Grande performance dei media italiani.
Liquidano tutti lo scontro epocale avvenuto all’assemblea dei soci Telecom titolando “show di Grillo”. (generalmente nei sottotitoli). Unica eccezione Sky 24, che ha trasmesso a tamburo per almeno dieci ore i 15 minuti dell’intervento di Grillo in assemblea.
Una cosa incredibile: i media nazionali hanno assistito silenti a una delle maggiori rapine del secolo, un tesoro enorme di immobili svenduti da Tronchetti a sé stesso e decine di miliardi di euro di deprezzamento dell’azienda.
E ora non vogliono vedere il significato colossale dell’azione di Grillo sostenuto da migliaia di piccoli azionisti.
E’ la prima volta che accade in Italia un fatto del genere e sospetto sia una delle prime volte che accade nel mondo, almeno in una forma così eclatante.
Ma il silenzio a denti stretti dei media ci fa una pippa. Abbiamo internet. Le voci girano. L’idea è stata lanciata. Gli effetti li vedremo nei prossimi anni.
Il fatto, ormai evidente a tutti, è che le grandi multinazionali sono controllate da una casta di furbetti che possiedono piccolissime quote di proprietà. La maggioranza delle corporation è controllata dai piccoli azionisti che non contano niente solo perché non si organizzano e se ne stanno proni a farsi mungere dagli speculatori, intrallazzati coi politici.
La volta che Beppe Grillo entrò sparando in una multinazionale.
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contro contro-informazione
Lettera aperta di un lettore a Miriam Giovenzana, Direttore Responsabile di Altreconomia
Il tradimento
Se l’Italia langue tra il 40° e il 60° posto nella classifiche della libertà di stampa la colpa non è solo dei vari Fede, Vespa o Feltri di turno, anche la cosiddetta stampa alternativa ci mette del suo.
Uno degli ultimi esempi è fornito dalla pubblicazione del libro “11 settembre. I miti da smontare” pubblicato dall’editore Terre di mezzo/ Altreconomia.
L’argomento non è secondario per decodificare la storia moderna: in fin dei conti gli avvenimenti dell’11-9 hanno fornito la copertura morale agli USA per scatenare una serie di guerre e provvedimenti sulla “sicurezza” che stanno cambiando la vita non solo di Irakeni e Afgani ma un po’ in tutto il mondo. Capire perciò se le cose l’11 settembre sono andate come sostengono le autorità USA o se invece sia stata un’abile messa in scena per procurarsi un “casus belli” è questione centrale.
Cosa fa quindi la nostra stampa alternativa per fornire una prospettiva obiettiva sull’argomento? Visto che la versione ufficiale dell’attentato terroristico viene supportata da tutta la stampa convenzionale ci si aspetterebbe che chi si vanta di fare “informazione per agire” si ponga in una prospettiva diversa magari proponendo uno scritto proprio che presenti pro e contro di entrambe le versioni. Invece no, siamo in Italia e certi poteri riescono evidentemente a far pubblicare anche ai paladini del Commercio equo-solidale della paccottaglia prodotta dalla più becera stampa del mondo. Infatti il libro in questione è la traduzione di un testo pubblicato in USA da Popular Mechanics, rivista di proprietà del colosso dell’informazione Hearst Corporation che pubblica anche Cosmopolitan, Harper’s bazaar o Esquire, come dire il gotha della stampa modaiola e conservatrice americana. Per chiarire il livello del testo la prefazione della versione americana è stata curata da un personaggio come John McCain, senatore guerrafondaio repubblicano noto per le sue amicizie mafiose e criminali.
Sul contenuto del libro, ampiamente stroncato in USA, si legga ad esempio quello scritto in risposta da David Ray Griffin (Debunking 9/11 debunking), oppure quanto Paul Joseph Watson scrive su Prison Planet.com . Peter Mayer afferma dopo un lungo intervento sul sito Serendipity: “ dopo un’attenta analisi il libro si dimostra essere uno scadente pezzo di disinformazione scritto nel disperato tentativo di difendersi dal fatto che gli americani si stanno finalmente svegliando e capiscono che il 9-11 è stato un problema interno e che 3000 persone sono morte a causa di azioni organizzate all’interno del loro stesso governo”.
L’incoerenza editoriale di Altreconomia nel pubblicare questo testo è incomprensibile quanto palese e ho deciso perciò di disdire immediatamente il mio abbonamento alla rivista e farò il possibile perché il maggior numero di persone possibile abbiano consapevolezza di cosa propone certa “controinformazione “oggi in Italia.
Cordiali saluti
Michele Bonicelli, Carpi.