Samaritani di strada
Inviato da Cacao Quotidiano il Ven, 03/31/2006 - 16:06Questa settimana vi presentiamo un articolo dalla prestigiosa rivista Mother Jones, tradotto da Nuovi Mondi Media che racconta di buona gente di buona volonta'.
La storia di Common Ground, una bizzarra tribu' di attivisti e paramedici giunta a New Orleans dopo Katrina, e' filosoficamente agli antipodi rispetto a quella della sanita' Usa
Dopo che l'uragano Katrina ha imperversato su New Orleans, Algiers e' una delle poche zone della citta' ad essere rimasta asciutta. Anche se i venti portati da Katrina hanno creato danni considerevoli ai tetti delle case e hanno abbattuto alberi e linee elettriche, le strade e le case non sono state invase dall'acqua come nel resto della citta'. Comunque, Algiers e' rimasta senza energia elettrica e acqua corrente per diversi giorni, e l'invasione di migliaia di soldati, federali e personale paramilitare di organizzazioni private che hanno creato un'atmosfera di tensione e trepidazione. Anche qui, come nelle altre zone della citta', la Guardia Nazionale ha imposto un coprifuoco obbligatorio dall'alba al tramonto. In un quartiere alcuni residenti bianchi, spaventati da voci di furti d'auto e di saccheggi si sono accampati sui tetti e hanno organizzato turni di sorveglianza, armi alla mano.
Poi, una notte, sul tardi, uomini della Guardia Nazionale e delle squadre speciali della polizia di New Orleans hanno fatto irruzione in un complesso del Fischer Housing Development, una zona popolare di Algiers abitata prevalentemente da neri, alla ricerca di un uomo che aveva sparato a un camion che trasportava telefoni cellulari; a questo punto alcuni giovani di colore hanno sottratto delle armi da un'agenzia di pegni della zona, per combattere le truppe e quelli che hanno definito vigilanti bianchi. Un residente, Ronald Ragens, di 55 anni, ricorda la solitudine e la paura di quei giorni: "Si vedevano solo polizia, militari, ed enormi camion che trasportavano approvvigionamenti da una parte all'altra, con gli elicotteri che continuavano a sorvolare l'area, come se si fosse trattato di una zona di guerra. E' stata dura".
Poi una mattina, a quattro giorni dall'arrivo dell'uragano, e' successo qualcosa che ha fatto sciogliere la paura e allentato la tensione. Quattro giovani in bicicletta hanno iniziato a bussare alle porte chiedendo se qualcuno aveva bisogno di cure mediche. A chi voleva sapere se fossero della Croce Rossa o della FEMA, Agenzia Federale per a gestione delle emergenze, che fino ad allora, peraltro, non si erano fatte vedere, i paramedici rispondevano che erano semplici volontari che avevano agito di loro iniziativa: offrivano pronto soccorso, misuravano la pressione, facevano test per il diabete e si informavano su sintomi di ansia, depressione e di altre malattie. "E' stata la cosa piu' nobile che abbia mai visto in vita mia", ricorda Malik Rahim, da sempre residente di Algiers, attivo localmente sul problema degli alloggi e gia' membro delle Black Panthers. E' lui che ha contribuito ad aiutare ad organizzare lo spazio per il personale medico in una moschea della zona. "Sono stati questi medici di strada a impedire che in citta' esplodesse una guerra razziale, perche' erano bianchi che si occupavano della comunita' nera in un momento di forte esasperazione. Sono loro i veri eroi di questa situazione".
Rahim, un uomo estroverso e amichevole, con capelli da rasta tendenti al grigio e una voce dolce che sembrano negare il suo passato radicale, e' ora il leader simbolico del Common Ground Collective, una bizzarra tribu' di attivisti e di personale medico calata su New Orleans per fornire "solidarieta', non carita'" a questa comunita' devastata. I "medici di strada" sulle loro bici - parte di una rete nazionale di infermieri e paramedici che forniscono pronto soccorso durante le manifestazioni contro la guerra - sono stati tra i primi a intervenire. ""Dappertutto c'era odore di morte", racconta Noah Morris, un attivista dal fisico asciutto e nervoso di St. Louis, che ricorda di aver visto quattro vittime di colpi d'arma da fuoco, i cui corpi erano stati ricoperti sommariamente da fogli di latta ondulata. Noah aggiunge che la maggior parte dei suoi primi pazienti soffriva di pressione alta che lui ha cercato di curare con rimedi naturali e integratori alimentari. Alcuni giorni dopo, ai paramedici si e' unita una carovana di dottori, infermieri e psicologi provenienti da San Francisco. Poi, via via che la voce di questa iniziativa si allargava, dozzine di medici e attivisti politici provenienti da tutto il paese si sono messi in cammino verso New Orleans.
Attirate da Common Ground sono arrivate persone di ogni tipo: Michael Kozart, il primo medico a dedicare molto tempo a questo centro di assistenza, appartiene a un gruppo radicale che fornisce aiuti medici ad attivisti politici, il Bay Area Radical Health Collective. Ha deciso di unirsi agli altri dopo aver sentito il discorso che Rahim ha tenuto su Algiers alla KPFA, un satellite di Berkeley della radio alternativa Pacifica. "Ho pensato: com'e' possibile che, nella ricca America, ci siano popolazioni abbandonate al loro destino a causa della totale inefficienza del nostro approvvigionamento idrico, del nostro sistema sanitario e perfino del nostro stesso governo?" Liz Rantz, un altro dottore, per venire qui ha richiesto due permessi successivi dal suo posto di lavoro a Missoula, in Montana dove e' dirigente medico del Dipartimento Carcerario dello stato. La California Nurses Association ha mandato una squadra fissa di infermieri diplomati e un'altra associazione, Acupunturists Without Borders, ha organizzato parecchie squadre di volontari. Dall'accettazione alla farmacia improvvisata ci sono sia anelli al naso, capelli da rasta e piercing, che le uniformi immacolate delle infermiere arrivate direttamente dai loro posti di lavoro in ospedale.
"Non mi ero per niente resa conto che si trattasse di attivisti" commenta Lynne Crawford, un'estroversa infermiera di Harrisburg, in Pennsylvania, che passa la maggior parte del suo tempo sulle Unita' Mobili. La Crawford, che durante i giri di visita usa la divisa blu dell'ospedale, e' venuta qua dopo aver perso il suo ultimo impiego . Era alla ricerca della possibilita' di fare del volontariato quando ha scoperto dell'esistenza di Common Ground su Internet. A differenza di molti suoi colleghi, che dormono sul pavimento della struttura che e' stata allestita o in tende montate nel cortile, la Crawford ha trovato alloggio su una lancia della Guardia Costiera attraccata a New Orleans. Quando l'ho incontrata la prima volta mi ha confessato di avere subito un "grosso shock culturale" durante i primi giorni al Common Ground. Poi mi ha indicato alcuni dei suoi nuovi amici, che si fumavano una sigaretta all'aperto: "Perche' non si depilano le gambe? Non lo capisco proprio", dice ridendo. "Ma adesso sono entusiasta di queste persone. Abbiamo un obiettivo comune".
Anche per gli attivisti, abituati a non essere considerati importanti, Common Ground e' stato una rivelazione. "Che possibilita' di lavoro politico ti offre una situazione in cui ti piove addosso tutta la comunita'?" chiede Scott Weinstein, un infermiere alto e barbuto che viene da Washington. E stato tra i primi ad arrivare e opera come punto di collegamento con quello che e' rimasto della comunita' medica di New Orleans. E prosegue affermando che quello che succede qua gli ha fatto cambiare idea sulla politica. "La maggior parte della gente pensa che agire significhi scendere in strada durante una manifestazione, ma in questo modo occupi solo la strada. Qua non si tratta di occupare una strada, ma di occuparsi di salute".
La moschea Majid Bilal si trova in un angolo pieno di traffico a tre isolati dall'argine naturale di New Orleans. Da li', appena dopo un magazzino dove sono rimessati i carri colorati del Mardi Gras (il celebre carnevale di New Orleans, NdT), si vede lo skyline della citta', con il Superdome e due navi da crociera (usate solitamente per il carnevale), la Sensation e l'Ecstasy - affittate dal governo federale per quasi 200 milioni di dollari per alloggiarvi il personale arrivato a gestire l'emergenza. C'e' un flusso continuo di grossi rimorchiatori, petroliere che solcano l'oceano e navi container. La struttura stessa e' circondata da piccole case ad un piano, i cui tetti sono quasi tutti rattoppati con pezzi di plastica blu. Un cartello sulla porta posteriore dice: "Non sono permesse armi. Rispettare la Moschea" - e' un riferimento all'invasione di armi che gli ufficiali della Guardia Nazionale e delle agenzie di sicurezza private portavano in ogni struttura governativa della citta'. Quando il centro viene aperto alle 8:30 di una mattina d'ottobre, la sala d'attesa si riempie immediatamente di pazienti.
Andrew Summer, un operaio disoccupato di un cantiere navale che vive nella vicina Gretna con il fratello, e' qua per farsi prescrivere dei medicinali, che, a mesi di distanza dall'uragano, sono uno dei bisogni primari tra i pazienti di Common Ground. Summer e' alto, dinoccolato e visibilmente stanco. E' sopravvissuto a Katrina nel Lower Ninth Ward, uno dei distretti piu' grandi e piu' poveri di New Orleans, da dove l'hanno portato via mare al Centro Congressi, e da li' in aereo a Houston: non puo' avere le medicine perche' il Charity Hospital, il noto ospedale che si occupava della maggior parte dei poveri di New Orleans, e' stato chiuso. Dice: "E' eccezionale il modo in cui qua trattano la gente".
Alcune porte piu' in la' Leroy Refuge, 53 anni, residente a New Orleans da tutta la vita, che un tempo guidava uno scuolabus della diocesi, osserva la scena con la schiena ricurva. Lui e la compagna di cui si occupa ("si chiama Miss Dorothy L. Browm ed ha 78 anni") sono stati al centro dove gli hanno fatto delle iniezioni "per tenere i germi e tutto il resto lontani". Anche Refuge e' stato evacuato da Algiers ed e' finito alla Base Aerea Kelly in Texas prima di essere rimandato a casa in aereo tre settimane dopo. "Adesso siamo di nuovo al 329 di Socrates e cerchiamo di continuare la nostra vita", commenta. " Sono ancora un po' confuso, ma inizio a riprendermi - piano ma in modo costante, piano ma in modo costante." Per molti dei pazienti di Common Ground, il centro e' un sollievo non solo da Katrina e dal vuoto di assistenza medica che ne e' seguito - New Orleans all'improvviso si e' ritrovata senza dottori e senza ospedali e ne' la Croce Rossa ne' la FEMA sembravano in grado di metterne a disposizione - ma anche da un'altra situazione di emergenza, non cosi' vistosa ma di lunga durata. Secondo Rahim, l'85 per cento degli uomini di Algiers non sono assicurati, "e molti di loro hanno visto un dottore per l'ultima volta in prigione o al pronto soccorso del Charity".
Common Ground si e' ritrovato anche a provvedere a bisogni non previsti. Durante il primo mese le sue squadre sanitarie hanno vaccinato centinaia di lavoratori con contratti in subappalto per ditte come la Shaw Inc. e Halliburton - aziende che lasciavano che i loro dipendenti, per la maggior parte immigranti latinoamericani, scoprissero da soli di che tipo di vaccinazioni avevano bisogno e dove se le potevano procurare. Quando l'uragano Rita ha allagato centinaia di chilometri quadrati di un agglomerato acquitrinoso vicino a Houma in Louisiana, Common Ground e' stato l'unico a far intervenire una squadra di soccorsi nella zona; secondo il Dott. Rantz e altri tre volontari che erano la' ne' la Croce Rossa ne' la FEMA hanno fatto altrettanto.
La maggior parte degli interventi medici a Common Ground hanno luogo in tre postazioni sommarie in quella che era la sala delle preghiere della moschea. La prima postazione e' un tavolo da gioco con scaffali improvvisati che contengono cotone idrofilo, guanti di gomma ed altra attrezzatura a cui si aggiunge uno stetoscopio che pende da un angolo. La seconda postazione consiste di un paio di sgabelli vicino a una fila di scaffali che sembrano provenire dalla stanza di un motel. Raggruppato in modo ordinato c'e' parte del materiale donato che il centro distribuisce: Tampax, amamelide, latte in polvere, supplemento di calcio. La terza postazione e' l'unico ambiente privato del centro, diviso dagli altri da alcune lenzuola. Dopo avere risposto a qualche veloce domanda di un volontario che sta all'accettazione, i pazienti aspettano il loro turno su una fila di sedie che fa da sala d'attesa; poi quando sono chiamati, si dirigono a una delle postazioni, dove un infermiere specializzato fa un primo controllo e si consulta con un medico sul da farsi.
Nella stanza accanto, oltre al telefono e a un fax che sono sempre in funzione, c'e' una farmacia provvisoria costituita da materiale medico donato da organizzazioni come Vets for Peace (Veterani per la pace) e Food Not Bombs (Cibo, non bombe). Sul retro c'e' una fila di computer collegati a Internet per mezzo di una rete wireless discontinua fornita dalle navi della FEMA che stanno al di la' del fiume. Sul muro c'e' un elenco di progetti per cui servono volontari, tra gli altri "informazioni necessarie in caso di incidenti critici" "aiuto medico legale", sotto cui qualcuno ha scarabocchiato "per coprirci il sedere". Ma un compito e' piu' importante degli altri: " Infondere in tutto quello che facciamo uno spirito anti-oppressivo".
Anche se qua la gerarchia non e' molto amata, alcune persone a Common Ground hanno chiaramente un ruolo di leader. Tra questi c'e' Moe, erborista e infermiera diplomata che e' qui dall'inizio di settembre. Spesso e' tra i primi ad accogliere i nuovi venuti e la persona da cercare quando c'e' un problema senza soluzione immediata. Moe e' bassa, con un viso a forma di luna piena su cui sembra incollato un sorriso perenne. Come Noah, fa parte della rete di medici di strada che cala su citta' come Seattle o Washington quando ci sono grosse manifestazioni. E' gentile, dimessa e pragmatica. Alla fine di novembre e' stata lei che ha spinto perche' il centro chiudesse al venerdi' per permettere ai volontari di riposarsi. "Non riuscivamo a fare niente a causa dello stress a cui eravamo sottoposti", mi dice.
Per la gente che lavora qua, Common Ground e' proprio l'opposto delle strutture burocratizzate e tese a fare molto denaro nel minor tempo possibile, una regola ormai nel settore della salute negli Stati Uniti. Quando il personale scopre che un paziente e' allettato e non puo' uscire, qualcuno lo va a prendere e poi organizza il trasporto per il ritorno a casa. E' possibile che lo stesso dottore faccia la diagnosi, scriva la ricetta e poi vada nella farmacia a prepararla. Durante la giornata, Max Fischer, che frequenta il quarto anno di medicina alla Columbia University, vede dieci pazienti in 15 ore - una frazione di quelli sono gestiti da un ospedale o una clinica normali. C'e' una madre di 19 anni con un'infezione alle ossa della gamba in stato avanzato; con il Charity chiuso, non aveva idea di dove trovare un dottore. Max chiama un'ambulanza per portare la donna al West General Hospital a Gretna - e quando arriva parte con lei. "Vedo me stesso come un paladino del paziente", commenta Fischer.
A Common Ground e' importante fare medicina in modo diverso. "Nella mezz'ora in cui parlo a qualche paziente provo solo amore", dice Marenka Cerny, una fisioterapista e massaggiatrice di Oakland che ha sistemato un lettino fuori dal centro. Da quando sono qua il flusso di clienti che riceve e' costante. Le si avvicinano timidamente, ma si alzano dal lettino con un'espressione sollevata. "Offriamo loro un contatto umano, la cosa piu' basilare per persone che hanno dovuto affrontare una devastazione e una perdita cosi' grandi", dice. Korben Perry, un agopunturista di Filadelfia, ha sistemato un paio di sedie e un cartello vicino a lei. Un pomeriggio lo vedo lavorare su Willy Kerr, che mi racconta che viene al centro da quando e' tornato ad Algiers da Houston, dove era stato evacuato dopo l'uragano. E' il suo primo contatto con la medicina cinese, ma Perry lo convince che il trattamento con gli aghi lo aiutera' ad alleviare il dolore alla schiena e alle gengive. "Sto cercando di smettere di fumare", confessa Kerr. Mentre Perry gli infila gli aghi nel lobo e nel collo, Kerr ridacchia e poi si prepara ad aspettare per una ventina di minuti. "Queste persone sono davvero gentili con me", commenta. "Mi dispiacerebbe vederli andare via." Come molti altri nella zona, Kerr, che fino a non molto tempo fa ha lavorato alla raffineria Murphy Oil a sud di New Orleans, e' convinto che l'alluvione del Ninth Ward non sia avvenuta per caso: "Hanno fatto saltare gli argini", aggiunge. "Mi raccomando, lo scriva."
Piu' tardi, nel pomeriggio, due camion mimetici dell'esercito americano si fermano fuori dalla moschea. Mentre il motore continua a girare rumorosamente, un giovane tenente salta fuori, si identifica come Guardia Nazionale della Louisiana, e annuncia che porta parecchie scatole di rifornimenti per il centro. Moe, che passa la maggior parte del tempo a gestire i rifornimenti di dubbia utilita' che arrivano in dono, allarga un sorriso quando vede le scatole di cortisone e Zithromax, un antibiotico per bambini. Nei quindici minuti che seguono, alcuni soldati appena tornati dall'Iraq e un paio d'anarchici che hanno manifestato contro la guerra scaricano il camion insieme, scambiandosi aneddoti su New Orleans e il French Quarter (il centro storico di New Orleans, progettato dai francesi negli anni '20 del Settecento e poi ricostruito alla fine del secolo dagli spagnoli, NdT).
A differenza di altri volontari, che si sono accampati nella moschea e nelle case vicine, durante la mia permanenza a New Orleans mi sono intrufolato con altri paramedici a Tent City, un campo della FEMA che si trova ad Algiers. Nella tenda che fa da mensa e' possibile vedere tutti quelli che hanno aiutato nella ricostruzione e a rendere sicura New Orleans: le truppe della Guardia Nazionale, con i fucili posati sui tavoli, lavoratori esausti dell'azienda dell'acqua e delle fogne; poliziotti di New Orleans con l'espressione da duri; e la polizia privata in divisa di Blackwater. E' un posto sconcertante, pieno di irascibilita' e armi, proprio come qualsiasi altro posto nella New Orleans del dopo-Katrina - che contribuisce a rendere Common Ground una tale stranezza.
Dalla fine di ottobre, la citta' e' all'asciutto e sia i volontari che i residenti incominciano ad avventurarsi nel Ninth Ward. In un ex asilo Common Ground ha istituito un centro di distribuzione per le donazioni provenienti da gruppi diversi come i Pastors for Peace, che hanno mandato parecchie scatole di scarponi e l'Islamic Fund Relief che ha fornito 50 secchi di "materiale per la pulizia" - tutti contrassegnati dal logo della chiesa Jesus Christ of Latter Day Saints - contenenti maschere, spugne, bottigliette spray, guanti e detergente per le mani. Parecchie volte alla settimana manda una squadra di personale medico al Disaster Recovery Center nella Lower Ninth Ward, un parcheggio dove la FEMA ha organizzato un punto informazioni per i residenti che tornano a casa.
Qui ci sono armi ovunque; sulle spalle delle truppe della Guardia Nazionale, nelle fondine dei poliziotti di New Orleans e degli ufficiali della Polizia di Frontiera del Dipartimento della Sicurezza interna. Le quattro guardie della Blackwater, che la FEMA ha ingaggiato per la sua postazione, presidiano l'area nelle loro camicie identiche con il logo della societa' e gli occhiali da sole avvolgenti.
Intorno a loro c'e' distruzione totale. I fili della luce e del telefono sono a terra, le auto si trovano nelle posizioni piu' strane, alcune addirittura incastrate negli steccati o nei muri o seppellite nei soggiorni. Le strade e i marciapiedi sono pieni del fango seccato penetrato nelle case. C'e' un silenzio che suona strano in una citta', rotto solo occasionalmente dal rumore dei copertoni sul fango secco.
Per contrasto, Common Ground, nonostante il caos e gli occasionali inceppamenti, sembra quasi allegro. Quando torno a visitarlo, in dicembre, e' pieno di gente della zona (tra cui Willy Kerr, il paziente dell'agopuntura) che viene per offrirsi volontario. Sandra, che risieda ad Algiers da tutta la vita, adesso e' la cuoca del centro, e distribuisce porzioni di gumbo (tipica zuppa creola) e torta di pane. Si sta allestendo un comitato locale, e il centro sta cercando una sede piu' grande in fondo alla strada. "Questo posto diventera' permanente", informa Malik Rahim, "e sara' gestito da coloro che adesso assiste".
Tim Shorrock e' un giornalista che lavora a Memphis, nel Tennessee, dove si e' trasferito l'anno scorso dopo 23 anni passati a Washington. Si occupa di politica estera, dell'Asia e dell'abuso di potere da parte delle grosse corporation per molte pubblicazioni negli Stati Uniti e all'estero. Attualmente sta lavorando a un libro sulla sicurezza nazionale Usa.
Fonte: http://www.motherjones.com/news/feature/2006/03/common_ground_long.html
Tradotto da Antonella Melegari per Nuovi Mondi Media