Carissimi,
questa settimana vi proponiamo un altro brano tratto dal libro “Non e' vero che tutto va peggio” di Michele Dotti e Jacopo Fo.
In particolare, vi proponiamo un capitolo in cui si parla di storia: davvero decide tutto chi sta ai vertici del potere?
Oppure i veri cambiamenti, le vere rivoluzioni si sono potuti verificare quando a muoversi era la gente comune?
Informarsi per credere.
Buona lettura
I veri progressi sono frutto di lotte nonviolente!
Se ripercorriamo la storia ci accorgiamo che fra mille guerre e rivolte, i veri progressi a favore del popolo sono sempre stati il frutto di lotte nonviolente!
Dallo scontro militare sono emersi molto raramente progressi per il popolo; usciva sconfitto un potente, per lasciare il posto a un altro potente, il tutto sulla pelle della povera gente, che non ne traeva alcun beneficio. Come recita un proverbio africano: “Quando gli elefanti lottano, il vero perdente e' l’erba che calpestano”.
Tuttavia alcune battaglie di resistenza hanno avuto il merito di denunciare con forza e coraggio le ingiustizie della loro epoca, mettendo in discussione la legittimita' del sistema che le produceva e per questo meritano di essere ricordate.
Spartaco, i Sioux, la resistenza africana
A Roma, nel 73 a.C., sotto la guida di Spartaco gli schiavi si ribellarono, tenendo testa all’esercito romano per due anni, ma alla fine furono sconfitti e 6000 di loro furono crocifissi lungo la Via Appia. Si trattava tuttavia di una denuncia senza precedenti del sistema fondato sulla schiavitu'.
Negli Stati Uniti d’America ai tempi della “conquista del West”, alcune tribu' opposero resistenza; avevano ottenuto cavalli dagli spagnoli e fucili da francesi e inglesi, e li usarono con scaltrezza, in particolare nel caso delle tribu' Apache e Lakota (i Sioux). Ma la potenza di fuoco dei coloni fu inevitabilmente superiore e le tribu' furono rimosse con la forza dalla loro patria ancestrale. Nel 1830, per esempio, 50.000 Cherokee della Georgia furono radunati in campi di prigionia e fatti marciare in inverno, fino a riserve preparate per loro in Oklahoma. Molti non sopravvissero al supplizio.
Le riserve erano state collocate in territori che i bianchi non volevano, e se gli indigeni ne uscivano venivano decimati dalle mitragliatrici dell’esercito. Alcuni opposero piu' resistenza di altri: i Lakota dichiararono guerra in difesa della loro patria sulle Colline Nere, in cui i coloni avevano scoperto l’oro. Essi distrussero un distaccamento della cavalleria statunitense guidato da Custer, ma subirono poi una reazione spietata e vennero sconfitti in modo conclusivo nella battaglia del Ginocchio Ferito (Wounded Knee) nel 1890. A questo punto, dei quattro milioni e mezzo di indigeni che avevano abitato il Nordamerica nel 1500, quelli superstiti erano meno di mezzo milione.
E' piuttosto diffusa l’idea che i popoli africani non reagirono ai colonizzatori europei. In realta' vi furono numerose rivolte anche molto consistenti; nei territori dell’attuale Burkina Faso, ad esempio, la rivolta dei Marka, Bwaba, Bobo, Samo e Gourounsi, nel 1915-1916, sollevo' quasi 300.000 persone contro il reclutamento militare e le esazioni degli agenti dell’Amministrazione coloniale, ma fu crudelmente repressa tra l’aprile e il settembre 1916, e porto' alla divisione di Alto Senegal e Niger, un territorio troppo vasto per essere controllato efficacemente, e alla creazione della colonia dell’Alto Volta (oggi Burkina Faso).
Insomma, come sempre accade di fronte alla forza, il potere si riorganizza per continuare a esercitare indisturbato il suo controllo; cio' che puo' sorprenderlo e metterlo in scacco e' quanto e' mosso da una logica nuova, che non fa leva sulla forza fisica o militare, ma piuttosto sulla forza della coscienza.
Una forza che rifiuta l’ordine esistente e propone una visione radicalmente nuova.
Porgi l’altra guancia?
“Quando Cristo dice: ‘Se qualcuno ti colpisce sulla guancia destra, porgigli anche l’altra’ non propone affatto - come spesso si e' ritenuto impropriamente - una reazione arrendevole di fronte alla violenza. Per schiaffeggiare, generalmente, si usa la mano destra. Ma, un colpo dato cosi', arriva sulla guancia sinistra, e Gesu' invece specifica ‘sulla guancia destra’. Non si puo' peraltro pensare che si riferisse ad un colpo dato con la mano sinistra, poiché all’epoca questa mano era usata solo per le mansioni impure ed avrebbe portato vergogna a chi l’avesse usata per schiaffeggiare.
Gesu' quindi parla di un colpo dato sulla guancia destra con il dorso della mano destra. Questo non e' un colpo dato per fare male. e' simbolico. Con esso si intendeva umiliare, porre in una posizione di inferiorita' l’altro. Era usato da un padrone nei confronti del suo schiavo, da un marito nei confronti della moglie, da un genitore verso un figlio, o da un Romano verso un Giudeo. Il messaggio del potente verso il suo subordinato era chiaro: tu non sei nessuno, ritorna in basso a cio' cui appartieni.
e' a questo costume che Gesu' si riferisce quando dice ‘Se qualcuno ti colpisce’. Porgendo l’altra guancia, la persona colpita mette l’aggressore in una situazione insostenibile. Egli non puo' piu' ripetere il manrovescio perché ora il naso dell’altro lo ostacola. La guancia sinistra diventa un buon bersaglio, ma solo le persone di uguale rango colpiscono con le mani, e l’ultima cosa che il padrone vuole e' che il suo schiavo possa asserire la sua eguaglianza. Questa non e', naturalmente, una maniera per evitare la sofferenza; il padrone puo' fustigare lo schiavo quando vuole. Ma una conquista e' fatta: il sottomesso dice, in certi termini, ‘Io non voglio piu' subire questo trattamento. Io sono tuo eguale, io sono figlio di Dio’.
Porgendo l’altra guancia, l’oppresso esprime il rifiuto di un’ulteriore umiliazione. Questa non e' sottomissione, come la Chiesa ha insistito nel suggerire. e' una sfida. Potrebbe suonare un po’ idealistico, ma tutti i popoli del mondo in questa maniera potrebbero prendere nelle loro mani il coraggio per resistere, in modo nonviolento, a chi li umilia”.
Per acquistare il libro online http://www.commercioetico.it/libri/librijacopo/non-e-vero.html
Michele Dotti
Commenti
Rileggendo mi rendo conto che c'è una possibilità di malinteso
Vero che nessun miglioramento strutturale viene dalla violenza.
Ma vero anche che a volte la violenza dei popoli ha portato a passi avanti della storia. Ovviamente non dico che la violenza sia una scelta giusta. Dico solo, per completezza, che la violenza ha anche provocato mutamenti. Come dice Marx è stata la levatrice della storia. E' stata. Oggi la complessità ci porta a scartare l'opzione violenta perché ci sono altre, più efficaci possibilità, oltre al fatto che la violenza è male, immorale, malvagia, disgustosa e corruttrice.
Ad esempio le rivolte contro la nobiltà nel medio evo portarono alla nascita di uno spazio politico per la rivoluzione borghese e consentirono al popolo svizzero di liberarsi del giogo dell'impero (caso unico ma innegabile di repubblica con 500 anni di anticipo).
Sul breve periodo una rivoluzione può anche portare degli effetti benefici, oltre a quelli drammatici della violenza, almeno sul piano materiale. Ad esempio a 50 anni dalla rivoluzione di Mao Tze Tung (Mao Ze Dong), i cinesi hanno un'aspettativa di vita di 73 anni, mentre gli indiani sono fermi a 65 (gli statunitensi di 78). Il reddito medio di un cinese è di 6460 dollari annui, 2056, con una forbice tra ricchi e poverissimi indiscutibilmente più drammatica. Ma è anche vero che l'india sta migliorando più velocemente della Cina, almeno per quanto riguarda l'aspettativa di vita. Andando su http://graphs.gapminder.orgpuoi vedere come la rivoluzione cinese abbia provocato un drastico aumento della durata della vita a partire dal 1960. Usando lo schema pubblicato da questo sito fantastico (è modificabile a piacere) puoi far da te molte analisi sul rapporto tra eventi violenti e reali cambiamenti della qualità della vita materiale. Molto interessante! E pone molti problemi sui quali riflettere. Pare incredibile che in Vietnam la guerra non provocò mai una diminuzione delle aspettative di vita, come accadde in Europa durante la seconda guerra mondiale, anzi ci fu un costante miglioramento. E' poi incredibile che la vita media italiana (81 anni, come per francesi e spagnoli) sia più lunga di quella inglese (79) e tedesca (80). Ci battono solo gli Svizzeri.