Ci sono persone che hanno la testa sulle spalle. Sanno di essere individui in carne ed ossa e sanno di vivere in un mondo fatto di materia solida governato da precise leggi di causa ed effetto.
Sono persone che non vivono nel mondo dei sogni, non si fanno illusioni, non credono alle favole. Affrontano ogni giorno la vita consci dei propri limiti e delle proprie possibilita'. E spesso vivono intense angosce all’idea di morire e che tutto il loro essere finisca. Non riescono a vedere nell’esperienza di vivere un senso e hanno buone probabilita' di sperimentare periodi di profonda depressione.
Forse starebbero meglio, sperimenterebbero una maggiore allegria se scoprissero che quello che gli e' stato insegnato sul mondo e' semplicemente falso.
E non lo dico io perche' stamattina mi sono bevuto il cervello insieme a due parti di gin e una di vodka.
Lo dicono tutti gli scienziati, da decenni. Solo che a scuola non lo insegnano.
La nostra societa' venera la scienza, ma solo formalmente. In pratica la scuola e i media fanno di tutto per mostrarci una realta' che e' solo un’illusione ottica.
Se io fossi stato la Gelmini la prima cosa che avrei fatto e' dire agli studenti: innanzi tutto devi sapere che tu non sei un individuo, nell’universo non esiste un solo granello di materia solida e le leggi di causa ed effetto funzionano anche al contrario: gli effetti provocano i fatti.
Giuro che non sono impazzito.
Lo so che tutti i pazzi giurano di essere perfettamente sani di mente. Ma io dico la verita'. E ora cerco di dimostratelo.
Gli strumenti scientifici oggi ci permettono di vedere aspetti della realta' che sembrano incredibili.
Migliaia di laboratori in tutto il mondo hanno verificato, ad esempio, che gli elettroni ci sono, poi scompaiono, poi riappaiono.
La domanda che oggi affascina i ricercatori e': dove vanno quando smettono di esistere?
Un altro evento impossibile che si verifica continuamente e' che una particella viene registrata contemporaneamente in due punti diversi.
E che dire del fatto che si registrano gli effetti di una collisione tra due particelle un nanosecondo prima che lo scontro avvenga?
Ovviamente non so proprio perche' questo succeda. Non c’e' nessuno che lo sappia. Gli scienziati fanno i loro esperimenti, misurano tutto e poi si chiudono nella loro cameretta a battere la testa contro il muro per capire percheccavolo succedono queste cose. Hanno provato a elaborare delle ipotesi, ma viene fuori della roba veramente delirante. E comunque le spiegazioni si contraddicono una con l’altra.
Quello che mi interessa pero' notare e' che la realta' e' ben piu' complessa e stupefacente di quel che sarei portato a credere.
Quando penso a cose tipo la grandezza dell’universo mi prendono delle lievi vertigini. Come posso immaginare un Sole grande 10 mila volte il nostro? Come posso pensare a miliardi di galassie che contengono miliardi di stelle?
LA MATERIA? Non esiste.
Un giorno ho subito uno shock scoprendo che le sostanze chimiche sono soltanto un mix della stessa roba. Le differenze tra una molecola d’oro e una di acqua sono minime. Gli stessi tipi di mattoni assemblati in modo diverso con varianti percentuali di composizione. E’ come se prendendo un po’ di farina e un po’ di zucchero potessi ottenere sia una torta che un barile di petrolio. Un pezzetto del seno di Megan Fox dal punto di vista atomico e' praticamente la stessa cosa di un pezzo di muco del naso di Berlusconi.
Un altro pensiero che trovo sconvolgente e' che la materia solida e' composta da particelle che sono disposte a distanze tali una dall’altra che sono paragonabili alla distanza tra un pianeta e l’altro nel cielo. Contemporaneamente dentro un granello di sabbia ci sono miliardi di particelle.
E se prendo tutto il Monte Bianco e tolgo lo spazio tra atomi e atomi e tra nuclei e satelliti di ogni atomo, il Monte Bianco mi sta in una tazza da te'. Ma se vado a vedere di cosa sono fatti questi atomi mi accorgo che sono costituiti a loro volta da particelle superpiccole. E se osservo la distanza tra queste particelle scopro che rapportata alla loro misura e' enorme. E se le osservo meglio vedo che non sono neanche formate da un nucleo solido. A tratti sono solo onde di energia, a tratti pallini di qualche cosa.
Insomma nel Monte Bianco non c’e' dentro praticamente nulla. E neanche nelle tette di Megan Fox . Ma se non c’e' dentro niente come fanno a stare su?
L’universo e' tutto soltanto energia che corre molto velocemente.
E’ anche folle pensare che io non potro' mai toccare veramente il tavolo. I miei atomi non entreranno mai in contatto con gli atomi del tavolo. Quando tocco il tavolo in realta' avviene qualche cosa di simile all’incontro di due calamite disposte in modo tale che si respingano. Posso dare un pugno sul tavolo e rompermi la mano ma non c’e' stato contatto con il tavolo. Sono le polarita' uguali che si scontrano che mi impediscono di “entrare dentro il tavolo con la mano”. Se non ci fosse questa potentissima forza magnetica, visto che dentro sono praticamente vuoto, potrei tranquillamente passare attraverso un muro (anche lui e' solo un po’ di energia ben distribuita).
Insomma la realta' e' molto diversa da come la immaginiamo.
E, nonostante l’universo sia un ammasso di quasi niente, io vivo potentemente convinto che il mondo sia come mi appare e che per vivere bene devo fare i conti con la realta' nuda e cruda.
Sono talmente convinto di quello che vedo e che tocco che creo un modello mentale del mondo nel quale tratto anche gli aspetti psicologici, mentali, come se fossero cose solide che esistono veramente.
Il depresso considera i pensieri e gli stati d’animo al pari delle rocce delle montagne: inamovibili.
Siamo INDIVIDUI?
Perche' non posso decidere che oggi divento allegro invece di essere triste, incazzato e un po’ stronzo con tutti? In fondo neanche l’Oceano Pacifico esiste veramente, figuriamoci il mio malumore.
La risposta che viene da dare e' che io sono cosi', la mia storia mi ha portato a essere in questa situazione e non ci posso fare niente. Magari e' vero che l’universo e' solo un ammasso di bolle di sapone montate a panna. Ma la mia percezione di me stesso e del mondo che mi circonda e' comunque una merda.
Libero di pensarla cosi', ma, tanto per essere pignoli, c’e' da osservare che non solo l’universo esiste poco e in maniera incasinata. Ma anche dire che esiste il signor Jacopo Fo e' un’affermazione strampalata.
L’idea che io sono nato con il mio bel pacchetto di cellule che sono sempre io e che io alla fine moriro', non corrisponde per nulla alla realta'.
Dal punto di vista della materia non esiste nessun punto preciso dove finisco io e comincia il resto del mondo.
Non esiste differenza materiale tra l’aria, il tavolo, il mio dito. Non e' che nel mio dito c’e' piu' materia che nell’aria.
Io sono solo una striatura all’interno di un blocco compatto di relazioni elettromagnetiche determinate da fantastiliardi di particelle che si spostano velocemente creando la sostanza dell’insieme e di ogni particolare del mondo.
Miliardi di particelle sub atomiche mi attraversano continuamente come attraversano il tavolo e l’aria.
E tutte le particelle che mi compongono si occupano solo di giocare la loro esistenza senza avere coscienza o interesse a essere me stesso.
In questo momento i miliardi di particelle che mi attraversano e che mi compongono sono io. Ma fra un attimo buona parte di queste particelle se ne saranno andate. Anche le particelle che compongono le cellule, resteranno parte di me per pochissimo e verranno sostituite da altre.
E quando saro' morto le particelle che costituiranno la mia persona in quel momento, continueranno a esistere senza subire alcuna modificazione fisica.
E neppure le cellule che mi compongono sanno di essere me.
Sono impegnate a contemplare orizzonti chimici che non hanno connessioni con il mio camminare, suonare l’ukulele o mangiare spaghetti.
Possiamo ipotizzare che se gli spaghetti sono buoni io sia piu' contento e il fegato funzioni meglio e le cellule ne ottengano un vantaggio fisiologico. Ma cio' avviene al di fuori della visuale della cellula. Lei non sta li' a preoccuparsi se gli spaghetti sono buoni. Lei pensa solo a duplicare i filamenti del dna e a farsi di glucosio.
Io allora chi sono? Una connessione temporanea che diventa visibile, reale solo perche' IO la vedo, perche' riesco a produrre un’idea di continuita'. La coscienza di me riesce a permanere per un certo tempo (il tempo della mia vita) e a darmi questa fantastica sensazione di esistere.
Se osserviamo la nostra consistenza dal punto di vista cellulare scopriamo un altro motivo per smettere di credere che noi si sia individualita'.
Perche' allora tutta la mia visione del mondo si basa sulla contrapposizione tra me e il resto dell’universo.
Sono triste perche' sono solo, perche' una persona non mi ama, perche' gli altri sono stronzi. Perche' non posso decidere che sono solo un rimbalzo energetico, un punto nel fiume magnetico, un pezzo di sole, di forza di gravita', un punto di passaggio di onde energetiche. Io, tu, la Luna, Cassiopea, una rana, siamo la stessa identica cosa, siamo un’ape dell’alveare.
Ma e' difficile pensarla cosi', perche', comunque io sono io. Io sono le mie cellule, quantomeno. io sono una creatura singola, staccata dal resto. Sono una individualita'.
La buona notizia e' che anche questa idea e' sbagliata.
Siamo SOLI?
L’essenza dell’idea di individuo si basa sul concetto di appartenenza. Tutto quello che c’e' all’interno dell’involucro di pelle e peli che mi delimita sono io, tutto quello che e' fuori non sono io.
Quando gli scienziati hanno iniziato a usare microscopi potentissimi si sono accorti che non e' cosi'.
Innanzi tutto ognuno di noi e' un pianeta abitato da miliardi di microorganismi. Chiunque abbia visto la pubblicita' dello yogurt con i fermenti lattici vivi dentro dovrebbe sapere che e' cosi'.
Quel che e' poco noto e' che questi microorganismi ci tengono in vita. In gran parte sono il nostro primo livello di difesa contro gli attacchi esterni.
Se dentro la nostra pancia non ci fossero miliardi di batteri non saremmo in grado di digerire. Senza i batteri che ci abitano non potremmo fare molte cose fondamentali per restare vivi.
Non sono i batteri che vivono grazie a noi perche' gli diamo una casa morbida e riscaldata. Siamo noi che viviamo grazie a loro.
Ma non solo. Si e' scoperto che il fatto che i depressi tendano a lavarsi poco dipende dal fatto che cosi' facendo provocano il proliferare di alcuni tipi di batteri porconi che sguazzano nella zella e godono immensamente e producono una speciale tipo di cacca che e' una droga che ci da una sensazione di benessere. Cioe' ci curiamo dalla tristezza aumentando la dose di cibo disponibile sul nostro corpo per i batteri che vivendo ci rendono contenti.
Ma non finisce qui.
Sarebbe logico che almeno le cellule fossero una parte di noi stessi. Cioe' io sono ogni piccola parte del mio dito. Almeno quello. Ma neanche questo funziona cosi'.
Da piu' di 20 anni si e' dimostrato che dentro ogni mia cellula ci sono dei lavoratori extracomunitari (http://www.jacopofo.com/margulis-sagan-teoria-evoluzione-pace-cooperazione-genoma-batteri-cellule).
Delle creature che non sono io. La cellula cioe' non e' un’entita' unitaria. Non e' una individua, e' una cooperativa di individui. Dentro c’abbiamo della gente che esiste per conto suo, fuori dagli esseri umani, nel mondo. Creature indipendenti che troviamo a miliardi nell’acqua del mare e che troviamo precise identiche anche nella cellula.
Abitano li', si riproducono per i fatti loro, svolgono alcune mansioni che le cellule non sono in grado di svolgere. E se traslocano la cellula muore. Istantaneamente.
E mi chiedo: io sono io (cioe' sono la parte delle cellule umane che mi compongono) o sono anche un po’ questa orda di creature ospiti che vivono ovunque dentro e fuori di me?
E quando prendo una decisione chi decide in realta'?
Io-io o io-batteri o io-simbiotici-dentro-la-cellula?
Trovo che tutto questo ragionamento sia una grande pillola contro l’ansia di morire.
Se mi metto pensare che in fondo io non sono poi neanche tanto io, visto che non c’e' la materia solida e io in realta' sono miliardi di esseri viventi che bivaccano gli uni sugli altri, dentro gli altri, all’interno di me e di ogni mia cellula e' diverso che pensare di essere un essere unico e indipendente, che vive solitario su questo mondo ostile.
Se sono una cooperativa di individui ed entita' che non sanno neanche di far parte di me e che esistono poco e in maniera discontinua potrei anche incazzarmi di meno all’idea di perdere la mia idea di me stesso e fondermi completamente con il tutto.
Cosa vediamo del mondo?
Gli occhi trasmettono al cervello tutto cio' che vedono. Il cervello lavora febbrilmente per capire che cosa vogliono dire quelle immagini. Come fa?
Solo recentemente l’umanita' sta studiando veramente questo problema. Infatti ci siamo accorti che e' veramente difficilissimo insegnare a un computer a identificare quello che vede. Piaget fu uno dei primi a porsi il problema. Come fa il bambino a riconoscere la sedia?
La cosa magica e' che non riconosce UNA SEDIA, ma qualsiasi sedia. Ci sono centinaia di tipi di sedie, possono essere colorate in modo diverso, possono essere viste da decine di angolazioni, ma il cervello umano riesce istantaneamente a decifrare che si tratta di una sedia.
Questo accade attraverso un complesso sistema di filtri. Le immagini vengono analizzate sulla base di schemi che derivano dall’esperienza.
Piaget spiego' che prima che il bambino possa riconoscere la sedia deve aver visto, toccato, leccato, spostato, usato, esplorato, un certo numero di sedie.
Ha cosi' creato una griglia di lettura. Se un oggetto ha una serie di caratteristiche particolari e' una sedia,
Ma cosa succede se io non ho mai visto una sedia?
Che succede se costruisco una stanza piena di oggetti noti, disposti in modo non abituale e dipinti in modo che le macchie di colore non siano coerenti con la sua forma?
Incredibile ma vero, io non vedo nulla. Quello che mi appare e' una massa informe.
Anche l’attenzione puo' fare strani scherzi.
Se durante una partita di pallacanestro chiedo agli spettatori di contare il numero di passaggi effettuati dalla squadra rossa otterro' che nessuno vedra' lo scimpanze' che si aggira tra i giocatori.
Le illusioni ottiche sono un’altra dimostrazione del fatto che il cervello legge la realta' sulla base di schemi prefissati arrivando addirittura a “aggiustare quello che vede”.
Ad esempio, se disegno tre alberi uguali lungo una strada in prospettiva, il cervello cambiera' quello che gli occhi vedono e l’albero in fondo alla strada mi apparira' piu' grande di quello in primo piano. Insomma per riuscire a superare l’ardua prova di capire cosa succede nel mondo, il cervello usa delle scorciatoie che FUNZIONANO ABBASTANZA BENE ma che a volte danno risultati sbagliati.
Un altro aspetto interessante del processo di interpretazione della realta' e' che l’attivita' principale della mente e' quella di buttare via informazioni. I sensi ci mandano tutto quel che registrano ma ai fini pratici solo una percentuale piccolissima di queste informazioni viene utilizzata per capire il mondo. Il resto viene scartato.
Se proviamo a mettere insieme quello che abbiamo detto sull’inesistenza della materia e dell’individualita' e sui sistemi di decodificazione del cervello possiamo capire se quel che pensiamo della realta' ha senso. E magari aggiustare un paio di particolari ottenendo vantaggi immensi.
Innanzi tutto scopro che il mio modello del mondo e' pieno di approssimazioni e quindi sono autorizzato a giocarci, a prendere in giro la mia concezione della vita. Una persona puo' rendersi conto che e' veramente comico soffrire perche' un soffio di energia che con te condivide l’appartenenza a un tutt’uno inscindibile ti ha detto che non vuole piu' vederti.
Gia' capire che quel che vedi e' vero relativamente e in parte e' strutturalmente un abbaglio dovrebbe metterti di buon umore.
Puoi preoccuparti veramente di quel che pensera' la gente di te quando scoprira' che hai subito uno sfrontato, umiliante tradimento?
Ma guardando l’insieme di quanto fin qui detto possiamo scoprire anche un altro aspetto comico del mondo.
Quell’IO che tanto soffre e tanto si preoccupa non ha un corpo fisico cosciente e delimitato. E’ solo una sensazione. E’ uno strano fenomeno per cui, grazie a raffinati sistemi percettivi basati su illusioni e approssimazioni sensoriali, si forma l’idea dell’essere un individuo e questa idea da un senso collettivo a un semplice ammasso gelatinoso e semovente e chiama se stesso ESSERE UMANO.
Non ci vuole un grande filosofo per pensare che allora IO sono veramente un fenomeno incredibile. Un sublime desiderio di essere che, attraverso miliardi di anni di tentativi e' riuscito a creare un livello nuovo dell’esistente.
Le particelle interagiscono e inconsapevolmente creano le sostanze chimiche, che a loro volta creano cellule le quali si trovano a volte accidentalmente a far parte di agglomerati di cellule e microorganismi che in alcuni casi arrivano a sviluppare coscienza di se' e addirittura creare pensieri, incazzature, emozioni, sensazioni uniche e stupefacenti.
Ne discende che in questo grande casino e' pero' evidente che noi siamo dalla parte di questa rivoluzionaria, recente invenzione. Abbiamo la rara fortuna di godere di questa strana percezione di noi come di entita' e di poter peraltro controllare enormi possibilita' di muoversi e ballare e stupefacenti facolta' di immaginare, costruire, parlare, sentirsi vivi.
Lo scopo di vivere, di sentirsi un’entita' unilocale, sensibile e semovente e' quantomeno sperimentare il piu' possibile il gusto di essere. Se per miliardi di anni ci siamo dati da fare per arrivare a inventare la sensazione di essere un bipede sessualmente eccitabile probabilmente era il nostro scopo riuscirci. Quindi la scopo della vita e' quello di sperimentare il maggior numero possibile di modi per essere IO, provvisoria capacita' di affermarmi come unicita', di pensarmi e osservarmi vivere. quindi viviamo per esplorare tutte le opportunita' che questa continuita' mi offre.
Capisci che vista cosi' la scelta di vivere da depressi e' una stronzata pazzesca.
E quando capisci che il tuo malumore e' provocato da modelli di lettura della realta' che sono illusori inizi a sospettare che potresti cambiarli e vedere tutto in maniera diversa.
I nostri modelli di lettura sono frutto di tentativi, stratificazioni di esperienze. L’evoluzione umana e' passata per orribili esperienze di guerre e crimini spietati.
Il modello del mondo che abbiamo ereditato e che usiamo per leggere la realta' e' impregnato di sangue, dolore e paura.
Ogni giorno le nostre abitudini mentali sono rafforzate dai messaggi che ci arrivano dall’esterno.
C’e' una forte spinta a ripetere queste strutture mentali. Queste chiavi di lettura. Proprio perche' la nostra sensazione di esistere e' frutto solo della capacita' di continuare a considerarci un essere vivente abbiamo paura a cambiare il nostro modo di pensare… Temiamo di danneggiare il nostro fragile equilibrio e sparire.
Spero che questo mio gioco sui punti di vista sulla vita ti abbia divertito. Ma probabilmente ti chiedi anche: “Ma in pratica come faccio a sciogliere il mio malumore e le idee negative?”
Non ho una risposta. Ma ho un’ipotesi che mi piacerebbe verificare con l’aiuto dei lettori di questo blog.
L’idea e' che sia possibile concepire un’azione che sfrutti proprio le particolarita' del nostro essere-non-essere.
Se le nostre idee fossero locate in cellule unitarie e formate da materia vera avrebbero una grande consistenza.
Ma che solidita' possono avere idee che abitano una cooperativa caotica e inesistente?
Possiamo indurre modificazioni nel modello di interpretazione della realta' che imprigiona la nostra mente nella tristezza?
L’idea che mi frulla per la testa e' che non solo possiamo farlo ma che sia anche abbastanza semplice.
Possiamo creare un circolo virtuoso con una microazione basata su un’astuzia. Invece di cercare di cambiare il mio stato d’animo mettendo in discussione il mio modello di pensiero (difficile!) uso la forza basica del mio livello cellulare-batterico.
Ti propongo quindi un set composto da 3 piccole azioni che nell’insieme dovrebbero durare poche decine di secondi.
Creare un piccolo cortocircuito mentale visualizzando l’idea che io non sono separato dall’aria, dal sole, dal vento e dal resto degli esseri umani. Aggravare poi lo scompiglio nel mio modello mentale pensando che non sono solo ma sono una moltitudine altamente cooperante.
Immaginare quanto e' esaltante che io sia piu' che altro la mia idea di essere, la mia capacita' di percepire in modo distinto me stesso, osservarmi, raccontarmi. Visualizzare il desiderio profondo della mia forma-pensiero: essere di piu'! Sperimentare nuove possibilita' dell’esistere. Inventare qualche cosa di nuovo. Immergermi nella vita.
Andare a pescare nella memoria 3 foto di micro esperienze gradevoli che ho vissuto nelle ultime ore. Semplici immagini, niente di complesso: un albero immerso nel sole, la curva del sedere di una ragazza, un buon cappuccino.
Se lo faccio dovrebbero succedere alcune cose.
Innanzi tutto la sensazione di vertigine che provo se gioco a pensare di essere parte del tavolo e della persona che mi passa vicina e' salutare (ovviamente non va bene se ti convinci di essere tu il tavolo). Il modello che mi vede separato dal mondo e' intrinsecamente ansiogeno. L’idea di separazione mi fa paura e viene alimentata dalla paura. Se provo a immaginare che tutto sia diverso mi prende una specie di pizzicorino al cervello. Metto in movimento qualche cosa di vitale.
Poi rafforzo questa sensazione visualizzando la sensazione di essere una moltitudine. Siamo miliardi! Siamo qui per vivere appieno.
La seconda mossa porta a focalizzare la mia intenzione profonda: io sono pensiero che diventa forma. Miliardi di anni per arrivare a creare un essere capace di osservarsi vivere. Ma tutta sta fatica va sprecata se ti dedichi a vivere con l’energia di un sasso che dorme dentro una montagna. Esci fuori, fai qualche cosa! Stupisciti!
Infine un’astuzia. Rivedere con gli occhi della memoria 3 immagini di 3 micro sensazioni gradevoli.
All’inizio di questo capitolo abbiamo parlato di cause che sono precedute dagli effetti.
Se io penso a tre immagini positive e' come se sorridessi a me stesso, mi dico: “Guarda, mi sono successe 3 cose belle.”
Il nostro codice di lettura del mondo identifica questo come una cosa molto positiva. E sappiamo che quando questo succede scattano tutta una serie di segnali che portano alla produzione delle endorfine. Droghe naturali autoprodotte che danno il buon umore e galvanizzano il sistema immunitario. Succede pure se sorrido: anche se sono arrabbiato dopo un po’ il cervello, che e' stupido, si convince che tutto va bene e inizia a produrre la droga della felicita' che ha sua volta mi da una sensazione di benessere che scioglie l’incazzatura.
Ma richiamare alla memoria 3 immagini (o sensazioni) gradevoli ha una forza particolare perche' visualizzare e' un’attivita' che coinvolge piu' livelli della mente rispetto a un semplice sorriso.
A questo punto pero' succede un’altra cosa.
Non sappiamo in che modo ma e' dimostrato che gli stati d’animo agiscono sul sistema immunitario tramite precise sinapsi poste lungo la spina dorsale e agiscono anche sul metabolismo cellulare. Addirittura gli stati d’animo sono in grado di modificare l’epigenetica, cioe' il sistema di lettura del messaggio scritto nel dna (http://www.jacopofo.com/?q=node/2700).
Ma le cellule sono perfino capaci di inviare stimoli alla mente. Ad esempio, i meccanismi della fame sono connessi con le esigenze di nutrimento delle cellule. Le cellule sono capaci di emettere segnali chimici che inducono comportamenti. Basti pensare al ruolo che hanno i segnali sessuali costituiti dai ferormoni nel comportamento umano.
Anche se stai pensando altro, quando un feromone ti solletica, sbandi ed entri in stato di eccitazione.
Alle cellule piace quando pensi a 3 belle esperienze recenti.
E dopo un po’ telefonano al servizio rifornimenti e chiedono: “Potremmo avere un altro po’ di quella roba che ci avete mandato prima?”
E siccome sono golose diventa un vizio.
Bastano pochi secondi per pensare di essere una moltitudine parte indivisibile di un universo, ricordarsi che lo scopo della vita e' sperimentare e ricordare 3 istantanee gradevoli.
Sono due giorni che lo faccio e devo dire che sto benissimo.
Continua a venirmi in mente questa sequenza e mi sembra proprio di avere una vita deliziosa, piena di istanti gradevoli.
Chissa' se questo comportamento autoinstallante durera' e se avra' effetti positivi sul mio futuro.
Comunque momentaneamente e' meglio dell’aspirina.
Mi sento disponibile e aperto alla vita, curioso verso gli altri, ottimista e simpatico. Ed e' pieno di persone che mi vogliono bene e che desiderano collaborare con me.
Roba da non crederci.
Questo articolo affronta aspetti trattati anche in una serie di 11 clip fatte veramente bene da un gruppo di scienziati:
(Ringrazio chi mi ha segnalato questo video… Al momento non mi ricordo se via e-mail o su quale blog… Ho cercato in giro ma mi sono perso. Caos da super comunicazione. Comunque grazie. Come vedi la segnalazione mi e' stata molto utile)
Commenti
La Coscienza parla!
Ciao Jacopo! tutto ciò che c'è è COSCIENZA! Ho sempre avuto dei dubbi sul fatto che questa vita NON SIA REALE, dovremmo mettere tutto da parte e goderci ogni singolo istante del "tutto"! Jacopo godiamoci lo spettacolo...e mi raccpmando divertitiiiii :-)
l'importanza del conoscere la natura
Caro Jacopo,
le cose che scrivi e che fai sono sempre stimolanti e ti ringrazio per l’aria buona che mi fai respirare. Per me, infatti, ascoltare idee che aprono strade inconsuete è di per sé un alleggerimento dell’umore. Questo, più il credere nel proprio potenziale creativo sono cose che certo aiutano a sentirsi meglio, ma sono poco raggiungibili da buona parte delle persone. Dato che chiedi il parere dei tuoi lettori su cosa possa avvicinare meglio alla sensazione di far parte di un tutto, per essere meno in conflitto, ti dico cosa io ho sperimentato con successo, tanto da dedicare ogni mia risorsa alla sua diffusione. E’ la conoscenza della natura, nei suoi livelli più comuni, accessibili e verificabili direttamente da chiunque. Osservare il comportamento degli animali, dei vegetali e dei minerali, avendo una base di informazioni indispensabili, fa capire e poi sentire quanto facciamo parte di un insieme inscindibile.
Gli animali hanno un comportamento in cui si può riconoscere l’uomo comune: la competizione e il prevalere dell’istinto sulla ragione si possono osservare, capire ed elaborare meglio in positivo quando li si è visti all’opera negli animali.
Nei vegetali ed in particolare negli alberi, che hanno un grande ruolo nella tenuta del mondo, si può vedere invece un disegno più lungimirante. Infatti, pur essendo fra le creature più autonome, sanno procurarsi ciò di cui hanno bisogno da altri, creando le condizioni perché questo avvenga spontaneamente.
Nei minerali si nota quanto gli stessi elementi, quando cambia una condizione esterna, si trasformano in qualcosa di completamente diverso.
Tutto questo, pur aprendo un mondo davvero fantastico, è abbastanza concreto da poter essere avvicinato. Certo, è pur sempre relativo anche questo.
Una conoscenza di base sulle scienze naturali potrebbe essere diffusa capillarmente ed ottenere risultati pratici da parte di molti.
Uniamo le forze!
Sulla stessa scia ecco un altro filmato...
Che penso sia davvero interessante e che possa interessarti...
Anzi, te ne passo due:
il primo (la mente è più forte dei geni di bruce lipton) la mente è più forte dei geni
ed il secondo diviso in due parti:(il linguaggio della matrix divina di gregg braden di cui ti consiglio anche il libro chiamato "la matrix divina") parte 1
e
parte 2
rilassarsi
ci ho provato e mi è passato il mal di testa. è un buon inizio
p.s.: il mal di testa durava da ieri sera, quasi dodici ore, di quelli cronici, dovuti a stress da viaggio ma anche a preoccupazioni... mi sono proprio rilassato eh eh...
ale
Fuga dalla libertà
Ciao Jacopo!
E piacere di conoscerti!
Anche se di striscio già ci siamo incrociati una volta.
Io ero uno studente universitario e bevevo un bicchiere in un bar vicino a Santa Margherita. Seguendo un drappello di persone mi son ritrovato in una sala in cui tu stavi parlando, non ricordo bene di cosa...
Sono Matteo ed ho 29 anni, ma in termini meno bugiardi sono un evento cui capita di esistere e cui capita oggi di trovarsi qui a scrivere, con la netta, fasulla percezione di essere un individuo separato dal mondo e dagli altri uomini.
Relax...
Comunque torniamo a noi!
Voglio apportare al ragionamento un contributo, prendendo spunto da un vecchio post che ho scritto sul mio blog pillolarossa.it.
Ritengo molto profondo il tuo ragionamento e non sai quante volte, pur senza nulla sapere dei concetti di chimica e fisica quantistica, mi son ritrovato a pensare alla vacuità del concetto di individuo e del concetto di volontà individuale e di scelta individuale.
Ogni decisione, Jacopo, anche quella di effettuare i tuoi divertenti e interessanti esperimenti mentali, non può prescindere dal fatto che a decidere di farli non sono mai io, perchè non esiste un io che sceglie, ma esistono solo cose che accadono.
Non esiste la libertà personale, ma al limite solo la libertà dell'essere che continua inesorabilmente ad accadere.
Ciò che, prima di duemila anni di cultura cristiano/islamica, risultava ben più chiaro di oggi...
Il contributo che vorrei apportare riguarda l'alternativa AUTENTICITA'/SCHIAVITU' che concetti come quelli da te discussi potrebbero produrre nelle persone.
Prendiamo l'esempio da un lato del neonato nel suo progressivo processo di crescita, dall'altro dell'uomo nel suo processo evolutivo che dalla scimmia l'ha portato alla situazione attuale.
Come ci racconta Erich Fromm, in “Fuga dalla libertà” il bimbo, crescendo, si “separa” progressivamente dal mondo, con cui era un tutt’uno nei primi mesi di vita.
Allo stesso modo l’uomo, nella sua storia evolutiva millenaria, si “separa” a sua volta dal mondo. Nel senso che il bimbo, come l’uomo preistorico, che originariamente vivono una vita in cui non c’è coscienza dell’alterità (dell’io come separato dalle altre cose), progressivamente, acquisiscono questa consapevolezza.
Questa consapevolezza è ciò che rende noi uomini “autonomi” dal mondo e ci “fortifica”, nel senso che ci rende “LIBERI DI SCEGLIERE E LIBERI DI SCEGLIERCI” e comporta però, come contraltare, un’immensa fragilità, causata dall’aver reciso per sempre i legami che ci connettevano all’essere, alla Natura potentissima di cui originariamente eravamo parte integrante e dalla quale siamo ormai irrimediabilmente “emersi”.
Ci rendiamo conto di noi stessi come esseri separati dal mondo e dagli altri e questa consapevolezza ci rende per la prima volta “soli” e “responsabili”. Per la prima volta dobbiamo rendere conto di ciò che facciamo, in quanto non sarà più la pura Natura a guidarci, non sarà più l’Istinto, come per l’uomo ancestrale e come per il neonato, ma sarà la nostra libera scelta razionale a decidere di noi stessi.
Dice Fromm “l’esistenza umana comincia quando, al di là di un certo punto, gli istinti non sono in grado di determinare l’azione”.
L’uomo a questo punto vede ancora dinanzi a sé gli altri e la Natura, ma non più come qualcosa di cui far parte, ma come forze assolutamente separate da sè ed inquietanti in quanto dotate di forza propria ed incontrollabili.
Esito di tutto ciò è il terrore della solitudine e l’impulso umano di “ritornare nel grembo”.
Connesso al “desiderio di essere amati”, tale impulso può portarci verso due direzioni diametralmente opposte.
1)
La strada più battuta: Sottomissione alla società che ci fa sentire finalmente sicuri, in quanto meno liberi, ma assoggettati al volere del potere economico-sociale.
Schiavi del potente di turno e schiavi in ogni situazione di vita quotidiana lavorativa e non.
Meglio assecondare il padrone, sentirsi parte dei suoi desideri, piuttosto che continuare a pensare in modo indipendente e libero. Meglio glorificare e ringraziare il padrone per le certezze pratiche da lui garantite, piuttosto che continuare a rimanere nella precarietà abissale del “noi stessi”.
Strettamente connessa alla precedente, è la tendenza all' “attaccamento alle cose".
Un attaccamento ad oggetti, ad occupazioni, a svaghi, a progetti economici, ad attività lavorative. Un perdersi e volersi perdere tra disbrighi vacui, alienanti mansioni lavorative ed occupazioni insensate che comporta un quotidiano scordarsi di sé.
Si tratta della cosiddetta “vita inautentica” di cui parla Heidegger in “Essere e Tempo”, cioè di una vita persa nel “Si quotidiano Impersonale”, nel seguire la massa, nel seguire il “Si dice”, il “Si fa” del Si Impersonale, del così fan tutti.
Impersonale proprio perchè della persona umana non è rimasto più nulla.
Comoda ed inautentica, questa è la via del totale perdimento del sé e della propria, “inaccettabile” in tal caso, libertà.
2)
La strada del futuro: L’uomo, che pur ha raggiunto la sua individualità, che è EMERSO dal mondo, decide consapevolmente di non abbandonare la sua libertà alla mercè delle imposizioni sociali. Sceglie piuttosto di ripristinare un rapporto spontaneo tra se stesso in quanto individuo libero da una parte e la Natura e gli altri uomini dall’altra.
Nel primo caso si fugge dalla libertà. Nel secondo si sceglie di farsi carico di questa libertà acquisita e di rapportarsi in modo creativo e spontaneo con il mondo e con gli altri. Si sceglie di restare se stessi, di imparare a conoscersi, di non fuggire altrove. Rispondendo anche ai dubbi di chi mi chiede cosa significhi il mio usuale “avere il coraggio di capire davvero cosa desideriamo”, dirò allora che ciò significa capire davvero chi siamo, ritornare al nucleo originario di noi stessi, perchè solo ritornando a noi stessi, conoscendo noi stessi, distogliendo lo sguardo da tutti i condizionamenti subiti, direi “patiti” ad opera della società, solo avendo il coraggio appunto di fare questo, potremo anche capire quali siano davvero i nostri veri desideri, le nostre aspirazioni di vita autentica.
...
possiamo scegliere infine di rispettare noi stessi e la nostra insopprimibile libertà e quindi di amare noi stessi, unica ed imprescindibile condizione per amare davvero (e, paradossale ma vero, senza egoismo),
la Natura,
quindi il Mondo,
quindi l’Ambiente,
quindi gli Animali,
quindi l’Altro!
Matteo D'Agostino
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