I guerrieri della musica
Inviato da Cacao Quotidiano il Sab, 11/14/2009 - 09:40Carissimi,
questa settimana vogliamo parlarvi di una rivoluzione, un'altra, nel mondo della musica.
A dimostrazione del fatto che non sempre le multinazionali l'hanno vinta, quello che sta succedendo nel Web oggi e' un’ulteriore prova che non c'e' modo di fermare chi ha la determinazione di opporsi, chi non si limita a protestare ma lavora e inventa nuovi modi per dare voce a coloro che hanno qualcosa da dire.
Sono lontani i tempi degli album (i 33 giri come li chiamavamo noi 50enni), e ora anche i Cd originali stanno entrando velocemente nel dimenticatoio .
Il formato Mp3 ha generato una svolta epocale: infatti per la prima volta nella storia del mercato musicale il prodotto da commercializzare non e' piu' fisico ma e' immateriale. Cio' ha completamente modificato i parametri che finora reggevano l’industria discografica. Ora le canzoni le archiviamo sul Pc invece che su cassetta, le compriamo online invece che in negozio, le ascoltiamo con l'iPod invece che con stereo e walkman. Gli artisti traggono la stragrande maggioranza dei loro guadagni non dalle vendite dei dischi, bensi' da concerti e altre attivita' collaterali.
L’attesa che l’uscita di un nuovo album generava negli ascoltatori, l’abitudine dei ragazzi di risparmiare per poi comprare l’ultimo disco di un artista sono scomparse, e con esse anche il valore percepito della musica. Un semplice clic per ascoltare un brano, se non piace un altro clic e gia' l’opera si ritrova nel cestino della scrivania del computer.
In contemporanea al calo dell’attenzione e del valore attribuito a un pezzo musicale, la tendenza dell’economia a creare oligopoli che producono solo marchi, mai sostanza, ha portato a una forte produzione musicale usa e getta. Studiata e concepita a tavolino, venduta tramite intense operazioni di marketing. Il branding, per le grandi case discografiche, ha sostituito le capacita' artistiche, inesorabilmente. I manager della musica preferiscono di gran lunga “creare” un nuovo talento musicale completamente asservito alle richieste del pubblicitario di turno che produrre grandi star, costose e indomabili.
I vari talent show come X-Factor ne sono l’eclatante esempio.
Le multinazionali della musica che in pubblico si stracciavano le vesti lamentando forti perdite, in privato si autocongratulano con grandi pacche sulle spalle per essere riuscite a far tacere qualsiasi produzione musicale non in loro possesso. Di fatto, in questo tipo di mercato, un artista che non sia a contratto con una multinazionale non ha possibilita' di farsi ascoltare.
Ma piu' forte del brand, della gestione dell’immagine, puo' ancora rivelarsi il legame atavico che stringe l’uomo al ritmo, alla musica. La musica non e' mai stata solo una espressione artistica da vivere passivamente, e' una esperienza fisica totale, e' la componente principale del rito, accompagna ogni evento della vita, puo' condurre all’estasi, esorcizzare i lutti. Nelle societa' umane che vivono a stretto contatto con la natura, la musica e' l’espressione di ogni avvenimento, personale o sociale.
In special modo per le minoranze, senza andare troppo indietro nel tempo, basti ricordare quello che e' stato il reggae e l'hip hop per le comunita' nere di tutto il mondo. Un nome sopra tutti: Bob Marley. Forse ancora molti non sanno dove sia ubicata geograficamente la Jamaica ma quando vediamo una bandiera verde e gialla non possiamo non ricordare quell'uomo straordinario che cantava “No woman no cry”, donna, non piangere. Meno di tutti puo' il suo popolo, che ancora conserva l’orgoglio che gli infuse questo cantastorie ribelle, con parole come queste: “Se esprimi un desiderio e' perche' vedi cadere una stella, se vedi cadere una stella e' perche' stai guardando il cielo, se guardi il cielo e' perche' credi ancora in qualcosa”.
Ma ai tempi, non ci credeva nessuno, e men che meno le corporations della musica.
Quando poi gli strumenti costavano troppo per i ragazzi neri d'America, ecco che con un campionatore si fecero miracoli per ricominciare a protestare, informare, dire la propria, attraverso il potere della musica. Un’altra rivoluzione era in agguato, l’hip hop avrebbe gridato il dolore e la rabbia del periodo piu' combattuto dello scontro razziale Usa.
E ora, ancora una volta, bisognava trovare un altro escamotage, perche' la forza della musica e' dirompente e non saranno certo pochi uomini in giacca e cravatta a fermare chi ha qualcosa da dire.
In base a questa forza si affaccia ora proprio su internet – lo spazio che piu' ha modificato la nostra relazione con la musica – quella che l’autore definisce: people Revolution! Una rivoluzione popolare.
Wyclef Jean, fondatore dei mitici Fugees, ha creato la prima etichetta musicale interamente online. Gestita dal basso – raccoglie rapper, musicisti, grafici, promotori…– si propone di non ubbidire alle leggi di mercato, ma di crearlo, ascoltando cio' che dai 5 continenti arriva, dando spazio alla forza che la musica rappresenta, e avendo la forza di gestirlo e promuoverlo.
Questa forza viene dalla gente, da chi desidera partecipare, come in una jazz session in cui ogni artista segue le sue emozioni e quelle dell’onda emotiva degli altri, una forza immensa che forse rivoluzionera', ancora una volta, l’universo musicale.
Non e' nuovo a queste cose, Wyclef Jean, haitiano: ha spesso dichiarato: “la musica mi ha salvato la vita” e nel suo caso non e' un modo di dire. Oggi cantante, produttore, attore, e' anche il fondatore di Yele' Haiti (http://www.yele.org/), un’associazione che si occupa di aiutare con vari progetti la popolazione di uno dei paesi piu' poveri del mondo.
In sei mesi, Wyclef ha raccolto piu' un milione di “warriors” del Web, guerrieri della musica, persone disposte a diffondere in tutto il mondo la musica della strada, ottima musica, tra l’altro. Tra questi vi sono dj, pubblicitari, giornalisti, blogger, professori di scuola, ragazzi appassionati di internet, tutti disposti a lavorare gratis, a partecipare attivamente cosi' da fare ascoltare al maggior numero di persone possibile quella musica che il potere vuole morta e asservita. E tutto, tramite il Web, lo strumento piu' democratico del mondo.
Il 10 novembre e' uscito il nuovo album dell’artista: From the Hut, to the Projects to the Mansion (DJ Drama Presents Wyclef Jean a.k.a. Toussaint St. Jean), e la cosa incredibile e' che l’album e' gia' al primo posto nelle classifiche Hip Hop di ITunes sia negli Usa che in Canada. Un risultato che e' rivoluzione se si pensa che la promozione e' arrivata solo dal Web e senza l’ausilio della grande distribuzione, senza pubblicita' mainstream… si tratta “solo” di un milione di persone che decidono cosa vogliono ascoltare…
E l’album racconta una storia che e' un’epopea, da una capanna di Haiti a celebrita' di fama internazionale. Come recita il titolo, da una capanna, al ghetto, ai palazzi. Non si tratta pero' della retorica versione maschile di Cenerentola, non e' una storia eroica, pur essendo combattiva. E’ una storia di speranza e di responsabilita'. Come dice Wyclef: “Non amo vedere foto di bambini mezzi nudi con negli occhi dolore e morte, utilizzati per muovere il pietismo internazionale. Non lo amo perche' IO ero uno di quei bambini, e nei miei occhi c’erano sogni e speranza”. E dai testi dei brani di questo album si capisce chiaramente da dove viene una forza che puo' portare un ragazzo da Haiti a sfidare, solo, le piu' potenti industrie del pianeta: non esiste autocommiserazione ne' prodezza, ma una concreta e solida determinazione e una duramente conquistata perizia. Queste sono le armi che possono cambiare, per Wyclef, le sorti di un singolo o di una societa'. E come lui stesso dichiara, ogni persona puo', ogni sfida e' superabile, da chiunque, “no excuse”.
Beh, distribuire e produrre un album con questa modalita' e' probabilmente folle, che sia primo in classifica a due giorni dall’uscita e' irragionevole, che questa rivoluzione riesca e' insensato. Eppure…
Potete seguire gli sviluppi di tutto questo sul blog di Wyclef http://wyclefjean.wordpress.com/ oppure su http://wyclefwarriors.ning.com/ Ne vedremo delle belle.
Attento mondo, gli schiavi si ribellano ancora e usano le armi della modernita'.