Ribellione spirituale

Facebook Instagram TikTok YouTube Twitter Jacopo fo english version blog

 

RESTIAMO IN CONTATTO!

PER CONOSCERE GLI ULTIMI AGGIORNAMENTI VISITA LA MIA PAGINA FACEBOOK

 

Viviamo in un'allucinazione collettiva.
La gente non vive veramente

Sostenere o no il governo Prodi? Questo è il dilemma. Rispondo a Giacomo.


Ecco la lettera di Giacomo

Caro Jacopo,
sono stato iscritto al Cacao della domenica per diversi anni,
leggendoti qua e là a scappatempo, spesso con interesse, a volte meno. Ma stasera mi son cancellato.
Magari è impulsivo, chissà, ma il tuo sostegno a Prodi, di questi tempi e a questi costi, non lo capisco proprio più e non posso condividerlo; se la barca è questa, che affondi pure.
E si salvi chi può.
L'Universo è in continua trasformazione, il cambiamento è inevitabile, mentre la perdita di un livello accettabile di decenza, a livello umano e istituzionale,può e deve essere evitata, a tutti i costi. E credo che questo governo e il suo presidente abbia perso da tempo qualsiasi traccia della scarsa decenza che aveva in origine. Ovviamente, è il mio punto di vista. Supportato dall'evidenza di troppi fatti.
 
So che continuerò a incrociare le tue tracce, e immagino sarà più un piacere che un disturbo, ma sto scegliendo con determinazione di nutrire solo cose e persone che vibrano in risonanza con quello che vivo e che sento, e questo governo di risonante con me mai niente ha avuto, e l'idea di sostenere chi sostiene un governo oramai completamente insostenibile non mi va proprio...
 
Buona Vita.
Un Abbraccio in Bellezza,
Giacomo


Caro Giacomo,

grazie per la tua lettera piena di affetto.
La tua critica, chiara e ragionevole centra esattamente il problema di questo momento.
Siamo di fronte a un bivio e non pochi la pensano come te. Lo vedo dalle reazioni di molti che si sono allontanati da questo blog proprio perché non condividono questa mia scelta netta.
Ma siamo di fronte alla possibilità che una nuova strategia venga scelta dal movimento e non mi posso quindi sottrarre al dovere di dire come la penso, anche se questo comporta un calo di consensi.
Io credo sia necessaria una politica di alleanze per ottenere alcuni cambiamenti indispensabili per sbloccare la tragica situazione italiana.
Attenzione non sto proponendo di abbracciare la linea socialdemocratica e abbassare le pretese.
Sto solo sostenendo che la rivoluzione deve misurare ogni passo perché stiamo camminando sul baratro.
Il governo Prodi non è un governo buono. Non è il governo che sognamo. Non realizzerà le nostre aspirazioni. Ma il governo Prodi è comunque indispensabile in questa fase perché è l’unica entità che oggi ha l’interesse e la forza di scompaginare i giochi e farci fare un passo (almeno uno) fuori dalla cappa che ci opprime.
Oggi perfino una parte della borghesia ha capito che l’Italia affonda se mantiene questo livello di spreco, corruzione, catene vaticane, burocrazia, evasione fiscale, non funzionamento della giustizia.
In questo momento la rivoluzione non è alle porte ma possiamo sperare di raggiungere un livello Svedese di democrazia.

Questa idea non mi viene  perché tutto va bene ma proprio da una valutazione drammatica del momento in cui stiamo vivendo.
L’Italia rischia veramente di finire in una crisi simile a quella dell’Argentina. Abbiamo un drammatico bisogno di modernizzare il nostro sistema economico bloccato dalle pastoie burocratiche e dalle corruttle.
E credo veramente che una parte del capitalismo italiano sia interessata a rinnovare la situazione perché si rende conto che il sistema Italia sta per collassare per asfissia monopolistica.
Io credo che l’unica possibilità per evitare la catastrofe sia allearsi con questa parte della borghesia che Prodi rappresenta.
Questo non vuol dire fare sconti a Prodi sull’indulto e altre cagate.
E mi sembra che noi non si sia smesso di parlare chiaro.
La battaglia sulla legge sul finanziamento del solare, scomparsa all’ultimo momento dalla finanziaria, prima di Natale, lo dimostra. E abbiamo pure vinto su tutta la linea!

Caro Giacomo, la mia priorità oggi è evitare una catastofre economica che verrebbe pagata innanzi tutto dai lavoratori e dalle fasce deboli.
Io credo che un rapporto conflittuale con il governo che però non gli tolga il sostegno, sia oggi indispensabile.
E’ un’irrinunciabile strategia delle alleanze.
Ma dietro c’è un altro grosso problema.
Centrale in questa fase storica.
La logica dei ribelli degli anni settanta è oggi improponibile.
Proprio perché siamo in un momento storico esplosivo è possibile un salto delle coscienze. Ma solo se abbandoniamo la logica della faida contro i malvagi e iniziamo a costruire un’alternativa concreta possiamo comunicare, coi fatti, il cambiamento.
Oggi dobbiamo fare, non gridare nei cortei.
Oggi la battaglia non può avere come semplice bersaglio la base di Vicenza. E’ un obiettivo giusto ma scentrato, minimalista e difficilmente realizzabile al contempo.
Oggi siamo nella possibilità di mirare a un grande movimento per la Democrazia Energetica. Che non la CHIEDA ma la METTA IN PRATICA.
Fra due mesi milioni di lavoratori dovranno scegliere che fare del loro Tfr.
Nessuno è ancora riuscito a realizzare una proposta di investimento previdenziale basata sulla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.
Ma possibile? Con tutte le cooperative che abbiamo?
Oggi investire in fonti energetiche ecologiche è la cosa più sicura, il prezzo dell’elettricità è garantito addirittura dallo stato. Oggi milioni di pacifisti italiani hanno i loro denari depositati nelle banche che li usano per finanziare l’inquinamento, la guerra, la fame e la delocalizzazione.
E in più i lavoratori rischiano di veder sparire i loro risparmi (Parmalat!).
Questo denaro potrebbe finanziare, in modo sicuro e redditizio per i lavoratori, un’enorme rivoluzione energetica, allentando il bisogno di gas e petrolio del nostro paese. Vorrebbe dire andare direttamente a togliere dalle tasche dei guerrafondai i soldi!!!
Questo è il centro della questione.
Oggi possiamo e dobbiamo affrontare l’enorme battaglia di costruire la Democrazia Energetica nei fatti. Togliere nei fatti l’ossigeno alle Multinazionali del Dolore.
Trent’anni fa non esistevano le tecnologie per farlo, né per comunicarlo.
OGGI POSSIAMO!!!
Ma per riuscirci abbiamo bisogno di spazi di manovra, di alleanze.

Oggi è possibile creare un grande movimento di ecologisti concreti che combattono la dittatura del petrolio con i mulini a vento. Ma è possibile perché c’è il governo Prodi. Con il Silvio te lo sognavi!
Ma mettere al primo posto la costruzione di simili forme di risparmio significa abbandonare la cultura dello scontro di piazza e passare all’idea, nuovissima, che per cambiare il mondo ci serva mettere insieme non la rabbia ma le capacità professionali.

Ma questo comporta credere veramente che nella storia sia all’opera un meccanismo positivo che ci sta portando avanti nonostante tutto.
E per questo nelle ultime settimane ho rotto le scatole con il progetto di un libro che dimostri che non è vero che negli anni 50 si stava meglio di oggi.
E ho raccontato perché sono andati in crisi i modelli scientifici incentrati sul meccanicismo darwinista e sul Dna che determina tutto.
C’è una nuova visione che si stà facendo avanti e su questa dobbiamo portare la discussione.
C’è di mezzo la questione di trovare una fede nella positività del mondo, la fiducia nella comicoterapia, nell’amore, nella collaborazione.
Il Movimento in Italia è perdente perché imprigionato dalle logiche del pensiero lineare. Le logiche dei leader, delle scissioni, dello scontro, della mistica delo sconfitto e de l martire.
Ma questa non è una battaglia che possiamo perdere, il pianeta altrimenti fra cinquant’anni sarà una palla sterile.

Il concetto di fondo è che anche se questo momento è terribile e il rischio totale la storia sta andando verso il compimento di un disegno immenso e geniale. La storia va proprio nella direzione che vogliamo noi, ha un senso dentro e noi speriamo di averlo capito. Comunque ci mettiamo al suo servizio. Per questo possiamo azzardarci a una politica (rischiosa e difficile) di alleanze. Per questo riusciamo su questa via a ottenere grandi risultati nonostante tutto.
La questione della Missione in Afghanistan è un esempio. Il mio articolo di qualche giorno fa ha fatto incazzare molti: come fai a essere contro la guerra e sostenere la missione?
Molti mi hanno deriso per la mia idea di riuscire a partecipare alla missione, rivoluzionando il senso della nostra presenza, incentrandola sulla creazione di una commissione di inchiesta sui crimini contro l’umanità perpetrati dagli Usa.
Ma invece l’idea coglieva il nocciolo della questione. E questa è diventata la posizione ufficiale del governo, ribadita da D’Alema con una richiesta uffciale di costituire questa commissione di inchiesta.
Ed è ovvio che il peso di quei pochi che da tempo battono su questa linea, insieme alla tragica evoluzione dei fatti, ha influito su questa scelta.
Ovviamente servirebbe che molti si mettessero a spingere in questa direzione, ma troppi rinunciano perché hanno orrore di trovarsi a braccetto con Baffetto.
Si tratta a mio avviso di un errore disastroso. Se ci lasciate qui a spingere e a tirare sul governo e non ci date una mano, non ce la possiamo fare.
Le nostre forze sono esigue…
Per questo, caro Giacomo, imploro te e tutti i compagni incazzati come te a riflettere e discutere su questa questione.
Vogliamo fermare la guerra o vogliamo solo condannare la guerra?
Son o due cose diverse.
La differenza si traduce nella morte di migliaia di innocenti e in sofferenze atroci. Se vogliamo fermare veramente la guerra dobbiamo saper cogliere tutte le contraddizione nel fronte dei guerreggianti e sfruttarle fino all’ultimo particolare.
E saper immaginare un percorso fatto di tappe successive. Non si arriva al traguardo in un solo passo.
Certo anche lottare contro la base di Vicenza è importante e fa parte di questo percorso. Ma non può essere solo questa la tipologia dell’azione.
E dobbiamo saper trovare anche alleati e compagni di strada...
E dobbiamo al contempo agire sulle cause, praticare l’alternativa al petrolio, il risparmio etico, il commercio solidale, i consumi consociati ecologici.
Queste sono le azioni che determinano risultati.
Il resto è rabbia che resta sterile.
Ci serve un nuovo modello mentale.
Quello che abbiamo utilizzato fin’ora non può portarci oltre.
Abbiamo bisogno di una nuova musica per sognare una rivoluzione diversa.
Che Guevara era bellissimo ma non è creando 100 Vietnam che si cambia il mondo.
Il che è morto prima di vedere cosa è successo a Cuba e in Vietnam.
Il Vietnam, vince perché spara, ma poi fa schifo viverci.

Jacopo Fo