Ricercatori giapponesi della National Tsing Hua University di Taiwan e tedeschi del Karlsruhe Institute of Technology avrebbero messo a punto un dispositivo di “storage” (immagazzinamento dati) a base di nanotecnologie e filamenti di DNA estratti dallo sperma dei salmoni. Il mix, opportunamente trattato con raggi ultravioletti, “si comporta come un dispositivo ottico di storage WORM (Write Once Read Many times)”, scrive Punto-informatico.it. Il futuro dell'immagazzinamento dei dati è sempre più biologico. E affumicato.