Questione di percezioni

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In Italia l'80% dei giovani tra i 18 e i 30 anni vive in casa con i genitori. In Gran Bretagna sono il 50%, negli USA il 40.
Verrebbe subito da pensare che la "colpa" sia dei figli, che non riescono a rinunciare alla cucina di mamma o al bucato lavato e stirato. Marco Manacorda ed Enrico Moretti, ricercatori italiani del Centre for Economic Performance della London School of Economics, parlano invece di un fenomeno contrario: sono i genitori che, utilizzando tecniche subdole, convincono i figli a restare in casa. I genitori traggono beneficio dalla compagnia e dai servizi che i figli possono offrire. Inoltre possono esercitare un controllo.
"Il prezzo che i giovani italiani si trovano a pagare - spiegano i due studiosi - e' una scarsa indipendenza e, a lungo termine, poca soddisfazione nella vita".
Che poi magari avete bisogno dell'avvocato Taormina...

(Fonte: Ansa)


Commenti

Il motivo per cui io sono ancora in casa è molto più pratico: mancano i soldi! Le case costano una cifra sproporzionata!

Sarebbe anche interessante conoscere i parametri e gli strumenti utilizzati per raggiungere un così sbalorditivo risultato, in una così importante e fondamentale ricerca. In particolare mi piacerebbe conoscere il criterio di valutazione delle "tecniche subdole" messe in atto dai genitori degli italiani (che comunque risultano smidollati e privi di carattere) per costringere in casa i propri figli... non so, la minaccia di sospendergli la paghetta settimanale, forse?

Le case costano uno sproposito, i giovani vengono pagati uno schifo, la burocrazia obbliga essere più persone !

Si, una delle motivazioni può essere l'abnorme balzo di valutazione che si è avuto nelle case negli ultimi due anni. Ma questi cavolo di contratti atipici, non sono da meno in termini di sicurezza.
Metteteci, poi, il fattore crescita mentale ed ecco che i giovani si ritrovano in casa dei genitori anche dopo i 30 anni.
Altro che pranzetti! Altro che bucato! La famiglia ormai un valore passato in second'ordine: ragazzi che se si sposano pensano che tanto se le cose non vanno c'è sempre la separazione come alternativa, il soddisfacimento dell'ego personale prevale sul concetto di coppia come entità unica nell'universo, ma questi sono concetti troppo vasti da argomentare qui.
E' vera anche la teoria che sono parecchi gli smidollati che non vogliono addossarsi tante responsabilità, generate da una probabile convivenza, e ad ogni modo sparerei sulla croce rossa adducendo le colpe di tutto ciò ad una società a cui vanno bene così, questi "poverini", nolenti e/o volenti.
Penso che bisognerebbe operare anche qui, fare in modo di spronare le persone ad affrontare con disinvoltura la vita, dando loro, in primis, un lavoro, onesto possibilmente, ed una casa, a prezzi onesti possibilmente.
Ma la mia utopia, alla base del mio personale concetto di stato, non fa parte di questa parte di mondo, che si arricchisce dell'altrui povertà, non consentendo alle nuove leve di decollare, grazie al nascere di fattori come lavoro precario e prezzi delle case, che altro non fanno che scoraggiare anche i giovani più volenterosi!

Se vi interessa l'argomento, andate al forum del Corriere, dove si è già discusso sul tema.
Io mi colloco a metà tra i due schieramenti. E' vero che le case costano sempre di più, che il lavoro è sempre più precario e che mancano i soldi... ma è anche vero che in Italia la mamma ci tratta bene e molti ragazzi (ragazzi? a 35 anni?) rimangono a casa per comodità. Conosco tanti trentenni che hanno un lavoro e continuano a vivere con i genitori per non dover stirare, cucinare, per non parlare poi di impegnarsi seriamente con il/la relativo/a fidanzato/a.
La questione è molto più complessa di quanto sembri.
Io me ne sono andata a 24 anni (condivido un appartamento in affitto con un'amica, non ho un contratto di lavoro stbile, lavoro sette giorni su sette per potermi mantenere da sola, quindi non accetto la scusa della mancanza di soldi) e i miei hanno preso la mia voglia di indipendenza come un tradimento. Non dovrebbe essere il contrario? I genitori non dovrebbero spronare i propri figli a crescere?