte non riusciamo a lasciare che il mare interiore dei desideri si plachi prima di intraprendere una serena valutazione di costi e ricavi, difficoltà e opportunità.
E se il mare interiore non si placa le emozioni devastano la nostra capacità di ragionare in modo conseguente.
Non è vero che l’essere umano è intelligente.
E’ la stupidità la nostra qualità più evidente.
L’essere umano può essere intelligente, a volte, se riesce a distogliere l’attenzione da pulsioni, abitudini e paure e concentrarsi su quel che esiste realmente.
Bisogna partire dai fatti semplici.
Faccio un esempio.
Se vogliamo che l’Italia esca dalla crisi è giusto innanzi tutto affermare che una congrega di succhiatori di sangue corrotti e criminali ha rubato i soldi e ora vuole far pagare il conto ai lavoratori.
Ma dobbiamo anche trovare un modo alternativo per abbassare il debito pubblico e le spese dello Stato.
In questo momento la gran parte dei progressisti è convinta che se azzeriamo lo sperpero di denaro che si pappa la politica, con i suoi stipendi faraonici e le auto blu, risolviamo il problema.
E’ giusto e indispensabile tagliare i costi della politica, si tratta di un obiettivo etico e morale imprescindibile, ma dal punto di vista dei soldi possiamo risparmiare 10 miliardi di euro: indispensabile ma non sufficiente. Il costo globale della politica è intorno ai 25 miliardi ma dentro non ci sono solo le auto blu, ci sono anche costi che possiamo diminuire ma non cancellare, come l’esistenza dei sindaci e di un parlamento, le elezioni… La struttura stessa di una democrazia. E, suppongo, non vogliamo una dittatura…
Altri aggiungono che dobbiamo tagliare anche le spese militari. Bene, giusto, sono altri 10 miliardi.
Ma il fabbisogno finanziario dello Stato è nell’ordine di cento miliardi, subito.
Dove li si piglia senza togliere le carrozzine ai disabili e il latte agli orfani?
I soldi ci sono, e parliamo di più di 400 miliardi buttati ogni anno in evasione fiscale, evasione contributiva, sprechi, corruzione, burocrazia demenziale, lentezze giudiziarie ed economia mafiosa.
Guardando i programmi dei partiti e delle associazioni progressiste, dal PD a Grillo, si può notare che grande peso si dà al taglio dei costi della politica, delle spese militari, della corruzione, della lotta all’evasione fiscale e alla mafia.
Due punti sono citati solo incidentalmente, in fondo alla classifica delle priorità e non sono mai al centro dell’iniziativa politica: la lotta alle follie burocratiche e la lotta allo spreco e all’inefficienza.
Eppure queste due voci di bilancio vengono valutate tra i 110 e 130 miliardi di euro all’anno buttati dalla finestra. Grossomodo quanto l’evasione fiscale o poco più.
Una cifra simile è anche il bilancio annuale delle mafie.
Ma se guardo bene scopro che c’è un rapporto stretto tra evasione fiscale, mafie e inefficienza delle leggi.
Sono i cavilli burocratici, i codicilli, la NON certezza della legge che fanno uscire di prigione i killer mafiosi e impediscono allo Stato di utilizzare concretamente i soldi sequestrati alla mafia. Sono i regolamenti che si sovrappongono e si contraddicono che fanno sì che le multe agli evasori poi non vengano effettivamente pagate e che lo Stato non riesca a incassare centinaia di miliardi dalle concessioni dei videopoker e delle frequenze televisive.
Non è concretamente possibile far pagare le tasse o vincere contro la mafia se non si mette in atto la più grande e urgente riforma: l’abolizione per legge del cavillo, la semplificazione burocratica, la certezza e tempestività della legge. Come abbiamo detto, l’elefantiasi burocratica è poi la madre dello spreco della pubblica amministrazione, ma è anche una tassa nascosta per cittadini e imprese e un modo sadico per distruggere la voglia di creare imprese e attività.
Abbiamo bisogno di una botta di entusiasmo nazionale. E quel poco di entusiasmo che c’è va a sbattere contro il muro di gomma delle autorizzazioni e dei regolamenti sadici e psicotici. Dobbiamo liberare le energie di questa nazione che oggi sono umiliate, derise, avvilite e incatenate da una montagna di codicilli e controcodicilli. Dalla pedanteria che non prende in considerazione la sostanza delle cose ma la forma.
Ma la lotta alla burocrazia è importante anche per un altro motivo.
Quando ci sono troppe regole fatte male, quando tutto è appellabile, derogabile, quando non c’è certezza della legge, si dà ai politici il potere di concedere o non concedere.
Oggi il potere della Casta non si basa sui soldi degli stipendi faraonici e neanche sull’esercito. Si basa sul potere di decidere quando tu, cittadino, potrai fare una Tac o aprire un ristorante.
Questo è il potere quotidiano dei politici che penetra ogni attività e incombe su ogni singolo individuo.
Questo è il colossale sistema di mungitura dalla quale la Casta trae nutrimento.
Quindi dovrebbe essere il primo, prioritario obiettivo di un movimento progressista.
Togliere il carburante al sistema di corruzione, lobbismo, nepotismo e clientela.
Non è così.
Non vedo moti che dicono che la certezza e semplificazione della legge, l’efficienza della macchina dello Stato, sia la prima riforma da fare. (Vedi qui come funziona in Svizzera)
E questo nonostante il fatto che la maggioranza degli italiani sia sinceramente esasperata dalle follie burocratiche e legali contro cui deve lottare ogni giorno.
Si tratta di un obiettivo che potrebbe unificare il 99% degli italiani. Dai piccoli e medi imprenditori agli artigiani, dagli operai ai pensionati, dai commercianti ai disoccupati, siamo tutti vittime delle burocrazia dei cavilli.
Avremmo contro solo la Casta, i super ricchi, un manipolo di avvocati e commercialisti perversi che si divertono a fare lo slalom tra le leggi.
È importante rendersi conto che un movimento progressista non va da nessuna parte se non riesce a capire quale è l’obiettivo primario e quali sono quelli secondari.
Nel linguaggio marxista questo si chiama “saper distinguere la contraddizione principale da quella secondaria”.
E la contraddizione principale è sempre quella sulla quale puoi ottenere l’alleanza più vasta.
Si può dire molto di male su Mao Tze Tung (altrimenti noto come Mao Ze Dong) ma non si può negare che fosse un abile stratega. Esso si batteva contro i nazionalisti del Kuomintang di Shan Kai Shek che avevano il potere in Cina e si erano dedicati a assassinare e torturare alcune migliaia di comunisti. Ma quando i giapponesi invasero la Cina Orientale, Mao fece un accordo con i nazionalisti. Avrebbero combattuto insieme i giapponesi. Fu un’alleanza tormentata e più volte i nazionalisti ripresero a sparare sui comunisti. Ma la linea di Mao fu quella di limitarsi all’autodifesa verso i nazionalisti scatenando tutte le proprie forze contro i giapponesi.
I giapponesi erano proprio cattivi e compivano massacri e violenze inaudite e il primo obiettivo dei comunisti era impedire queste violenze proteggendo il popolo e attaccando il nemico. Il partito comunista riuscì così a coagulare intorno a sé il sostegno di milioni di cinesi, costruendo un esercito formidabile e riuscendo contemporaneamente a migliorare le condizioni di vita del popolo nelle zone sotto il suo controllo. Misero grande sforzo nel costruire strutture sanitarie, scuole, cooperative; distribuirono le terre ai contadini e garantirono la parità tra uomini e donne. I nazionalisti non riuscirono a compiere lo stesso salto di qualità perché mentre combattevano i giapponesi e saltuariamente anche i comunisti non smettevano di occuparsi della cosa che gli stava più a cuore: depredare il popolo e fare gli interessi dei più ricchi, non muovendo un dito di fronte alla miseria che dilagava.
Quando i giapponesi furono sconfitti il Partito Comunista si concentrò sull’obiettivo secondario che a quel punto era diventato principale: far fuori i nazionalisti. La storia ci dice che ci riuscirono.
Poi il socialismo non fu quella cosa meravigliosa che molti avevano sognato… Ma questa è un’altra storia…
Negli ultimi mesi i giornali di tutto il mondo si sono divertiti a deridere due cose: mister Bunga Bunga e l’assurdità della burocrazia italiana.
Nella lettera di Trichet a Berlusconi un punto riguarda precisamente la lotta alla burocrazia:
“Incoraggiamo inoltre il Governo a prendere immediatamente misure per garantire una revisione dell’amministrazione pubblica allo scopo di migliorare l’efficienza amministrativa e la capacità di assecondare le esigenze delle imprese. Negli organismi pubblici dovrebbe diventare sistematico l’uso di indicatori di performance (soprattutto nei sistemi sanitario, giudiziario e dell’istruzione)….”
Ma su questo passaggio della lettera i media, nella quasi totalità, hanno glissato.
La situazione è quindi che la Casta lotterà con le unghie e con i denti per difendere il suo sistema di mungitura burocratico bizantino mentre la maggioranza dei progressisti non vede che il primo bastoncino da muovere se si vuol vincere questa partita di Shanghai è quello della certezza e semplicità della legge.
Allo stato attuale delle cose prevedo sangue e dolore per il nostro popolo.
PS
Siccome oltre ad osservare argutamente la realtà vorrei anche riuscire a diminuire la sofferenza che si appresta a venirci addosso, ho deciso di realizzare un tentativo per rendere più visibile l’improrogabilità della lotta alla scemenza burocratica.
Dopo aver valutato realisticamente le mie possibilità ho pensato che l’unica forza che posso cercare di coinvolgere in questo tentativo, è quella di chi ha la meravigliosa cortesia di leggermi.
Ieri ho quindi lanciato un appello sul Fatto Quotidiano on line.
Ho pensato che tecnicamente esiste la possibilità che molte persone facciano proprio un testo e che questa azione collettiva riesca a portare all’attenzione “del grande pubblico” un tema altrimenti sottovalutato.
E’ difficile… C’è in giro molta delusione e rassegnazione che neanche la caduta di Berlusconi è riuscita a vaporizzare… Ma la posta in gioco è esorbitante e la speranza è l’ultima a morire.
So bene che le probabilità di successo sono minime. Ciononostante non vedo altre iniziative possibili.
A volte essere arrivati a una realistica valutazione della realtà ti dice che c’è poco da fare. Ma la passione induce a far quel poco che è possibile con tutte le forze.
Oggi ognuno di noi ha a disposizione una spaventosa potenza di comunicazione. E in passato è successo che un nostro appello sia stato rilanciato da centinaia di migliaia di persone riuscendo a smuovere le acque… Potrebbe succedere di nuovo, oggi?
Non lo so ma vale la pena di tentare.
E a volte l’universo premia gli audaci.
Mi dai una mano diffondere questo appello?
Oppure potresti lanciarne uno parallelo tu.
Oppure potresti fare qualche cosa d’altro che non mi viene in mente.
Ma perché mai far pagare la crisi agli operai?
PPS
Se sei d’accordo innanzi tutto potresti aderire utilizzando lo spazio dei commenti sotto l’appello, non qui ma sul Fatto Quotidiano on line.
Già un appello sottoscritto da qualche migliaio di persone potrebbe dare un segnale che questo tema esiste.
INDICE DEGLI ARTICOLI PRECEDENTI (in ordine di lettura)
1 - Lo zen e l'arte di vincere
3 - Come fallire in maniera pazzesca
4 - Reprimere i desideri fa male, molto male
5 - Le vie della perfezione sono finite
6 - Il senso della realtà. Agire con passione, agire con metodo!
7 - Non ho potuto arrivare in orario perché c’è stato uno tsunami.
8 - Lo spirito di sacrificio o lo spirito del gioco?