Presentiamo oggi il nuovo libro di Jacopo Fo, "Napoli nel sangue", ed. Nuovi Mondi.
E' ormai passato un anno da quel giorno maledetto in cui alcuni malviventi aggredirono e uccisero Emilio Albanese.
Da allora si e' aperto un dibattito molto interessante per cercare di capire la vera situazione di Napoli, al di la' del folclore e della demagogia. Ecco il risultato di questi mesi di indagini, di raccolta dati, di incazzature e di sconforto, ma anche di speranza e di soluzioni concrete.
Perche' anche a Napoli ci sono buone persone di buona volonta' che stanno cercando di costruire una citta' "normale".
Il libro e' in vendita su www.commercioetico.it in due formati: il classico cartaceo, che sara' disponibile a fine maggio, ma che puo' essere prenotato fin da subito e il nuovo formato PDF. In pratica, pagando 5 Euro, vi spediamo via e-mail il libro in formato pdf. Il file e' protetto da una password, che verra' comunicata nella mail stessa.
E' un esperimento che facciamo per ridurre i costi di produzione di un libro e il prezzo di copertina.
Una storia agghiacciante
Antonio Cangiano assessore del Pci ai lavori pubblici nel comune casertano di Casapesenna, si oppone alla camorra. Gli sparano. Resta paralizzato a vita. Svariati pentiti, dopo 12 anni, fanno i nomi delle merde umane che lo hanno colpito, inizia il processo che pero' le nuove leggi di Silvio B. annullano. I camorristi ora sono liberi e felici. La notizia finisce in un trafiletto su Repubblica, nel quale non si capisce peraltro nulla, sull'edizione di Napoli. Cioe', un fatto del genere non ha neanche l'onore dell'edizione nazionale.
Questo e' il risultato della deriva disastrosa che trascina la nave rattoppata e patetica della Giustizia italiana.
Uno schiaffo alle persone oneste, agli amministratori incorruttibili, ai poliziotti capaci, ai giudici equi.
Uno scandalo che fatti come questi non provochino l'indignazione pubblica.
Crimini davanti a Dio e agli uomini.
Mentre stiamo chiudendo questo libro (marzo 2006) Napoli e' travolta dalla solita ondata di crimini di inizio primavera. Ernesto Albanese lo fa notare in un'intervista su Repubblica.
Alla mattanza segue la solita evanescente protesta. Molti danno la colpa alle forze dell'ordine. Ma questa volta, ed e' una novita' assoluta, i carabinieri rispondono: perche' ve la prendete con noi? Come pensate che si possano difendere cittadini schiavi dell'omerta'?
E poi, grande gesto mediatico, sfidano i napoletani a denunciare 5 criminali di cui si mostrano le fotografie...
Io credo che i carabinieri abbiano realizzato un'azione di comunicazione eccellente e rivoluzionaria. Hanno avuto il coraggio di rompere il silenzio dei luoghi comuni.
Napoli muore in queste idee false spacciate per buon senso comune: se c'e' il crimine e' colpa dei poliziotti che non fanno niente! Balle! Se c'e' il crimine e' colpa di una cultura, di un patto scellerato tra cittadini e malavita che la politica ha storicamente voluto e favorito. I poliziotti, i carabinieri, i finanzieri sono le vittime sacrificali, insieme ai cittadini derubati, feriti o uccisi, di questo gioco.
La gestione dello Stato di tutta la questione e' vergognosa ma non a causa delle forze dell'ordine alle quali, semplicemente, si impedisce di lavorare. Se volete una lotta senza quartiere al crimine, innanzitutto pagate le guardie. E poi fate funzionare le leggi e proteggete veramente i cittadini che rompono l'omerta'. Oggi come oggi solo un pazzo denuncerebbe un camorrista... Un pazzo o un eroe.
Qualcuno disse: "Miserabile e' il popolo che ha bisogno di eroi".
E poi, attenzione, ascoltate le guardie. Ve lo dira' chiunque che manganellare e basta non serve a niente. Ci vuole lavoro per Napoli. Il questore ce lo ripete piu' volte. E ce ne sarebbe di lavoro, a iosa, se la nostra burocrazia non si mettesse di mezzo invece di rimboccarsi le maniche per rendere piu' facile ai cittadini lavorare onestamente.
E serve che le carceri siano veramente un luogo di rieducazione. I dati del Ministero di Grazia e Giustizia ci certificano che tra i detenuti che non ricevono l'aiuto di programmi di rieducazione, reinserimento e formazione professionale il 70% torna a delinquere. Invece dei condannati che vengono aiutati, con l'offerta di percorsi per uscire dalla delinquenza, solo il 4% si macchia di altri crimini. Un piano razionale per contrastare la criminalita' deve quindi occuparsi non solo della poverta', del funzionamento della Giustizia e dei mezzi di repressione ma anche porsi il problema di come convincere le persone dedite al crimine a cambiare strada. Ed e' chiaro che questo non puo' avvenire solo attraverso una correzione repressiva. Semplicemente perche' non funziona.
Creare carceri umane, offrire ai detenuti la possibilita' di studiare e lavorare, rendere meno terribile la vita dei familiari costretti a code infinite per ottenere i colloqui, dare la possibilita' di vivere una vita sessuale e sentimentale, seguire gli ex detenuti durante il reinserimento, sono misure non solo giuste ma anche tecnicamente indispensabili per limitare il crimine. E sono anche economicamente vantaggiose.
Ma la lotta alla criminalita' in una citta' allo sbando come Napoli ha bisogno anche di un progetto culturale a lungo termine che permetta l'uscita da questa emergenza. Un progetto di rinascita della citta'.
Quando Bassolino divenne per la prima volta sindaco di Napoli e ripuli' il lungomare dai baracchini abusivi diede un segnale che fece sognare un vero cambiamento. E questo fu essenziale: veniva lanciato un segnale psicologicamente potente.
Ma quella spinta disgraziatamente si e' spenta e ora e' necessario immaginare qualche cosa di completamente diverso.
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Commenti
Comprato
Il PDF.
Buona l'idea così si evita di torturare qualche albero... ;)
I can't understand why people are frightened of new ideas. I'm frightened of the old ones.
"Io non riesco a capire perchè la gente è spaventata dalle nuove idee. Io lo sono da quelle vecchie."
John Cage (1912 - 1992)
Sono proprio curioso di leggerlo
Grande Jacopo, ce l'hai, ce l'avete fatta!!!
Sono curiosissimo di leggerlo.
Poi posto qualche commento...
Cià
MiK
www.amicidibeppegrillonapoli.it
a' fenesta ;-))
E tengo na fenesta a pianterreno,
c'affaccia int' a na strafa scanusciuta;
cu n'aria profumata, e na veduta,
ca si t'affacce, nun t' 'a scuorde cchiù.
Si stongo 'e buonumore, affacci' a mmare,
e veco semp' 'o stesso bastimento
ca parte chin' 'e fede e sentimento,
e c' 'a bandiera d' 'a sincerità.
Parte ciuro, e nun arriva maje.
Quanno s'abbìa, sabbìa c' 'o maistrale;
ma ncòccia sempre 'o stesso tempurale,
'o stesso maletiempo, e adda turnà!
Quanno senza speranza, e senz'ammore
m'affaccio e vec' 'o stesso bastimento,
nce mengo dinto 'o core mio scuntento,
e c' 'o mare ntempesta dico: "Va".
Quann'è bontiempo, ognuno è marenaro
e se vulesse mettere a temmone...
C' 'o mare ncalma, tutte songo buone
'e purtà nu vapore a passià.
Miéttece a buord' 'o bene ch' 'e vuluto,
e tutt' 'o chianto amaro ch'è custato...
Nisciunu bastimento s'è affunnato
quanno ce' 'e miso a buordo 'a Verità.
Eduardo De Filippo
Dedicata a Jacopo e a tutta la sua famiglia :-)
Ps. Ho preso la versione cartacea.
Vedere la copertina di
Vedere la copertina di questo scritto mi ha causato notevole scombussolamento.
Personalmente mantengo il ricordo di una Napoli vissuta da adolescente( permanenze che duravano anche trenta giorni), quando mi accompagnavano in visita dai parenti.
In quei giorni stavo a via S.Nicandro, quartiere Stella. A quattro passi c'era piazza Cavour dove potevi trovare la fermata del Metrò.
A dire il vero quello che io potevo constatare era la presenza di un trenino sotterraneo che nulla aveva a che fare con la metropolitana di Roma ma Napoli avevano già i vagoni intercomunicanti.
Come nulla avevano a che fare i bambini che avevo l'abitudine di conoscere a Frascati in quel periodo.
Ben'inteso che ero quasi, ancora, bambino anch'io.
Trovai nella caparbità di alcuni sei/otenni, intenti a "sputare" dalle loro attivissime cerbottane cartoccetti di carta, determinazioni, risolutezze e radicalità d'espressione molto distanti da quelle alle quali ero abituato.
Basti dire che il mio coetaneo cugino, che li viveva, quando aveva la necessità di far gonfiare le ruote della bicicletta da un meccanico si sentiva in obbligo di specificare "apparteng' a Gianni 'o fotografo".
Questa dichiarazione di appartenenza, di accettazione, é una delle chiavi essenziali che ha segnato il mio approccio con Napoli.
Gli stessi irriverenti ragazzini sotto la porta della mia casa o in giro per il paese, li avrei anche potuti portare in giro per un orecchio o quantomeno presi a calci nel culo, ma li non appartenevo ne al fotografo ne ad altre figure "rispettevoli".
Ero un visitatore, privilegiato in quanto potevo rapire un pizzico di quella realtà vivendola ravvicinatamente, estraneo e impreparato.
Mi ricordo che al mercato la frutta e la verdura costavano notevolmente meno che a Roma. I dolcetti tipo croccanti alle nocciole o le fettine di polenta fritta erano praticamente regalati.
Il pane a ciambella era squisito, dorato e fragrante.
...e pensare che l'acqua è l'ingrediente principe nella panificazione.
All'epoca le mie zie putative, Rita e Maria, usavano attorcigliare sul terminale del rubinetto della cucina un pezzo di stoffa che diventava marrone dopo pochi giorni.
Questo era uno scandalo già venti anni fa, e tutti quelli che bevevano quell'acqua conoscevano nomi e cognomi dei responsabili di quella situazione e mi ricordo che uno cominciava con pian.
...e pian pianino anche Napoli potrà tornare a splendere
informazione incompleta
Nel post scrivi:
"Antonio Cangiano assessore del Pci ai lavori pubblici nel comune casertano di Casapesenna, si oppone alla camorra. Gli sparano. Resta paralizzato a vita. Svariati pentiti, dopo 12 anni, fanno i nomi delle merde umane che lo hanno colpito, inizia il processo che però le nuove leggi di Silvio B. annullano. I camorristi ora sono liberi e felici."
Scusami Jacopo, avrei preferito che spiegassi meglio questo punto. Io credo a ciò che tu affermi, ma la coscienza sociale non è un atto di fede. In quale modo le leggi approvate da Berlusconi hanno favorito l'impunità di quei camorristi?
Ciao
Barbara
Per Barbara su Cangiano
Provo a risponderti io, premetto comunque che non conosco le carte processuali, quindi posso solo fare delle ipotesi.
L'unica notizia (almeno facendo una ricerca con google), su Internet, riguardante quell'assoluzione, dice:
Pubblicata in data 10/3/2006
CASAPESENNA - Collaboratori di giustizia dai giudici della II sezione penale del tribunale di Santa Maria Capua Vetere (presidente Antonia Gallo), al processo sulla gambizzazione dell’ex vice sindaco di Casapesenna Antonio Cangiano ridotto sulla sedia a rotelle dopo l’attentato avvenuto nell’ottobre del 1988. I due imputati, due pregiudicati del clan dei Casalesi Antonio Basco e Pasquale Spierto (ma in questo caso rispondevano soltanto di tentato omicidio) sono stati assolti dopo il loro arresto avvenuto nel 2003. La difesa, rappresentata dagli avvocati Mauro Iodice e Alfonso Baldascino, aveva più volte evidenziato l’assenza di prove schiaccianti circa la loro identificazione. I giudici, al quale il pm Raffaele Cantone aveva avanzato una richiesta di pena di 12 anni ciascuno, hanno invece derubricato in lesioni gravissime il reato assolvendo gli imputati per la vecchia insufficienza di prove.
Ora, non ti so dire di quale legge o modifica di legge si siano serviti gli avvocati difensori, forse la Pittelli? In particolare: 6) Le condanne diventano praticamente impossibili: il pubblico ministero avrà "l’onere di provare la colpevolezza dell’imputato aldilà di ogni ragionevole dubbio"; il giudice, "nel valutare la prova", dovrà accertare che "la responsabilità dell’imputato risulti provata aldilà di ogni ragionevole dubbio", e di questo dovrà dare "conto nella motivazione" della sentenza.
Spero che Jacopo ti possa fornire maggiori delucidazioni in merito.
Ciao.
Come sono stati annullati i processi
Le leggi di Berlusconi hanno agito a parecchi livelli permettendo di rimettere in libertò molti mafiosi, ad esempio abbreviando i tempi di prescrizione, depenalizzando i reati finanziari (falso in bilancio) e modificando in modo restrittivo il meccanismo della validità delle testimonianze. Nella fattispecie ha agito la legge che non permette al pubblico ministero di ricorrere contro un'assoluzione neanche in presenza di nuove prove. Era iniziato un nuovo processo perchè un pentito aveva indicato gli sparatori ma questo procedimento è stato annullato.
Questo è quel che ho capito. Come ho scritto, ed è il motivo per il quale non sono stato più esplicito, gli articoli che ho trovato raccontavano tutto in modo confuso...
Ovviamente sono questioni legali complicate e spiegarle bene è difficile.
Inoltre non mi interessava fare un trattato sul problema specifico ma indicare un'ovvietà: in Italia è pieno di assassini in libertà.
E ti basta leggere i giornali da Izzo che uccide ancora ottenendo furbescamente la semilibertà alla sequenza di assassini e stupratori recidivi...
Hai dubbi sul fatto che in Italia i furbi si salvano perchè la legge glie ne dà la possibilità?
Propaganda
E' quindi, di nuovo, la solita disinformazione demagogica di sinistra... tuttavia il fatto che avevate ragione nel vostro modo di procedere è testimoniato dal fatto che finalmente al ministero di grazia e giustizia si è installato Clemente Mastella in persona! e quindi tutte le inguistizie determinate dallo scellerato ministero di Caselli intenzionato a salvaguardare Berlusconi a costo di consegnare l'Italia alla mafia ed alla camorra saranno finalmente risolte ed avremo di fronte a noi un luminoso futuro!
Fabrizio Bartolomucci
Roma
Bartolomucci...così ti va bene?
Repubblica:
ROMA - Il dibattito sulla legge Cirielli, o "salva-Previti" che dir si voglia, viene raccontato come opinabile affare di numeri. E i numeri non hanno odore, voce, nome. Nei nostri tribunali, al contrario, quei segni statistici, oggi contesi tra Cassazione e ministro della giustizia sui processi destinati a non raggiungere un verdetto, quale che sia (di innocenza o colpevolezza), raccontano storie vive. Sono migliaia.
In un "giro di cronaca" in alcuni dei principali uffici giudiziari del Paese, è stato possibile raccoglierne a piene mani. Si spegnerà, a Perugia, il processo alla seconda Tangentopoli. Non avranno giustizia, a Roma, i 23 adulti e i 4 bambini della strage di via di vigna Jacobini. Centinaia di famiglie vittime di truffe immobiliari riceveranno l'ultima beffa. I figli degli operai morti sul lavoro, nelle fabbriche di veleni a Pomezia, non vedranno risarcimenti.
Quello che trovate fotografato in questa pagina è un campione infinitesimale di storie terribilmente uguali in tutta Italia, ma forse utili a capire. Non vi si racconta (se non in un caso) di "imputati eccellenti". Ma di cittadini cui verrà spiegato che il "tempo è scaduto". Perché lo Stato ha deciso di dimezzare e ha dunque esaurito il tempo utile per l'accertamento delle responsabilità (questo significa "prescrizione").
O, nel migliore dei casi, si è lasciato un margine residuo che non consentirà di portare fino in fondo i processi già in corso. La Cirielli, infatti, nel dichiarare immediatamente estinta la materia del contendere almeno in un processo su due affiderà ciò che resta del carico processuale a rapida estinzione.
Valga un esempio. A Napoli, da settimane, i dibattimenti sono fermi. Il tribunale penale ha esaurito i fondi per pagare le trascrizioni dei verbali di udienza. I processi vengono rinviati sine die. E' tempo che corre. Qui, la Cirielli farà più in fretta che altrove.
APPALTI DELLA TAV
Nel 1996, venne battezzata la "Seconda Tangentopoli". Un grumo di corruzione che aveva al centro del piatto gli appalti per l'Alta velocità ferroviaria (Tav) e annodava una vecchia conoscenza di Mani Pulite (Pacini Battaglia) a manager delle Fs (su tutti Lorenzo Necci) e magistrati di Roma. Cominciata a La Spezia, l'inchiesta passò a Perugia. L'istruttoria è oggi all'udienza preliminare. L'accusa si prepara a chiedere il rinvio a giudizio di 30 imputati per reati dalla corruzione alla ricettazione. Con le norme in vigore, il processo "vivrebbe" per i prossimi tre anni (dunque con possibilità già scarse di arrivare al verdetto finale in Cassazione). La Cirielli non consentirà neppure di celebrare il primo grado.
MORTI SUL LAVORO
Per 40 anni gli stabilimenti "Siapa" di Pomezia (litorale sud di Roma) producono anticritto-gamici, antiparassitari e pesticidi che, lentamente, avvelenano e infine uccidono silenziosamente esseri umani. Muoiono 14 operai rimasti esposti al contatto con sostanze velenose. L'ultimo, nel 1998. La procura di Roma individua le cause dei decessi nelle condizioni cui gli operai sono stati obbligati a lavorare. Sono rinviati a giudizio e processati due ex dirigenti. Alla giustizia, oggi, restano poco più di due anni per raggiungere un verdetto conclusivo. Il processo è in primo grado. La Cirielli lo dichiarerà "estinto per intervenuta prescrizione".
TRUFFE IMMOBILIARI
Era il 1997 e la vita di almeno cento famiglie cambiò per sempre. A Roma, le immobiliari "Eurobusiness group" e "Gruppo Leonardi spa" promettevano una casa a prezzi d'affezione, battuta alle aste giudiziarie, dove le due società millantavano di avere canali preferenziali per l'aggiudicazione. A chi abboccava veniva chiesto un deposito cauzionale. Quasi sempre, i risparmi di una vita. La casa, va da sé, non arrivava e i soldi non tornavano. O, se tornavano, erano una miseria. Il processo, tra mille difficoltà, porta a dibattimento per truffa due degli ex amministratori delle società immobiliari. Oggi, è in appello. La Cirielli lo spegnerà prima che arrivi a sentenza definitiva.
PALAZZO CROLLATO
All'alba del 16 dicembre 1998, un palazzo di cinque piani in via di Vigna Jacobini, a Roma, si accartoccia su se stesso. I morti sono ventisette, 4 sono bambini. Le cause del crollo vengono individuate in un cedimento strutturale cui avrebbe contribuito il tipo di attività svolta dalla tipografia ospitata nel seminterrato. Due degli ex amministratori vengono processati e condannati in primo (2003) e secondo grado (2005) per disastro colposo. Il processo arriva in Cassazione. Le norme attuali dicono che c'è tempo fino all'estate del prossimo anno per la sentenza definitiva. La Cirielli dichiarerà il processo "estinto" perché fuori tempo limite. La strage non avrà responsabili.
CASERMA RANIERO
Nel marzo del 2001 a Napoli, dopo violenti disordini di piazza, cinquanta tra ragazzi e ragazze rastrellati dalla polizia in strada e nelle astanterie degli ospedali, vengono rinchiusi nella caserma "Raniero". Diciotto di loro vengono picchiati e umiliati. La Procura di Napoli chiede e ottiene il rinvio a giudizio di 35 tra agenti e funzionari di pubblica sicurezza per reati che vanno dal sequestro di persona, alle lesioni, al falso, alla violenza privata, all'abuso. Il processo di primo grado è stato sospeso non appena cominciato per mancanza di fondi. La Cirielli spegnerà il processo di qui a un anno e mezzo per quasi tutti i capi di imputazione, tranne, forse, il sequestro di persona.
MALASANITA'
Alla Procura di Napoli, ognuno dei dieci sostituti della sezione "omicidi colposi", impila ogni anno sulla propria scrivania una media di 25 casi di morte per "colpa professionale medica". Sono donne, uomini e bambini, entrati vivi nei grandi ospedali cittadini come il "Cardarelli" e usciti in una bara. Per un'anestesia sbagliata, per una sutura in camera operatoria che va in setticemia a causa di una distrazione. Dice Ida Frongillo, sostituto procuratore: "Già oggi, portare in Cassazione per una sentenza definitiva uno di questi casi è un miracolo. Con la Cirielli sarà impossibile. Quasi tutti i processi per queste morti colpose non andranno oltre l'appello".
(7 ottobre 2005)
Come sarà andata a finire? Boh...
Cfr. anche Amnista. I dati su carcere e giustizia a cura di D’Elia, Segio, Testa e Turco e «Con la ex Cirielli prescritti il 50% dei casi» e ANALISI DEI POSSIBILI EFFETTI SULLA PRESCRIZIONE DEL PROGETTO DI LEGGE CIRIELLI-VITALI SULLA BASE DEI DATI DELLA CORTE DI APPELLO DI BOLOGNA
Ti basta o anche questa è disinformazione demagogica di sinistra?
Calcola che questi sono solo gli effetti della ex-cirielli, per le altre leggi ad personam (falso in bilancio, rogatorie internazionali, ecc.) prova a farti un giro in rete.