Ho visto il film “Il matrimonio che vorrei” con Meryl Streep, Tommy Lee Jones e Steve Carell e l’ho trovato geniale oltre che grandemente girato e interpretato.
Affronta senza banalità la storia di una donna che dopo 31 anni di matrimonio si accorge di non essere felice e inizia a desiderare un rapporto vero: vuole parlare con suo marito, vuole avere un contatto emotivo e fisico, e vuole amore.
Non mi aspettavo che il film riuscisse a raccontare in modo onesto e vero le reciproche ragioni che hanno portato questa coppia di amanti ad abbandonare il romanticismo e a cadere nella routine più vuota e meccanica.
Invece si racconta bene quel che a mio parere è l’angolo più nascosto della psicologia maschile: noi viviamo come un’offesa insanabile il rifiuto, il non essere accolti, e siamo capaci di oscura vendetta autistica.
È un concetto che trovo difficile persino esporre… Potrei dire che noi maschi che abbiamo subito un’educazione patriarcale, costruiamo il nucleo centrale della nostra forza/sicurezza sulla sequenza paura-vendetta-solitudine: desidero unirmi con altri esseri umani, non essere solo ma ho paura del mondo; ho grande paura del rifiuto; e quando sperimento il rifiuto (o il presunto rifiuto) reagisco con un atto di forza e di orgoglio: mi chiudo dentro di me, come una città assediata; pratico la resistenza del rifiuto dei contatti con il mondo esterno, dimostro a me stesso e agli altri che posso vivere da solo; occhio per occhio, rifiuto per rifiuto; questa scelta la perseguo con una determinazione cieca e posso andare avanti per decenni; contraggo i miei muscoli, contraggo il respiro, censuro quello stupido del mio corpo e quell’infantile del mio istinto che anelano contatti affettivi e giochi; mi blindo dentro, uso un senso critico esasperato come cemento dell’anima… E il maschio riesce a fare all’ennesima potenza quello che per una donna è difficile: questo processo di cementificazione avviene spesso in modo formalmente pacifico… Ci sono uomini capaci di perpetrare questa vendetta emozionale continuando a portare il caffè a letto alla moglie. Non ho bisogno di strillare, non ho bisogno di far trasparire sul mio viso espressioni d’ira o di dolore: tu avrai a che fare solo con il mio avatar meccanico, io ti punirò rendendo intangibile la mia anima e annegando i miei sentimenti.
Uno spaventoso suicidio a scopo di vendetta… Io ti odio talmente perché mi hai rifiutato che mi uccido… E tu non saprai neppure che sono morto…
È certamente un meccanismo contorto, malato, infantile.
Ma è un meccanismo potentissimo che credo quasi ogni uomo abbia sperimentato… Ed è un meccanismo che i maschi tendono a tener segreto… Perché dà la misura della nostra effettiva debolezza, del nostro anelare al contatto emotivo avendone al contempo terrore, perché l’educazione che abbiamo subito non contempla la capacità di “abbassarsi” a chiedere amore. Non ti posso chiedere amore ma se tu non capisci da sola quale forma di amore io desidero, allora tu dimostri di essere mia nemica.
Mentre scrivo ho difficoltà ad ammettere con me stesso quel che sto scrivendo…
E mi rendo conto che questo meccanismo spiega molto anche sul femminicidio: un maschio che è riuscito a uccidere completamente la sua emotività perché offeso nel suo onore virile, può arrivare ad uccidere la donna che l’ha “costretto” all’autodistruzione… Soprattutto se è cresciuto nell’ideologia della vendetta come dovere d’onore e come necessità di autodifesa (mi rispetteranno solo se temeranno la mia capacità di vendetta).
È tutto qui il tormento maschile: un paio di concatenazioni illogiche…
…Ragionamenti che mettono i brividi…
Ragionamenti che fanno ancora talmente paura che si stenta a parlarne e a capire che stanno alla base dell’attuale stato di cose, sociale, politico, umano… Come ho detto tante volte sarò felice quando sentirò un leader di partito parlare d’amore durante un comizio…
Dovremo aspettare ancora un po’ visto che la maggioranza dei progressisti non coglie il nesso tra la crisi politica italiana e lo stato emotivo degli amanti.
Quante sono le coppie che non fanno più l’amore? Coppie che non si abbracciano più, che non parlano più, che non si sono mai scambiate un massaggio, che non hanno mai sperimentato uno shampoo reciproco?
Quante tonnellate di emozioni, di intelligenza, di autostima, di voglia di vivere sono state bruciate in questo falò esistenziale?
Quanti figli pensano di non avere speranze non solo per la mancanza di opportunità di lavoro ma anche perché sono cresciuti in un clima di autismo sentimentale, cementificazione della fantasia, assenza di senso?
Quando sentiremo gridare in corteo:
“Del
governo
non ne possiamo più!
Facciamo
l’amore
Facciamolo di più!”
Ps
Da un’inchiesta statistica realizzata di recente dal centro studi della Libera Università di Alcatraz risulta che tra i lettori di Cacao l’incidenza dei portatori di rapporti matrimoniali morti sia inferiore del 25% rispetto la media nazionale: siamo il Nuovo che avanza!
Commenti
Grazie
Non sai quante volte mi sono chiesto se ero l'unico uomo a prendermela cosi tanto quando mia moglie mi diceva "no".... e quante volte ho deposto mattoni di quel folle muro meditando stupide vendette .... ho quasi pianto leggendo il tuo articolo , grazie.
Credo che oltre a parlare di amore nei cortei , occorrono uomini come te che abbia la forza di parlare ad altri uomini delle debolezze di tutti gli uomini .
Cerchi , cortei assemblee di uomini che si rieducano da soli attraverso le loro stesse parole , emozioni , condivisioni e debolezze.
Se solo scoprissimo quante cose ci accomunano , sarebbe piu' facile divenire Uno con tutti.
PS: sono lieto di far parte della comunita di Alcatraz ed essere fiero portatore di un rapporto matrimoniale ! Aiuta a togliere stupidi mattoni di stupidi muri .
Grazie per aver saputo
Grazie per aver saputo spiegare in parole molto semplici ma efficaci ciò che una donna cerca in una relazione che sia davvero completa.
Conserverò l'articolo a scopo educativo...
Temo, però, che certi aspetti siano pienamente comprensibili solo a chi li ha profondamente maturati, nell'ambito di un percorso di crescita personale.
Tu, però, non mollare, insisti, insisti!
Posso aggiungere una cosa che non c'entra? Posso sapere chi ha inventato la parola "femminicidio", che io ritengo di cattivo gusto? Sicuramente qualche giornalista in cerca di una parola ad effetto, come accade spesso per molti neologismi. "Omicidio di femmine"... Sì, va bene, siamo "femmine", ma io trovo nel termine "femminicidio" quasi qualcosa di riduttivo e spregiativo.
Chiamiamo le cose con il loro nome e smettiamo di inventare nomi nuovi: omicidio di donne. Mi sembra che restituisca alla cosa la giusta dignità che merita.
Ciao. D.
"femminicidio"
sono d'accordissimo!! E' davvero svilente... a volte è il linguaggio che, di suo, ostacola (tipo in francese: mon mari, ma femme: mio marito, la mia donna/femmina invece di moglie...) però anche peggiorare le cose apposta... davvero una pessima idea coniare questa parola... ciao di nuovo... Vale - GE
azione meritoria
grazie Jacopo è ammirevole riuscire a sviscerare meccanismi così oscuri e che possono essere vissuti come vergognosi, in questo momento sei stato un coraggioso esploratore e rivelatore di ciò che molti vorrebbero fosse ignorato, anzi che non vorrebbero vedere neanche loro stessi... un po' tipo Prometeo, che diede il fuoco agli umani, va bè esagero ma l'idea è quella...almeno ci hai provato... anche se senz'altro ci potranno essere persone preoccupate invece di mantenere il potere che deriva dal chiudere il proprio animo agli altri, a cui non piace parlare di queste cose...bè non è facile per nessuno di noi ammettere a se stessi e agli altri quanto sia contorta e pesante una parte della nostra vita interiore...ciao