Scendendo nelle minuzie pratiche chiedo: esiste un metodo di lavoro che consenta di avere successo in quel che si fa?
Molti ti diranno che tanto più ti impegni tanto più otterrai buoni risultati.
Ho già detto che il successo dipende dalla passione che ci metto.
Ma sto parlando del tipo di passione che un bambino mette nel giocare. E’ una passione senza ansia che non mira a un risultato ma al semplice piacere di giocare. L’obiettivo e il mezzo per raggiungerlo sono la stessa cosa. Il mio obiettivo è giocare e mi basta giocare per raggiungerlo.
A volte gli adulti, presi dalla paura di mancare il bersaglio, si fanno catturare dall’ansia di perfezione.
Il perfezionismo è nemico del successo tanto quanto lo è la mancanza di passione.
Sono due errori speculari.
Un dipinto che sia perfetto in ogni sua parte è fastidioso. L’occhio non riesce a trovarvi un centro.
Nel quadro deve esserci un punto perfetto ma il resto tutt’intorno deve essere un po’ meno perfetto, potremmo dire che deve essere un po’ sfocato così che l’occhio si concentra sull’essenziale del quadro.
Tutto lo sforzo è indirizzato nel portare al massimo livello la parte più importante, il resto è più abbozzato…
Credo che tutti prima o poi debbano fare i conti con l’eccesso di perfezione.
Soprattutto chi ha a che fare con il grande pubblico…
Mike Bongiorno faceva apposta degli strafalcioni parlando, perché temeva di risultare antipatico con il suo italiano perfetto.
Quando ero un ragazzo avevo gravi difficoltà a corteggiare le ragazze. Ero proprio imbranato.
Mi prendeva un’ansia pazzesca di essere rifiutato e le ragazze si scocciavano e poi non volevano baciarmi.
Sperimentai un salto di qualità quando decisi di affrontare il problema in modo radicale.
Quando invitavo una ragazza a uscire con me le dicevo subito che la desideravo in maniera pazzesca.
Poi, quando uscivamo insieme non ci provavo.
Me la prendevo comoda, tanto la cosa più difficile (dichiararsi) l’avevo già fatta.
Corteggiare una ragazza apertamente e poi non cercare di baciarla può sembrare un modo molto imperfetto di agire. Ma è estremamente efficiente. Spesso era lei a baciarmi e così io non dovevo superare l’attimo di terrore che mi pigliava quando ero in procinto di provare io per primo a baciarla.
Quando dobbiamo fare qualche cosa di difficile è meglio rendersi conto che la paura di fallire è un nemico paralizzante e che trovare un sistema per narcotizzare il panico è meglio.
Posso forse rendere più chiaro il discorso facendo un esempio che apparentemente non c'entra nulla.
Se osservi la foto qui sopra puoi vedere un fenomeno apparentemente assurdo.
I primi mattoni sono spezzati, quelli in mezzo sono sani, gli ultimi sotto sono sbriciolati.
Cosa li ha rotti?
I primi mattoni vengono spezzati dalla forza in chilogrammi dell’impatto. Ma la potenza dell’impatto non è ancora arrivata agli ultimi mattoni.
Quello che li rompe non sono i chilogrammi di forza ma la VIBRAZIONE.
Ben lo sanno gli ingegneri che la vibrazione è potentissima.
Agli inizi del 1900 un battaglione di soldati attraversò un ponte di cemento armato battendo il passo e il ponte si sbriciolò facendo finire tutti in acqua.
Da quel giorno tutti i manuali militari avvertono che non si deve marciare al passo sui ponti di cemento armato e gli ingegneri progettano i ponti creando arcate leggermente irregolari per impedire che vadano “in risonanza” e crollino.
La vibrazione e la forza in chili sono due cose diverse.
I cantanti d’opera seducono le ragazze mostrando che sanno far scoppiare un bicchiere di cristallo con un DO (e le fanciulle si scaldano immaginando cosa potrebbe fare il cantante, alle loro zone intime, senza neanche toccarle).
Attenzione: non è la potenza del suono, i decibel, che fa scoppiare il bicchiere. Un RE, per quanto forte, non farà mai scoppiare un bicchiere.
Il bicchiere scoppia se il suono è esattamente su una precisa frequenza d’onda.
Quando negli anni settanta arrivarono in Italia i film di kung fu, ogni volta che c’era una prima si riempivano i pronto soccorso di ragazzotti con la mano fratturata perché avevano provato a rompere un mattone con un pugno.
Non sapevano che non si può rompere un mattone con la forza: il mattone è indiscutibilmente più duro della mano, quindi se lo colpisci con tutte le tue forze ti fratturi.
Per rompere il mattone il pugno va sferrato con una forza moderata, l’abilità è dare al colpo la giusta vibrazione.
Questo effetto si ottiene utilizzando la muscolatura profonda che è estremamente veloce (vedi “Yoga demenziale, il manuale definitivo della rivoluzione pigra” oppure vedi il video qui a partire da 38,53 minuti.)
Mio padre, pur essendo un attore, nella vita privata parla poco, se non delle ricerche che sta conducendo.
Mi ha fatto una sola lezione di recitazione, poco prima che debuttassi per la prima volta in un teatro vero.
Erano anni che recitavo da professionista ma sempre in spazi non convenzionali, quindi per me era un momento importante.
Stavo preparandomi ad andare in scena e lui venne in camerino e mi disse: “Ricordati che hai degli amici in platea. Io le migliori serate le ho fatte quando magari ero un po’ stanco, meno concentrato del solito sul risultato. E la cosa migliore, prima di fare uno spettacolo, è farsi una passeggiata intorno al teatro e lasciar andare la tensione.”
Fine del corso, non è durato più di due minuti ed era tutto quello che mio padre aveva da dirmi sul modo per riuscire a recitare al meglio.
Quando vogliamo realizzare un progetto, raggiungere un obiettivo, è essenziale la forza della nostra determinazione, la purezza della passione che ci mettiamo dentro. Ma è anche essenziale imparare a calibrare la forza. E capire che la vibrazione giusta, lo spirito giusto nell’azione è dal punto di vista pratico altrettanto importante della passione. E’ il SENSO DELLA MISURA, la sintesi che facciamo mettendo insieme la forza dei desideri e la delicatezza delle azioni. La velocità è essenziale ma bisogna correre “in scioltezza”.
Esiste la contrazione ed esiste il rilassamento ma esiste anche un terzo polo: la DETENSIONE che è uno stato di fluidità non contratta che dà il massimo di velocità e eleganza al movimento.
Per questo saper ridere è così importante, ci aiuta a non prenderci sul serio anche quando compiamo imprese eroiche e ci permette di purificare l’intenzione dall’attaccamento eccessivo al risultato.
E solo usando uno spirito comico puoi accettare l’affermazione che ho appena espresso, in quanto contiene un’evidente contraddizione interna: è impossibile mettere tutta la propria energia e tutto il proprio desiderio in un’azione e contemporaneamente esercitare il distacco dal risultato.
Non ha senso, eppure (misteri dell’universo) è un’affermazione perfettamente esatta: funziona così, non prendetevela con me, è Dio che ha creato un universo schizofrenico.
Non si può capire ma si può fare, magari usando piccoli trucchetti mentali: voglio vincere ma so anche che se non vinco va bene lo stesso, perché il tentare con tutta la propria capacità, fino in fondo, è un’esperienza che mi dà una meravigliosa sensazione di interezza e di fusione con il mondo che mi circonda. E questa è una sensazione di tipo superiore, estatico che vale da sola più della gioia di vincere.
Per questo quando il samurai estrae la spada sai già se vincerà o perderà.
Vince chi desidera soprattutto sperimentare lo stato mentale della battaglia totale ben sapendo che potrà anche morire ma non potrà smettere di combattere per vivere compiutamente se stesso. Celebrare la vita vivendola pienamente a prescindere dalla vittoria o dalla sconfitta. Comunque alla fine tutti muoiono, quindi nella vita vince realmente la persona che si è manifestata pienamente. Che ha esplorato fino in fondo le possibilità dell’esistere, godendone appieno e fregandosene (relativamente) dell’esito della battaglia.
Vincere, comunque, è meglio.
L’obiettivo e il mezzo per raggiungerlo sono la stessa cosa. Il mio obiettivo è giocare e mi basta giocare per raggiungerlo.
INDICE DEGLI ARTICOLI PRECEDENTI (in ordine di lettura)
1 - Lo zen e l'arte di vincere
3 - Come fallire in maniera pazzesca
4 - Reprimere i desideri fa male, molto male
5 - Le vie della perfezione sono finite
6 - Il senso della realtà. Agire con passione, agire con metodo!
7 - Non ho potuto arrivare in orario perché c’è stato uno tsunami.
8 - Lo spirito di sacrificio o lo spirito del gioco?
Commenti
Grazie Jacopo che ci ricordi
Grazie Jacopo che ci ricordi che sappiamo giocare e quanto sia bello farlo.
Fare esperienza della vita coltivando il sorriso…quale dimensione migliore!?
L'ombra è solo assenza di luce
una volta comparsa questa, essa scompare, il contrario non può avvenire... di questa verità evidente ho preso coscienza profonda e ci sono arrivato cercando di vivere tutte le parole che il mio cuore mi diceva potessero portarmi alla serenità di questa coscienza, con prove enormi ed errori mostruosi, ma senza mai smettere, ché alla buccia di banana non si scappa, ma il fiore non si deve far scappare...
Caro Jacopo, ogni tua parola risuona nel mio cuore con la stessa vibrazione di quel DO dei tenori, solo che non rompe, bensì costruisce strutture geometriche e simmetriche nei miei neuroni, apre le proteine delle mebrane sinaptiche attraverso cui passano le più sublimi dosi di dopamine, endorfine, serotonine che il mio cervello possa produrre, che connettono le centraline di nueroni nella mia pancia smuovendola di emozione sana (dato che da qualche tempo si è anche scoperto questo, tanto che si parla di rete di neuroni addominale, chiamata anche cervello addominale). Ovviamente solo dopo, per intensità, l'estasi provata dall'essere accolto sempre nuovamente dal mio vero aulentissimo fiore, dedicatomi dall'energia dell'universo, che io posso solo ringraziare perché in questa vita lo posso gioiosamente e miracolosamente annusare davvero.
Come ti dicevo, capisco conoscendoti sempre un poco più, come Alcatraz sia proprio una delle più belle testimonianze che il mondo mi abbia finora dato, che confermi la frase: ciò che è dentro è fuori e ciò che è fuori è dentro. Le tue parole infatti si vedono incarnate in quello che è il riflesso dei tuoi determinati desideri passionali e con la nota giusta.
Quindi grazie per le tue sacre parole, in termini non divini ma umani, nel senso che hanno valore sacrale proprio perché nascono da un uomo e dalla sua esperienza e nutrono un'infinità di altri esseri umani. Quindi senza idolatrarti, che presupporrebbe un'inferiorità, ti abbraccio e grazie ai miei neuroni specchio e la conseguente empatia, determinato, passionale e con la giusta frequenza, fino a ché la Signora non mi bacierà, io cercherò sempre di vivere proprio come anche tu dici.
con uno splendido sorriso nell'animo ti saluto,
Nino