Il caso artistico dell’anno è Eleonora Albanese, che è anche mia moglie. E non lo scrivo perché, come penseranno i maligni, io abbia qualche cosa di grave da farmi perdonare.
Eleonora sta facendo veramente qualche cosa di pazzesco, e se i critici d’arte non fossero completamente distratti dalle sirene danarose dell’arte commerciale avremmo la fila fuori casa la mattina. Ma visto che invece nessun addetto ai lavori si occupa di raccontare la sua furia creativa credo sia un atto di giustizia che lo faccia io, che modestamente sono il più grande conoscitore del suo lavoro.
Innanzi tutto Eleonora è bravissima, ha un senso del colore e della plasticità grandiosi.
Eleonora Albanese interviene contemporaneamente su tutti i
settori delle arti figurative, del design e della comunicazione.
Ma di persone creative con un grande senso dell’armonia ce n’è tante..
L’aspetto particolare è che Eleonora vive di relazioni umane. E questa è la qualità essenziale che rovescia nella sua arte. La novità essenziale del suo lavoro. Cerco di spiegarmi.
Ad Alcatraz Eleonora riesce a fare regolarmente le 2 di notte chiacchierando e cazzeggiando con gli ospiti e le amiche. E succedono cose strane. Infatti, nonostante la leggerezza della conversazione, generalmente a base di battute e sghignazzi, si finisce poi per raccontarsi cose che non si direbbero neanche allo psicanalista. E più di una volta è successo che persone che avevano vissuto drammi gravissimi riuscissero a rompere la corazza e raccontare la loro storia.
Questo doppio binario, completamente faceto e profondissimo è la cifra delle sue relazioni e della sua creatività.
Ed è la chiave che le apre la possibilità di concepire uno stile d’arte improntato sul gruppo. Eleonora, a differenza di tanti algidi artisti, che sono totalmente dediti alla contemplazione del proprio ombelico, è innanzi tutto la portatrice di un senso del NOI, dell’appartenenza a una comunità di persone che si vogliono bene e cooperano. Una parte delle sue creazioni sono in realtà opere collettive alle quali partecipano decine di persone, che magari passano per sbaglio da Alcatraz e si fermano a bere un caffè e dopo 4 ore sono ancora lì, con le mani colorate che stanno collaborando a realizzare un dinosauro di cemento armato lungo 5 metri.
E riuscire a far sentire la seduzione del fare arte a centinaia di persone è veramente una forma d’arte innovativa. Eleonora ha inventato installazioni pensate apposta per poter coinvolgere molte persone e regalare la soddisfazione di aver partecipato a opere di grandissime dimensioni: importanti. C’è il grande cubo che campeggia di fronte alla veranda, costituito da 144 quadri di 30 centimetri per 30. E c’è l’immenso Bosco Fantastico dove ci sono centinaia di sculture, installazioni e dipinti, alcuni grandi, altri minuscoli, che decorano i tronchi degli alberi, pendono dai rami, cospargono il terreno spuntando tra le foglie cadute (e di mese in mese continuano ad aumentare). Tutto incominciò 4 anni fa con una catasta di pietroni che sembrava un antico guerriero con l’armatura, che realizzammo durante una passeggiata didattica, e 23 scheletri di sedie dipinte appese agli alberi da Eleonora e Claudia Rordorf.
E non c’è stato nessuno, nessuno, che abbia resistito al vortice emotivo che Eleonora mette insieme e sia riuscito a NON realizzare la sua personale ispirazione.
Camminare per i sentieri del Bosco Fantastico è uno sgorgante per i tubicini nei quali corrono la curiosità, il gioco e lo stupore di andare in giro per un mondo che è veramente bello.
Al contempo non può non passare in mente che avendo la possibilità di realizzare creazioni deliziose sopra un pianeta stupefacente sia proprio una cazzata mostruosa volerlo trasformare in un mattatoio globale.
Aggiungi che tutto questo lei lo fa senza usare una sola parola difficile, senza nessuna supponenza e sempre senza smettere di ridere e di fare la buffona (come dice lei).
Ma non è che lo fa, ci è proprio.
A questa attività, già di per sé notevole, aggiungi 150 comizi di passione trasmessi via web tv e una serie di video comici, centinaia di fotografie, quadri e sculture.
E poi c’è la produzione di oggetti, come la serie di cubi-libreria, dipinti e decorati con sagome ritagliate in legno (clicca qui).
E infine c’è la borsa Norsa: una rivoluzione che cambierà la vita di milioni di donne, che potranno finalmente trovare subito quel che cercano nelle loro borse risparmiando così miliardi di minuti ogni anno per i secoli a venire. La borsa Norsa infatti è una borsa che si divide in due mostrando al suo interno due sacche trasparenti che ti permettono di vedere istantaneamente, dov'è quel che cerchi (clicca qui per acquistarla online).
(Eleonora non voleva che io pubblicassi questo articolo e ho dovuto sudare per convincerla. Lei dice che rivendica il diritto ad essere Non Important Person)