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Harold Pinter - Premio Nobel per la Letteratura 2005

L'articolo del sabato

Pubblichiamo questa settimana un interessante articolo tratto dal sito di Nuovi Mondi Media (www.nuovimondimedia.it). Buona lettura.

Harold Pinter, uomo di pace
di John Pilger

L'establishment politico anglo-sassone e' sempre stato abile nel contenere e nel ridimensionare i propri intellettuali. Harold Pinter, l'ultimo vincitore del Premio Nobel per la Letteratura, e' l'eccezione.

Nel 1988, il romanziere e critico letterario inglese D.J. Taylor scrisse un pezzo di grosso rilievo intitolato "Quando la penna dorme".
Estendendolo, lo fece diventare un libro - "A Vain Conceit" (Il concetto vano) - nel quale l'autore si chiedeva perche' il romanzo inglese cosi' spesso scadesse in "pettegolezzi da salotto" e perche' i grandi temi attuali venissero sistematicamente evitati dagli scrittori britannici. Secondo Taylor, le loro controparti in America latina, ad esempio, sentivano realmente la responsabilita' di trattare i grandi temi della politica, la giustizia e l'ingiustizia, la ricchezza e la poverta', la guerra e la pace: l'idea dello scrittore che lavora in splendida solitudine era considerata assurda. Dove sono, si chiedeva l'autore, i George Orwell, gli Upton Sinclair, i John Steinbeck dei nostri giorni?
Dodici anni piu' tardi, Taylor si stava facendo la stessa domanda: dov'erano finiti il Gore Vidal e il John Gregory Dunne inglesi? "Gli intellettuali che contano nell'anfiteatro della politica, e noi che ci accontentiamo di Lord [Jeffrey] Archer [uno scrittore inglese che nel 1987 si rese famoso per aver denunciato un tabloid, NdT] ...".

Nel mondo delle celebrita' della scrittura post-moderna, i premi vengono spartiti tra coloro che sostengono le ideologie imperanti; gli scrittori politicamente pericolosi ne restano fuori. John Keanes, il presidente dell'Orwell Prize for Political Writing [Premio Orwell per gli scritti politici, NdT], disse di non considerare un problema l'assenza di grandi scrittori politici contemporanei tra i vincitori del Premio Orwell, ma attaccando coloro che si richiamavano a "un immaginario passato aureo". Keanes scrisse che coloro che "rimpiangevano" questo "passato immaginario" erano gli stessi non in grado di apprezzare gli scrittori che davano un senso al "crollo della vecchia divisione tra destra e sinistra".

Quale crollo? Nelle democrazie occidentali la convergenza tra partiti "liberali" e "conservatori" - come tra i Democratici e i Repubblicani negli Usa - rispecchia la fusione di mentalita' essenzialmente simili fra loro. I giornalisti si impegnano assiduamente nel cercare di promuovere una divisione fittizia tra i principali partiti politici e per offuscare la verita'.

Una verita' e' che, ad esempio, oggi la Gran Bretagna e' una nazione con un'unica ideologia, in cui due fazioni si professano rivali ma si rivelano identiche, come nel caso del libero commercio. Le reali divisioni tra destra e sinistra si trovano al di fuori delle aule parlamentari, e non sono mai state cosi' evidenti come ora. Sono divisioni che riflettono la disuguaglianza - senza precedenti - tra la poverta' in cui versa la maggior parte dell'umanita' e i privilegi di una minoranza corporativa e militarista, il cui quartier generale, con sede a Washington, cerca di controllare le risorse mondiali.

Una delle ragioni per le quali questi pirati possono regnare indisturbati e' che la cultura anglo-americana, in particolare quella degli scrittori - "le persone che hanno voce", come li ha definiti Lord Macauley - sono mansueti, o complici o pusillanimi o cinguettanti. In una parola, ricchi. Di tanto in tanto spuntano anche i provocatori, ma l'establishment britannico e' sempre stato abilissimo nel ridimensionarli e nel contenerli. Coloro che rifiutano l'omologazione vengono spacciati come eccentrici faziosi, finche' non si conformano allo stereotipo generale e alle visioni legittimate dall'establishment.

Harold Pinter e' l'eccezione. L'altro giorno mi sono seduto per tentare di redigere un elenco di scrittori a lui vagamente affini, quelli con una sola voce, quelli consapevoli delle proprie grandi responsabilita' in quanto scrittori. Ho buttato giu' alcuni nomi, ma tutti quelli che mi sono venuti in mente sono attualmente impegnati in contorsioni intellettuali e morali, oppure addormentati. La pagina, eccezion fatta per Pinter, e' rimasta bianca. Egli e' l'unico ad essere "irrequieto", a non sproloquiare, ad avere il coraggio di denunciare. Ma, soprattutto, e' l'unico a capire il problema.

Ascoltate queste parole: "Oggi ci troviamo in una terribile voragine, una specie di abisso, perche' il presupposto oggi e' che le politiche non esistono piu'. Questo e' quello che vuole la propaganda. Ma io non credo alla propaganda. Non credo che le politiche, la nostra coscienza politica e la nostra intelligenza politica non esistano piu': se cosi' fosse, saremmo veramente condannati. Per quanto mi riguarda, non riesco a vivere in questo modo. Mi e' stato detto cosi' spesso di vivere in un paese libero, e, al diavolo, voglio essere libero. Con cio' intendo che ho l'intenzione di mantenere la mia indipendenza di pensiero e di spirito e che credo che questo sia un obbligo per tutti noi. La maggior parte dei sistemi politici parla un linguaggio talmente vano che e' nostra responsabilita' e nostro dovere di cittadini reagire criticamente contro il ricorso a un tale linguaggio. Certo, cio' significa tendere all'impopolarita'. Ma al diavolo la popolarita'".

Ho incontrato Harold per la prima volta quando sosteneva il governo eletto dal popolo in Nicaragua, durante gli anni '80. Al tempo ero corrispondente dal Nicarugua.
Girai un filmato sull'eccezionale vittoria dei Sandinisti, ottenuta nonostante i tentativi di Ronald Reagan di inviare illegalmente alcuni propri delegati addestrati dalla CIA oltre il confine con l'Honduras per tagliare la gola alle levatrici e agli anti-americani. Certo, la politica estera statunitense, sotto Bush e' ancora piu' violenta: piu' piccolo e' il paese, maggiore diventa la minaccia, di poter fungere da esempio per altri piccoli stati che rifiutano il dominio degli Usa.

Cio' che mi colpi' della partecipazione di Harold fu la sua consapevolezza di questa verita' - di solito negli Stati Uniti e in Gran Bretagna considerata un tabu' - e l'eloquente espressione "al diavolo", che usava in tutto cio' che scriveva e diceva. Sembrava che, quasi da solo, avesse restituito "l'imperialismo" al lessico politico. Va ricordato che nessun commentatore aveva piu' usato questa espressione; pronunciarla in un luogo pubblico era come gridare "fottiti" in un convento. Adesso la si puo' urlare dappertutto e la gente accennera' il proprio consenso; l'invasione dell'Iraq ha tolto qualsiasi dubbio e Harold Pinter e' stato uno dei primi ad avvertirci. Fu lui a descrivere, impeccabilmente, la sconfitta del Nicaragua, l'embargo contro Cuba, l'uccisione in massa di civili iracheni e slavi come atrocita' imperialiste.

Nel descrivere il crimine Usa commesso contro il Nicaragua - gli Stati Uniti destituirono un tribunale internazionale di giustizia che aveva giudicato i loro attacchi omicidi fuori legge e che aveva ordinato di porvi fine - Pinter ha ricordato che Washington ha raramente rispettato la legge internazionale.

Aveva ragione. Scrisse: "Nel 1965, il presidente Lyndon Johnson disse all'ambasciatore greco negli Usa: 'Vaffanculo al vostro Parlamento e alla vostra Costituzione. L'America e' un elefante, Cipro e' una pulce. Se si continua a pizzicare l'elefante, si puo' venire schiacciati dalla sua proboscide, schiacciati a fin di bene...' Lo diceva sul serio. Due anni piu' tardi, i colonnelli presero il potere e il popolo greco passo' sette anni di inferno. Bisognerebbe complimentarsi con Johnson. Almeno qualche volta ha detto la verita', anche se brutale. Reagan diceva bugie. La sua famosa definizione del Nicuragua, "una prigione totalitaria", era una bugia da qualsiasi punto di vista. Era una dichiarazione non supportata dai fatti, non aveva alcun fondamento reale. Allo stesso tempo, si trattava di una frase altamente risonante, che persuase coloro che non facevano finta di pensare...".

Nella commedia Ashes to Ashes (Ceneri alle ceneri), Pinter utilizza l'immagine del nazismo e dell'olocausto, interpretandole come un monito contro simili "atti omicidi repressivi, cinici e indifferenti" commessi dagli alleati dei paesi imperialisti e trafficanti di armi quali gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. "La democrazia mondiale sta andando a picco. Dunque, in "Ceneri alle ceneri" non parlo solo dei nazisti, ma parlo di noi, della nostra concezione del passato e della storia, e di come queste agiscono oggi".

Pinter non ha mai detto che le democrazie Usa e Uk sono totalitarie come lo era stata la Germania nazista, ma sostiene che spesso sono proprio i democratici dall'aspetto impeccabile a perpetrare azioni totalitarie, che nella teoria e nella pratica, sono poco diverse da quelle che perpetrarono i nazisti. Mezzo milione di persone vennero assassinate dai bombardieri inviati segretamente e illegalmente dagli Usa nei cieli della Cambogia da Nixon e Kissinger, dando inizio all'olocausto asiatico che poi Pol Pot ha completato.

I critici hanno odiato il suo impegno politico, spesso giudicando le sue opere noiose e trattando con condiscendenza la sua schiettezza. Pinter, in cambio, si e' fatto scherno della loro vuota derisione. Pinter e' uno scrittore della verita'. La sua comprensione del linguaggio politico si conforma a quella di Orwell. A Pinter, come direbbe Pinter stesso, non "interessa" la proprieta' del linguaggio, ma solo il suo senso piu' autentico. Al termine della guerra fredda, nel 1989, scrisse: "...durante gli ultimi quarant'anni, il nostro pensiero e' stato intrappolato nelle vacue strutture della lingua, in una retorica obsoleta, fuori uso ma di immenso successo, che ha rappresentato, secondo la mia opinione, la sconfitta dell'intelligenza e della volonta'".

Una sconfitta che Pinter naturalmente non ha mai accettato: "Al diavolo questa retorica!"
Grazie a Pinter, la sconfitta e' oggi lungi dall'essere assicurata. Al contrario, mentre altri scrittori stavano dormendo o farfugliando, egli era consapevole che la gente non e' mai immobile, la gente si sta agitando di nuovo.
Harold Pinter occupa un posto d'onore.

Fonte: http://www.truthout.org/docs_2005/101405D.shtml
Tradotto da Tanja Tion per Nuovi Mondi Media