Chi ha infilato le mani sotto la gonna di Miss Rivoluzione Comunista 2007?
Inviato da Jacopo Fo il Sab, 04/14/2007 - 16:51Nova ola.
(Nuova onda)
Il grande ritorno di Toni Barra, ex investigatore privato per conto del
Sindacato Metalmeccanici.
Dove si parla di arbitri perduti a causa di donne con fessure talmente
sottili che ci passa solo la tesserina del bancomat, vallettopoli,
tangentopoli, stupidopoli, pompinopoli, e uomini con sogni decapitati da
un cassetto e donne con l'anima limpida come il vento dell'Est.
Di nuovo quel fottuto vento ribelle che incendia le caviglie del desiderio.
Dopo anni passati in un buco fetido della storia possiamo uscire alla luce
di questo sole schizofrenico. Il mondo e' al collasso e gli inutili servi
della minestrina mediatica iniziano a tremare nelle saune.
Insorgi!
Questo e' il momento!
"Fottuto ciarpame ribelle!"
Stavo smadonnando sulle bassezze del mondo e i limiti umani dei
rivoluzionari, accasciato tra gli scatoloni in uno sgabuzzino dentro una
casa occupata da marocchini, senegalesi e babilonesi.
Era il meglio che avevo trovato per dormire dopo che la donna della mia
vita mi aveva cacciato di casa privandomi della gioia dei suoi abbracci e
dei sorrisi della piccola Engels, che ancora non sapeva nulla del
materialismo dialettico delle crisi coniugali.
Sentii una voce che mi chiamava. Una voce di donna. Decisi di far finta
di essere morto. Ma la ragazza doveva aver mangiato a colazione pane e
determinazione e alla fine una sua mano scivolo' nella stanza tastando il
muro alla ricerca di un interruttore.
Lo trovo'. La luce mi feri' gli occhi.
Guardai la donna. Era Lulu' La Fitte.
Ci avevo lavorato insieme quando indagavo sulla putredine del pianeta
per conto del Sindacato Metalmeccanici.
Mi guardo': "Cavolo, Toni, sei proprio un maestro nei travestimenti!
Sembri davvero un barbone all'ultimo stadio che se la fa addosso quando
vuole mettere un po' di pepe alla sua esistenza."
Sarcastica.
Tipica tecnica della provocazione, manuale del Buon Samaritano
Metropolitano, pagina 284. Conoscevo tutti i libri ma ormai dubitavo ci
fosse scritto qualche cosa.
Visto che non rispondevo lei chiese: "Ci sei o devo chiamare
l'ambulanza?"
Dovetti rispondere, era capace di chiamarla davvero. Miracoli della
telefonia mobile. Non fai tempo a pensare una stronzata che l'hai gia'
detta a qualcuno.
"Presente!"
"Ah, mi hai fatto spaventare… Vedo che sei veramente in crisi."
"Diagnosi esatta." (Laconico)
"Beh, mi dispiace romperti le scatole ma mi sa che devi farti una doccia
da qualche parte, il Capo ti vuole."
Il Capo. Quello con la maiuscola. Il Capo del Sindacato
Metalmeccanici…
"E' ancora vivo?"
"Non lo so. Ha la faccia verde e gli esce della schiuma dalla bocca.
Comunque sono sicura che e' incazzato."
La descrizione calzante mi strappo' un sorriso. Strinsi i denti. Non mi
andava di avere emozioni.
"Dai, Toni, rassegnati, il Capo ha mobilitato la truppa d'elite per scovarti.
Mani callose ti cercano in tutti i bidoni della spazzatura della
megalopoli."
La faccia larga e bovina di Sacco e Vanzetti mi apparve nel cervello.
Avevo sentito dire che erano stati arrestati dopo che avevano sfasciato la
villa al mare di un alto dirigente delle Coop. Quella storia delle
cooperative che si comprano una banca di stronzi non l'avevano digerita.
Pensai che Lulu' non me la sarei cavata dai maroni neanche a spararle. E
peraltro non avevo con me la pistola. E non potevo picchiarla perche'
sono un galantuomo.
Quindi tirai su l'anima dal pavimento e mi alzai.
Il Capo non stava piu' nella sede del Sindacato. Gente con i boxer di seta
damascata gli aveva fatto le scarpe.
Lui si era trovato in mezzo a una strada ma non si era arreso: uomini di
quella pasta non riescono a mollare il colpo. Non capiscono il concetto.
Hanno una molla dentro, rimbalzano. L'unico modo di fermarli e' con
una pistola: gliela devi scaricare addosso badando ad avere buona mira.
Oppure gli rovesci addosso venti tonnellate di acciaio fuso. Ma bada che
sia ben caldo.
Lo trovai in uno scantinato tirato a lucido con le vernici ecologiche.
Aveva messo su un'agenzia di servizi per i Gruppi d'Acquisto. Si
occupavano di evitare truffe ai consumatori consociati. Un altro modo per
fare i sindacalisti. Pensavo che fosse una copertura per una setta che
faceva fuori gli arbitri corrotti. Il Capo era bianconero fin da quando
faceva la piccola Guardia Rossa ai cortei di Servire il Popolo. Mi
aspettavo da un momento all'altro che Moggi fosse ritrovato stirato come
una camicia sotto una pressa della fonderia.
"Toni", mi disse dimenticandosi cosa siano i convenevoli, "abbiamo un
cretino che vuole fotterci l'opzione su 20 megawatt di pannelli. Vorrei
che tu scoprissi che scheletri ha in tasca e gli spiegassi che la vita e' come
la scala di un porcaio."
"Capo, gli scheletri si tengono nell'armadio e sono i pollai che hanno
scale corte e coperte di merda."
Mi guardo' come se mi vedesse per la prima volta: "Bene, vedo che mi
sono spiegato."
Decisi di non farlo incazzare.
Gli avevano tirato tanti calci nelle palle che avrebbero demotivato un
rinoceronte con un peperoncino nel culo e lui era ancora li' a interpretare
la parte dell'ultimo dei Moicani. Adoro certi uomini.
"Una sola domanda: checcazzo te ne fai di 20 megawatt di pannelli
solari?"
"Loro fanno la guerra per il petrolio. Noi non consumiamo piu' petrolio.
Fine della guerra. In piu' facciamo concludere un affare ai lavoratori che
diventano produttori di energia elettrica."
Non faceva una piega.
Il mio bersaglio era un certo Edoardo Ferretti, nato a Busto Arsizio, il che
generalmente e' un handicap. Lui aveva reagito alle crudelta' del karma
diventando uno stronzo professionista. Mi chiesi come uno con un
curriculum cosi' puzzolente poteva essere riuscito a turlupinare il Capo.
Evidentemente c'era stata una crisi motivazionale. Anche i rinoceronti, a
volte, tentennano.
Lulu', che prima di presentarmi al Capo mi aveva trascinato a casa sua,
costretto a una doccia e dato fuoco ai miei vestiti, mi guardo' e mi sorrise
consegnandomi una busta con informazioni e foto del tizio.
Indossavo un completo a righe comprato al volo alla Coop. Aveva un
taglio che era considerato moderno ai tempi della corrazzata Potemkin.
Ai piedi calzavo un paio di scarpe da lavoro nere come la notte, con la
punta rinforzata internamente in metallo. Praticamente un'arma.
Lulu' mi disse che non era riuscita a trovare un gancio per entrare nel
mondo segreto dello schifoso ladro di opzioni solari.
Ma io conoscevo una ragazza che mi era immensamente grata perche'
l'avevo salvata dall'aggressione di cinque calciatori stanchi di veline
consenzienti e vallette con i vestitini senza bottoni.
Credevano di potersela fare solo perche' era una piccola cameriera di
provincia.
Vi ricordate quella domenica che meta' del Milan non gioco' perche' si
erano infortunati tutti durante gli allenamenti?
"Allenamenti" e' il mio secondo nome.
Andai da lei. Sapevo che aveva smesso di servire ai tavoli. La storia dei
calciatori l'aveva irritata e aveva deciso di presentare il conto ai malvagi
sotto forma di foto compromettenti. Era diventata la paparazza piu'
stronza del Nord Italia.
Quando le chiesi di trovarmi qualche cosa su Edoardo Ferretti storse la
bocca.
Poi si tolse una molletta dai capelli neri e la infilo' in una screpolatura del
muro. Mentre una porzione della parete scivolava di lato mostrando uno
sgabuzzino, disse: "Da quando Corona e' stato pizzicato ho deciso di
aumentare le misure di sicurezza." Nel ripostiglio segreto aveva una
montagna di cd, un bell'archivio ordinato. C'era anche un dischetto con
l'etichetta che diceva Edoardo Ferretti.
Sul momento mi parve perfino un bel nome.
Due ore dopo ero in casa di Edoardo Ferretti. E lui stava piangendo. Gli
avevo dato un solo calcio nello stinco. Sono pacifista ma la mia religione
non esclude l'autodifesa. E per me la sola esistenza di quel verme era
un'aggressione fisica. Lo so, sono troppo sensibile.
Gli dissi che avevo delle foto di lui che stringeva la mano di Berlusconi
che lo avrebbero rovinato. Gli dissi che avevo anche delle foto di lui che
faceva il cretino con un'amica della mia amica paparazza.
E lui era sposato. Ed era sua moglie quella con i soldi.
Gli dissi anche che per hobby uccido le persone che perdono i capelli e si
chiamano Edoardo. Lui mi consegno' il contratto di opzione per i venti
megawatt. E giuro' che da quel giorno avrebbe truffato solo ex
democristiani con l'alitosi.
Prima di lasciarlo gli parlai a lungo dell'inferno comunista
consigliandogli la lettura de "La rivoluzione sessuale" di William Reich.
"C'e' altro oltre al denaro e al piacere di fregare il prossimo! Dovresti
provare l'orgasmo, ad esempio."
Non credo di essere stato capito.
Certa gente ha solo scheletri nelle tasche.
Il Capo sorrise quando gli consegnai l'opzione. L'avevo visto sorridere
un'altra volta soltanto: quando gli americani avevano abbandonato
Saigon aggrappati alle zampe degli elicotteri.
Evidentemente stava diventando un comico. Lentamente. Mi disse: "Con
questo faremo risparmiare migliaia di euro ai nostri consociati.
Compriamo i moduli a 3,01 euro a watt. Un prezzo stracciato!"
Era felice come un bimbo nepalese che si mangia un bue.
Quella sera mi presentai a casa, da mia moglie. Suonai, mi misi in
ginocchio con una pianta di gelsomini in braccio. Era fiorita. Quando lei
mi apri' le dissi: "Perdonami non posso vivere senza di te. Non lasciarmi
ancora fuori dal tuo mondo."
Quella sera misi a letto la piccola Engels e le raccontai la storia di quando
Salomone e' sconfitto dai nemici di Israele e giace nel deserto con gli
ultimi superstiti della sua grande armata. Ad un tratto spuntano dal nulla
gli scudi ramati di diecimila soldati, che riflettono il sole. La nuova
armata sulla quale nessuno piu' faceva affidamento. E cosi' Salomone si
rialza in piedi, si beve un bel bicchiere d'acqua a va a menare gli ittiti, gli
evei, i gesubei, i cananei e tutta un'altra serie di bastardi che vivono di
merendine al cocco e sudore della fronte degli altri.
Basta poco per tornare a sperare.
Siamo fatti cosi'. Siamo ribelli.
Finche' siamo vivi continuiamo a resistere. Perche' sappiamo che prima o
poi il vento torna a fischiare.
Quella notte, poi, il mio amore, Rosa Samuele, decise di perdonarmi
provvisoriamente e di aprire, provvisoriamente, il suo paradiso alla mia
mente.
E io l'amai.
L'amai fino a che le forze non mi abbandonarono e il sonno ci colse
abbracciati.