OPERAZIONE VICENZA “NO DAL MOLIN”

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da www.fotostrane.superba.it

Lanciamo la campagna “RIPENSACI PRODI”
Chiediamo al nostro premier di riconsiderare il suo editto di Bucarest sull’allargamento delle base americana a Vicenza e, con un atto di grande umiltà avere il coraggio di pronunciare le inedite parole, mai pronunciate da nessun politico al mondo:
“HO SBAGLIATO! AVREI DOVUTO CONSULTARMI CON I MIEI MINISTRI, IL PARLAMENTO E I CITTADINI VICENTINI . FARÒ L’IMPOSSIBILE PER RIPARARE AL MIO ERRORE”.

Affinché questo sogno si possa verificare occorre un’enorme mobilitazione e grande impegno da parte di un grande numero di italiani. Quindi proponiamo di inviare in numero spropositato di email o, chi non ne avesse la possibilità, cartoline postali, al Corriere della Sera ([email protected] - Corriere della Sera - via Solferino, 28 - 20121 Milano) e alla Presidenza del Consiglio ([email protected] - Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370
00187 Roma). Ognuno può scrivere il messaggio che sente purché BREVE, ma per comodità del copia-incolla suggeriamo un testo:
RIPENSACI PRODI!
LIBERA VICENZA DALLA BASE AMERICANA DAL MOLIN
Vi invitiamo a privilegiare l’invio al Corriere che affogando in un mare di comunicazioni, sarà sollecitato a dare avviso ai suoi lettori della enorme ( ci auguriamo!!) mobiliatazione dei cittadini.
Vi preghiamo di diffondere questo comunicato su tutti i siti, blog, quotidiani online, mailing list ecc… e annunciare l’operazione “Prodi ripensaci” anche sui giornali cartacei nello spazio lettere o qualsiasi altro mezzo di informazione, bacheche, università, scuole, fabbriche…

Certi della vostra mobilitazione vi abbraccio
Franca


Commenti

lettera aperta ai partecipanti alla manifestazione del 17 febbraio a Vicenza”
a cura di Paolo De Gregorio – 3 febbraio 2007

I nodi vengono sempre al pettine, e così le illusioni di poter furbescamente ottenere qualche briciola di cambiamento dai vecchi navigatori della politica si sono sciolte come neve al sole.
La vera questione sul tappeto non è il raddoppio della base di Vicenza, né il rifinanziamento della guerra all’Afghanistan, ma il fatto che in Italia destra e sinistra sono totalmente d’accordo nel continuare con la subordinazione e il servilismo verso gli Usa, condannando tutta l’Europa ad essere identificata complice di una politica imperiale che è contro i nostri interessi e contro qualsiasi pacificazione con il mondo mediorientale e islamico.
Le centinaia di basi Usa e Nato presenti in Europa certificano questa nostra complicità e collateralità con la politica Usa, che non è una politica scelta dai cittadini europei, ma stabilita mezzo secolo fa dai vincitori della 2° guerra mondiale che non se ne sono più andati con le loro truppe, e dalle basi europee pianificano aggressioni, minacce, guerre aperte.
Questa Europa è a sovranità limitata, non esprime una politica autonoma, è invitata costantemente, contro i suoi interessi economici, a non commerciare col mondo islamico, a stare attenta a non comprare troppo gas dalla Russia, è obbligata dalla dittatura del dollaro a non pagare in EURO il petrolio mediorientale, è obbligata a mandare soldati a fianco delle avventure Usa.
Si sostiene falsamente che i trattati internazionali devono essere rispettati, ma ciò è vero solo per i firmatari, non per l’eternità, e comunque la sovranità sul territorio italiano ed europeo è un diritto dei cittadini, e un referendum continentale su questa questione dovrebbe essere messo all’ordine del giorno.
Ricordo che lo Stato Filippino,pur essendo stato colonia spagnola e poi possedimento degli Usa dal 1898 e indipendente solo dal 1946, pur facendo parte dell’Asean, alleanza militare tipo Nato comandata dagli americani, con decisione unilaterale e politica sfrattò le numerose basi Usa presenti nel suo territorio, pur essendo politicamente e militarmente debolissimo.
Una eventuale “vittoria” sulla base di Vicenza, con furbesche incompatibilità ambientali o urbanistiche, avrebbe il solo risultato di far spostare in un’altra nazione europea compiacente la forza militare presente a Vicenza, se questa lotta non viene inserita in un movimento per la autonomia e l’indipendenza dell’Europa, contro tutte le guerre, e contro gli strumenti (vedi basi) che le rendono possibili. Quindi nessun pacifismo generico con anguille cattoliche che sguazzano dentro le ambiguità e le genericità, niente ideologie né appartenenze religiose, niente violenze, ma movimento politico che unisca i cittadini europei in una legittima ricerca di identità e indipendenza.
Qui in Italia dobbiamo cominciare a far pesare il nostro “non voto” alla sinistra che non vincerà mai più se non metterà nel suo programma elettorale la fine delle servitù militari e la costruzione di una politica di difesa europea, senza alleanze e senza “nemici”.
Cari manifestanti, non è a Vicenza che si risolve il problema, non fatevi infinocchiare da Prodi che dice che è un problema urbanistico. Tutti i poteri per decidere la fine delle servitù militari sono a Roma, non prendetevela né col sindaco, né coi mercenari americani, né con la polizia, perdete tempo. Il problema è politico, e sono i politici al potere che devono spiegarci perché, invece di fare l’Europa sovrana e pacifica, si rafforza un apparato militare straniero.
A proposito di bugie, dette a sostegno della tesi che questo governo è diverso dalla destra in politica estera: è falso che la discontinuità sia l’uscita dall’Irak perchè era stata decisa negli stessi tempi da Berlusconi, è falsissimo che vi sia stata una iniziativa politica del centro-sinistra per la chiusura della base di sommergibili di La Maddalena che fu una decisione unilaterale Usa sotto il governo Berlusconi, è vero solo che l’intervento di interposizione nel Libano è stata una giusta iniziativa, non pilotata dagli Usa.
Sento che molti in questi giorni hanno strappato tessere di partito, anche di estrema sinistra, e non andranno più a votare, giusto, ma il fenomeno deve trasformarsi in movimento fino ad avere la “massa critica” per pesare evidentemente negli equilibri elettorali, e se la cosiddetta “sinistra radicale” (PDCI, Verdi, Rifondazione) non sarà coerente nel bocciare il rifinanziamento per la guerra all’Afghanistan, deve essere colpita nello stesso modo, non la votiamo più.
Sono certo che questa è l’unica strada, ma voglio ricordare ai frettolosi e parolai che l’impegno che conta è quello quotidiano, militante, tenace, coerente, che una passeggiata ogni tanto con la bandiera della PACE non serve a niente e che bisogna convincere le persone con informazioni, iniziative, partecipazione, creazione di giornali on-line, passaparola, boicottaggi e quant’altro ci si può inventare per non essere più sudditi in casa nostra.
La nostra “democrazia” è bloccata da una classe di politicanti a vita che si sono rinchiusi nel “Palazzo”, si sono impossessati del mezzo televisivo e sono diventati inattaccabili, autoreferenziali e con potere replicante.
Solo cittadini che non accettano questo stato di cose possono tentare di fermare questo potere, non dall’interno, ma con l’impegno di massa, con obbiettivi chiari, sulle cose da fare e da ottenere.
Paolo De Gregorio