Festival EcoFuturo 2014: un incontro tra sperimentazione e amore per natura e libertà

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Alla Libera università di Alcatraz, l’associazione che Jacopo Fo ha fondato oltre 30 anni fa tra le colline dell’Umbria, c’è una piccola biblioteca. Tra i libri ho trovato, uno accanto all’altro, l’Ulisse di Joyce e una raccolta di Flash Gordon. Il massimo della sperimentazione, un nuovo modo di scrivere e di pensare la letteratura, e un fumetto popolare, ricco di avventura e fantascienza, di amore per la natura (il migliore amico di Gordon è il principe di Arboria) e per la libertà (l’eroe è perennemente in lotta contro il dispotico imperatore Mingo).
Il Festival Ecofuturo è stato come l’incontro tra questi due libri. Un incontro tra sperimentazione e amore per natura e libertà. Per sette giorni, dal 26 luglio al 2 agosto, a Alcatraz si sono confrontati idee e persone molto diverse, in un mix che ha unito concretezza e immaginazione, creatività e tecnologia, semplicità e complessità, esperienze e speranze. Il pubblico? Ragazzi scalzi con barbe da guru indiani e il computer o il tablet sempre a portata di mano, ingegneri in giacca e cravatta, ecologisti venuti in bici da L’Aquila, ambientalisti convinti, semplici curiosi, cittadini in cerca di un sistema per risparmiare sulla bolletta. Il tutto tra tende canadesi e case ecologiche, una cucina che spaziava dalle grigliate ai piatti per vegani, stand che esponevano dal risciò a pannelli solari alle lampade a led di ultima generazione, dalle vanghe ergonomiche a nuovi sistemi per produrre energia dal compostaggio dei residui forestali, sino ai cibi umbri presidio Slow Food.
Le tre aree adibite a dibattiti hanno funzionato a ciclo continuo. I temi di confronto sono stati innumerevoli, ma si possono riassumere in cinque filoni principali. Le ecotecnologie, con inventori, tecnici e progettisti che hanno presentato macchine di ogni tipo: il Converter, che tritura e sterilizza gli scarti ospedalieri, permettendo di smaltirli come normali rifiuti organici a pochi centesimi al chilo, la Green Machine, per produrre energia elettrica dall’acqua calda a 75 gradi, nuovi sistemi fotovoltaici che permettono l’accumulo anche di piccole quantità di elettricità, sistemi innovativi di filtraggio dell’energia elettrica, e tanti altri. I dibattiti sull’ambiente, per esempio come la biodiversità sia fonte anche di ricchezza economica, al quale hanno partecipato dirigenti del WWF e della Lipu. Esempi concreti di solidarietà nazionale e internazionale, dalle iniziative della Rete comuni solidali per l’Africa al progetto migranti nella Locride. Il confronto con rappresentanti politici, come Laura Pupppato, ex sindaco del “comune a 5 stelle” di Montebelluna e ora senatrice Pd, Marco Boschini, coordinatore dei Comuni Virtuosi e Angelo Bonelli, presidente della Federazione dei Verdi, che hanno discusso (cercando, cosa non comune tra i politici, di trovare tra loro i punti in comune, e non quelli di scontro) su come stimolare le amministrazioni locali a promuovere l’ecosostenibilità.  Gli incontri, dal vivo o via Skype, con esperti di ambientalismo e ecosostenibilità di livello internazionale, come  Federico Butera, docente del Politecnico di Milano e consulente Onu, Maurizio Fauri, del dipartimento di ingegneria civile ambientale dell’università di Trento, Gunter Pauli, fondatore della Blue Economy.
E ogni sera, relax con concerti o spettacoli teatrali.
Il bello è stato che su ogni tema c’è stata la possibilità di confrontare idee e progetti diversi, dai più concreti ai più immaginifici. Prendiamo il tema della casa. Il professor Butera ha presentato un progetto molto concreto per costruire case a energia zero nei paesi tropicali. Massimo Moretti, che sul biglietto da visita ha scritto “dreamer”, insegue il sogno di una stampante 3D alta 15 metri in grado di costruire case in argilla e altri materiali nei paesi in via di sviluppo. Per ora è arrivato a costruirne una di 6 metri. E intanto autofinanzia il suo sogno vendendo le stampanti 3D che ha progettato insieme a un gruppo di giovani smanettoni entusiasti (per tutta la settimana hanno mostrato come funzionano, nella yurta mongola di Alcatraz).  L’azienda Agraia ha presentato il suo progetto autocostruzione di mattoni in calce e canapa. L’architetto Chiara Tonelli ha spiegato come funziona la casa ecologica RhOME, che si è appena aggiudicata il primo premio al Solar Decathlon Europe 2014. L’imprenditrice Daniela Ducato ha raccontato l’esperienza di Casa verde Co2.0, un polo produttivo sardo nel quale decine di aziende portano avanti ricerche in comune promuovendo l’uso di prodotti e materie prime a basso impatto ambientale. E si potrebbe continuare.
Tutto questo, e molto altro, è stato il Festival Ecofuturo. Innovativo anche nel modo in cui è stato (ed è) possibile seguirlo: oltre che da coloro che hanno partecipato in carne e ossa, da chiunque. Tutti i dibattiti, le interviste e i workshop sono stati filmati da un’equipe video. Ogni giorno è stata montata un’ora di sintesi, trasmessa quotidianamente dalla tv de Il Fatto Quotidiano, da Italia7, Europa7 e altre emittenti.  Mentre il materiale integrale del Festival si può vedere in qualsiasi momento, oggi o quando si vuole, su www.ecofuturo.tv. Così Ecofuturo cessa di essere circoscritto in un tempo e in un luogo e diventa senza frontiere fisiche o temporali, accessibile sempre e a tutti.
Questo Festival era nato per scambiarsi informazioni, idee, tecniche, esperienze, sogni su come rendere l’Italia e il mondo più solidale e ecosostenibile. Ha funzionato. Ora la speranza, o meglio l’obbiettivo, è che tutto questo diventi una rete che unisca movimenti e associazioni, imprenditori e ricercatori, comuni e politici virtuosi. Il primo passo è stato fatto.

Sergio Parini