Salviamo la Terra con un miliardo di alberi

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Salviamo la Terra con un miliardo di alberi
La proposta, tutt'altro che campata per aria, arriva dalla keniana Wangari Maathai, Premio Nobel per la Pace nel 2004 proprio grazie a un'iniziativa simile. Nella sua carriera di ambientalista questa signora, grazie al progetto Green Belt Movement, ha combattuto desertificazione ed erosione del suolo piantando circa 30 milioni di alberi!
Ora l'obiettivo e' piantarne un miliardo nell'arco del 2007. "Chiunque - ha spiegato il Nobel - puo' scavare una buca, metterci dentro un albero e poi innaffiarlo, prendendosi cura che non muoia. Nel mondo siamo in 6 miliardi".
Un'iniziativa di simile calibro porterebbe all'assorbimento di circa 250 milioni di tonnellate di anidride carbonica dall'atmosfera, con tutti i benefici che ne conseguirebbero. Una quota considerevole, se si calcola che l'intera Europa dovrebbe, secondo il Protocollo di Kyoto (di cui siamo firmatari), ridurre le emissioni inquinanti di CO2 di 35 miliardi di tonnellate.
Complessivamente si calcola che la deforestazione, in corso soprattutto in Asia, Africa e America Latina, contribuisca per circa un quinto all'aumento dei gas serra.
L'Organizzazione delle Nazioni Unite non sembrerebbe pero' intenzionata a finanziare il progetto e davvero non riusciamo a capirne il perche'.
In attesa che prendano una decisione definitiva facciamo da soli: con 5 euro e' possibile finanziare la messa a terra di un albero in Burkina Faso (www.centroghelawe.org/associati/finanziamenti/alberi.htm). "Prometto che lo pianto io di persona personalmente!" (Simone)
E per rispondere alla richiesta di carta, dall'Uganda arriva un'altra lezione di ecologia: il governo ha approvato e finanziato (insieme al governo giapponese) un progetto per il riciclaggio delle bucce di banana. Pulite, essiccate e lavorate possono trasformarsi in perfetti fogli di carta riciclata.


Commenti

Quando ero alle elementari ricordo che si festeggiava la festa dell'albero, ero in un paesino di campagna, Cerea ed ero in collegio. Alla cerimonia partecipava tutto il paese vestito a festa, noi in divisa a scacchetti grigi con il fiocco al colletto bianco, il completo doveva essere pesante perchè la ricorrenza si faceva tra ottobre o novembre, a volte c'era la nebbiolina. E poi c'era la banda, il prete e dietro, maschi da una parte e femmine dall'altra due file di bambini, adolescenti, insegnanti, sindaco, carabinieri e poi tutti gli altri del paese. Si partiva dalla Chiesa si percorreva la via principale fin quasi fuori dal centro paese, dove c'era una lapide grande come una porta, non ero mai in prima fila per poter leggere, e questa era contornata dagli alberi come un'abbraccio. E insieme alla banda cantavamo un inno all'albero. Non sono più tornata là ma mi piacerebbe sapere se ancora esiste questo posto e se la tradizione ha resistito. Un amico ferroviere mi ha raccontato che suo padre ha il suo albero lungo i binari. "Non è mai troppo tardi" diceva qualcuno, riprenderci anche questa abitudine e riportarla nelle aule perchè mai come oggi abbiamo bisogno di questo bene prezioso.
Ogni bimbo che nasce ha diritto al suo albero.
Franca