Annientare il fotovoltaico!!!
Inviato da Cacao Quotidiano il Lun, 02/07/2011 - 10:41Ampi settori della destra e della sinistra si sono uniti per fermare la diffusione dei pannelli solari in Italia, se ci riescono sara' un disastro!
L’Italia e' devastata da un’ondata di irrazionalita' compulsiva. Il Berlusconismo pare aver tolto a molte menti la capacita' di un pensiero consequenziale.
In un momento di crisi spaventosa, con il prezzo del petrolio che inizia a risalire, si e' deciso di ammazzare il nascente mercato fotovoltaico proprio mentre stavamo raggiungendo i 2 milioni e mezzo di kilowatt di potenza installati, con la possibilita' di realizzare impianti per un altro milione di kilowatt nel 2011.
Sostanzialmente stanno demolendo il decreto sul fotovoltaico approvato da Prodi il 27 febbraio 2007 e confermato fino alla fine del 2013 da Berlusconi il 10 agosto 2010. E questo nonostante il decreto abbia centrato perfettamente il bersaglio: aveva l’obiettivo di evitare di dover pagare multe spaventose per lo sforamento rispetto ai trattati contro i cambiamenti climatici (Kyoto, accordi con l’UE) e di ridurre i pericoli economici spaventosi derivanti dalla forte dipendenza dell’Italia dal gas russo. L’idea era di incentivare fortemente il fotovoltaico per creare uno sviluppo rapido, come volano che ne avrebbe fatto precipitare i prezzi fino al raggiungimento di costi convenienti anche senza aiuto da parte dello Stato.
Ed e' quello che e' successo. 2 milioni e mezzo di kw di potenza, installati sono un risultato colossale.
E grazie all’enorme quantita' di impianti realizzati il costo di un impianto di piccole dimensioni si e' quasi dimezzato rispetto a 3 anni fa, e via via l’entita' dei finanziamenti va diminuendo (nel 2011 ci sara' una ulteriore diminuzione del 6% circa ogni 4 mesi).
Parliamo di quantita' enormi di anidride carbonica e di altri inquinanti che non saranno buttate nell’atmosfera, uccidendo esseri umani e altre creature, parliamo di un contributo notevole al bilancio energetico della nostra economia, parliamo di migliaia di posti di lavoro che oggi esistono grazie a questo grande sforzo innovativo, parliamo di aziende che hanno investito tutto sulle fonti rinnovabili.
Le decisioni prese dal governo in questi giorni, mentre tutti i politici si occupano del Bunga Bunga, significano l’assassinio di tutto il settore. L’immediato blocco della realizzazione di centinaia di grandi impianti quasi autorizzati e gia' contrattualizzati e la perdita di reddito per migliaia di contadini gia' devastati dalla crisi del settore e dalla speculazione selvaggia.
Pare incredibile che questa notizia non appaia in apertura di tutti i telegiornali.
E ancora piu' incredibile e' che un’azione economica di questa portata sia messa in atto senza dibattito, semplicemente inserendo qualche parolina all’insaputa di tutti.
E’ successo che in una piega di un allegato di specifiche tecniche del nuovo decreto di attuazione della politica europea sulle rinnovabili hanno infilato un “sono ammessi agli incentivi gli impianti realizzati in aree diverse da quelle agricole”.
Del proiettile vagante se n’e' accorto Mario Carfagna, imprenditore del settore e tipo preciso, ed e' scoppiato il finimondo almeno nel settore delle imprese fotovoltaiche, che pero' non hanno evidentemente santi in paradiso ed entrature nei salotti buoni. Se la Fiat ha il mal di testa ne parlan tutti, se si uccide il fotovoltaico, chissenefrega (che importa se il settore delle rinnovabili e' strategicamente piu' importante della filiera dell’auto?!?).
C’e' stata battaglia e i sindacati degli agricoltori sono riusciti a ottenere di spostare in alto l’asticella del divieto, a mille kilowatt per proprieta' di almeno venti ettari. Si riduce il danno ma si ammazza comunque il settore.
E tanto per rincarare la dose l’Emilia Romagna rossa e progressista ha aumentato a 80 ettari la superficie minima per mille kilowatt ed e' freschissima la notizia che la Regione Toscana, rossa e progressista, sta emanando una disposizione che riporta a 200 kilowatt il limite massimo per i nuovi impianti.
E la situazione si fa piu' tragica se osserviamo la situazione globale. Non si colpisce solo il solare, si massacra pure l’eolico. E non solo con uno stillicidio di piccole trappole normative ma anche con una resistenza burocratica che rasenta la psicosi paranoide.
Alcuni uffici pubblici arrivano a vietare di attraversare una strada secondaria asfaltata per stendere il cavo per collegare un impianto alla cabina Enel, con la motivazione che quella strada asfaltata si snoda sul tracciato di un antico tratturo rurale.
Ci sono Comuni che arrivano a richiedere l’impatto ambientale per un impianto da 3 kilowatt, in barba alle leggi nazionali, e Comuni che portano a 12 metri il limite d’altezza di una pala eolica.
Ma la cosa incredibile e' che non si puo' dire che dietro questa azione distruttiva ci sia solo la lobby del nucleare (che pur rema contro). No, c’e' anche un retaggio italico di disprezzo e paura delle nuove tecnologie, un sentimento di eco teppismo che se la prende con i simboli della modernita'.
Sui pannelli solari si e' abbattuta un’ondata di falsita' assurde, leggende metropolitane e vecchi preconcetti.
La prima ragione di opposizione e' che il fotovoltaico e' anche un modo per i ricchi di diventare ancora piu' ricchi.
La bellezza del decreto di Prodi sta proprio nel fatto che i piccoli impianti per l’autoconsumo sono convenienti il doppio rispetto ai grandi impianti. Inoltre i tempi per ottenere l’autorizzazione di un grande impianto, e le limitazioni previste (tutte le aree di pregio, anche modesto, sono escluse) danno ai piccoli impianti un ulteriore margine di convenienza e facilita' di realizzazione.
Una legge giusta, che avvantaggia le famiglie e le piccole imprese. Poi pero' la sinistra si e' dimenticata di gestirla (al contrario di quel che e' successo in Germania).
Qualcuno si ricordera' il mio scontro con Rutelli ad Annozero durante il quale fu evidente che non sapeva neanche cosa dicesse la legge che il governo di cui era vicepresidente aveva approvato.
Il risultato dell’incapacita' di organizzare in modo capillare la diffusione dei piccoli impianti, ha fatto si' che quelli realizzati siano decine di migliaia invece di centinaia di migliaia.
A onor del vero abbiamo esempi fulgidi di Comuni e Regioni progressiste che hanno realizzato azioni innovative gestendo grandi accordi tra cittadini e imprese, che hanno portato alla realizzazione di migliaia di impianti. E’ successo in Umbria, in Toscana, in Trentino e in decine di Comuni. Assumendo varie forme e tra queste interessantissima la realizzazione a Peccioli di un sistema di proprieta' collettiva, condivisa tra cittadini-investitori e Comune, di un grande impianto di pannelli solari su terreno agricolo, come quelli che vogliono vietare.
Ma nell’insieme la performance dei partiti progressisti, dei sindacati e delle associazioni ecologiste e' stata deludente.
E comunque, per colpa di un analogo immobilismo del mondo dell’imprenditoria italiana, i kilowatt installati sono comunque molti meno di quelli si sarebbero potuti realizzare.
I grandi impianti quindi non hanno tolto spazio agli impianti piccoli.
La situazione italiana e' talmente arretrata, rispetto ad esempio a quella tedesca, anche se tutti si mettessero a costruire impianti non ce la faremmo fisicamente a costruirne piu' di tanti e se per assurdo scoppiasse una corsa frenetica al fotovoltaico, i piccoli sarebbero sempre avvantaggiati.
Allora perché alcuni onesti progressisti si oppongono alla possibilita' per i grandi gruppi di fare finalmente qualche cosa di buono?
Vogliamo salvare l’ambiente, evitare milioni di morti causati dall’inquinamento, fermare il nucleare, erodere la base economica che genera le guerre per le fonti di energia? Vogliamo farlo veramente?
Si tratta di una battaglia epocale. Hanno ragione i sostenitori del nucleare a dire che e' difficile tagliare i consumi razionalizzando gli sprechi e sostituire il petrolio con le fonti rinnovabili. Io penso anzi che sia difficilissimo. Per riuscirci dobbiamo mobilitare tutte le energie dell’Italia, servono montagne di soldi da investire, professionalita', comunicazione.
Fermare l’inquinamento e il delirio nucleare dovrebbe essere una grande battaglia di “Unita' Nazionale”.
E possiamo lavorare perché in questa corsa i piccoli impianti siano in gran numero.
E’ impossibile riuscirci?
A quel che mi risulta la Coop e' la prima rete di distribuzione in Italia, ed e' nata proprio dalla cooperazione tra i lavoratori che decisero di non farsi fregare facendo la spesa. Ci siamo scordati come si fa a far la politica dei fatti che ha reso grande il movimento progressista negli ultimi 100 anni?
E’ poi importante capire che se non ci fossero stati i grandi impianti fotovoltaici non ci sarebbe stato il crollo dei prezzi che si e' registrato.
Senza contare tutte le aziende produttrici e installatrici non avrebbero proprio potuto svilupparsi in Italia senza la misura industriale che i grandi impianti hanno consentito.
Pensare di fermare la costruzione dei grandi impianti per punire i ricchi e' una sciocchezza proprio perché chi vuol farsi l’impianto da 3 kw diventerebbe una vittima collaterale. Otterremmo la diminuzione del numero di piccoli impianti, non il loro aumento, proprio perché, se uccidi una filiera poi tutto diventa piu' caro.
Una gallina in coma generalmente fa poche uova.
La seconda forte obiezione contro i grandi impianti viene da una componente del fronte ambientalista.
Sostanzialmente si dice che i pannelli solari e i mulini a vento sono brutti e danneggiano l’ambiente.
Sul fatto che son brutti posso discutere. E comunque la nostra legislazione di tutela ambientale e paesaggistica e' fortemente restrittiva ed esclude a priori che grandi impianti si possano installare in luoghi vulnerabili o di particolare valore paesaggistico o storico.
Ma perché i pannelli danneggerebbero l’ambiente?
Si dice che i terreni dove vengono installati i pannelli solari vengono danneggiati. Sono stato contestato da persone che sostenevano che sotto i pannelli la terra diventa sterile per 200 anni.
Ora mi si deve spiegare come questo possa avvenire.
Queste persone si immaginano che costruire un impianto voglia dire cementificare tutto e poi ricoprire il terreno in modo ermetico per 50 anni dopo averlo irrorato di veleni.
Quel che succede invece e' che di cemento non se ne usa proprio, anche perché costa troppo, visto che si impiegano delle grandi viti di acciaio per ancorare gli impianti al terreno. I pannelli poi sono inclinati per pigliare meglio il sole. La parte piu' bassa del pannello sta a circa 90 centimetri dal suolo, la piu' alta a 3-4 metri.
Inoltre con le nuove tecnologie a film sottile (simili a quelle dei televisori al plasma) tra un pannello e l’altro (grossomodo ogni 60 cm) c’e' uno spazio di 1 centimetro che permette a vento e pioggia di passare. In questo modo si risparmia enormemente sulle strutture portanti perché si diminuisce “l’effetto vela” cioe' la resistenza al vento offerta dalla superficie dei pannelli. Il che vuol dire che l’ombreggiatura dei terreni e' solo parziale e non impedisce la crescita dell’erba.
E sarebbe una follia irrorare tutti gli impianti di veleni diserbanti allo scopo di evitare che le piante possano crescere piu' alte dei pannelli. Questo nell’arco dei decenni di vita di un impianto provocherebbe lo svilupparsi di una vegetazione di nuove colonizzatrici non sensibili a quei diserbanti e piu' costose da estirpare.
Il controllo della vegetazione sottostante agli impianti lo si ottiene a meta' prezzo coltivando in modo sinergico piante erbacee perenni, che collaborano a tener pulito il terreno da altre piante. Questi prati vengono trinciati periodicamente per prevenire il pericolo di incendi e il materiale tagliato va ad arricchire il terreno decomponendosi. Inoltre queste piante rappresentano un utile secondario per gli agricoltori permettendo l’allevamento di animali di piccola taglia, che non mangiano grandi quantita' di erba, come le galline.
Ma il punto essenziale che sfugge e' che non solo i pannelli solari NON danneggiano i terreni né li rendono sterili, essi sono anche la risposta a un grande problema di molti campi depauperati.
Negli ultimi decenni grandi appezzamenti di terra in pianura sono stati super sfruttati con le coltivazioni industriali, e stanno diventando deserti chimici per il costante depositarsi di diserbanti, anticrittogamici, insetticidi, concimi di sintesi. Questi terreni richiedono dosi sempre crescenti di agenti chimici che erodono la convenienza economica della coltivazione.
Si tratta di un problema enorme che sta mettendo in crisi migliaia di agricoltori. Impiantare su questi terreni esausti impianti fotovoltaici in associazione con colture perenni rappresenterebbe un modo per interrompere questo circolo vizioso delle culture spinte chimicamente allo stremo. E’ l’unico modo per ricreare l’equilibrio ecologico dei terreni lasciando loro il tempo per rigenerarsi e ricominciare a trattenere fino all’estate, sotto forma di umidita', le piogge invernali e primaverili.
E saggiamente alcune regioni sono intervenute per concentrare i grandi impianti a terra proprio in queste aree agricole degradate spesso limitrofe alle zone industriali.
C’e' poi chi sostiene ancora quel che era vero 50 anni fa, cioe' che per produrre un pannello fotovoltaico serva piu' energia di quanta ne produrra' durante la sua vita produttiva.
Oggi e' diminuita del 90% la quantita' di silicio necessaria per costruire una cella fotovoltaica ed e' diminuito enormemente il costo energetico della fusione del silicio grazie a forni continui lunghi centinaia di metri. Non a caso anche il prezzo del silicio sta crollando. I pannelli di ultima generazione ripagano l’energia consumata per la loro realizzazione in meno di due anni, quelli a film sottile sono vicini a un anno.
E grazie all’enorme spinta sul fotovoltaico provocata dai finanziamenti istituiti in molti Paesi, si stanno sviluppando impianti di produzione sempre piu' grandi ed efficienti e diminuisce ogni anno il costo di produzione.
Altra bugia e' che sia oggi impossibile riciclare i pannelli fotovoltaici. Le migliori case produttrici comprendono nel costo del pannello anche la presa in carico e il totale riciclaggio dei pannelli a fine corsa.
Lo possono fare proprio perché sono riusciti a produrre i pannelli in modo tale che sia agevole e conveniente riutilizzarne i materiali.
Obiezioni simili si muovono all’eolico e sono altrettanto insensate. Se i mulini a vento sono costruiti bene non spruzzano olio lubrificante inquinante nel raggio di 20 metri (spreco assurdo), non producono un frastuono insopportabile, non necessitano di sventrare colline e aprire autostrade. E la legge esistente vieta espressamente che vengano costruiti in posti di particolare pregio e prevede che i meccanismi siano correttamente funzionanti e non si devasti il territorio per installarli. In Italia abbiamo delle leggi che non vengono applicate. Facciamole applicare. Vietare tutto non e' una soluzione accettabile.
Annientare il fotovoltaico e l’eolico non e' sensato dal punto di vista economico e ambientale e se vogliamo costruire un futuro di pace e farla finita con le guerre per il controllo dei pozzi di petrolio e degli oleodotti.
Jacopo Fo