E meno male che era depresso!
Inviato da Jacopo Fo il Sab, 06/14/2008 - 21:50Juan Riveraz, 27 anni, disoccupato, soffriva di depressione cronica. Una malattia che non e' facile che ti venga diagnosticata quando vivi con meno di due dollari al giorno. Generalmente se uno e' povero al massimo gli dicono che e' giù di morale perche' non mangia. Ma Juan Riveraz, da questo punto di vista era stato fortunato. A San Francisco, un villaggio nel Nord dell’Honduras a ovest di San Pedro Sula, sotto La Celba, era finalmente arrivato un ambulatorio gratuito e una giovane dottoressa l’aveva visitato con attenzione, lo aveva ascoltato a lungo e quindi aveva scritto una diagnosi impeccabile.
Ma da li' a poco la vita di Juan avrebbe subito uno scossone. Da anni era fidanzato con Julissa Sasime, una ragazza che amava fin dall’adolescenza, ma senza un lavoro non poteva pensare di mettere su casa con lei. E questo era per lui un ulteriore motivo di tristezza. In un giorno di piogge torrenziali, con le strade diventate fiumi, Julissa, ragazza minuta, scompare.
Juan e' disperato. La polizia ha altro da fare che cercare una ragazza scomparsa, c’e' stata una frana con parecchi morti. Allora Juan corre alla sede di una piccola radio locale. Lo fanno parlare in diretta. Juan e' povero ma sa parlare, la disperazione gli da' forza, e racconta quanto ami Sasime, quanto lei sia meravigliosa e dolce e parla di come sia capace di cantare. Iniziano ad arrivare telefonate, altre ragazze sono scomparse. In diretta si ricostruisce un’ipotesi su quello che e' successo: sono state rapite. Poi una voce bisbigliata, quasi inudibile spiega che ci sono otto ragazze sopra un camion che sta viaggiando verso San Miguel. Lo scopo del rapimento fa inorridire ed e' sottinteso, a cos’altro possono servire le giovani donne? Juan parte all’inseguimento del camion. Un camionista gli da' un passaggio per un tratto, la radio segue il viaggio del giovane, l’intervista viene ritrasmessa e ripresa da altre radio locali e gli ascoltatori segnalano dov’e' Juan. E’ un gran casino perche' lo avvistano ovunque. Intanto, dopo vari passaggi, Juan sta camminando verso sud, verso la costa del Pacifico, a piedi, arrancando sulla strada che supera faticosamente lo spartiacque delle Ande.
Sta diluviando e il pulmino sul quale viaggiava si e' rotto. Passano poche auto veloci e nessuno da' un passaggio a un campesino fradicio. E proprio grazie al fatto che stava camminando a piedi Juan sente un rumore, colpi dati con una pietra sulla lamiera. Juan cerca di capire da dove vengano quei suoni. Si sporge oltre il ciglio della strada, c’e' una discesa ripida, Juan si sporge, dai rami spezzati e dalle tracce nel fango capisce che un mezzo e' finito giù di sotto. L’acqua ruscella rendendo il terreno scivoloso. Ma Juan capisce che qualcuno e' in pericolo e riesce a scendere per 200 metri. Arrivato in fondo alla pettata trova un camion rovesciato in mezzo al fiume, l’acqua non e' profonda. Urla. Da dentro il cassone gli rispondono gridando e battendo sulla lamiera. Si avvicina e scopre che dentro c’e' anche la sua Julissa. Fa il giro del mezzo, l’autista e' moribondo, un altro uomo e' morto. Il portellone del camion però non si apre, e' bloccato da un masso contro il quale ha sbattuto ribaltandosi. E il livello del fiume sta aumentando a causa della pioggia battente.
Juan prova in tutti i modi a forza il portellone. Ma non ci riesce.
Tranquillizza le donne prigioniere nel camion che vedono l’acqua salire, poi va a cercare aiuto. Mentre cerca di raggiungere la strada inerpicandosi sul pendio si trova di fronte un puma. Juan ha con se' un coltello, glielo caccia nella gola e tira avanti mentre il puma ferito scappa. Arrivato alla strada cerca di fermare un pulmino ma questo non rallenta e quasi lo investe, Juan cade male, rotola e si lussa un braccio. Percorre 4 chilometri prima di arrivare a una casa, riesce a convincere una decina di persone ad andare ad aiutarlo, ritorna con loro al fiume, dove intanto
l’acqua e' salita in modo spaventoso. Gli uomini si legano per non essere travolti dalla corrente e tendono una corda tra un albero e il finestrino del camion rovesciato. Con alcune sbarre di ferro riescono a svellere il portellone e fanno uscire le donne. A questo punto Juan riabbraccia Julissa ma proprio in quel momento un tronco trasportato dalla corrente lo colpisce, perde i sensi e viene travolto dalle acque tumultuose.
Lo danno per morto ma due giorni dopo uno spettro appare al villaggio di San Francisco, Honduras. Oltre al braccio lussato ha due costole rotte e molta fame. Ma sta abbastanza bene. Grossomodo e' vivo. La notizia rimbalza alla radio e mentre Julissa corre a riabbracciarlo migliaia di persone arrivano a festeggiarlo da tutta la provincia…
Un uomo alcuni giorni dopo gli riporta il coltello insieme alla pelliccia del puma.
Due settimane fa Julissa e Juan si sono sposati, grazie a una sottoscrizione lanciata dalla radio hanno potuto comprare una piccola casa con un orto.
Juan sta piantando alberi da frutta.
A chi gli ha chiesto se era ancora depresso ha risposto che al momento aveva altro da fare e che scoprire di avere tanta forza per sopravvivere a tutto quello che gli e' successo lo ha reso ottimista.
Della serie: La depressione dipende dal contesto. La cura migliore e' lanciarsi a testa bassa in imprese impossibili.
NB
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