Molti ne parlano e ne strillano… Ma sinceramente non vedo molte idee all’orizzonte. Un modo diverso di fare un partito esiste?
Sono tutti in crisi. Il vecchio modello di partito non regge più.
Con cosa lo sostituiamo?
Lasciamo perdere se chiamarlo partito o movimento… Andiamo al sodo.
In questo momento esiste un solo modello alternativo, quello di Grillo.
Sicuramente è il meglio che si può fare. È stato individuato un sistema per selezionare in modo democratico i candidati, oltre a evitare di inserire gente sotto processo.
OTTIMO.
Questo è il meglio che si può fare adesso. Ma io immagino qualche cosa di più… Il partito del futuro.
Come potrebbe essere?
Innanzi tutto immagino un partito che sta in mezzo alla gente.
Il PCI degli anni ’50 era proprio questo in alcune regioni del centro Italia, che non a caso sono rosse ancora adesso.
Il PCI aveva una ragion d’essere materiale, l’adesione non era ideologica.
Il cuore era la battaglia quotidiana per la qualità della vita, nei paesi, nei quartieri. Il Partito non era a Roma e sul web. Era nella tua strada. Il Partito si impegnò allo stremo in una colossale opera di contrasto alla povertà materiale e culturale.
Fu organizzata una rete di associazioni e cooperative, casse mutue, mulini popolari, case del popolo.
Grazie al Partito risparmiavi quotidianamente sulla spesa alimentare, avevi interessi bancari decenti su mutui e depositi, un’assicurazione onesta, un posto dove andare a giocare a carte e a ballare e dove i figli potevano andare a studiare e a giocare a calcetto. Il Partito si mobilitava per qualunque ingiustizia e per qualunque emergenza, una rete di solidarietà che era protezione civile, assistenza alle persone in difficoltà, difesa dei diritti civili. Andavi dal segretario del partito se tua moglie era malata, per avere un consiglio sul medico o per sapere se qualcuno cercava operai…
Si costruivano le case nei fine settimana e si compravano i trattori, i torni e forni in cooperativa.
Tutti questi comportamenti sociali cooperativi, che migliorano quotidianamente la qualità della vita della gente, da un po’ di anni conoscono una nuova primavera.
Quel che manca oggi non sono le cooperative o i gruppi d’acquisto.
Manca un sistema di coordinamento a livello nazionale che unisca le forze, diffonda le esperienze che funzionano.
Non si fa rete.
Non esiste poi un gruppo di persone che lavori a progettare sistemi e modalità capaci di sviluppare questo movimento economico-cooperativo e culturale.
Non esiste neppure un centro di formazione che faccia crescere e dia strumenti lavoro alle persone chiamate a coordinare questa rete…
Peraltro non esiste neppure qualcuno che stia facendo scuola quadri con gli aspiranti parlamentari (dal Sel a Idv a M5S). Mi riferisco a una scuola vera, dove si studia di brutto.
Perché non basta eliminare gli inquisiti. Bisogna formare parlamentari e coordinatori della rete cooperativa che sappiano fare il loro mestiere.
Un partito di professionisti capaci.
Onesti non è sufficiente.
Qui ci vogliono idee geniali per uscire dal pantano culturale, etico e economico.
Oggi la rete ci offre la possibilità di sviluppare un sistema di cooperazione popolare cento volte più potente di quello del dopoguerra.
Ma non si fa.
Non esiste un’organizzazione che abbia la capacità di mettere assieme le potenzialità.
Faccio un esempio: sono anni che mi chiedo cosa si aspetti a creare una compagnia per la telefonia cellulare che venda a prezzi etici. L’ho proposto a decine di gruppi grandi e piccoli, nessuno ti dà retta…
È una roba che è stata realizzata in posti “arretrati” come il Bangladesh, c’è riuscita la Banca dei Poveri di Yunus, dieci anni fa. È la terza compagnia cellulare per numero di abbonati. Da noi esiste qualche cosa di simile, ma vende telefonia mobile solo a cooperative e onlus. Quindi si potrebbe fare anche più in grande.
Noi abbiamo fatto un contratto per la telefonia fissa con il nostro gruppo d’acquisto.
Ma per fare un gruppo d’acquisto sulla telefonia mobile bisognerebbe partire con un minimo di 5.000 abbonamenti …
Nessun gruppo può riuscirci da solo…
E, appunto, manca la logica del mettersi assieme.
Manca l’idea di un partito capace di essere motore di sviluppo della cooperazione.
Un partito che non si limiti a diventare rappresentanza parlamentare, ma sia attore degli interessi materiali del popolo. Un partito-sindacato-gruppo d’acquisto- associazione culturale-incubatore di imprese etiche e ecologiche.
Un partito-impresa nel senso onesto del termine.
Che poi era quello che era il PCI nel dopoguerra. A causa della Guerra Fredda avevano mascherato la vera natura del PCI in un gioco di specchi leninista, il partito dei quadri, l’Arci e la CGIL come mediazione organizzativa per le masse popolari, la rete cooperativa come economia alternativa che permetteva a milioni di italiani di rapportarsi direttamente con il mercato, diventando autoimprenditori. Chi lavorava nelle cooperative non aveva padroni. Il PCI era la rappresentanza politica parlamentare di una reale base di massa, sociale ed economica al contempo.
Poi tutto questo ha perso la bussola ed entrando in un Ipercoop non hai la sensazione che la Coop sei tu…
Ma una volta entravi in una Coop come si entra nel cuore della resistenza economica al sistema… La Coop, ai suoi inizi, ha fatto la differenza sul serio…
Mettevi fisicamente la rivoluzione comunista in padella!
Questo sistema offriva un enorme vantaggio collaterale.
Permetteva di selezionare i dirigenti politici sulla base delle loro capacità di gestire localmente l’azienda partito. Se un pirla diventa presidente della Casa del Popolo, te ne accorgi subito che non è capace. Serve abilità artigianale per far quadrare i conti, la lingua sciolta non basta.
Il sistema ha funzionato fino agli anni settanta. Poi sono arrivati D’Alema e Veltroni, hanno bypassato il sistema selettivo e hanno impestato il partito.
Immaginando un simile partito possiamo poi pensare che anche sul terreno della lotta politica si comporterebbe in modo diverso.
Un paio di anni fa scrissi a Di Pietro una lettera, pubblicata sul fatto on line nella quale proponevo una strategia di lotta concreta, sul fronte legale, per i diritti civili, sul modello delle lotte dei neri americani.
Di Pietro inaspettatamente mi rispose dal suo blog entusiasta promettendo di aprire un dipartimento dell’Idv che si sarebbe impegnato su questo fronte. Poi ha avuto altro da fare. Forse se avesse mantenuto la promessa adesso non si troverebbe un partito alla deriva...
Bisogna tornare al partito espressione della tensione morale, culturale e economica del popolo.
Il Partito Olistico.
Anche perché se il partito è incentrato sullo sviluppo di soluzioni concrete dei problemi quotidiani e materiali del popolo, attraverso la cooperazione, allora viene facile unirsi e trovarsi d’accordo. Perché la tua azione ha un reale misurabile obiettivo concreto.
I partiti attuali invece si uniscono su obiettivi politici, legislativi, in fin dei conti ipotesi teoriche, la cui verifica si avrà solo in futuro… Quindi ci si unisce su teorie, e come ben si sa sulle teorie è anche facile dividersi…
I partiti di opinione sono destinati alle risse interne….
Ma per il momento questo non è neppure tema di discussione nel Movimento Progressista.
Solo i Verdi Civici stanno timidamente muovendosi in questa direzione… È un segnale positivo.
Ma speriamo che questa idea si diffonda al più presto.
Sennò sono dolori…
Commenti
Partito olistico
Ciao,
condivido (e rimpiango) l'analisti storica, con l'importanza e la bellezza di quanto sono riusciti a fare quelli prima di noi, con i loro sforzi associativi.
Ho dei dubbi sul futuro. Dubbi veri, non voglio dire che sono contrario, solo che non mi hai ancora convinto :-)
Il punto e' che molti dei mali odierni derivano dalla commistione tra politica ed economia. Mi chiedo se noi italiani siamo maturi per quello che dici o se rischiamo di creare le premesse per ulteriori malaffari. Quello che tu proponi presuppone qualita' personali rare.
Insomma, non vorrei creassimo un nuovo carrozzone...
Mi immagino qualcosa come un primo periodo "magco" seguito subito da un assalto alla diligenza di persone in cerca di ritorno personale. Come le controlliamo?
Un saluto,
Nazareno
Partito olistico
Ciao,
come al Tuo solito, puntuali, encomiabili e condivisibili sono le Tue considerazioni sulla tragica situazione attuale dei partiti italiani, sia di vecchia che di nuova generazione. L' ormai inequivocabile antieticita', incapacita' e scarsa competenza a continuare a gestire la 'res pubblica' e la dignita' del nostro Paese in Italia e nel mondo intero, caratterizza sia i partiti tradizionali, per le malefatte di alcuni loro eminenti personaggi, sia il recente Movimento 5 Stelle, per l' inadeguatezza dei propri candidati, privi, come sono, di un' idonea preparazione politica ed una spiccata competenza a rappresentare gli Italiani nelle sedi istituzionali.
Condivido, altresi', la Tua giusta considerazione, da me gia' espressa in qualche commento nei vari blog, relativa all'impossibilita' di eleggere 'sic et simpliciter' esclusivamente tra le fila degli utenti della rete gli uomini, che dovranno rappresentare noi cittadini nelle varie sedi istituzionali nella maniera piu' etica, responsabile, competente e ravveduta possibile.
Non bisogna generalizzare, da un canto, e lasciarsi prendere dal panico, d'altro canto.
E' indubbio che dalle ceneri dei partiti tradizionali possano emergere menti elette, politicamente preparate e non inquinate dal malaffare e che dalla rete possano essere cooptate menti, altrettanto elette (preminentemente a Tuo giudizio, ma anche con il supporto democratico dei partecipanti al costituendo organismo), prive di alcuna pecca(etico-economico-sociale) e, se non gia' preparata, da preparare (previo adeguato corso da istituire in rete) alla vita politica. Cio', utilizzando anche quegli organismi politici esistenti, come i Verdi, in toto o in parte, che ritenessero di partecipare al costituendo nuovo partito, che tuttavia rispondano ai requisiti essenziali del rispetto delle Istituzioni, dell' onesta', della puntualita', della responsabilita', della competenza e dell' equita' sociale.
Puoi, se vuoi, contare sulla mia disponibilita' anche per tale Tua lodevole iniziativa. (Ciro Lombardi)
il terreno è un po' inaridito
Non é facile di questi tempi aggregare ed aggregarsi, fra tutto penso che questa sia la peggiore sciagura che ci hanno procurato, tra finanza imperante, politici ingordi e miserabili arricchiti. Trovare fiducia, da isolati e scolpiti nella quotidianità, é un'impresa titanica. La cooperazione funzionava e funziona dove ci sono energie positive, curiosità, desiderio di confrontarsi e aprirsi senza paure. E allora, secondo me, occorre stanarci, prima ancora di offrirci progetti e alternative, che sarebbero rifiutate "a prescindere". Ricordate Lucio Dalla quando parlava del mare ucciso e umiliato? Ecco, io ho questa sensazione profonda, anche se non so bene come farlo rivivere. Piccole comunità, gruppi, sembra quasi che servano da scudo rispetto a dimensioni più ampie, la rete diventa il luogo privato dove giocare senza rischiare del proprio.
Dove allora? La piazza, la splendida piazza, ma non solo per le manifestazioni. Io sono pugliese, e quando torno nel mio paese sono sempre rinvigorita nel vedere la piazza, le strade, piene di gente di tutte le età, mischiate e perfettamente integrate, fino a sera tardi. C'è spazio per tutti, e lo spazio è di tutti. Partiamo da qui.
Oppure l'esperienza di Lift Gallery, associazione culturale che a Roma o in altre cittá, coinvolgendo direttamente i condomini, organizzava mostre o performance negli ascensori condominiali, fino a creare rapporti e scambi tra persone che prima al massimo si scambiavano un saluto distratto. Questa è la rete che ci manca, per cominciare.
un bacio, mg
Proviamoci
Penso tutto quello che hai scritto da anni, e condivido l'idea di provare a ricreare una rete. Si può fare, credo. Con impegno e fatica, ma non voglio arrendermi all'idea che non sia possibile. Sarebbe troppo dura da accettare.
Proposte, soluzioni concrete, regole precise da rispettare, onestà diffusa in ogni fibra del nostro essere, e di conseguenza nel movimento.
http://nip123.blogspot.it/
Partito nuovo... uomo nuovo. Uomo nuovo--- partito nuovo.
Bisogna togliersi dalla mente che possa nascere un “partito nuovo” che non sia un'organizzazione che si pone come obiettivo il superamento dell'attuale sistema capitalistico. L'attuale crisi è simultaneamente congiunturale, strutturale e sistemica e trae origine e forza dalla impossibilità di retribuire il capitale direttamente nella sfera della produzione di merci. La finanziarizzazione dell'economia ha come obiettivo la retribuzione del capitale, che non ha più sufficiente “alimento” dal settore reale. Pertanto oggi la crisi si configura come crisi dell'attuale sistema economico dominante ed ha come epicentro, finalmente (a meno di una qualche miracolosa risurrezione del sistema stesso, che ha sempre dimostrato una capacità di rigenerazione e mutazione incredibile), il profitto stesso. Chiunque si ponga dentro tale sistema ha già perso la sua “battaglia” per un partito “onesto”, “pulito”, “non corrotto”... il problema è che un partito, qualsiasi partito, in un contesto capitalistico non può non essere “corrotto”, essendo funzionale agli interessi enecessariamente agganciato al mondo dell'impresa capitalistica. Che che se ne dica, e con buona pace degli esegeti del libero mercato, il sistema capitalistico è molto distante dal paradigma della concorrenza perfetta. Si trova esattamente al suo opposto. Ogni impresa per poter vivere ha necessità -estremo bisogno- di stabilire una rete di relazioni il più possibile permanenti e durature, tali da rendere la sua attività il più possibile stabile. All'interno di questa cornice i partiti, tutti i partiti che si muovono nell'orizzonte di questo sistema, sono o divengono, in breve tempo, necessariamente delle “appendici” del mondo dell'impresa.
Esiste un nuovo modo di concepire un partito? (continua)
Carissimo Jacopo Ineccepibile
Carissimo Jacopo
Ineccepibile l'analisi storica e la proposta di politica pratica ma... Secondo me manca un elemento che è quello che accomuna la vecchia esperienza comunista con le comuni socialiste con, persino, le esperienze delle comunità cristiane primitive: l'ideologia. A noi non basta pensare che qualcosa sia buona e utile per farla! Abbiamo bisogno di credere in un progetto, in una "fede". Come appunto era il comunismo o il cristianesimo. Non credo che il PCI abbia cambiato natura con D'Alema e gli altri, semplicemente si è sgretolato il comunismo, i "fedeli" hanno smesso di credere che avrebbe potuto essere una esperienza realmente possibile con in reale potere trasformativo e perciò sono arrivati i D'Alema... Non ho idea di quale potrebbe essere la soluzione e, anzi, un po' mi sconforta! Per fare qualcosa di grande e utile c'è bisogno di "credere". E se non si crede piu?
Partito nuovo? Magari!
“Un nuovo partito, una nuova forma di organizzazione, in questo momento, sembra essere necessaria come il pane”.
Come dovrebbe essere il partito?
Non credo che si possa ricorrere ai tipi di organizzazioni politiche del passato, riproporre un partito di tipo “giolittiano”/”anglosassone” o un partito “leninista”. Quindi, in tal senso, si tratta davvero di costruire qualche cosa di nuovo.
Che caratteristiche dovrebbe avere?
Certamente non dovrebbe essere un partito di “opinione”, un partito leggero. Al contrario dovrebbe avere una potente rete organizzativa ed una capillarità tale da far impallidire persino i “carabinieri”. Dovrebbe essere presente in ogni paese ed in ogni città, proprio come era presente il vecchio PCI. Strutturarsi secondo comunità territoriali che riproducano in ambito economico l'esperienza del software libero, dotarsi di centri motore di sviluppo economico totalmente compatibili con il mantenimento integrale dell'ambiente naturale. Eliminare totalmente l'idea stessa di profitto, che non significa rinunciare alla ricchezza, ma configurarla diversamente dall'accumulazione di carta straccia. Verificare sul “campo”, selezionare e riprodurre le esperienze economiche significative e valide. Dovrebbe considerare prioritari l'aspetto economico e la tutela integrale dell'ambiente naturale, in quanto componente essenziale di ogni aspetto della vita comunitaria e a partire da ciò fare della dignità di ogni essere umano un principio inviolabile ed inalienabile. Capace di infiltrarsi in ogni interstizio della società e divenire egemone non solo culturalmente ma, soprattutto, economicamente.
Il movimento 5 stelle.
Credo molto nel Movimento 5 Stelle. Condivido quasi tutto il programma di questo nuovo soggetto politico, però sono convinto che, nonostante si tratti di consistenti e rilevantissimi contributi alla realizzazione di un tipo di democrazia diretta e diffusa, non sia sufficiente.
La partita si giocherà essenzialmente sul terreno economico peraltro macroscopicamente truccato. A partire da questo dato di fatto, bisognerebbe costruire una nuova, inedita, forma di organizzazione. A fronte della crisi devastante che attraversa tutto il mondo e che non ha ancora esplicato i suoi maggiori effetti. è chiaro che la credibilità di un (nuovo) soggetto politico sarà necessariamente proporzionale a quello che riuscirà a mettere in campo come nuovo progetto di sviluppo economico capace di bloccare gli effetti della crisi in corso.
Il sistema capitalistico sembra somigliare sempre più ad un “gigante con i piedi d'argilla” e forse sono maturate le condizioni che consentono di assestargli un “colpo di incontro” capace di metterlo definitivamente al tappeto. Il sistema attuale è stato in grado di salvare soltanto banche, multinazionali e poco altro, “gettando a mare” tutto il resto, inclusi i settori della borghesia medio alta. Questo è un elemento inedito della crisi. Il sistema è talmente debole da dover “sacrificare” quel che è sempre stato usato come uno straordinario elemento di “assorbimento” e “contenimento” di tutte le istanze rivoluzionarie. Nel fare questo, però, ha lasciato dietro di se enormi spazi vuoti -che andrebbero occupati immediatamente-, anche perchè convinto di aver acquisito una specie di invulnerabilità a causa di una serie di meccanismi posti in essere a livello internazionale capaci di contenere e controllare le eventuali spinte, vecchie e nuove, verso un superiore sviluppo economico ed una maggiore giustizia sociale. Questo sembra spiegare come mai le enormi mobilitazioni che si sono verificate in Grecia, non hanno ottenuto, almeno per il momento, nessun risultato tangibile. Nessun risultato è emerso da queste enormi “scosse telluriche”, perché nessuno sa dove cazzo andare e come scardinare questi meccanismi che sembrano essere “invisibili ai comuni mortali” ed irraggiungibili, ma che pesano come montagne sulla vita di miliardi di persone. Non si tratta di “tradimento”, o, almeno non soltanto di quello, delle forze politiche che tradizionalmente erano legate agli interessi dei ceti popolari, ma di una impossibilità oggettiva di modificare alcunché all'interno degli schemi tradizionali e di una mancanza di prospettiva dovuta al fatto che ci si sta inoltrando in un nuovo terreno. Sembra necessario scompaginare totalmente lo schema di azione economico-politico andando ad occupare tali enormi spazi vuoti che il capitalismo ha lasciato dietro di se e che a questo punto non sembra più in grado di gestire (sviluppo pienamente sostenibile con l'ambiente, sanità, istruzione, gestione delle risorse necessarie alla vita come il cibo, l'aria, l'acqua...). Ma come è possibile gestire questo enorme e complesso insieme di spazi, beni e servizi potenziali? È in questo contesto che ha senso porsi il problema dell'organizzazione -del “partito nuovo”-, tenendo bene a mente che non sarà più possibile attuare le “solite” “ricette” di “sviluppo economico”, le classiche politiche keynesiane, sia perchè quel tipo di teoria soffre di indeterminatezza, essendo venuto meno il trade-off tra inflazione e occupazione, sia perchè esistono tutta una serie di vincoli a livello internazionale che possono far fallire questo tipo di strategia economica nel modo peggiore, scippando tutto l'incremento di reddito che un singolo paese è stato capace di realizzare (a questo proposito si può ricordare la prima esperienza mitterrandiana) e costringendolo ad un rapido dietrofront. I meccanismi che congiuntamente e in maniera sinergica, nel concreto, impediscono l'adozione di politiche di sviluppo sono:
il vincolo della bilancia dei pagamenti;
l'aumentato grado di apertura delle economie;
la globalizzazione -l'unica!- del mercato dei capitali;
la sincronizzazione del ciclo economico dei diversi paesi;
il modello di sviluppo, universale ed accettato da tutti, basato sulle esportazioni e che poi è stato alla base della crisi del '29 sfociata nella II guerra mondiale;
nel caso dell'Europa, nell'adozione di una moneta unica (il famoso e famigerato EURO) in economie molto diverse e con obiettivi strategici addirittura opposti. Un effetto “moltiplicatore” della crisi in questo continente è stato sicuramente modellare i parametri di questa nuova moneta sulla base dell'unico paese strutturalmente esportatore.
L'azione di questi nuovi organismi economici -”veri e propri anticorpi capaci di attaccare e distruggere tutti gli agenti patogeni portatori più o meno sani di crisi”- dovrà “raggirare” tali meccanismi e tenere il più possibile all'interno -nel paese, nelle regioni, nelle città e nelle singole comunità- il reddito che queste hanno prodotto ed utilizzarlo come volano di ulteriore sviluppo in una specie di circolo virtuoso che miri a creare e consolidare condizioni di sviluppo economico pienamente sostenibile con l'ambiente e capace di imporre realmente migliori condizioni (ricordando anche che “la quantità non migliora la qualità”) di vita al di fuori dei meccanismi del consumismo e del degradante sviluppo indotto attraverso di esso, giocando da entrambi i lati dell'economia, non solo producendo unità economiche capaci di soppiantare le imprese capitalistiche, ma usando il potere d'acquisto di ogni singolo individuo in maniera, tendenzialmente e potenzialmente esclusiva per far crescere queste nuove realtà economiche.
In ultimo ma non per ultimo non basta mettere insieme, “raggruppare”, fare la sommatoria delle esperienze “alternative” che si sperimentano in campo economico per formare un partito, è necessario che queste esperienze siano cementate da un collante comune, da un comune sentire, da una identica aspirazione e questa non può essere che, di nuovo, l'aspirazione comune ad una società comunista.
In attesa del nuovo partito...
ovvero puntare all'integrazione con M5S, Zeitgeist e con chiunque si ponga al di la della linea separatrice dall'attuale mondo di merda disegnato da banchieri e multinazionali, per una società a misura d'uomo.
Sogno di una notte di primo autunno - I HAVE A DREAM.
"Forza Grillo... DAJE GIÙ...FACCE SOGNÀ".
Se si sommano le percentuali accreditate al M5S con le percentuali dei "disillusi", di quelli che non votano, perchè hanno il disgusto e le palle piene della classe "dirigente"/"politica", il M5S potrebbe raggiungere e superare la fatidica soglia del 50% dei consensi elettorali. potrebbe dare uno scossone ai martirizzati popoli europei e far tremare fin dalle fondamenta la discomunità europea. Si tratta di un sogno... soltanto un sogno, ma se il M5S riuscisse a prospettare una rinascita economica sana, virtuosa ed ecologica in Italia, riuscendo a mobilitare tutti i quelli che non ne possono più di questo stato di cose, forse avrebbe una possibilità, solo una possibilità, di riuscire nell'impresa "titanica" di abbattere questa "tirannia". A queste cose la gente si appassiona, potrebbe diventare una specie di "Rocky Balboa", contro i professionisti della "disinformazione"/"menzogna", del regresso economico/politico e della deriva di un paese ormai abbrutito, stremato, nauseato, compulsivo -un vero coacervo di individui frustrati e instabili-, che non ha più voglia nemmeno di protestare. Anzi è arrivato alla convinzione che è diventato inutile protestare. Tentare di dare alla gente un obiettivo su cui valga la pena battersi. Come si può tentare di arrivare ad un tale risultato? La risposta è allo stesso tempo concettualmente semplice, ma fattualmente complicata. Agire sulla leva economica e far partecipare tutta la popolazione a questa nuova era di sviluppo economico totalmente compatibile con l'ecologia. Provare a dare impulso ad una crescita "sana", ecologica, reale per una economia che ormai è allo sfascio; agire sullo sviluppo di energie realmente rinnovabili; diventare il paese europeo leader in questo settore; rimettere in moto la ricerca e tentare scardinare i progetti dei "dominatori" della terra sulla nuova divisione del lavoro internazionale (continua).
in attesa del partito nuovo (2)
Occupare il "fianco sinistro" del M5S
nella battaglia imminente tra civiltà e barbarie
(cASTA pOLITICA, gOVERNICCHIO mONTI,
bce, bANCHE, mULTINAZIONALI...).
Frammenti di un "possibile, utopico, evanescente, volatile" programma economico.
Tanto per fare esempi noti a tutti, si può parlare di:
raccolta differenziata. Innanzitutto va chiarito subito, contrariamente a quella che è l'opinione generale, che la raccolta differenziata costa meno del trattamento dei rifiuti in discarica o in inceneritore. Nonostante il buon senso e tutti gli indicatori economici siano a favore della raccolta differenziata questa stenta ad affermarsi. Solo un iscritto al pd, un cerebroleso, un politico -tra questi la differenza è davvero minima- o un "avvoltoio" (trattasi comunque di un malato di mente) che ha nel profitto, ottenuto a tutti i costi anche a scapito della salute di un'intera popolazione, il suo unico scopo della propria vita, può "preferire" la discarica o l'inceneritore. Tali loschi personaggi non dovrebbero poter gestire la raccolta differenziata, in virtù del fatto che esiste un evidente "conflitto di interesse". In una tale situazione di "stallo" le comunità locali potrebbero, loro stesse, in prima persona, organizzarsi per la raccolta differenziata, avendo, nel M5S la sponda politica. La RD non solo evita di produrre "rifiuti" rimettendo in "ciclo" i materiali che altrimenti finirebbero in discarica o in inceneritore aumentando il degrado ambientale, ma è un'occasione per creare occupazione;
settore dell'energia alternativa (eolico, fotovoltaico...). Potrebbe essere un volano eccezionale di sviluppo e occupazione. Immaginare un tipo di produzione di energia diretta e diffusa, con singole "unità produttive" (case, imprese, ed ogni soggetto concepito e costruito nei "centri motore di sviluppo") che producono la propria energia, la immettono in un "serbatoio" comune e sono comproprietari di una rete di distribuzione bidirezionale che appartiene a tutti. Si potrebbe immaginare il settore di produzione dell'energia come "orizzontale" e "diffuso", dato che è fondamentale non permettere monopolio dell'energia. Produrre la propria energia significa conquistare concretamente la propria libertà individuale e collettiva. Non possono essere "imprese" "accreditate" come enel o acea o"pizza margherita" o qualsiasi altra cosa ad avere il controllo delle energie alternative (che dovrebbero diventare le uniche energie che possono essere prodotte), perchè in questo modo si rendono gli individui, le comunità ed i paesi dipendenti da qualcuno che produce qualcosa di essenziale alla stessa vita e libertà di tutti e perchè anzichè potenziare lo sviluppo di queste fonti di energia, tenterà in tutti i modo di limitarle, essendo per loro natura potenzialmente "orizzontali" e "diffuse".
Tutto il settore dell'edilizia dovrebbe essere rivoluzionato attraverso l'autoproduzione esclusiva di case attive, capaci di generare energia.
Ogni struttura produttiva, ogni casa, ogni impresa deve essere uno scambiatore di energia.
Le forze realmente orientate al cambiamento e al conseguimento di una società ancora capace di progresso sociale, possono utilizzare come uno strumento di eccezionale capacità di sviluppo, il settore verticalmente integrato della cannabis, capace di sostituire totalmente il "petrolio e i suoi derivati"; questo settore apre una enorme opportunità di sviluppo economicamente sostenibile (e, in fondo, di civiltà) ed appetibile, essendo, questo, ancora un settore in embrione, ma capace di esplodere e di mettere in un angolo tutte le produzioni della "chimica lebbra" e di quei settori che incidono pesantemente sull'ambiente naturale producendo inquinamento, malattie e morte.
Invertire la tendenza allo sviluppo tramite il consumismo sfrenato, nevrotico e eteroindotto che produce "oggetti" ("beni" più o meno durevoli) con la data di scadenza come il latte. costruire, al contrario, imprese capaci di produrre beni che non si rompono mai.
I "soliti noti" sono in grado di usare il "lavoro" come arma di ricatto, perchè sono i soli a poterlo, illusoriamente, "offrire" come "ultima offerta non negoziabile" e da "prendere o lasciare" (secondo l'antico adagio popolare: "o mangi questa minestra o salti dalla finestra"), per "compiere qualsiasi scempio e nefandezza". È possibile, però, concepire e realizzare concretamente un diverso modo di "offrire lavoro", capace di conseguire simultaneamente 2 obiettivi: una vita dignitosa; togliere la potentissima arma del "monopolio dell'offerta di lavoro" ai soliti quattro sciacalli capaci di tutto per un "po'" di "profitto". È possibile immaginare anche su questo fronte una vera e propria "rivoluzione". Basare le opportunità di sviluppo non sul capitale, ma sulla intelligenza. Non dovrebbe essere permesso l'uso (abuso) del lavoro come arma di ricatto per imporre mostri capaci di devastare il territorio e produrre morte (vedi TAV, PONTE SULLO STRETTO, CENTRALI A CARBONE, NUCLEARI...), il lavoro deve essere un elemento (uno tra i tanti, non l'unico) capace di consentire una vita dignitosa ed in piena armonia e protezione con l'ambiente naturale.
Tutti obiettivi del M5S, tutti pienamente condivisibili, tutti capaci, potenzialmente, di sviluppare un più elevato grado di democrazia "diretta" e "diffusa" ed una economia altrettanto diffusa, capillare e partecipata, di "trattenere" il reddito prodotto dentro le comunità locali e, più in generale, dentro il "sistema" paese, evitando le strettoie concepite a livello internazionale e capaci di generare solo "controllo" e "catena di comando".
Si tratta di capire come realizzarli. Il sistema della formazione di centri motore di sviluppo organizzati territorialmente che passano dentro le comunità locali è pienamente organico a tali obiettivi e potrebbe configurarsi come un elemento essenziale per la realizzazione di una società più a misura d'uomo e capace di conseguire quel minimo di felicità tale da rendere dignitosa la vita.
tutto ciò è a portata di mano e immediatamente realizzabile. Si tratta di mostrare, solo di mostrare, senza bisogno di "inventare" o dire cose capaci di far ammutolire un tale in procinto di essere buttato giù da un aereo in volo, cosa si può realizzare, attraverso questa via e poi confrontarlo con lo squallore dell'"esistente".
Unica nota dolente. Il M5S (ahimé) sembra essere convinto che tutto ciò sia possibile realizzarlo solo ed esclusivamente attraverso la leva politica, ed è per questo che è sceso in campo nell'"arena" della competizione elettorale. Sembra molto probabile che per questa via non si riuscirà mai ad ottenere alcun risultato, essendo il sistema politico abbondantemente lottizzato -da "funghi, muffe e spore"-, sclerotizzato, diffusamente necrotizzato e al massimo della sua "entropia" possibile e dunque tale da rendere ogni ulteriore tentativo di un suo utilizzo anche al solo scopo "umanitario" ulteriormente peggiorativo.
È per questo che bisognerebbe scendere in campo al fianco -sinistro- del M5S, andando a coprire e sostenere il "quarto settore" -il settore economico-, contribuendo a costruire il sostrato della base economica capace di garantire mutazioni stabili e durature del sistema economico.
Concludo, definitivamente, avendo abusato abbondantemente dello spazio messo a disposizione dal buon Jacopo, ricordando che: "non esiste un solo modo di "governare il mondo", ne esistono infiniti elevato a n, con n grande quanto si vuole".
mobility sharing
caro jacopo,
ti seguo da anni, sono stato ad Alcatraz e negli anni hai partecipato via skype a 2 eventi che ho organizzato sulla mobilità per Napoli.
Dalla lettura del tuo blog e dall'esperienza di Mockus che ho scoperto tramite te ho imparato che alcuni settori, la mobilità ad esempio, sono strategici perchè hanno la capacità, se ben gestiti, di portare cambiamenti che travalicano lo specifico settoriale.
Infatti, ho venduto la mia precedente attività - ostelli - per dedicarmi completamente a un nuovo servizio di car e bike sharing completamente elettrico che si chiama Bee. Lo facciamo partire da Napoli verso fine febbraio.
Ciò che mi interessa del tuo approccio è non solo il buon senso, ma l'enfasi sulla gestione dei progetti: non esiste idea rivoluzionaria che non passi per la gestione sapiente e accurata di tutte le fasi di un progetto.
Sono dei vostri se può servire: sono laureato in comunicazione e sto prendendo una laurea in urbanistica, ne capisco un bel po' di turismo e di mobilità sostenibile.