Ribellione spirituale

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Viviamo in un'allucinazione collettiva.
La gente non vive veramente

Un nuovo modello del mondo: perché Darwin sbaglia. E sbagliano pure i creazionisti.

Da qualche anno infuria la polemica sul darwinismo tra fondamentalisti cristiani e scienziati laici. Non credo esista un altro tema scientifico sul quale lo scontro sia così feroce. Ed è ovvio sia così: la teoria alla quale si ricorre per spiegare l’evoluzione degli esseri viventi sta alla base della nostra concezione del mondo.
Due grandi scuole di pensiero si scontrano.

I sostenitori di Darwin credono che l’evoluzione sia essenzialmente basata sulla selezione naturale delle caratteristiche più efficienti. I soggetti portatori di varianti casuali hanno più possibilità di sopravvivere, quindi di avere una discendenza. Lentamente questi esemplari meglio adattati diventano maggioranza.
Sull’altro fronte ci sono coloro che credono che la selezione naturale sia il modo nel quale Dio manifesta la sua volontà e aggiungono che senza questa volontà divina la pura selezione del meglio adattato avrebbe impiegato troppo tempo per manifestarsi. Essi non negano l’evoluzione naturale di Darwin ma ne ridimensionano la portata.

Per completezza aggiungo che esiste anche un fronte negazionista fondamentalista che, prendendo la Bibbia alla lettera, crede che il mondo sia realmente stato creato in una settimana con uomini e animali nella loro forma attuale e con già i fossili di dinosauro sepolti sottoterra per mettere alla prova la nostra fede. Ma per fortuna non sono moltissimi quelli che negano le evidenze sull’evoluzione, provate da centinaia di migliaia di ritrovamenti fossili di creature estinte da centinaia di milioni di anni.
Solo un secolo e mezzo fa questo partito era maggioritario e tanto forte da minacciare addirittura fisicamente chi sosteneva le eresie di Darwin e della paleontologia. Ma oggi sono quasi estinti, come i dinosauri di cui essi negano l’esistenza.

Oltre alla corrente Darwiniana e a quella creazionista esiste un'altra scuola di pensiero che rovescia completamente le due visioni, integrandole e superandole.
Un piccolo gruppo di ricercatori infatti si interroga su alcune particolarità della storia evolutiva difficilmente spiegabili dal modello Darwiniano classico, senza avere nessuna intenzione di far entrare in scena un Dio barbuto che detta comportamenti etici e regole esistenziali, dispensando premi e castighi.
Ciò nondimeno questa corrente di ricerca osserva che il modello darwiniano non riesce a spiegare la complessità dell’evoluzione.
E in parte gli accademici se ne sono accorti.
Infatti si è constatato che alcuni cambiamenti, ritenuti fino a qualche decennio fa frutto della selezione, non lo sono per nulla.
Tutta colpa delle farfalle di Londra. Esse via via che l’inquinamento aumentava diventavano grigie come i palazzi sui quali si posavano. Poi, in un tempo molto breve, a Londra furono abbandonati i riscaldamenti a carbone, che coprivano tutto di una patina di fuliggine. I muri delle case, dilavati dalla pioggia, si schiarirono in pochi anni e anche le farfalle si adattarono al cambiamento. Gli scienziati però si resero conto che la velocità con la quale questo cambiamento di colore era avvenuto era incompatibile con la teoria della lenta selezione naturale basata sulla maggiore sopravvivenza del più adattato.
In qualche modo le farfalle avevano capito il cambiamento in atto ed avevano riattivato i geni che per secoli avevano determinato la colorazione chiara.
Per parecchio tempo non si riuscì però a capire come questo fosse potuto succedere.
La settimana scorsa abbiamo parlato della scoperta che risolve questo mistero (http://www.jacopofo.com/?q=node/2700). Ora sappiamo che il Dna è responsabile solo in parte dei caratteri di una persona. Infatti il Dna per diventare operativo deve essere letto dalla cellula, attraverso una serie di reazioni chimiche. E si è scoperto che variazioni alimentari durante la gestazione e i primi anni di vita e la quantità di coccole dispensate dalla madre possono modificare caratteri fisici notevoli, agendo non sul Dna ma sul sistema di lettura degli ordini genetici.
Cavie geneticamente grassocce, gialle e malaticce possono partorire topolini magri, marroni e sani solo variando l’alimentazione. Alcune sostanze contenute nei cibi sono infatti in grado di “spegnere” alcuni comandi contenuti nel Dna e risvegliarne altri.
Ma, nonostante le correzioni apportate (grazie alle farfalle di Londra) resta un “buco” nella teoria darwiniana “modernizzata”.
Molti infatti hanno osservato che per ottenere la prima cellula vivente sono necessari più di 100 mattoncini diversi, costituiti ognuno da agglomerati complessi di molecole. La probabilità che uno solo di questi mattoncini si formi per caso in un mare primordiale agitato da una tempesta è bassissima. Che se ne formino tanti e che tutti insieme si combinino casualmente, nel modo corretto, dando vita a una cellula vivente, è un evento che rasenta l’impossibile.
Affinchè tutti i legami possibili immaginabili si verificassero casualmente arrivando a produrre anche i legami necessari alla vita sarebbe servito un tempo infinito.
Invece questa specie di miracolo probabilistico si è verificato nel giro di un tempo relativamente breve, appena le condizioni del pianeta Terra sono diventate adatte alla vita cellulare.
Da questa considerazione alcuni pensatori eretici hanno tratto l’idea di un universo che contiene in ogni suo componente una serie di regole a struttura frattale.
La particolarità dei frattali è che ogni parte contiene le regole e le forme che creano il tutto.
Il cavolfiore è un frattale: ogni pezzettino è un cavolfiore in miniatura.
Un caso analogo si verifica con gli ologrammi. Se spezziamo una lastra che contiene un’immagine olografica otteniamo pezzetti di lastra che contengono non una parte dell’immagine ma l’immagine intera. Ogni frammento contiene tutta l’immagine con una definizione inferiore.
In natura sono moltissimi gli esempi di frattale, dal profilo delle coste, ai bordi delle foglie, alla forma della casa della lumaca.
La spirale è una perfetta dimostrazione geometrica del concetto di frattale. Ti è sufficiente conoscere la curvatura di  un frammento di una spirale per poter prevedere perfettamente la sua forma e il suo sviluppo all’infinito.
L’idea, trasportata nel campo dell’evoluzione, è che le particelle sub atomiche contengano un germe frattale che ha dentro di se' lo sviluppo della vita, la forma delle montagne e delle costellazioni e tutti i ritmi che può produrre una chitarra elettrica suonata da un esagitato.
Ma come può qualche cosa di così piccolo contenere tante informazioni?
Si può obiettare che la spirale è una struttura totalmente ripetitiva mentre il mondo è un’orgia di variazioni infinite.
Ma noi abbiamo davanti ai nostri occhi un esempio perfetto di quanto questa possibilità sia naturale.
I numeri!
Per tracciare tutti i rapporti matematici, tutte le leggi, tutte le radici quadrate, tutti i numeri primi e tutti i rapporti di grandezza è sufficiente dire 1+1=2 e 1+2=3.
Non mi serve altro. La scoperta del concetto di numero e l’affermazione elementare che due numeri si possono sommare contiene di per sé l’idea dell’infinita crescente sequenza dei numeri e tutte le leggi che naturalmente emergono dalla struttura stessa del loro accrescimento progressivo, unità dopo unità.
Se ci si pensa è un concetto meraviglioso e affascinante che genera vertigine logica proprio per la sua semplicità.
Tutta la matematica non è altro che l’imprescindibile risultato di un’affermazione, lo sviluppo di un principio insito nella sequenza 1-2-3.
Non serve aggiungere altro. Tutto è già lì dentro, come in un seme c’è tutto un albero.
(Su questi concetti Capra ha scritto due appassionanti testi divulgativi: “Il Tao della fisica” e soprattutto “La rete della vita”. A proposito delle ipotesi sul codice contenuto nelle particelle fondamentali, ho condotto una ricerca che parte dalle antiche teorie numeriche cinesi ed ebraiche e descrive le “costanti” scoperte dagli antichi. Curioso poi ritrovare queste costanti nei componenti chimici elementari e nel codice genetico oltre che in molti altri aspetti della realtà. Ad esempio in una stella a cinque punte leonardesca (disegnata con una linea continua) il rapporto tra la lunghezza delle cinque linee che la formano e la distanza tra i vertici e i più vicini punti di intersezione delle linee è una costante che ritroviamo in natura molto spesso. Ad esempio si misura lo stesso rapporto tra la lunghezza complessiva della gamba e la distanza tra piede e ginocchio. Ho sviluppato questo discorso nel libro “La dimostrazione chimica dell’esistenza di Dio”.)
Ora, se tutte queste argomentazioni possono farci sospettare l’esistenza di una specie di calamita evolutiva che spieghi i tempi incredibilmente rapidi dell’evoluzione, altrimenti difficili da comprendere solo utilizzando il modello darwiniano, non siamo di certo di fronte alla prova dell’esattezza di questa ipotesi.
Tuttavia c’è un’altra osservazione elementare che dovrebbe mettere in crisi il darwinismo.
La teoria dell’evoluzione selettiva ha spiegato bene tutti quei mutamenti che offrono un vantaggio immediato. Le giraffe che hanno il collo più lungo prosperano dove quelle con il collo corto muoiono di fame.
Le farfalle cambiano colore rapidamente perché in qualche modo percepiscono la convenienza del cambiamento. Quelle che si mimetizzano meglio campano di più.
Ma le cose si complicano quando ci troviamo di fronte a cambiamenti complessi che non hanno offerto vantaggi immediati.
Il volo degli uccelli è un esempio: lo sviluppo del piumaggio e delle ali è un processo molto complesso e in nessun modo inizialmente le mutazioni hanno dato vantaggi. Mi immagino una lucertola che inizia a buttarsi giù da un albero tentando di volare. Non credo sia servito a molto nell’immediato prendere capocciate. Oltretutto sicuramente le altre lucertole spernacchiavano quella che sognava di volare. Eppure le sue figlie e le figlie delle sue figlie continuano a buttarsi già dagli alberi caparbie per milioni di anni fino a che le braccine si trasformano in ali.
Qui il modello darwiniano diventa ridicolo. Le ali non ti spuntano un giorno per caso già adatte a svolazzare. Non c’è nessun vantaggio a sostituire le zampe anteriori con delle alucce pelose che ancora non funzionano.

Eppure per migliaia, milioni di anni le creature che avevano sviluppato caratteristiche che andavano nella direzione dell’evoluzione dei volatili sono state premiate sul terreno della concorrenza con individui “normali”.
E questo riesco a spiegarmelo solo ricorrendo all’idea di una sorta di senso estetico, insito nelle creature che potenzialmente potevano evolversi verso il volo. Questo senso estetico deve essere intervenuto nella scelta dei partner, facendo sì che i soggetti che presentavano variazioni che andavano nella direzione del volo risultassero più attraenti per i loro simili (come al solito è il sesso che muove il mondo). Ipotizzo particolarità che nascono come elemento visivo legato alla concorrenza sessuale. Poi queste caratteristiche trovano una utilità pratica fuori dall’ambito sessuale.
Le piume ad esempio possono essere state inizialmente solo caratteri sessuali, come la criniera dei leoni.
E ancora oggi il colore e la misura delle piume sono per gli uccelli aspetti essenziali per la scelta del partner.
Ma esiste un altro aspetto che ci fa immaginare una sorta di calamita evolutiva, di disegno frattale contenuto nei fondamenti stessi di ogni particella base.
In effetti alcune forme della vita sono inspiegabili senza ricorrere all’esistenza di un modello comune, contenuto in ogni creatura vivente che permetta alle creature di scegliere istintivamente la strada evolutiva più promettente, come se percepissero empaticamente l’essenza delle leggi che governano la realtà circostante (proprio perché tutti i componenti del frattale contengono le stesse leggi, e i tentativi evolutivi sono modulati sul medesimo codice).
E’ il caso delle galle che ci presentano un percorso evolutivo ancora più complesso e incredibile di quello compiuto dagli uccelli verso il volo.
Le galle sono falsi frutti. Le troviamo ad esempio sulle querce in grande quantità. Non assomigliano per nulla alle ghiande. Sono delle melette, con un rivestimento duro come quello di una noce e dentro contengono una specie di schiuma. Non sono frutti, non contengono semi. Sono provocate da alcuni insetti che intaccano la corteccia di un ramo e, iniettando particolari sostanze, convincono l’albero a mutare in quel punto il suo modo di svilupparsi. L’insetto deposita le sue uova all’interno della ferita aperta nella corteccia. La pianta, ubbidendo al comando chimico dell’insetto, sviluppa una specie di frutto che ingloba le uova degli insetti. Quando queste si dischiudono, i neonati si trovano all’interno di un frutto costruito apposta per loro e pieno del nutrimento di cui necessitano per svilupparsi. Cresciuti a sufficienza, perforano l’involucro del frutto e se ne vanno.
Siamo in presenza di un insetto che è riuscito a elaborare sostanze chimiche in grado di annullare i modelli di sviluppo scritti nel Dna di una pianta ottenendo che la stessa costruisca autonomamente una casa adatta alla sopravvivenza dei suoi figli.
E come c’è arrivato?
Per gradi?
Per tentativi?
Per caso?
Credo che qui non ci sia caso che tenga. Soltanto la condivisione di uno stesso progetto frattale può spiegare una simile capacità di adattamento reciproco.
Un processo non volontario. Non c’è un Dio con la barba che lo decide, né vi è una scelta cosciente da parte dell’insetto o della pianta. Ma c’è una possibilità potenziale e una tendenza naturale a concretizzare via via le possibilità più complesse. E’ come se in qualche modo l’Universo traesse beneficio dalla continua differenziazione delle possibilità (dalle creature più piccole a quelle più grandi). Una volta popolato il mare, le creature si espandono sulla terra e poi conquistano il cielo. E poi l’essere umano crea un mondo mentale e infinite rappresentazioni simboliche della realtà fino a creare addirittura mondi virtuali.

Certo mi rendo conto che quanto ho detto non costituisce una prova. Però è un indizio affascinante. Come le piume estetiche dei rettili protovolatili.
E penso che siccome è proprio una bella idea, molti, per anni, si cimenteranno con essa, insensibili all’evidente mancanza di risultati.
Ma questo insistere a macinare ragionamenti inutili non sarà privo di frutti.
Le ipotesi, come piume, diventeranno sempre più lucenti fino a quando qualcuno non troverà il modo di farle volare.
Così avanza l’evoluzione naturale.
Così avanza la conoscenza umana.
Il vantaggio immediato è solo il motore della storia. Il desiderio e il sogno sono il carburante.