Anticancro. Prevenire e curare i tumori con le nostre difese naturali

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Prevenire e combattere i tumori con le nostre difese naturaliCarissimi,
questa settimana riprendiamo un libro che avete accolto con grande entusiasmo. Si tratta di “Anticancro. Prevenire e curare i tumori con le nostre difese naturali”. Come vi abbiamo già raccontato David Servan-Schreiber, medico e ricercatore, in questo libro narra la sua esperienza con il cancro e di come sia riuscito a capire la via per sconfiggerlo e cosa invece lo alimenta.
In parte racconto personale, in parte rivoluzionario piano di prevenzione, “Anticancro” è un appassionato viaggio verso una vita più sana, offre una nuova visione della biologia e lancia un messaggio forte: per combattere il cancro occorre fare appello anche alle nostre difese naturali.
Ve ne proponiamo un altro brano, dove si parla di alimentazione e cura. E dove Servan-Schreiber ci presenta un suo amico: Richard Béliveau di cui sentirete presto parlare in questa newsletter.

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Cinquanta ricercatori e gli “alicamenti”
Richard Béliveau, biochimico e ricercatore, dirige uno dei più grandi laboratori di medicina molecolare al mondo ed è specializzato nella biologia del cancro. In vent'anni di professione, ha collaborato con i più grandi gruppi farmaceutici - Astra Zeneca, Novartis, Sandoz, Wyeth e Merck -  per individuare i meccanismi dei farmaci anticancro. Se infatti si capisse come funzionano queste medicine si potrebbe trovarne di nuove con minori effetti collaterali. Nel loro grande centro di ricerca, Béliveau e la sua èquipe si concentravano su problemi di biochimica distanti mille miglia dalle preoccupazioni di chi ha un tumore, finché un giorno il laboratorio non venne trasferito nella nuova sede, all'interno della clinica pediatrica dell'Università di Montreal. E a quel punto tutto cambiò.
Il nuovo vicino di Béliveau, il primario del reparto di Emato-oncologia, gli chiese di trovare qualche terapia complementare in grado di rendere meno tossiche e più efficaci la chemio e la radioterapia. “Sono aperto a qualunque approccio possa aiutarci a curare i nostri bambini”, gli disse, “a tutto ciò che possa essere associato alle terapie esistenti. Anche agendo sull'alimentazione”.
L'alimentazione? Era un concetto lontanissimo dalla farmacologia medica praticata da Béliveau da ormai vent'anni, ma ora per raggiungere il laboratorio attraversava ogni mattina il reparto di leucemia infantile e lungo il corridoio i genitori lo fermavano per chiedergli: “C'è qualcos'altro che possiamo fare per nostro figlio? Qualcosa che avete appena scoperto e che magari si possa provare? Siamo pronti a tutto...” Ed era ancor più straziante venire fermati dai bambini stessi.
Erano esperienze che lo toccavano nel profondo e che gli mettevano la mente in subbuglio, Si svegliava in piena notte con la sensazione di avere avuto una nuova idea, per poi rendersi conto, riflettendoci a mente più lucida, che non era una strada praticabile. E l'indomani si rituffava nell'analisi della letteratura scientifica, in cerca di una nuova pista da battere. Fu così che, un giorno, gli capitò fra le mani un rivoluzionario articolo apparso sulla prestigiosa rivista Nature.
Già da qualche anno l'industria farmaceutica cercava febbrilmente molecole di sintesi capaci di bloccare la formazione dei nuovi vasi sanguigni indispensabili alla crescita dei tumori. Ed ecco che Yihai e Renai Cao, due ricercatori del Karolinska Institutet di Stoccolma, dimostravano per la prima volta che un alimento del tutto banale, come il tè (la bevanda più consumata al mondo dopo l'acqua) era in grado di bloccare l'angiogenesi attivando gli stessi meccanismi dei farmaci esistenti. E potevano bastare due o tre tazze di tè verde al giorno.
Che magnifica idea, era davvero l'alimentazione la pista da seguire! In effetti, tutti i dati epistemiologici lo confermavano: la principale differenza tra le popolazioni con la maggiore e la minore incidenza dei tumori è proprio la dieta. Inoltre, quando le donne asiatiche sviluppano un tumore al seno, o gli uomini alla prostata, solitamente questo è molto meno aggressivo che in Occidente, E se le molecole chimiche contenute in certi alimenti, come appunto il tè verde così diffuso in Oriente, fossero dei potenti anticancro? Per giunta, si sono già rivelate innocue in cinquemila anni di “sperimentazione” umana. Béliveau aveva finalmente in mano qualcosa da proporre ai bambini senza far correre loro il minimo rischio: alimenti che funzionano come medicamenti o, come a lui piace chiamarli, “alicamenti”.
Il laboratorio di Medicina molecolare alla clinica pediatrica Sainte-Justine di Montreal era uno dei meglio equipaggiati al mondo per analizzare gli effetti delle molecole chimiche sulla crescita delle cellule tumorali e sulla relativa angiogenesi. Se Béliveau avesse deciso di mettere la sua èquipe, forte di cinquanta ricercatori e strumentazioni per 20 milioni di dollari, al servizio della ricerca sugli alimenti anticancro, sarebbe stato quindi possibile compiere rapidi progressi in tempi brevi. Ma si trattava di una decisione rischiosa: dato che non si può certo brevettare un alimento, chi avrebbe finanziato tutta quell'attività di ricerca? Senza prove tangibili a sostegno di quell'ipotesi di lavoro, lanciarsi in un'avventura del genere pareva proprio un azzardo, finché fu la vita stessa che spinse Bèliveau a prendere quella decisione rivoluzionaria...


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