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Chi vuole uccidere il solare?

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Sono molto preoccupanti le anticipazioni di due possibili decisioni del governo.

Decisioni che avrebbero l'unico effetto di mettere i bastoni tra le ruote alla diffusione dei pannelli solari che producono elettricità (solare fotovoltaico).

Il governo Prodi ha compiuto una grande rivoluzione decretando che qualunque costruzione nuova o che venga nel futuro ristrutturata, debba essere anche migliorata dal punto di vista dell'isolamento termico e dell'efficienza energetica.

Un'azione essenziale che darà risultati enormi negli anni, come è già accaduto in Germania e nel Trentino Alto Adige.

Ma ora si vorrebbe imporre a chi vuole installare pannelli solari fotovoltaici su un tetto, di rifare completamente il tetto, per isolarlo termicamente e di intervenire su altri elementi. Il che vuol dire che solo chi vuole affrontare anche lavori onerosi di miglioramento installerà pannelli solari!

Ora il buon senso vorrebbe che il governo dicesse ai cittadini: diminuite il vostro impatto energetico.

Quindi è positivo isolare il tetto come è positivo installare i pannelli. Perché costringere i cittadini a realizzare entrambi gli interventi oppure a non fare niente?

E' la bestia antica del massimalismo ideologico, quella che si agita dietro questa proposta. Assurdo e punitivo, nasconde il desiderio di dividere il mondo in perfetti e malvagi invece di cercare di valorizzare gli aspetti positivi di ognuno.

La seconda idea è altrettanto perversa ma più raffinata: penalizzare gli impianti di pannelli solari a terra. E qui siamo a un'altra forma di massimalismo senza senso. Cosa fanno di male i grandi impianti a terra? In Italia ci sono enormi aree agricole in via di desertificazione e tanti terreni compromessi da attività dissennate.

Gli impianti di pannelli solari fotovoltaici vengono posizionati a circa 2 metri di altezza, lasciando una piena insolazione su circa tre quarti del terreno e creando nella parte in leggera penombra un microclima umido, perfetto per far crescere un'erba folta e perenne. Gli impianti fotovoltaici consentono la cura di prati perenni e rigogliosi per oltre 30 anni e offrono ai terreni protezione dalla pioggia diretta, dal vento, dalle malerbe e dagli incendi.

I grandi impianti fotovoltaici permettono quindi di recuperare nel tempo la fertilità perduta di questi terreni, con nuova formazione dell'humus, ma al contempo offrono anche nuove modalità per mantenere la produttività agricola dei terreni.

Cosa vogliamo di più? Produciamo energia elettrica e contrastiamo la desertificazione, offrendo contemporaneamente agli agricoltori ben quattro forme diverse di utile derivanti: da produzioni agricole di nicchia su terreni poco produttivi, dalla cura del verde e dall'incasso dell'affitto dei terreni stessi pagato dai proprietari degli impianti solari, ma soprattutto dalla possibilità di investire direttamente nel fotovoltaico, senza capitali (usando sistemi di finanziamento tipo Esco), senza rischi e anche senza tassazione degli utili.

Cosa diranno gli agricoltori delle aree marginali del sud, quando sapranno che questo Governo sta loro portando via una delle poche possibilità di poter continuare a coltivare i terreni dei loro antenati e di farli ancora coltivare ai loro figli e nipoti?

Cosa risponderà il Governo?

Oggi tutto il dibattito si svolge tra "esperti" dei due Ministeri (Sviluppo Economico e Ambiente). Nessun politico sembra interessarsi dell'Energia Solare. Le proposte delle aziende e delle loro Associazioni sono state integralmente rigettate, dagli "esperti".

Questi "esperti" avversano anche i progetti di grandi impianti fotovoltaici a terra che permettono lo sviluppo di forme di risparmio cooperative, basate sull'installazione di campi fotovoltaici sul modello di quanto è successo in Germania e Spagna. Gli investimenti già programmati vengono cancellati senza motivazioni, perchè bollati senza appello dagli "esperti" come speculazioni. Invece questa forma di investimento, con un utile garantito dal prezzo di acquisto agevolato della corrente elettrica prodotta dagli impianti, sarebbe una manna per i risparmiatori italiani che si vedrebbero finalmente offerto un prodotto veramente sicuro dopo le batoste argentine e parmalattesi. Quindi otterremo anche un miglioramento della pessima salute del mercato del risparmio italiano.

Ma niente di tutto questo può avvenire se gli impianti a terra smettono di essere convenienti quanto quelli sui tetti.

In particolare non si può più immaginare grandi consociazioni di piccoli imprenditori e risparmiatori che riducono i costi allestendo grandi aree con una gestione comune.

Ma i danni fin qui descritti sarebbero moltiplicati dall'effetto perverso della combinazione di queste due sciagurate proposte con la drastica riduzione di tutte le tariffe precedenti, che gli "esperti" dicono di ritenere necessaria. Sulla riduzione delle tariffe la motivazione sfiora l'assurdo: si dice che la speculazione causata dalle tariffe troppo alte ha bloccato le installazioni fotovoltaiche in Italia. Ma se gli "speculatori" rinunciano a realizzare gli investimenti e non trovano chi gli ricompri le autorizzazioni, perchè gli stessi investimenti dovrebbero mettere il turbo quando il conto economico diverrà inaccettabile per qualsiasi banca? Si dice allora che tanto il fotovoltaico in Italia non si installa per altri motivi e quindi tanto vale tagliarne la convenienza. Insomma: il solare è moribondo, diamogli il colpo di grazia...

La verità è che l'Italia, fanalino di coda nel solare, era diventata improvvisamente la nazione dove l'elettricità fotovoltaica spuntava il prezzo più alto.

Un mercato potenzialmente enorme, proprio perché parte con 50 volte meno pannelli fotovoltaici rispetto alla Germania. Un mercato potenziale che ha immediatamente attirato l'interesse di banche internazionali e di industrie fotovoltaiche.

Grandi produttori e installatori internazionali e gruppi di finanziatori stavano organizzando iniziative in Italia. Le industrie fotovoltaiche più avanzate tecnologicamente hanno anche iniziato a valutare la possibilità di enormi investimenti per la costruzione, direttamente nel nostro paese, di linee di produzione. Il che avrebbe creato in Italia migliaia di nuovi posti di lavoro e la possibilità di sviluppare capacità in un comparto strategico per lo sviluppo futuro.

L'Italia ha bisogno anche di grandi impianti fotovoltaici a terra, anche per sviluppare nel mercato fotovoltaico quella massa critica indispensabile a diminuire drasticamente i costi di installazione residenziale.

Ovviamente se invece le proposte masochiste degli "esperti" dovessero passare all'interno del Governo, il mercato fotovoltaco italiano toglierebbe a chiunque l'interesse a sviluppare impresa in Italia. La Grecia ha tanto sole quanto l'Italia, paga bene l'elettricità solare e in più finanzia le installazioni con il 50% a fondo perduto. Perché mai dovrebbero investire da noi le industrie fotovoltaiche internazionali?

Negli anni passati si è consumata in Italia la morte della manifattura fotovoltaica e solare termica. Oggi se ne vuole impedire la rinascita.