Va avanti la sfida del romanzo Seminole in 10 giorni, abbiamo tempo fino a Domenica

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Stasera ore 18 su www.alcatraz.it riunione con il gruppo di lavoro.

 

RIASSUNTO DI QUEL CHE STIAMO FACENDO
Da mesi si è costituito un piccolo gruppo di scrittori: obiettivo un romanzo sui nativi americani che non si arresero mai e dei loro alleati schiavi neri fuggiti. L'11-14 novembre si terrà a Alcatraz un incontro EPOCALE con i miei, Stefano Benni, Paolo Rossi, Toni Esposito, I Modena City Ramblers, i Sud Sound System, Sergio Laccone, Milo Manara in collegamento Skype disegnato dal Brasile, Nando Citarella, Imad Zebala, per realizzare un'opera multimediale che poi diventerà un dvd e un libro e chissà cos'altro. In preparazione di questo:
1--- Claudia e Vania sono appena tornate dalla Florida dove per 10 giorni hanno intervistato storici e esponenti della nazione Seminole
2--- Mi sono ripromesso di chiudere il brogliaccio del romanzo entro domenica. Ci riusciremo? Improbabile ma non impossibile, ma abbiamo bisogno di braccia rubate all'agricoltura...

Ecco un po' di cose che ho scritto.

(altro lo trovi su
INDICE
http://www.jacopofo.com/romanzo_collettivo_seminole_indice#comments
STORIA JOHN HORSE
http://www.jacopofo.com/seminole_racconto_jonh_horse_guera_black_marrones
Altre notizie sulla mia pagina Facebook.

NUOVI MATERIALI QUI PUBBLICATI

CANZONI DI JOHN HORSE

CAPITOLO 3-4
LA STORIA DI KAI

NUOVA VERSIONE STORIA CALUSA FINO A TUTTO IL 1700

CANZONI DI JOHN HORSE

Discorso di John Horse, seminole nero. agli schiavi per convincerli a fuggire dalle piantagioni e combattere con i black seminole

Yes Lord
Yes Lord
Grazie Signore
Che mi hai comprato al mercato.
Grazie signore per il figlio che hai fatto con mia moglie
Ma veramente volete che i vostri figli crescano come voi?
Senza coraggio…
Certo se combattete rischiate di essere ammazzati
Ma veramente vi fa più paura morire che continuare ad essere trattati come animali
Da marchiare, da umiliare, da bastonare e da sfottere?
E voi dite di amare i vostri figli?
E’ da ridere!
Sareste padri voi?
Certo che no. I figli sono del padrone bianco.
In effetti avete ragione voi. Non sono i vostri figli a fare gli schiavi.
Sono i figli del padrone bianco.
Vi state vendicando.
Voi sì che siete furbi.
Ti lamenti
Fai finta che essere schiavo non ti piaccia
Invece godi immensamente
È la tua vendetta
Contro il padrone bianco
Far vivere i figli che ha fatto con tua moglie come schiavi
Così anche loro diranno
Yes Lord
Yes Lord
Grazie Signore
T’ho fregato

Discorso di John Horse alla brigata degli schiavi scappati dalle piantagioni durante la battaglia quando si dimostrano essere dei codardi. John Horse esce allo scoperto e si mette a ballare e mostrare il sedere ai bianchi. Gli sparano addosso ma non lo colpiscono e lui intanto che gli sparano balla e sgambeta e arringa il suo gruppo di 300 schiavi fuggiti salle piantagioni fino a convincerli a uscire allo scoperto e combattere (vinceranno la battaglia)

Eih!
grossi culi neri
State ben nascosti
Che sennò vi sparano

Eih guardate qua
A me non mi colpiscono
Non è una magia
I bianchi hanno più paura di voi
E gli trema la mano

Eih laggiù, culi bianchi coglioni
Aggiustate la mira
Non siete buoni?
Ecco guardate
Vi mostro il culo
E’ nero come la notte
E potrebbe uscirne una tempesta
Con l’odore dell’inferno!
Tanto grande da scagazzare voi e il vostro padreterno
Forza negracci
Fate quello che sapete fare meglio
Piagnucolare e lamentarvi
Ci sparano ci frustano ci fottono!
Poverini!
State lì rintanati
Non venite fuori
Figli di puttana
Vostra madre
Vi ha fatti con il padrone
Per questo non avete abbastanza sangue nel cuore
Avanti, bastardi
Vi piace che il padrone prenda vostra moglie
E vostra figlia quando vuole?
Oppure uscite dai nascondigli
Venite fuori a terrorizzare i bianchi
Fategli vedere i denti
Vedete, non riescono a sparare
La paura li fa tremare
E voi non lo capite
Vi basta alzare la testa per farli scappare
Ma non vedete che mi sparano ma non mi colpiscono?
Dai sporchi negri
Continuate a scappare
Siete schiavi perché sieti docili come le vacche
Stupidi come i maiali
Dai negro sorridi
Dai negro tieni la testa bassa
Dai negro ubbidisci
Dai negro in ginocchio
Dai di a tua moglie di venire da me che io ce qualche cosa da darle
Dai negro inchinati
Dai negro resta nascosto nel tuo buco
Che rischi la vita se combatti
Perché a te piace il padrone
Ti piace la frusta ti piace il bastone
Non sei solo una merda sei anche un coglione.

E allora, i 300 uomini della brigata degli schiavi, non ne poterono più di quella gragniuola di insulti, uscirono dai loro ripari e iniziarono a sparare, e a onor del vero non sparavano male e i soldati bianchi cominciarono a scappare.

CAPITOLO 3-4
LA STORIA DI KAI

Kai non era stupida.
La signora bianca diceva: “Kai è una stupida.” Ma non era vero. Lo diceva parlando con le altre donne bianche, vestite con quei tessuti ricamati.
Ma Kai non era stupida. Nella prigione dove era stata portata dopo la cattura, sulla nave dove erano stati stipati, una sull’altra, mentre il capitano della nave la violentava, quando era sbarcata, quando aveva urlato alla nascita del bambino, che comunque era nato vivo e sano (un miracolo), quando l’avevano venduta al mercato, quando il padrone l’aveva tastata mentre stava nuda sul palco, mentre poi l’aveva violentata poco dopo il loro arrivo alla fazenda, mentre piangeva con in braccio il bambino buttata su un mucchio di erba secca, non aveva mai smessi di pensare che avrebbe trovato il modo di fuggire da quei mostri.
Kai aveva imparato presto a capire quello che dicevano i bianchi. Chiedeva agli altri schiavi: “Come si dice…”
Ma davanti ai bianchi faceva finta di capire solo gli ordini più semplici. Lei conosceva il valore del segreto. Lei ascoltava. E siccome la sua signora bianca pensava che lei non capisse diceva di fronte a lei qualsiasi cosa. “Tanto non capisce, è stupida. Ubbidiente ma stupida.”
E abile anche a pettinare i capelli e a annodare trecce. Così la signora Jones l’aveva presa come cameriera personale. E l’aveva battezzata Betty Horse. E suo figlio John Horse.
Chiamavano così gli schiavi: Cau, Horse, Sheep, (Vacca, Cavallo, Pecora). Gli sembrava una cosa divertente.

Kai aveva osservato bene come funzionava la vita nella fazenda. Aveva studiato bene i guardiani. Scappare non era difficile. Il problema erano i cani. Animali enormi, feroci, addestrati a sentire l’odore degli schiavi che fuggivano e seguirli per giorni. Generalmente poi i guardiani lasciavano che i cani sbranassero il fuggitivo, a meno che non fosse uno schiavo di particolare valore. Allora si inventavano punizioni malvage ma lo tenevano in vita.
Scappare a piedi, con un bambino in braccio, era escluso. L’avrebbero ripresa nel giro di un giorno.
Avrebbe potuto scappare con una barca, sul fiume. I cani non avrebbero sentito il suo odore ma una donna nera sola sopra una barca in mezzo al fiume non sarebbe passata inosservata.
E poi non era sicura di saper condurre una barca. Aveva guardato come si faceva ma non sembrava semplice. L’altra possibilità era di scappare con un cavallo. Ma avrebbe dovuto imparare a stare in sella e a farsi ubbidire. Quando avrebbe potuto farlo? Nessuno insegnava a cavalcare a una schiava.
L’altra possibilità era avvelenare i cani e fuggire a piedi. Ma avrebbero preso in prestito altri cani da qualche fattoria vicina e l’avrebbero raggiunta lostesso.
Poi, camminando ai bordi di un campo aveva visto alcuni funghi che le sciamane della sua terra usavano per ottenere il contatto con gli spiriti superiori. Funghi potenti che ubriacavano. E le venne in mente che avrebbe potuto darli da mangiare ai cani e vedere cosa sarebbe successo.
Raccolse i funghi e li seccò. Poi rubò un pezzo di grasso in cucina, ne fece un battuto insieme ad alcuni funghi e lo gettò oltre la recizione del canile. Poi stette a guardare cosa succedeva. Il risultato la soddisfò: il cane si agitava, guaiva, si metteva a correre all’impazzata andando a sbattere contro le sbarre del recinto.
Le servivano altri funghi.

……….. (Manca un pezzo, la fuga, preparazione e esecuzuine…come scappa? Hai voglia di scriverlo?)…..

Quando Kai arrivò nuovamente sulla costa dovette attraversare una grande zona paludosa. Poi finalmente il terreno si rialzò di qualche metro e ridivenne asciutto. Ben presto si rese conto di essere arrivata in un’area coltivata, un grande bosco di alberi da frutta. Una coltivazione priva di una distribuzione regolare, geometrica, gli alberi erano disposti piuttosto secondo un criterio estetico, assolutamente disordinato. Non era una coltivazione dei bianchi. Ebbe un po’ di paura. Temette che lì gli indiani non fossero ospitali come le avevano raccontato. Aveva il bambino in braccio. Dormica dondolato dal moviemnto del cavallo.
Senza fermarsi aveva allungato la mano e colto una mela e aveva iniziato a mangiarla, addentandola. Era dolcissima. Non l’aveva ancora finita quando si trovò in un campo di miglio, di fronte a un uomo che indossava calzoni e casacca variopinti. Non era un bianco, non era un nero, aveva la carnagione bronzea. E un cappello a strisce che era un semplice tubo di tessuto. Un tubo corto.
L’uomo aveva un lungo fucile, lo teneva per la canna mentre il calcio poggiava al suolo. E sorrideva. Lei si fermò. Lui le parlò in una lingua sconosciuta. Poi parlò ancora nella lingua dei bianchi. Non la parlava bene ma disse grossomodo: “Donna, da dove arrivi?”
Kai rispose: “Dove siamo qui?”
L’uomo disse: “Io sono Osceola. Detto Puma. Questa è la terra del mio popolo. Noi siamo Calusa. Benvenuta. Perché viaggi da sola? Dove è la tua gente?”
Kai si chiese ancora una volta se aveva fatto bene a dar retta alle voci che dicevano che su al nord est c’era terre abitate da persone ospitali che non tenevano schiavi. Ora l’avrebbe visto.
“Io sono stata catturata dagli uomini bianchi, portata qui su una grande nave. Io ho perso la mia gente. Io ero schiava. Io sono fuggita con mio figlio.”

Kai fu ospitata in una grandissima casa di tronchi e foglie, insieme a molte giovani donne. Quelle senza marito. Occupavano una parte della casa. Mangiò con loro zucche abbrustolite e polenta di mais, insieme a un pesce appena pescato che lei trovò delizioso. Era un cibo piccante almeno quanto quello che era abituata a mangiare lei in Africa.

STORIA CALUSA 1500-1800

La cultura Caloosahatchee
Le prime tracce umane in Florida risalgono a 25.000 anni fa.
Nella penisola della Florida ci sono tracce di insediamenti umani organizzati fin da prima del 5.000 avanti cristo, 7.000 anni fa.
Prima del 3.500 aC ci sono evidenze di popolazioni che vivevano di pesci e molluschi.
Quando, nel 1566, Pedro Menéndez de Avilés ha incontrato i Calusa gli furono offerti solo pesce e ostriche.
L'analisi di resti animali in un sito abitato costiero Wightman (su Sanibel Island ), ha mostrato che più del 93 per cento delle calorie di questi nativi americani proveniva da pesci e molluschi, meno del 6 per cento da mammiferi , e meno dell'1 per cento proveniva da uccelli e rettili.

A partire dal 500 aC. Ci sono tracce del popolo Calusa, contraddistinto da particolari ceramiche.
Questa popolazione continua la tradizione della zona e è dedita soprattutto alla pesca.
Vivono in grandi case con muri di tronchi e tetti di foglie intrecciate, che possono contenere più di mille persone.
Sono una cultura con parecchi caratteri matriarcali.
Sia i Calusa che i loro vicini, Apalachee, più patriarcali, condividevano la struttura dei villaggi con le case poste in cima a grandi cumuli di terra e pietre.
Questo tipo di struttura risponde a tre diverse necessità: offriva riparo dalle inondazioni per uomini e alimenti, permetteva, attraverso un pozzo scavato al centro del cumulo di filtrare l’acqua nei periodi di inondazione, ottenendo acqua potabile e forniva infine una valida struttura difensiva.
Troviamo tumuli di vario tipo, sempre sormontati da una struttura abitativa in tutte le culture che si sviluppano nelle pianure paludose, dalla Cambogia, all’India, dalla Cina all’Egitto (quando era una palude), il Centro e il Sud America.
E’ quindi probabile che questi tumuli siano anche in Florida antecedenti alla cultura Calusa e Apalachee, forse risalenti a millenni prima.
Queste popolazioni avevano inoltre imparato a scavare canali che venivano usati sia come trappole per il pesce che come bacini per allevarlo. I canali, inoltre fornivano anch’essi, come prodotto collaterale, una notevole bariera contro le aggressioni.
A Pineland, Venti miglia a ovest di Cape Coral c’è uno dei più grandi tumuli Calusa dicondato da opere di canalizzazione.
Il tumulo più grande del villaggio si trova nei pressi della foce del Caloosahatchee River.
Presso gli Apalachee tutti i villaggi hanno almeno un tumulo e alcune case. La città e villaggi erano spesso ubicati in prossimità dei laghi. Un esempio di questi villaggi si trova oggi nello nel parco archeologico di stato dei Mounds (tumuli) del Lago Jackson, dove ci sono anche più di 200 case.
Gli Apalachee erano un popolo fiorente e facevano parte di una rete di baratto che si estendeva dalla costa del golfo del Grandi Laghi e ad ovest di quella che oggi è Oklahoma .

Vi è poi un terzo popolo che viveva nella parte nord della penisola della Florida, i Timucua, che si stima fossero il gruppo più numeroso arrivando a cantare 200.000 persone. Questo popolo aveva costumi piuttosto patriarcali ma non era organizzato in uno stato centralizzato, era un consorzio tra 35 tribù, che non avevano un’origine etnica omogenea e parlavano lingue diverse.

L’arrivo dei bianchi

Nel maggio 1513, Juan Ponce de León sbarcò sulla costa occidentale della Florida, probabilmente alla foce del fiume Ca
loosahatchee. Era nel territorio degli Acuera, una tribù che faceva parte dell’alleanza Timucua.

Juan Ponce de León nel 1513 comanda il primo tentativo di colonizzare la Florida.
Ma i Calusa sapevano già quali erano le intenzioni degli spagnoli.
Calata l’ancora delle sue navi Leon tentò di proporre ad alcuni indigeni dei baratti. Dopo 10 giorni arrivò un uomo calusa che parlava spagnolo e disse che dovevano aspettare il loro capo. Poco dopo 20 canoe da guerra, con paratie di protezione in legno, attaccarono le navi spagnole. Il giorno dopo furono 80 le canoe ad attaccare.
Non ci furono molti caduti ma la reazione degli Acuera indusse de Leon a ritirarsi.

Nel 1517 Francisco Hernández de Córdoba si fermò sulla costa della Florida di ritorno dalla spedizione che aveva portato alla scoperta dello Yucatàn. Venne subito attaccato dai Calusa e se ne andò.
Nel 1521 Ponce de León tornò nel sud-ovest della Florida per creare una colonia ma i Calusa attaccarono, lo stesso de Leon fu ucciso e gli europei si ritirarono nuovamente.
Pánfilo de Narváez comanda una spedizione nel 1528 che deve anch’essa ritirarsi.

Nel 1539 Hernando De Soto tenta nuovamente di conquistare la Florida. Sbarca in territorio Acuera, la popolazione fugge nascondendosi nella foresta.
Hernando de Soto occupa il centro urbano più grande, la città di Anhaica , oggi Tallahassee , e trascorre lì l'inverno del 1539-40- Vi trova cibo sufficiente per sfamare i suoi 600 uomini e 220 cavalli per 5 mesi. Il che mostra che aveva di fronte una società florida e ben organizzata. Ed è giusto una fortuna perché l’armata di de Soto è disorganizzata e hanno già finito le riserve di cibo e acqua.
De Soto, consolidata la posizione, intima a un capo locale, che lui chiama Acuera, di sottomettersi alla corona di Castiglia, sostenendo di essere lì in pace.
La risposta del capo è molto dura:
“Attraverso quelli di voi che sono già venuti qui ho imparato a conoscere i castigliani. Per me voi siete incursori che vanno da un luogo all’altro e vi guadagnate da vivere rubado, saccheggiando e uccedendo persone innocenti. Non voglio in nessun modo stringere amicizia o fare pace con voi. Voglio piuttosto una mortale e perpetua inimicizia… Io non ho paura di voi…. E vi prometto di farvi guerra per tutto il tempo che resterete nel nostro territorio. Non vi combatteremo in campo aperto ma ci dedicheremo ad agguati. Ho comandato ai miei capi di portarmi due teste cristiane ogni settimana.”
Poi il capo Acuera deride l’offerta di diventare suddito del re di Spagna: “Io sono il re sulla mia terra… io considero spregevoli coloro che vivono sottoposti ad un altro quando possono vivere da uomini liberi… Io e la mia gente siamo disposti a morire cento volte pur di restare liberi. Questa è la nostra risposta per il presente e per sempre…
Vi stimo ancor meno perché siete servi e state lavorando per conquistare regni dei quali potreste godere i frutti. Visto che in questa impresa soffrite la fame, la fatica, e le difficoltà di altro genere nonché si rischia la vita, sarebbe per voi più onorevole e vantaggioso acquisire le vostre conquiste per voi e la vostra discendenza piuttosto che per qualcun altro…
E visto che sono ben consapevole di quel che venite a fare su questa terra so bene come comportarmi con voi.
Quindi andate via il più velocemente possibile se non volete morire per mia mano.”
Da notare che quello che per gli spagnoli è un re Acuera in realtà è probabilmente solo un Capo di Guerra, un capitano provvisorio nei periodi di emergenza. Infatti il suo discorso sul potere dimostra che è espressione di una cultura nella quale i guerrieri agiscono per vantaggio individuale e non per fornire ricchezze a un capo cosa che gli risulta incomprensibile. Il che ci mostra ancora una volta che queste popolazioni non avevano una struttura piramidale ma praticavano un certo grado di democrazia nominando alla bisogna capi provvisori (società acefale).

Nel testo spagnolo una sua parola viene tradotta dai conquistadores con il termine “vassalli”, ma è qui probabile che gli spagnoli abbiano “proiettato” la loro struttura sociale su quella indiana. Infatti col termine tradotto “vassalli” il capo Acuera avrebbe potuto riferirsi non al vincolo feudale di servitù e pagamento di tasse di concessione, ma al rapporto tra un Generale e i suoi colonnelli, capibanda di ogni tribù; a questi egli chiede appunto di portare due teste di europei ogni settimana. Cosa che peraltro essi realizzano con entusiasmo uccidendo qualunque bianco si avventuri da solo o in piccolo gruppo, fuori dall’accampamento fortificato. A volte i corpi degli uccisi vengono squartati e appesi agli alberi. Altre volte in una settimana vengono uccisi 4 europei al posto di due.
Così gli spagnoli scoprono che lance Acuera, possono passare attraverso due strati di maglia di ferro.
Nella primavera del 1540 de Soto ei suoi uomini lasciarono quei territori ostili e si diressero a nord in quella che oggi è la Georgia, dove peraltro de Soto non ebbe maggiore fortuna morendo di lì a poco probabilmente per una ferita.

Nel 1549 i domenicani cercano di costruire una missione ma vengono scacciati.

Nel 1566 Pedro Menéndez de Avilés, fondatore di S. Agostino, parte con una spedizione di 700 uomini ma le cose si mettono male fin dall’inizio. Una tempesta fa naufragare una nave. Parte degli uomini disertano e Avilés arriva in territorio indiano con 300 uomini. Tenta di penetrare nella nazione Acuera risalendo il fiume ma arrivato al Lake George viene bloccato dalle frecce scagliate dalla riva e da sbarramenti di tronchi. Entra in contatto con il Calusa e cerca di prenderli con le buone. Menéndez sposa la sorella di un capo Calusa che gli spagnoli chiamano Carlos, questa donna si converte al cristianesimo e prende il nome di battesimo di Doña Antonia. Quindi Menéndez se ne va lasciando una guarnigione di soldati e un gesuita per aprire una missione chiamata San Antón de Carlos, vicino alla capitale Calusa. Ma iniziano azioni ostili da parte dei Calusa, i soldati spagnoli uccidono due capi Calusa (Carlos e il suo successore Felipe) ma alla fine, nel 1569, si ritirano e la missione viene abbandonata.
Per più di un secolo dopo l'avventura Avilés, c'è un solo contatto di poco conto tra spagnoli e Calusa.
In aprile del 1564, la Francia lancia una campagna di conquista della Florida con verie spedizioni, un migliaio tra coloni e soldati. Spedizioni che furono guidate da Jean Ribault e René Goulaine de Laudonnière, un ugonotto francese. Jean Ribault ci narra del viaggio e realizza una famosa serie di disegni sugli indiani. Alla foce del Ocklawaha incontrarono parecchi villaggi fortificati con mura di tronchi di palma, abitati da Acuera. Inizialmente accolti gentilmente dai nativi iniziarono poi una serie di ostilità. Contemporaneamente c’era però anche lo spagnolo Menéndez, che stava cercando di conquistare la Florida per conto del Re di Castiglia, forte di 800 tra soldati e coloni.
I Francesi si ritirano dalle terre indiane e in parte si trasferiscono in un loro avamposto nell’area, Fort Caroline. Gli spagnoli lo attaccano dopo una marcia di 40 miglia, mentre imperversa un uragano, e li prendono di sorpresa. Conquistato il forte massacrano 140 prigionieri, risparmiando circa 60 tra donne e bambini.
Dopo pochi giorni un altro contingente francese, guidato da Jean Ribault, viene circondato dagli spagnoli mentre sta sbarcando da una nave. Jean Ribault decide di arrendersi, facendo conto sulla clemenza degli spagnoli, ma sbaglia i suoi conti, e quasi tutti i francesi, che si dichiarano protestanti, vengono uccisi, si risparmiano solo alcuni musicisti e marinai fedele alla chiesa di Roma. Complessivamente il tentativo di colonizzazione della Florida costa ai francesi 350 morti, compreso Jean Ribault.

Nel 1614, le forze spagnole attaccato la Calusa durante una guerra tra i Calusa e tribù alleate degli spagnoli.
Nel 1616 gli spagnoli riescono a impiantare alcune missioni in territorio Acuera ma l’esperienza non ha successo anche se resiste fino al ad abbandonare le missioni del tutto da 1675, quando i cattolici decidono di abbandonare il progetto, anche a causa di una serie di epidemie che hanno falcidiato l apopolazione.
Nel 1680 una spedizione spagnola entra in territorio Calusa per liberare alcuni prigionieri ma viene costretta a tornare indietro. Gli spagnoli cercano aiuto dalle tribù alleate ma queste rifiutato di unirsi a loro per paura di ritorsioni da parte del Calusa.
Nel 1697 i francescani costruiscono una missione in teritorio Calusa, ma dopo pochi mesi rinunciano.
Sono passati 184 anni dal primo tentativo di colonizzazione, il resto del continente americano, è nelle mani degli europei, ma i territori Calusa ancora resistono.
E continuano a resistere.
Per tutto il 1700 i territori della Florida restano indipendenti anche se la penetrazione europea continua.
Ma non ci sono altri tentativi di colonizzazione diretta.
Nel 1710 Calusa, Apalachees, Timucua vengono attaccati da una prima ondata di indiani creek della tribù muskogean che si stanziano a nord ovest della florida
Nel 1713 un gruppo di creek della tribù mikasuki ripopolano il territorio degli apalachees

Nel 1715 guerra tra indiani yamassee e inglesi (alleati dei creek). Dopo la sconfitta degli yamassee i creek si accoppieranno con le loro donne. Successivamente si fondranno in gran parte nella nazione seminole. Per questo i seminole hanno anche influenze yamassee.

Nel 1750 il primo nucleo di seminole e’ formato dai fuggitivi della guerra yamassee: indiani alachua, oconee e creek. Il loro leader era Ahaya piu’ conosciuto come Cowkeeper che sara’ il primo dei leader seminole.
Nel 1774 molti schiavi neri scappano dalle piantagioni e si insediano in florida. Erano ottimi guerrieri, molto intelligenti ed erano bilingui (inglese, creek. Utilissimo). Gli americani accusano gli indiani di rubargli gli schiavi. I creek senza un consenso dei seminole firmano un trattato dove attestano di restituire gli schiavi, questo inasprisce i rapporti creek-seminole
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Nel 1763 gli inglesi acquistarono la Florida dagli spagnoli che si ritirarorono sulle isole caraibiche portando con loro quasi 300 indiani probabilmente Calusa, di questi 200 morirono di lì a poco forse per denutrizione forse per le malattie. Di questa migrazione forzata restano i bacini per l’allevamento dei pesci che i Calusa costruirono.
1790 William Augustus Bowles of Maryland e’ un bianco atipico che decide di mettersi a capo degli seminole e dei creek meridionali. Fonda Muskogee popolata da muskogeans. Muore nel 1805 in una prigione spagnola.

Ora in Florida i nativi parlano due idiomi: Hitchiti e Muskogee che nonostante siano dello stesso ceppo sono totalmente differenti l’una dall’altra.

Naufragi
Quando nel maggio 1513, Juan Ponce de León sbarcò in Florida incontrò, come abbiamo detto, un nativo che parlava spagnolo.
Da chi aveva imparato quella lingua straniera?
Ci sono notizie sporadiche e confuse, semplici accenni, ad alcuni gruppi di spagnoli che si erano dati a incursioni di rapina lungo la costa della Florida. Evidentemente alcuni di questi briganti furono catturai dai nativi. Abbiamo anche notizia di qualche naufragio e sappiamo che alcuni scampati all’affondamento delle loro navi sono sopravvissuti. Alcuni restarono anni a vivere con gli “indiani”.
Dai racconti di alcuni di essi, come Cabeza de Vaca sappiamo che alcune tribù, e tra queste molto probabilmente i Calusa, praticavano l’ospitalità sessuale. Questo è un tratto comune di tutte le culture che mantengono tratti matriarcali. Si considerava infatti che lo straniero fosse portatore di seme nuovo, empiricamente si era capito che il meticciato rafforza le differenze genetiche ed è un fatore positivo: i figli nascono più belli e sani. Quindi offrire a uno straniero di far l’amore con tutte le donne in età di marito era considerato interesse primario della tribù. Di questo costume ci racconta Erodoto che lo incontra a Babilonia e ne narrano gli esploratori che visitano gli Inuit dell’estremo nord.
E’ quindi credibile il racconto di Cabeza de Vaca e quello di Hernando de Escalante Fontaneda, che vengono accolti benignamente da tribù nelle quali le donne hanno un grande peso.
Se a questa grande ospitalità aggiungiamo che si tratta di popolazioni piuttosto evolute, con conoscienze di astronomia, matematica e medicina e che sono di aspetto estremamente gradevole possiamo ben capire che alcuni dei primi visitatori siano restati ammaliati da questi popoli.
Nello stesso periodo i cattolici avevano imposto in Spagna, Francia e in Italia il divieto di lavarsi più di due volte l’anno. Chiaramente le persone puzzavano in modo spaventoso ed erano coperte di pulci, piattole e pidocchi. Inoltre le donne erano per lo più segregate in casa a tessere, erano spesso rachitiche, mangiavano poco e male, avevano sovente varie ulcerazioni sulla pelle, denti guasti e altri segni di cattiva salute.
Non potevano reggere il confronto con le donne della Florida, che vivevano all’aria aperta, avevano una dieta ricca, muovevano il corpo, si lavavano e si profumavano.
Fontaneda ci dice che essi sono una “razza di uomini e donne molto alti, graziosi e ben proporzionati”.
Jean Ribault che partecipò al disastroso tentativo di colonizzazione della Florida da parte francese descrive gli Acuera come "splendidi esemplari fisici" e resta stupito per il modo efficiente con il quale praticano l’agricoltura e organizzano i campi coltivati.
E se si considera che non si trattava per nulla di selvaggi ma di una società ordinata e disciplinata, possiamo ben capire che i primi viaggiatori ebbero un certo shok psicologico nel contatto con queste genti che per molti versi erano per cultura, senso della vita e umanità superiori a quelle europee.
Abbiamo l’esempio di Gonzalo Guerrero, che dopo un naufragio si ritrova in mezzo ai Maya e decide di passare dalla loro parte, diventando consigliere militare. E cerca di permettere loro di resistere agli spagnoli. Gonzalo morirà in battaglia alla testa dei guerrieri Maya ed è considerato oggi un eroe messicano.

Evidentemente ci furono altri naufraghi o esploratori sconosciuti che ripararono presso i nativi della Florida prima del 1513, e insegnarono lo spagnolo ma non solo. Gli indiani della Florida sono allertati: non si fanno incantare dalle promesse di pace, non credono agli europei, non si spaventano di fronte ai cavalli e agli scoppi dei fucili come accade agli Atzechi o ai Maya e si dimostrano subito in grado di adattare le loro tattiche militari ai nuovi nemici. Questo è l’elemento più interessante. Ci troviamo di fronte a civiltà basate sulla pesca, che dimostrano un’elasticità mentale molto più grande sia dei cacciatori nomadi delle grandi pianure (Apaches, Sioux…) che dei sudditi dei grandi imperi schiavisti del Centro e del Sud America. Gli Apaches all’inzio degli scontri con gli europei restano fedeli alle loro onorevoli regole belliche e prima di uccidere un nemico vogliono toccarlo con un bastone. I Maya si schierano in formazione da battaglia, con modalità poco diverse da un esercito dell’antica grecia. I nativi della Florida se ne fregano di questi formalismi, abbandonano le consuetudini e si chiedono come possono vincere i bianchi. Mirano al risultato, hanno una cultura aperta, non gerarchizzata proprio perché si tratta di culture acefale, senza un capo.
La loro flessibilità mentale, tipica di una cultura libertaria, non gerachica, sprovvista di un comando centralizzato è la chiave della loro incredibile capacità di resistere. E non si tratta di un caso isolato, anche in Africa le società acefale semi matriarcali sono le uniche che riescono a contrastare militarmente le ondate dei razziatori di schiavi, ottendo spesso vittorie schiaccianti oppure riuscendo a organizzare fughe di massa in territori impenetrabili (vedi Schiave Ribelli di Jacopo Fo e Laura Maluccelli. Edizioni Nuovi Mondi.).

Alcuni bianchi dispersi

Álvar Núñez Cabeza de Vaca, Andrés Dorantes e Alonso del Castillo Maldonado e lo schiavo di Dorante, Estevan, di origini marocchine, sono gli unici 4 sopravvissuti del naufragio di una delle navi della spedizione del 1527 di Pánfilo de Narváez. Quest'ultimo sarà l'unico che riuscirà ad interagire con le tribù native facendo da intermediario fra i due mondi. Alla fine riescono ad escogitare una fuga e partono verso ovest e arrivano in una colonia spagnola dopo 8 anni di perigrinazioni.
Il gruppo attraversò l’odierna parte sudest dell’Arizona, il Deserto di Sonora e raggiunse la regione di Sinaloa nella Nuova Spagna (l’odierno Messico) nel 1535.

Hernando de Escalante Fontaneda fece naufragio sulla costa orientale della Florida, probabilmente nelle Keys, circa 1550, quando aveva tredici anni.
Fontaneda racconta che presso gli Ais incontra due superstiti del naufragio della Howker Anton Granado e il capitano Juan Cristobal.

Sterminio
Non furono i moschetti europei a sterminare quasi completamente i nativi della Florida ,a le malattie portate dai bianchi e usate a volte come arma datteriologica.
Abbiamo notizie confuse su terribili epidemie di influenza, morbillo e vaiolo che devastarono ampie aree dell’America fin dal 1500. Ma sappiamo anche che nel 1763 il generale Jeffrey Amherst, comandante in capo delle forze britanniche in Nord America fece, distribuire nei villaggi indiani coperte appartenute a coloni bianchi deceduti a causa del vaiolo. In breve tempo la malattia fece strage tra i Delaware, i Mingo e gli Shawnee, bloccando la ribellione capitanata dal famoso Pontiac.
Nel sud, il vaiolo distrusse, nel 1738, metà dell’intera nazione Cherokee
Nei territori spagnoli il vaiolo colpì nel 1719, 1733, 1738, 1747 e 1749 e intorno al 1780 nel Nuovo Messico un’epidemia uccise 5000 Pueblo. Nel Texas, la popolazione nativa quasi scomparse a causa di una serie di epidemie a catena (1739, 1746, 1766 e 1778). Nell’800 le popolazioni indiane del Nord America furono colpite da 27 grandi epidemie: tredici di vaiolo, cinque di morbillo, tre di colera e le rimanenti di malaria, difterite e scarlattina e febbre gialla.

 


Commenti

Come farò a vedere il collegamento di giorno 11 e 14 Novembre??

Non me lo posso mica perdere! Il libro è interessantissimo, Stefano Benni è il mio aiutore preferito, i MCR li seguo ad ogni concerto Siciliano, i Sud Sound System sono simpatici....

SU WWW.ALCATRAZ.IT (Lieto che il progetto ti piaccia. Grazie per l'incoraggiamento.

i soliti casinisti?!? ho la vaga sensazione stiate usando i commenti anzichè il modulo già installato su Drupal per la stesura dei libri ....
A parte ciò, ammettendo d'aver perso il filo del discorso in questo marasma che si è creato e di non aver ancora letto nulla di ciò che già stato scritto, ho del tempo libero fino a giovedì .. se volete darmi qualche incarco, materiale da sviluppare, o dirmi dove posso mettermi a scrivere qualcosa senza intralciare altri già al lavoro ...
Se non avete suggerimenti domani magari guardo con più calma.

io sono pronto a trasformare in tempo (quasi) reale tutto il materiale prodotto in ebook e a ritrasmetterlo in tempi brevi

con questo sistema si può avere l'ebook modificato e aggiornato man mano che si avanza con la scrittura, e produrlo in forma elettronica ben prima che vada in stampa

a quel punto si potrebbe mettere il libro in download gratuito, integralmente o a brani di modo che chi lo voglia acquistare abbia modo di valutarlo prima

che ne pensate?