Carissimi,
terminiamo con questa settimana il nostro piccolo viaggio con Franca Rame nelle aule del Senato della Repubblica. L’avventura come senatrice finì il 15 gennaio 2008 con la lettera di dimissioni che riportiamo qui di seguito, pubblicata a pagamento anche su Repubblica.
Dopo pochi giorni il governo Prodi cadde per i fatti suoi e sappiamo com’è andata negli anni successivi.
Grazie Franca, grazie per la tua vita, per la tua coerenza e per il tuo impegno, per la tua bellezza dentro e fuori, per la tua allegria, per le tue lacrime, per la tua arte.
Roma, 15 gennaio 2008
LA MIA LETTERA DI DIMISSIONI
Gentile Presidente Marini,
con questa lettera Le presento le mie dimissioni irrevocabili dal Senato della Repubblica, che Lei autorevolmente rappresenta e presiede.
Una scelta sofferta, ma convinta, che mi ha provocato molta ansia e anche malessere fisico, rispetto alla quale mi pare doveroso da parte mia riepilogare qui le ragioni.
In verità basterebbero poche parole, prendendole a prestito da Leonardo Sciascia: «Non ho, lo riconosco, il dono dell’opportunità e della prudenza, ma si è come si è».
Il grande scrittore siciliano è, in effetti, persona che sento molto vicina, (eravamo cari amici) sia per il suo impegno culturale e sociale di tutta la vita, sia perché a sua volta, nel 1983, a fine legislatura decise di lasciare la Camera dei Deputati per tornare al suo lavoro di scrittore.