Ecco due lettere di due ragazzi che in modo diverso non riescono a buttarsi piacevolmente nella vita.
Hanno scritto nel forum del GIOCO DEI REGALI e io ho risposto per quel che posso.
Mi sembra un tema molto forte oggi. La voglia di vivere e di cambiare il mondo, la voglia di affrontare avventure e difficoltà è quel che ci manca per cambiare veramente la società e migliorare la nostra esistenza. E darle un senso.
Per inciso il Gioco dei Regali (http://www.jacopofo.com/forum/58) va avanti in sordina, lentamente. E' un virus buono, soggiacente. E' nascosto nella Sub Rete ma è ancora vitale.
Strano miracolo nel castello dell'egoismo assoluto.
Sento di non aver vissuto veramente
Cari alcatraziani,
sono un ragazzo di quasi 26 anni che molti reputano simpatico ed anche allegro. Sono sempre stato molto chiuso in me stesso, da piccolo giocavo a fare la casetta e rinchiudermici dentro, crescendo non ho mai smesso. Quando giocavo a basket da bambino restavo sempre indietro per paura di prendere la palla e non volevo mai tirare io. Così ho trascorso tutta la vita fino ad oggi, non ho mai avuto una relazione sentimentale seria( solo 3 ragazze e tutte perché hanno preso l’iniziativa loro); sono uscito molto poco, ho fatto poche esperienze e quelle che ho fatto non le ho sentite veramente. Ho sempre pensato che tutto questo non andava bene ed ho passato moltissime ore della mia vita ad arrovellarmi sulle cause, pensando alla mia infanzia o altro, sul come uscirne, facendo progetti che poi non ho mai messo in pratica. Come ragazzo molti mi riconoscono alcune qualità, ed a volte ho fatto bene nelle cose in cui mi sono impegnato. Ora sento di non aver mai vissuto veramente, di non aver mai avuto una ragazza, fatto sesso, aver condiviso tutti i pensieri con amici veri e profondi, fatto attività appassionanti. Voglio avere una vita felice e profonda: come devo fare? Cari alcatraziani aiutatemi!!!
‹ Via di casa!!!Mi hanno tradito gli amici e gli amori. E non dormo la notte. ›
Da willy
Caro Stufo Marcio
il tuo messaggio mi ha colpito per la chiarezza e la semplicità del tuo racconto.
E mi ha fatto pensare. Come posso dirti qualche cosa di utile?
Non è facile proprio perchè tu hai le idee ben chiare.
La domanda soggiacente alla tua lettera è: C'E' UN MODO PER TRANSITARE FUORI DA QUESTO STATO DELLA MENTE?
Suppongo che tu sia d'accordo che il tuo problema derivi da uno stato della tua mente.
Un qualche meccanismo, quando eri bambino ti ha portato a chiuderti dentro una casetta.
Una scatola.
E a ridurre al massimo l'azione e la relazione col mondo.
Forse una frase ti è passata per la testa: NON NE VALE L A PENA.
Io ricordo quando verso i 4 anni anni pronunciai mentalmente la mia "frase talismano". Una frase che poi ha determinato nel bene e nel male la mia vita, ero incazzato per qualche cosa e ho pensato: NON MI PRENDERETE MAI.
Ora sto cercando di modificare questa frase in qualche cosa di meno assoluto e autistico. VOGLIO MOLTI AMICI mi sembra una frase archetipa migliore.
Credo che se tu volessi potresti aprire un sereno dibattito tra le tue identità, dare voce alla tua voglia di di vita e convincere anche la tua parte che rifiuta il contatto a fare qualche esperimento di apertura e partecipazione.
Sei sempre tu a decidere...
Si tratta di fare piccoli esperimenti e trovare piccoli risultati che ti motivino ad andare avanti.
E' un processo. Ma ogni giorno scegliamo tra decine di bivi e puoi iniziare a sperimentare una direzione di partecipazione. Sorridere o non sorridere, chiedere: "come stai" o non chiederlo, accettare un invito o non accettarlo.
Poi probabilmente hai qualche cosa che un po' ti appassiona. Decidi di dedicarci più tempo. Di lasciarti coinvolgere dalla tua passione assaporando quanto è coinvolgente e piacevole.
E prova a dedicare del tempo a fantasticare su come la tua passione potrebbe svilupparsi: pensa in grande!
Forse ami le farfalle, forse puoi sognare che istituiscano un Nobel per gli appassionati di farfalle apposta per darlo a te. Forse puoi creare un gruppo di artisti che disegnano farfalle e diventare miliardario vendendo magliette con stampata sopra una farfalla.
La passione è la chiave per entrare nella vita. E' il nostro grande veicolo.
Auguri!
Sono un ragazzo di Roma di 23 anni,
Voglio andare via di casa.Sono 5 anni che studio per laurearmi in economia(laurea triennale).Mi mancano 5 esami ma faccio una immensa fatica a mettermi sui libri.Ho scelto questa facoltà perchè cosi mio padre era contento,con economia forse si trova lavoro.Io studio per lavorare e lavorerò per una pensione.Questo è il mio futuro.
Non so cosa mi piace e quel che mi fa più male è che ancora non so prendermi la responsabilità di ciò che sento.Non mi sento libero e sento di dover dare spiegazioni per tutto ciò che faccio.In questi ultimi mesi non faccio altro che pensare a ciò che voglio.Voglio andare via di casa per staccare il cordone ombellicale prima che mi ci strozzi.Prima che un giorno io mi ritrovi a capire di aver buttato il tempo della mia esistenza in cambio dell approvazione o della stima di chiunque.
Voglio andarmene ma ho delle paure che mi schiacciano.Quando queste paure riesco a sentirle e a osservarle mi danno la misura del coraggio che serve e nasce in me una grande forza.è arrivato il momento di usare questa forza.Premetto che ho dei genitori fantastici ma che non amo più.Più ci discuto e più mi rendo conto che loro non hanno proprio nulla che non va e che il fatto che abbia smesso di amarli è legato al bisogno di approvazione e stima che inseguo e che mi rende schiavo e infelice.Ritrovare le distanze tra me e loro ed essergli riconoscente per tutto cio che mi hanno dato è cio che voglio.
Andare via di casa?Ma sei pazzo?Mancano solo cinque esami.Poi ti devi trovare un lavoro e non sai fare nulla.Poi ti devi lavare i panni da solo,cucinare,lavare i piatti,stirare.E poi sei sicuro di trovare un lavoro che ti permetta di pagare un affitto e mangiare?E poi soprattutto hai idea di cosa penseranno tutti quanti?I parenti che aspettano il giorno della laurea e che ti chiedono a che punto stai con gli esami prima ancora di come ti senti?E poi ti andrai sicuramente a regalare al primo infame che ti schiavizzerà per otto ore per qualche euro...Bella libertà!
Si queste ed altre sono le voci che mi assillano.Ma i problemi si affrontano uno per volta partendo dai più semplici e risolvibili.Chiedo un aiuto ai saggi di Alcatraz.Chiedo per l esattezza soluzioni pratiche su come potermi muovere.Che lavori posso fare?Dove posso andare a vivere?
un mega abbraccio,
vi amo, Daniele.
sento di non aver vissuto veramente ›
Da daniele85
Caro Daniele evidentemente per te è ora di affrontare la vita
Tutto quel che scrivi è estremamente chiaro. E la comprensione della natura della tensione con i tuoi e il riconoscimento dei loro meriti nei tuoi confronti è certamente un segno di grande equilibrio e capacità di ragionare.
Hai tutti i prerequisiti essenziali per affrontare la tua vita, hai un alto livello culturale (scrivi bene e sei chiaro e sintetico), e quindi hai i mezzi per affrontare l'avventura che desideri.
Quel che manca nella tua lettera è una parola sul tuo SOGNO.
Se non parti dal tuo desiderio, da cosa vorresti fare/essere resti bloccato. L'attività essenziale alla quale dovresti dedicarti è fantasticare sui tuoi desideri.
Pensarli, studiarli, documentarti sul settore nel quale desidereresti agire.
La vita ci dà l'opportunità di tentare di realizzare sogni piccolissimi e sogni immensi. Tutte e due le esperienze sono sublimi.
Se fossi in te valuterei se ti conviene uscire di casa subito o no. In fondo è secondario, se dai questi 5 esami iniziando contemporaneamente a visualizzare e sperimentare i tuoi sogni forse è più semplice. Ma se non resisti più in casa vattene subito. Forse hai bsogno di un gesto che rompa l'abitudine.
Ma è secondario. La qustione principale è se trovi una passione dentro di te e se trovi il desiderio insaziabile per perseguirla.
Questo è il difficile per molti nella vita.
Non posso dirti di più perchè il mio caso è un po' anomalo. Faccio parte della ristretta cerchia che ha avuto in regalo una dose esagerata di autostima e che poi ha subito un trauma mostruoso. Il rapimento di mia madre quando avevo 17 anni mi impresso a fuoco un'ansia inesauribile che mi impone di buttarmi in azioni totalizzanti. All'inizio cercavo la vendetta diretta. Oggi ho capito che la vendetta non mi interessa e voglio solo la distruzione del sistema sociale che ha reso possibile le violenze contro mia madre. Detto così sembra un po' demenziale e probabilmente lo è ma è la mia condizione.
Ma credo che anche tu possa trovare un motivo ASSOLUTO per voler cambiare il mondo, la tua vita e tutto il resto.
Auguri.
Anch'io ti amo, hai l'aria i essere una bella persona!
Conservati.
Commenti
Pensiero del giorno e del sempre!
Io sono un giovane un po' più grande dei giovani che hanno domandato consiglio ai saggi alcatraziani, e nonostante l'età 34, due figli a carico ed una valanga di belle cose che faccio e farò, mi ritrovo nello smarrimento di entrambi. Per fortuna le ansie di Willy le ho superate da un pezzo. A me è successo per magia Willy, o forse molto più semplicemente per amore! La ragazza giusta, che è un genio nella lampada, uscitoci fuori, dalla lampada..., un giorno m'è cascata tra le braccia e nonostante me stesso ed il mio autolesionismo e le mie insicurezze che ancora bene non ho capito da dove arrivino, lei è sempre riuscita a tirare fuori il meglio di me!
Per le preoccupazioni di Daniele, che conosco perché legge il mio blog, perché frequanta il cinema Azzurro Scipioni di Silvano Agosti, e perché l'ho incontrato di persona lo scorso marzo Alcatraz, il problema credo non stia solo nella visualizzazione del sogno, come dice giustamente Jacopo, ma nell'appurare, ingoiare, quotidianamente, grazie alla sensibilità che Daniele ha sviluppato, che quel che siamo dentro, anima, e vorremmo veder proiettato fuori, viene costantemente distrutto dalla realtà urbana e materialista nella quale siamo immersi. Per questo Daniele posso solo dirti che l'umanità va migliorando le sue condizioni sociali e di vita, con passi lentissimi, ma migliora, forse la crisi ci consiglierà un sano socialismo? Anche se il socialismo purtroppo ha anche strane derive che perdono di vista l'uomo ed i suoi bisogni fisici e spirituali. Insomma Daniele non smettere di cercare, visualizza chiaro il sogno e vedrai che prima o poi da qualche parte riusciremo a costruire insieme la Kirghisia!
Saluto tutti con un piccolo pensiero, "Pensiero del giorno e del sempre!":
(balenatomi tra emisfero sinistro e destro mentre ero appeso a un ramo nell'attesa di scendere e vivere la prossima che mi succedeva):
La vita non è qualcos'altro,
bello o brutto che sia,
è ciò che stai facendo proprio in questo momento.
(Che magari, se ti riesce di tenerlo a mente, ti vien di far le scelte che ti spianano la strada verso felicità e serenità).
Arcano Pennazzi pronipote di Socrates e Zico
i malesseri della vita sono le porte delle nostre potenzialità.
carissimi, un abbraccio a tutti voi e soprattutto a coloro tra voi che camminano con un pò più di zavorra sull'anima. In base alla mia esperienza è importante sapere che chi possiede un animo sostenuto e mosso nel bene ha più probabilità col tempo di raggiungere una buona qualità interiore (e quindi di far soffrire di meno anche chi ha intorno).
Percepire ascoltare cercare di comprendere quanto più si può dei segnali che riceviamo è una pratica assai utile: sappiate che ognuna delle sensazioni che apparentemente ci appesantiscono è solo la traduzione nel percepibile di piccole frazioni del complesso delle energie funzionali che la natura ci ha trasferito durante la fase della nostra costruzione individuale (e che così tra l'altro danno anche forma alla chimica del DNA) ; purtroppo alcune di esse hanno frequenza e verso tali da creare impaccio al buon funzionamento dell'insieme e da non permettere gli indispensabili collegamenti soprattutto con le funzioni che realizzano la nostra capacità di comprendere .
Se è vero che da un lato che alcune di esse risultano praticamente inaccessibili (a meno di un esplosivo mix di Amore Vero e di sofferenza mostruosa) dall'altra occorre sapere che esse sfruttano con abnegazione qualsiasi possibilità per esistere e portarci alla comprensione di esse, anche se ciò spesso significa stare assai male. Per cui ascoltarsi è fondamentale, mentre tentare di scacciarle reprimerle stordirle surrogarle o evadere da esse può essere controproducente (se si incazzano possono picchiare davvero duro)
Se avete la fortuna di qualcuno disposto ad ascoltarvi è saggio parlare dei vostri limiti e delle vostre sofferenze, purchè vi ascoltiate ponendo la massima attenzione che potete mentre le esprimete : scoprirete che le parole vengono dal profondo e man mano che ne parlate vengono scelte sempre più accuratamente poichè mirano ad essere totalmente aderenti al carattere specifico di quel limite di funzione che in quel momento sta cercando di aprirsi alla vostra consapevolezza.
Parimenti siate sempre disposti ad ascoltare gli altri, a volte può essere d'aiuto, soprattutto se fate l'unica cosa veramente utile : lo specchio che memorizza e rilancia le parole e le espressioni ricevute senza esprimere alcuna considerazione o consiglio ma semplicemente aiutandoli a riascoltarsi, poichè quasi sempre le sensazioni determinanti sono nascoste e le parole che le esprimono escono involontariamente e chi le ha dette non è consapevole di averle dette. Questo può apparireun esercizio banale ma lo si veda come uno stimolo e un'indicazione di percorso: un'aiutino tira l'altro, un'intuizione tira l'altra e non si sa mai. L'importante è non farsi risucchiare nel vortice degli impulsi mettendoci del proprio perchè così le debolezze si rincorrono e si assommano ed è fatica inutile, diventa un teatrino . Bisogna sforzarsi di restare razionali nell'ascolto per cogliere le sofferenze che stan dietro alle parole limitandosi a dare spazio a chi le pronuncia e poi ad insegnargli ad ascoltarle e ad ascoltarsi .
Terzo: la gioia interiore è strettamente dipendente da quanto dimostriamo di essere uomini capaci di sfruttare appieno lo stadio più elevato dell' intelligenza, quella cioè preposta alla consapevolezza ed alla comprensione. Chi non condivide espressioni tipo "Paradiso terrestre" o simili ne coni una propria più adatta; l'importante è che non si getti alle ortiche la forza e la tenacia e la fiducia nel fatto che la vita è un dono ma è anche la meraviglia dei segreti che conserva e soprattutto che la felicità possiamo magari non percepirla ma c'è attorno e dentro di noi proprio dietro quelle porte che chiamiamo sofferenza o malessere e che stanno in noi solo per vedere se saremo capaci di individuarle ed aprirle per noi e per chi ci sta intorno.
Concludendo se qualche spericolato incoscente volesse provarci parliamone. Ancora abbracci abbracci Gilberto.
GRAZIE!
Mi viene in mente quando mio padre la domenica mi portava a fare il giretto sul "trenicolo".Il trenicolo è il trenino che collega la più desolata borgata di Roma alla stazione Termini.Lui leggeva il giornale ,io salterellavo infastidento i passeggeri.Ero fiero del mio papà che dietro i suoi baffi ammirava la mia voglia inesauribile di giocare.Alle mie domande assurde e insistenti lui rispondeva "oh già" con il sorriso rassegnato di chi sapeva che non aveva sufficiente voce per esaurire la mia curiosità.Non so esattamente cosa sia successo poi.Cioè quali eventi mi abbiano danneggiato a tal punto da perdere di vista la sacralità del gioco e la continua beatitudine propria dell'infanzia.Oggi però nelle vostre risposte ho sentito il calore della mia manina di bimbo perdersi nelle vostre.Come allora mi pervade il profondo sentimento della paternità che mi avete donato.So che altre e tante volte mi capiterà di incontrare gli sguardi di sconosciuti e di trovare me stesso.Questo mi dà forza.
desideroso di tornare a giocare tutto il giorno,tutti i giorni,
con infinito affetto
Daniele
Con un titolo così è facile riconoscersi...
Ummmm... Non ho mai scritto un commento qui ma stavolta il titolo era troppo allettante... Ed era difficile non riconoscersi in quelle parole. E' stupendo leggere i disastri di molti ragazzi giovani come me (21 anni) perchè di fondo cè sempre una grande volontà di cambiamento per il meglio e sopratutto una gran rabbia contro questo stile di vita.
Fortunatamente non ho mai avuto una vita piatta e ho provato molte esperienze e passioni. Sport, uscite, ragazze, sesso, festoni.... Al massimo i miei problemi vanno nella direzione contraria agli altri.. E non posso che felicitarmi di essere così altero.
Ma come molte storie non poteva non partire da una stupenda ragazza. E da un lavoro.. Perchè il caso ha voluto che capitassero assieme. Appena diplomato con buoni voti, prima dell'inverno mi trovo con un lavoro da impiegato a tempo indeterminato. In contemporanea Gloria entra nella mia vita e mi riempie d'amore. Oggi, a 21 anni, viviamo insieme già da un anno e continuo a lavorare come impiegato. L'intenzione è quella di amarci per sempre anche se i litigi sono all'ordine del giorno. I miei genitori, splendide persone purtroppo cattolico-bigotte, non hanno ancora accettato/compreso le mie scelte sebbene io sia un bravo ragazzo e avessimo un buon rapporto ora non ci parliamo quasi più ma non è nemmeno questo il problema. Sono sempre stato un festaiolo e con Gloria usciamo spesso da soli e in compagnia. Abbiamo circa gli stessi gusti e passioni sicchè siamo sempre in giro per centri sociali, rave, bar e ritrovi tra amici. Faccio sport quasi da quando sono nato, ne ho fatti molti, e tutt'ora ballo break dance e pratico kick boxing. Non so perchè ma ho una passione smodata per fare a botte (ma solo in modo sportivo e leale, odio far male agli altri). Come molti altri leggo i fatti d'attualità, mi informo, protesto e mi documento. Studio e imparo. Leggo e capisco. E più leggo e più capisco e più vorrei essere stupido e non capire. Più proseguo il mio percorso e più vedo quanto tutte le belle cose della mia vita siano tristi di fronte agli sbarchi a Lampedusa, alle carceri libiche, alla fame.... E dall'altra parte ricchezza e lusso. E io lavoro in una fabbrica... Produco, lavoro. Prendo soldi che uso per pagare il mutuo che finanzia l'auto che uso per andare al lavoro. Leggo sempre consumo critico. E ogni volta che prendo soldi non li uso per me ma per arricchire altra gente che ne farà morire dell'altra. A questo punto non so più perchè lo faccio. Non capisco che senso aveva andarmene di casa, lavorare, amare una ragazza... Quando resto sempre inserito alla perfezione in una catena produttiva che mi toglie la libertà. Sono perfettamente inserito nei calcoli di marketing delle grandi aziende e cè chi giorno e notte pensa a me.. A cosa farmi comprare, a come farmi vivere. Il mio percorso culturale sta esasperando la mia rabbia e estremizzando il mio pensiero. Mi riscopro anarchico ogni giorno. E pur estremizzando la mia rabbia mi rendo conto ancora una volta che anche questo è contemplato dai grandi calcoli di chi ci opprime. Sia io che Gloria ne siamo convinti: VOGLIAMO USCIRE DAL SISTEMA CAPITALISTICO!!!! Non voglio più dare nemmeno un euro a questi abuzzini!! La settimana scorsa in un CSO abbiamo conosciuto una crew di squatters londinesi. Tutti giocolieri e artisti di strada (come me e Gloria, facciamo anche quello). Ci hanno dato i contatti e ci hanno offerto di andare a vivere con loro gratis. Il cibo cè l'hanno gratis perchè prendono ciò che i supermercati scartano cioè un mare di roba buona e vivono a prezzo zero. Zecche della società. Ma io questa società la voglio distruggere!! e come zecca mi troverei benissimo... L'altra alternativa e troppo difficile.. Vivere in campagna, in collina, per i cazzi nostri con orto, pannelli solari e tutta bella roba ecologica e biologica... Ma dovrei lavorare tutta la vita per arrivarci. Scappo? Prendo Gloria e me ne vado?
Immaginatevi che ogni giorno, andando e tornando dal lavoro, passo davanti ad un enorme stabilimento che produce mezzi militari e antisommossa e io cosa dovrei fare? La distruzione, la repressione, i carnefici e gli assassini mi camminano fianco a fianco o percorrono la mia stessa strada ogni giorno. I camion della Carta Isnardo mi passano davanti ogni giorno. E io dovrei essere impassibile? o magari non violento? Non trovo più nemmeno il grande significato che aveva la non violenza di fronte a questo. E che faccio, mollo un lavoro ottimo e sicuro per incertezza e dubbi? Voglio uscire dal capitalismo e sono rimasto incastrato in mezzo ad una rotonda.
Ora è tardi e se qualcuno si è attardato a leggermi è stato anche troppo bravo.
Buona giornata bella gente. Divertitevi e, per chi deve andare a vivere da solo, non pensate al problema di stirare i calzini. Quello fa parte del gioco.
Sklero
ha da passa' 'a nuttata.....
ANch'io sono un po' più grandicello, vado per i 34 anni, ho una compagna più giovane e neolaureata (in cerca di occupazione) e, trovandomi ad ESSERE (non fare) scultore, ho sempre convissuto con la precarietà....in tutti i sensi. In realtà la mia è una condizione privilegiata perchè avere il dono (o la croce) della creatività ti permette di vedere un po' tutto con occhi differenti. Ciò non toglie che le difficoltà siano molte. Essere uno scultore significa iniziare molto presto a fare i conti col lavoro precario (di scultura non si vive) perchè il tuo curriculum studiorum ti manda in fondo alla lista in qualunque occupazione; significa essere precario anche socialmente perchè tu sei sempre quello che "dai regalami un disegno o un ascultura : cosa ti costa?"..... all'atto pratico nessuno riconosce la tua professionalità nè, tantomeno, la complessità tecnica, emotiva, psicologica che ci sta dietro. Però probabilmente è anche giusto che sia così e - come dicevo - probabilmente questa è una condizione esitenziale fantasctica perchè fin da giovanissimo sei costretto a fare i conti con un mondo che ti sta stretto e che semprè lo sarà. Ci ho sbatuto la testa tante volte e ce la sbatterò ancora ma, a furia di conforntarmi con questa realtà dei fatti ho imparato una cosa che mi consente di vivere sereno e felice: MI ACCONTENTO DI POCO! Ho fatto di necessità virtù: dapprima la cosa è un po' una forzatura ma poi diventa una condizione esistenziale indispensabile. Bhè non so se la mia esperienza possa servire ma secondo me vale la pena provare. QUello che è certo è che qualunque cosa possiate leggere in tutti questi post dovete farla vostra mettendoci un po' ( se non molta) fatica......se no non funziona! Non esiste la bacchetta magica ma basta un po' di impegno. LA massima napoletana vale per tutti: ha da pass' 'a nuttata!
...
Ciao. Sono una ragazza di quasi 20 anni abbastanza incasinata. Non so bene perchè, ma legggendo il post di Jacopo e i vari commenti mi è venuta voglia di scrivere. Frequento il primo anno di Beni Culturali, ma nonostante sia all'università, spesso e volentieri mi sento troppo piccola. Piccola per come mi trattano i miei genitori, mia mamma soprattutto, che, se sono fuori casa-anche in facoltà- o lei è fuori -lavoro o altro- mi chiama e mi manda messaggi, diciamo molto spesso.E' molto apprensiva, troppo. Più di una volta una mia compagna di liceo mi ha suggerito di scappare di casa: non l'ho mai fatto e anche ora non mi sembra una buona idea...
In ogni caso, questo è solo uno dei problemi. Sono totalmente insicura, indecisa, ansiosa e simili che a volte è come se mi bloccassi. Mi blocco...non capisco più niente, sono agitatissima, non riesco a parlare e respiro molto, molto velocemente. E' più o meno una crisi d'ansia. Solo che questa cosa capita, quando non dovrebbe. Per cercare di trovare un motivo e una soluzione a ciò vado da una psicologa da un po' di tempo e finalmente riesco un po' ad esprimere quello che provo e questi blocchi sono leggermente, ma solo di poco poco, diminuiti. In più faccio veramente fatica a relazionarmi con gli altri a causa di una paura, che non so da dove venga, e della convinzione che agli altri non interessi ciò che potrei dire e che a loro rompa solo le scatole.
Non ho mai avuto un ragazzo, perchè quelli che mi piacevano non ricambiavano il sentimento. Solo che dall'altro giorno sto con ragazzo, anche lui di 20 anni, ma con molta più esperienza. Qui ritorna in ballo la crisi, che capita quando siamo insieme. Lui si è un po' spevantato, io mi sono arrabbiata un casino con me stessa. Poi lui deve tornare a casa e io sono combattutta tra: ho fatto una cazzata grande come una casa e vorrei che fosse rimasto.
Vabbè, questo forse centrava molto con quello che volevo dire. Fortunatamente riesco a fare delle attività che mi aiutano e soprattutto che mi piacciono e mi appassionano, primo fra tutti il teatro. Lì posso essere me stessa fino in fondo, mi sento bene e mi diverto anche se con delle difficoltà emotive veramente enormi certe volte.
Il mio sogno in questo momento sarebbe quello di liberarmi dalle paure che mi accompagnano sempre, di sentirmi meno bambina e di non essere trattata come se avessi 5 anni dai miei genitori, di non avere quei blocchi...insomma di poter vivere bene, felice, aperta a tutte le novità, senza crearmi mille problemi da sola e sentirmi finalmente una ragazza di 20 anni. So che sarà difficile, molto difficile, ma ci voglio provare!
Un abbraccio a Jacopo e a tutti gli altri, Lavinia
per Willy, il primo stufo
per Willy, il primo stufo marcio...
Io sono Giulia, ho 28 anni e sebbene appaia come una persona allegra e solare mi porto dentro da sempre una grande tristezza, un grande senso di vuoto e di disorientamento, di non sapere quello che voglio. E sono anch'io stufa marcia. Chissà, magari potremmo parlarci io e te... confrontarci... probabilmente ci capiremmo molto di più di quanto non ci possano capire altre persone, sentirsi capiti non è tutto ma è già qualcosa.
Magari qualche pezzetto di soluzione ce l'abbiamo già tutti e due e chissà che scambiandoci questi pezzetti, non si possa completare... o almeno capire da che parte va guardato questo album di figurine.
Stufa marcia, marcia stufa... Forse la stufa è spenta e la legna ha fatto in tempo a marcire, ma chissà... magari il fuoco si può accendere e quando il fuoco è vivo anche le cose marce bruciano...
Cosa dici, vediamo tutti e due se in mezzo alla roba marcia c'è anche qualcosa che prende fuoco bene?
Scrivimi se ti va, il mio indirizzo di posta è il mio nome utente seguito dalla chiocciola, da yahoo, da un puntino e infine da it
Carissimi Willi Daniele e
Carissimi Willi Daniele e tutti gli alcatraziani,
MI riconosco in molte vostre frasi e ci riconosco anche amici miei: quindi prima di tutto niente panico, si può risolvere. Siete giovanissimi e intelligenti, e la vita è nelle vostre mani. Bisogna solo imparare a cogliere ciò che ci offre giorno dopo giorno.
Per Willi: son più grande di te e anche a me manca la grande passione, il sesso e una vera intimità con qualcuno, ma ciò non mi impedisce di trovare molti amici (veri amici, l'intimità fisica non è l'unica): non li cerco ,li trovo e loro trovano me.Un consiglio? cerca di coltivare qualcosa che veramente ti appassiona, non so hai un sogno? sport musica arte in genere? aiutano...e non fermarti al primo ostacolo o ancora peggio prima di cominciare pensado che tu non puoi farcela: le soddisfazioni più grandi si ottengono proprio dopo grandi sforzi. Io ora sto praticando corsa con un gruppo: ci divertiamo tantissimo, stiamo miglioramo e partecipiamo a competizioni, giusto per divertirci. E all'inizio mi sentivo assolutamente non all'altezza visto che opo 10 minuti mi fermavo. Adoro la montagna e credo che camminate e arrampicata siano fantastici per il corpo e per la mente, ti avvicinano più al tuo io, mentre son convinta che il cemento ci allontani da esso. Infine anch'io son fondamentalemnte chiusa e diffidente, tutti pensano che io non abbia problemi, che sia serena e felice, mio fratello mi rimprovera di non aver capacità di empatia senza rendersi conto che anch'io come lui ho i miei blocchi, ma il segreto sta nell'attitudine con cui si affronta ciò che incontriamo lungo il nostro cammino: a me aiutò molto tempo fa la meditazione e lo yoga, mai pensato?Non dico di nascondere i tuoi problemi con attività alternative, ma di scoprire nuovi orizzonti e sorattutto te stesso e i tuoi sogni. Non si è mai troppo vecchi per imparare cose nuove. un bacio
Per Daniele: ti ammiro, pensa se nemmeno ti accorgessi di questi tuoi sentimenti e necessità! Purtroppo in molte famiglie italiane ci infarciscono la testa di "e cosa penserà la gente?e i parenti?ormai sei arrivato qui, perchè cambiare?" La vera forza sta nell'avere il coraggio di mettersi in discussione e dare una svolta: io son paurosissima, gli ultimi due anni di università (solo 2 esami e la tesi) li ho affrontati con uno sforzo enorme, senza passione e una vera motivazione, ma soprattutto a causa dell'organizzazione universitaria, e poi avevo scelto io quindi mi ero imposta di finire (in realtà avevo già fatto un cambio di corso :-p). E poi son partita. Ho fatto il servizio civile volontario in America latina in un campo totalmente diverso dai miei studi, e ho imparato a coltivare la mia autostima e ad essere più indipendente. Oltre a un'altra lingua. Ti consiglio vivamente di valutare un'esperienza del genere, come anche il servizio volontario europeo: se proprio non ti senti spinto a studiare ora, molla, puoi recuperare in futuro (se non ricordo male si può lasciare l'università senza perdere gli esami per 8 anni!), puoi prenderti un anno sabbatico, viaggia, lavora, divertiti, l'Iltalia è così piccola, esplora il resto del mondo e magari facendo altre esperienze ti renderai conto che i tuoi studi son molto interessanti e utili e li proseguirai perchè tu lo vuoi...o magari scoprirai che "da grande" vuoi far qualcosa di totalmente diverso.I tuoi ti mettono paura per le difficoltà della vita indipendente, il fatto che devi cucinare ecc? questo comunque la laurea non te lo insegnerà, prima o poi bisonga imparare (questione di sopravvivenza), cerca di farlo capire anche a loro. Ti auguro un mega in bocca al lupo (crepi) per la tua scelta, salutoni
GRAZIE PICCETTINA
Partire infatti è un mio chiodo fisso.Riappropriarmi della mia vera casa,il mondo!Grazie per la vitalità che sgorga dalle tue parole.Mi metti la voglia di uscire di casa e gridare voglio vivereeeeeeeeeeeeeeee!!!
un abbraccio, Daniele
imparare a costruirsi
Ciao a tutti,
ho superato da qualche tempo i 30 anni, ma ho provato anche io parte delle frustrazioni, insicurezze, etc. di cui si parla. Vi racconto allora cosa ha contribuito di più nel superarle...
Un giorno ho capito che Il senso di vuoto che sentivo dentro che generava gli stati d'animo che avete descritto era causato non solo da una mancanza di direzione nella vita, ma anche dalla mancanza di basi solide dentro di me. Con basi solide intendo la consapevolezza di chi ero. Come tutti ero cresciuto costruendo la mia personalità sulla base dell'educazione e dell'ambiente che mi circondava, tutto questo però mi stava stretto e non riconoscendomi più mi sentivo perso e smarrito. Avevo abbandondato una via certa, ma non l'avevo sostituita con nulla.
Ho cominciato allora a "costruirmi". Ho cominciato a ragionare su quali erano le cose che mi piacevano e le ho cominciate a fare. Questo poteva andare dal mettermi contro il picchiatore della scuola per difendere i più deboli, al chiedere a una ragazza di uscire, all'essere vicino a un amico passando la notte con lui, etc.
Tutte cose che mi piacevano e che mi facevano "sentire fiero" di averle fatte. Le prime volte era molto difficile, dovevo andare contro schemi culturali e paure difficilissime da superare, ma poi il gioco è diventato sempre più semplice. È diventato via via più facile perché ogni mattoncino che aggiungevo, la mia base, il mio io, diventava sempre più chiaro ed era sempre più facile posarsi su di esso per andare avanti. Il senso di vuoto a quel punto è sparito, sono quello che ho voluto essere.
Una piccola aggiunta...
Ero timidissimo e avevo una paura folle di fare le cose davanti agli altri. Quello che mi ha aiutato di più è stato cominciare a "recitare". In pratica se avevo una paura folle di fare qualcosa, come ad esempio avvicinarmi a una ragazza, mi mettevo ad immaginare bene la scena di come lo avrebbe fatto una persona secondo me in gamba. Sottolineo che immaginavo un altro nel farlo, non me.
A quel punto, capita bene la parte mi buttavo e lo facevo, recitavo proprio quella parte. Le paure svanivano perché non ero io che stavo facendo la cosa, ma recitavo la parte di una persona proprio in gamba. Il nostro cervello ogni tanto è proprio cretino... :-)
Naturalmente dopo un po' di volte non c'è stato nemmeno bisogno di questo artificio perché dopo ogni passo acquistavo sicurezza, aggiungevo un mattoncino, e così un po' alla volta mi costruivo.
Un abbraccio a tutti
Giacomino
p.s. naturalmente poi i pensieri diventano altri... non pensate che si risolva... ma in fondo è anche divertente così! :-)
La vita apatica
Siamo in buona compagnia..credo che il popolo degli insoddisfatti della vita cresca anno dopo anno se il mondo continua a andare in questa direzione. Leggendo le lettere di Willi e Daniele mi pareva di sentire i miei discorsi, o quelli dei miei amici. Io ho 26 anni, ho vissuto pochissimo e studiato tanto, peraltro soffrendo come un cane pur essendomi iscritto alla facoltà che credevo mi piacesse. Ed ora eccomi qua, plurilaureato senza la minima voglia di andare a lavorare 8-10 ore al giorno davanti a un computer.. Senza nessun desiderio di far soldi, perchè non saprei che farmene. E con un desiderio immenso di vita, di felicità, di contatti umani. Tutte cose purtroppo che se non hai avuto la fortuna e/o la bravura di perseguire personalmente, ti verranno difficilmente offerte dal mondo attuale. Anche i genitori nella maggior parte dei casi pensano a tutto fuorchè alla vera felicità del figlio: è allucinante l'interesse e l'energia che pongono nel far studiare i figli, fargli imparare lingue, strumenti musicali, sport... e la scarsissima importanza che danno all'amicizia, all'amore, al divertimento, insomma al TROVARE PIACEVOLE E APPAGANTE il vivere.
Va beh. Sulle cause potremmo scrivere un libro. Ora però l'importante è riuscire a capire come uscire da questo stato di insoddisfazione. Io per uscirne ho focalizzato queste (ovvie) considerazioni:
1) solo i rapporti umani possono dare felicità. E per rapporti umani comprendo tutto: dall'amore, all'amicizia, allo scambio di parole col giornalaio. Ovvio che l'amore è il miraggio supremo, ma forse non bisogna pensarci in maniera ossessiva perchè tanto è potente quanto è difficile da trovare. Amicizia e tutti gli altri tipi di rapporti invece sono molto più accessibili, e possono dare tanto anche loro. Pure io sono chiuso..ma c'è poco da fare: occorre violentarsi un pochino e cercare di moltiplicare i contatti e le esperienze umane. Jacopo propone di iscriversi a 7 corsi di Marumba contemporaneamente..Questo al momento mi pare un po' eccessivo e artificioso :> , io sto cercando semplicemente di essere più aperto, di accettare ogni invito che prima magari rifiutavo, di uscire di casa il più possibile.
2)la felicità dipende soprattutto dalla propria autostima. E si può avere autostima mediante tantissime cose: se si è amati da una donna, se abbiamo tanti amici intorno, se facciamo il nostro lavoro bene e con passione ecc ecc. Ma come si può avere autostima se a 30 anni si vive ancora in casa dei genitori? Impossibile avere una grande autostima, impossibile essere felici. Quindi bisogna uscire dal nido: non esiste in natura un animale che tiene la sua prole al seguito per così tanto tempo! Andare a vivere per conto proprio creerà molti problemi materiali, ma questo non ha a che fare con il sentirsi bene.. E io ora voglio solo questo: sentirmi bene. E per sentirmi bene ho bisogno di diventare un uomo. E per diventare un uomo ho bisogno di non essere più un figlio, ma di iniziare a muovermi nel mondo da me. E' talmente forte il bisogno che sento che mi sto guardando in giro per comprare un vecchio camper da mille euro!
Ciao Willy
Ciao Willy, ti capisco, ora ho quarant'anni ma la mia storia di quando avevo la tua età assomiglia molto alla tua sotto diversi punti di vista, anch'io in passato mi sono sentito più uno spettatore che un attore della mia vita, non mi sentivo ne' amato ne' desiderato, sentivo che di quelle qualità che pur qualcuno mi riconosceva al mondo non fregava niente, mi sembrava di star vivendo in modalità a risparmio energetico.
Quello che ha cambiato, in meglio e molto, la qualità della mia vita è stato avvicinarmi a determinate letture, fra le quali molte fra quelle di Jacopo, ed anche in seguito ai miei successivi maldestri tentativi di mettere in pratica quello che leggevo ho, nel mio piccolo, elaborato un paio di concetti che ritengo fondamentali e che mi hanno aiutato ad assumere un punto di vista completamente diverso sulla vita; mi permetto di riportarne il succo di seguito, facendo anche riferimento a quello che hai scritto tu, magari ti possono essere utili in quelche modo.
Dici che hai riflettuto a lungo sulle cause del tuo malessere attuale, sull'influenza che possono aver avuto le tue esperienze d'infanzia.
In una delle mie letture (autore Raffaele Morelli; si vabè, lo so :P, però a parte la deriva costanziana, quello che scrive è molto interessante, dategli un'occhiata) si proponeva un esercizio interessante: dirsi mentalmente "io non sono nessuno, io non sono niente".
Che non vuol dire dirsi "non valgo niente" o "sono una cacchina", ma più che altro "non ho storia", "non ho regole immutabili da seguire".
Se ci pensi è un esercizio potentissimo: puoi scoprire la serenità di "non avere passato" e "non avere futuro".
Che vuol dire anche che qualunque cosa tu pensi o tenti di fare non ha il peso del risultato, magari spesso fallimentare, delle esperienze passate, ne' la responsabilità di influenzare quello che sarà del tuo futuro, che essendo ignoto, specialmente oggi come oggi poi, ci angoscia.
Il risultato netto è che farai probabilmente la cosa che VERAMENTE volevi fare, e che il tuo corpo ed il tuo spirito sanno essere la cosa migliore per te.
Un altro esercizio morelliano stupefacente, e che richiama il bel pensiero del giorno scritto nel suo post Arcano Pennazzi e ha echi nientemeno lennoniani, è pensare di vivere ogni momento "come se fosse l'unico" della tua vita.
Attenzione: non "come se fosse l'ultimo", perché quest'espressione presuppone un passato, introduce un elemento di angoscia: oddio, se spreco quest'ultimo momento non avrò altre possibilità, deve essere un momento memorabile, deve superare tutti quelli precedenti, etc.
In pratica ti massacri di ansia da prestazione e te lo rovini.
Se invece è l'unico, te lo vivi serenamente, non devi confrontarlo con nessun momento presente o possibile momento futuro, lo puoi vivere in modo rilassato, te lo puoi gustare, puoi addirittura permetterti di sorridere osservandone la eventuale perfetta inutilità.
A questo punto quello che ti è successo da bambino, i tuoi rapporti con genitori e figure autoritarie etc, anche se sicuramente hanno avuto un ruolo nella tua situazione attuale, non ti aiutano ad uscirne, perché ti tengono legato a quelle esperienze, le rivivi in continuazione, più ci pensi più continuano ad avere effetto su di te.
Il segreto, secondo me ed in base a queste cose che ho letto e cercato di elaborare, è "non essere nessuno", non avere un'immagine di te alla quale sentirti in obbligo di essere coerente, non sentirti "condannato" a rivivivere ancora ed ancora fallimenti ed umiliazioni passati.
In questo modo tu puoi essere nuovo in ogni istante, come in effetti ognuno di noi è, perché tutto cambia in continuazione, non sei legato a nessun comportamento o limite intrinseco, quindi puoi fare, o assumere la consapevolezza che puoi fare, quello che vuoi.
Mi ricordo un bellissimo film di Troisi, Ricomincio da tre, in cui lui si trova a dover dare consigli ad un uomo adulto ma rinchiuso dentro casa e prigioniero psicologico della madre (per chi conosce il film, il famoso Robertino), e Troisi gli dice di fuggire, di andare a rubare, mettere le mani addosso alle donne, qualunque cosa, pur di "salvarsi".
Nel contesto del film la cosa aveva una connotazione iperbolica, ma il succo è questo: azzera tutto, dimenticati di essere stato in un certo modo fino ad adesso, chiudi gli occhi e buttati, fai la prima cosa che ti viene in mente che possa darti piacere (lasciando magari solo un piccolo spiraglio razionale per renderti conto se il comportamento che stai per tenere può essere perseguibile penalmente :P).
Comunque, citando Jacopo, sempre cominciando con piccole cose, perché se si comincia subito con cambiamenti radicali, spesso ci si fa male :)
Penso che tu abbia sperimentato, anche se magari non c'hai mai riflettuto, che l'impressione che fai alle persone che ti circondano è influenzata da come ti senti tu, da quanto ti senti sotto osservazione piuttosto che rilassato, dal fatto che la tua bocca somigli ad una stretta fessura categorica piuttosto che tendere ad un sorriso possibilista.
Come già consigliato da molti, potresti cominciare a fare esperimenti su quello, provando a sentirti più rilassato ed a sorridere di più in mezzo agli altri, magari all'inizio anche violentando il tuo possibile imbarazzo (l'imbarazzo non ti deve appartenere, tu in quel momento non sei nessuno, non hai passato).
E' un po' simile a quello che ha scritto Giacomino, anche se lui dice che queste esperienze hanno rafforzato il suo io, mentre secondo me il beneficio sarebbe proprio di lasciarlo dissolvere il tuo io, di ricostruirti ogni istante a seconda di come ti senti e di quello che desideri.
Facendo questo piccolo esperimento ho avuto molte sorprese gradevoli, molte reazioni positive, ed al crescere di queste ho imparato a fregarmene sempre di più delle poche reazioni non positive.
Altro consiglio già dato da altri, al quale aggiungo solo la mia esperienza personale: individua una cosa che ti appassiona, sulla quale sei capace di spendere sopra molto tempo, si può trattare anche di un problema che senti molto è sul quale senti di avere molto da dire, poi datti da fare per cercare persone, su internet o in qualsiasi altro modo, che hanno la stessa tua passione o lo stesso tuo problema e che hanno la tua stessa voglia di parlarne e, se si tratta di un problema, di risolverlo.
Per me si è trattato di un problema, dell'obesità che ha caratterizzato gran parte della mia vita: ho scoperto che molte persone che hanno avuto riguardo a questo problema le mie stesse esperienze, le mie stesse sofferenze, le mie stesse frustrazioni, parlavano la mia stessa lingua, e riuscivo a comunicare con loro con una rilassatezza ed un'intesa che difficilmente avrei potuto trovare con chi non ha mai avuto quel problema.
Fra quelle persone ho trovato un numero impressionante di amici, grazie a loro ho fatto esperienze che non avevo mai fatto, anche dal punto di vista sessuale e sentimentale, ho viaggiato, ho conosciuto, ho vissuto, tanto.
Un altro piccolo consiglio, sulla scia di quello che ha scritto Piccettina: se puoi, parti, fai un viaggio, in un paese estero ma andrebbe bene anche un posto in Italia in cui vedi un ambiente e dei modi di vivere che ti sembrano diversi dal tuo, cerca di inserirti in situazioni in cui sei "costretto" a stare a contatto con altre persone, magari un viaggio studio per imparare una lingua.
E' vero che chi si sente veramente bene si sente bene dovunque, però nel frattempo che si raggiunge l'illuminazione, il cambiamento aiuta.
Aiuta a spezzare le catene, aiuta a capire che anche se le persone che incontriamo quotidianamente possono non apprezzarci, da qualche parte ci sono altre persone che invece possono essere deliziate da quello che abbiamo da dare, e sono molte di più di quello che possiamo pensare.
E poi magari quando si ritorna, con una rinvigorita o neonata autostima, si scopre che quelli che non ci apprezzavano non lo facevano solo perché non avevano modo di conoscerci meglio, o addirittura che non era vero per niente che non ci apprezzavano, ma non ce ne accorgevamo perché eravamo noi che vedevamo tutto intorno a noi minaccioso, ostile o semplicemente indifferente.
Jacopo lo ha scritto e detto molte volte: se ti prendi di sorpresa, se scommetti sullo stupore, sulla vita, poi lei ti premia, ti fa un regalo, spesso completamente inaspettato, che poi è il genere di regalo più bello!
Tutti quelli a cui dico cose del genere di solito rispondono: non è facile.
Innanzitutto il fatto che sia difficile deriva dalla gran parte delle cose che ci sono state insegnate ed imposte, che erano finalizzate proprio a legarci a certi comportamenti ed a irreggimentarci, ma soprattutto, visto il beneficio che se ne può trarre, anche se non è facile, non conviene provare?
In fondo quello che si richiede è di dimenticare, di rilassarsi, di non consumarsi la testa in pensieri reiterati fino allo sfinimento, cioè fare cose molto più "facili" (nel senso di meno faticose) di quelle che di solito chiediamo al nostro povero e stressato cervello.
Scusate per la lunghezza.
Boccallupo Willy!!!