Buone notizie! Non e' vero che tutto va peggio

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Libri: Non è vero che tutto va peggioCome sapete lo scorso week-end, ad Alcatraz, si e' tenuto un workshop sulle buone notizie, organizzato dall'ass. BuoneNotizie.it.
Per la prima volta, in circa 10 anni che facciamo questo lavoro, si sono seduti attorno a un tavolo piu' di 60 anni di esperienza nell'informazione positiva, costruttiva e comica.
C'era il direttore di Altreconomia, un ragazzo con due... opinioni molto interessanti, c'era il direttore de LaNuovaEcologia, quello di BuoneNotizie.it, una giornalista di Focus, uno di Terranauta e fra gli altri, c'era Michele Dotti, piu' ottimista di tutta l'Unieuro.
A lui diamo la parola in questo Cacao del sabato, con un'intervista di Daniel Tarozzi, tratta dal sito http://www.terranauta.it .
Buona lettura!

Michele Dotti, e' appena finito il workshop di due giorni sulle buone notizie. Come e' nata l’idea? Perche' l’avete organizzato? Sei soddisfatto?

Sono molto soddisfatto di questi due giorni ad Alcatraz perche' abbiamo raccolto il lavoro fatto nell’ultimo anno insieme a Buone notizie, all’associazione e al sito. Tutto parti' dal desiderio mio e di Silvio Malvolti di mettere intorno a un tavolo tutte le esperienze che in Italia operano nel campo delle buone notizie. E non sono poche!
C’e' Buone notizie, c’e' Good news agency, c’e' sicuramente Cacao, diretto da Simone Canova e ideato da Jacopo Fo.
Tutte queste esperienze finora hanno operato in maniera straordinaria ma sempre singolarmente, seppure in grande sintonia. Abbiamo cercato di fare rete, di mettere tutto insieme, di unire le forze.
In questo workshop ci siamo conosciuti, abbiamo riflettuto, abbiamo scambiato idee, percorsi, abbiamo affrontato le criticita', le difficolta' che si incontrano nel promuovere questa prospettiva all’interno anche dei mass media generalisti.
Il prossimo passo deve essere la costituzione di una rete stabile attraverso un portale, un sito aggregatore o cose del genere. Vogliamo unire le forze non soltanto in maniera occasionale ma piu' stabile e strutturata perche' comunque l’unione fa la forza e come dicono in Burkina Faso “quando le formiche uniscono le loro bocche, possono trasportare un elefante”.
Credo quindi che possiamo realizzare un qualcosa che puo' sembrare apparentemente impossibile: proporre le buone notizie in un mondo in cui prevale in maniera assoluta la cattiva notizia, la notizia tragica, il catastrofismo, l’allarmismo, la cronaca nera (che ormai e' diventata imperante).
Tutto questo secondo me e' fondamentale non solo per un dovere di verita' e di onesta', per rendere conto della complessita' della realta', in cui ci sono tanti problemi ma ogni giorno anche meravigliose notizie che meritano di essere raccontate, ma anche per educare al cambiamento, per alimentare soprattutto nei nostri giovani la capacita' di sperare, di sognare, la fiducia nelle proprie capacita' di cambiare il mondo, senza la quale mi sembra difficile che questi sogni poi possano tradursi in realta'.

Libri: L'anticastaIn due parole, che cos’e' una buona notizia per Michele Dotti?

La buona notizia e' una fotografia di uno scorcio della storia, di cio' che accade. Ogni giorno ci sono milioni, forse miliardi, di notizie che meriterebbero di essere raccontate, questo non e' possibile evidentemente. Nella fase di selezione io credo che sia giusto dare spazio anche alle tante notizie di percorsi virtuosi che ogni giorno nel nord e nel sud del mondo vengono promossi da tante persone di buona volonta' che stanno gia' cambiando il mondo e hanno portato a grandissimi progressi spesso invisibili ma significativi per milioni di persone, per l’ambiente, per l’occupazione.
Io credo che dare voce a questi percorsi possa permettere di diffonderli, di vederli replicare ovunque e questo puo' portare a un cambiamento enorme in tutti gli ambiti di cui ci si occupa.

Viene quindi da dire, citando il titolo di uno dei tuoi libri, Non e' vero che tutto va peggio. Come nasce, in breve, questo libro e, soprattutto, qual e' il suo obiettivo?

Intanto a me piace la verita' a qualunque costo, non sopporto le bugie; sentivo quindi l’esigenza di colmare lo scarto tra la realta' e la percezione della realta'. Avevo alcuni elementi e dati che mi sottolineavano una forte discordanza rispetto alla percezione diffusa nella societa'. Da qui e' nato lo spunto di riflessione, l’idea iniziale del libro. Quando poi sono andato ad approfondire anche altri ambiti mi sono accorto che questo vale praticamente per tutti i settori. E qui mi e' venuta un po’ la domanda che suggerisco anche nel libro: allora da dove nasce tanto catastrofismo? Nel libro, tutto sommato, suggerisco anche una risposta: tutto cio' non e' casuale.
Io penso che la paura, come sempre e' stato nel corso della storia, sia uno strumento di controllo che il potere gestisce abilmente per orientare le scelte e quindi in qualche modo diffonderla a larghe mani come sta accadendo soprattutto nell’ultimo anno, non solo in Italia, ma in generale nel Pianeta, e' uno strumento utile da parte dei poteri forti per legittimare certe scelte.
Pensiamo, ad esempio - come ha spiegato magnificamente anche il professor Arlacchi nel suo ultimo libro “L’inganno e la paura” – a come diffondere insicurezza e paura sia funzionale per legittimare gli aumenti degli investimenti in armi da parte di tutti i Paesi.
Oppure pensiamo ai fini elettorali e a quanto l’allarme sicurezza, assolutamente infondato da un punto di vista statistico, abbia giocato a favore di un certo esito nelle elezioni nel nostro Paese.
Io credo che occorra riportare le cose al loro posto facendo una ricerca seria da un punto di vista scientifico e sociologico, andando oltre le chiacchiere da bar e quella percezione che viene soltanto dallo stomaco. Dobbiamo riportare la testa e il cuore al centro della nostra capacita' di leggere la realta' agendo quindi di conseguenza.

Quali sono secondo te i tre temi piu' importanti tra quello che hai proposto in “non e' vero che tutto va peggio”?

Difficile dire quali sono piu' importanti, e' una questione di sensibilita' personale.
Considerando il mio percorso personale che viene dal volontariato con Mani Tese nel Burkina Faso, io sono inevitabilmente colpito dalla diminuzione significativa della fame, dell’analfabetismo e della poverta'.
In particolare trovo importantissima la diminuzione dell’analfabetismo; l’alfabetizzazione di massa , infatti, porterebbe a risolvere dall’interno in maniera endogena in tutti questi Paesi tanti altri problemi! Il fatto di assistere a un crollo drastico dell’analfabetismo, per di piu' in pochi decenni, credo che sia una testimonianza straordinaria di come non sia vero che tutto vada peggio.

Oltre a questo libro, proprio di questi giorni e' l’uscita di un nuovo libro scritto con Marco Boschini, “L’anticasta”. Il titolo puo' essere eloquente, comunque come lo presenteresti? Perche' qualcuno dovrebbe leggerlo e comprarlo?

Io credo che il volume splendido pubblicato da Rizzo e Stella avesse in un primo momento alimentato in molti una grande speranza di cambiamento che non si e' concretizzata perche' purtroppo la casta ha saputo reagire in maniera pronta e ha legittimato in qualche modo se stessa facendo credere, attraverso il controllo dei mass media, che tutta l’Italia sia un Paese malato, viziato, che condivide le carenze, che cerca scorciatoie, privilegi e raccomandazioni. In questo modo ha legittimato se stessa facendo credere di essere essenzialmente rappresentativa del Paese che governa.
Noi vogliamo smontare questa menzogna facendo conoscere le esperienze virtuose, che sono tantissime, che nel nostro Paese hanno portato a progetti straordinari di risparmio energetico, di riduzione e di raccolta differenziata dei rifiuti (sino ad oltre il 90%), di scelte virtuose nella gestione dell’acqua e del territorio che hanno portato non solo a benefici ecologici ma anche economici, occupazionali in tutti i settori. Quindi noi davvero insistiamo sul fatto che si tratta di esperienze incredibili da tutti i punti di vista che portano benefici a tutti, che sono replicabili, perche' questo e' gia' avvenuto sia nel nord che nel sud dell’Italia, sia nei piccoli Comuni che nei grandi, un esempio ne e' il comune di Padova con i suoi 200 mila abitanti (che raddoppiano se consideriamo l’area intorno) che ha fatto un progetto di risparmio energetico di oltre il 70% su tutti i beni comunali arrivando a risparmiare oltre 600 mila euro all’anno.
Pensate come queste cifre possano essere ridistribuite in servizi ai cittadini, ai giovani, agli anziani, ai bambini, alla sanita', all’istruzione. E pensate se tutti i comuni d’Italia facessero questo che cosa succederebbe, quante risorse libereremmo per servizi, quanti posti di lavoro creeremmo. Ecco,  io credo che la casta non abbia nessuna legittimazione, non rappresenta il paese e la sua moralita', rappresenta soltanto se stessa e i propri interessi.
Noi lo vogliamo dire con forza: va delegittimata alla base, dobbiamo fare oggi quello che fecero i rivoluzionari francesi quando arrivarono a concepire una forte delegittimazione dei privilegi della nobilta' e a creare quei valori che stanno alla base della divisa della Francia, che sono liberte', legalite', fraternite' che ancora oggi possono essere considerati alla base della dichiarazione dei diritti dell’uomo di cui il nostro Paese forse ha ancora bisogno.


Commenti

E’ stata una buona idea quello del convegno sulle buone notizie, ma la parola NOTIZIE ha il limite di riferirsi ad avvenimenti recenti. Le buone cose che andrebbero trasmesse ritengo debbano essere INFORMAZIONI FORMATIVE. Questo perché sono moltissime le informazioni che le persone non hanno, pur essendo di grande importanza anche se non recenti. Ad esempio è importante sapere che il motivo per cui vengono privilegiate le notizie di catastrofi e nefandezze dipende anche dal fatto che per l’istinto di sopravvivenza è ritenuto più importante conoscere un pericolo rispetto ad un fatto positivo. Ignorare che nella maggior parte delle scelte meno felici si è condizionati prima di tutto dall’inconsapevolezza dei meccanismi inconsci, è tra le prime cose da sapere, da sperimentare e da verificare.
Nel dar credito ad un’informazione, poi, le persone sono molto condizionate dalla credibilità che attribuiscono alla fonte, spesso indipendentemente dalla sua reale bontà. Basta che venga da una persona famosa o potente o che comunque è ritenuta autorevole perché prevalga su quella data da qualcuno che non si conosce.
Tutto questo va saputo, oppure si continuerà ad attribuire la responsabilità a chi ce l’ha solo in parte, con le ovvie conseguenze.

Questo mi pare un punto fondamentale da trattare per poter pensare a collaborazioni future, alle quali parteciperò volentieri anch’io, che alle informazioni formative mi dedico a tempo pieno.

 

 

mi dispiace ma non sono d'accordo...non siamo mica tutti uguali!  A me pare che il signor Dotti abbia una visione decisamente pessimistica del genere umano :-))

Io credo  sia più corretto parlare di due atteggiamenti diversi in persone differenti; c'è chi affronta la realtà in modo superficiale e abbocca al tranello dell'allarmismo creato ad hoc per il  momento (e questo è un tipo) e chi invece non si accontenta dell'informazione a portata di mano ma cerca di andare a fondo (e questo è l'altro).

il negativismo che ne può conseguire non è identico: nel primo caso deriva da notizie fasulle accettate in modo acritico e nell'altro da un'analisi personale e legittima di ciò che lo circonda.

Io noto, invece, nella mia odissea personale di speranza,  un'abbondanza di persone assolutamente serene e fiduciose che non comprendono perché non si debba continuare ad affidare ad altri ogni scelta sul nostro destino e su quello delle generazioni future.

Insomma: non datemi della credulona o dell'ignorante perché mi arrabbio! :-/