Ogni tanto bisogna lasciarsi andare a ragionamenti arditi.
Questi mesi sono stati preda di discorsi seri, discussioni immediate. C’è la crisi, siamo in emergenza, bisogna darsi da fare concretamente. Ma questa notte vorrei scrivervi a proposito di prospettive più ampie. Provare a discutere Grandi Temi. Ad esempio, perché siamo convinti che il mondo migliori costantemente.
Tema di questa disquisizione è il pessimismo scientifico.
Esso trae linfa vitale dall’impianto stesso della scienza ufficiale, dedita ad analizzare i singoli organi degli esseri viventi, descrivendone le funzioni, rinunciando a priori a indagare il mistero del come questi organi formino un insieme capace di vivere. Gli scienziati sono bravissimi a fare a pezzi una creatura vivente e descrivere le parti che la compongono. Poi però non sono capaci di rimontarla.
Questa mancanza di visione complessiva della realtà impedisce di vedere alcuni meccanismi essenziali.
Ad esempio, solo recentemente è diventato argomento di indagine scientifica il fatto che il funzionamento di una fabbrica non è riducibile alla semplice somma di funzioni produttive. Non basta che ogni operaio realizzi il suo pezzo di automobile, è necessario che vi sia lo “spirito di appartenenza”, un elemento volatile e inafferrabile che ha però enormi ricadute economiche: l’operaio Volkswagen produce tre volte di più dell’operaio Fiat. Fenomeno collegato al fatto che è pagato il doppio, è rispettato, i suoi rappresentanti siedono in consiglio di amministrazione. Questa diversa cultura dei rapporti di lavoro porta a una diversa cultura industriale: le auto Volkswagen sono prodotte con migliori standard di tolleranza (cioè si tollerano meno le imperfezioni nella fusione dei componenti dell’auto) e sono quindi di qualità migliore.
Possiamo dare un’etichetta a questo discorso dicendo che oggi esiste una filosofia dominante che parcellizza la realtà e produce azioni brevi, prive di prospettiva. Cosa mi fa guadagnare di più subito? Il petrolio è un affare, ci faccio i soldi e me ne frego se poi le città sono asfissianti.
Ed esiste anche un’altra visione, minoritaria ma in rapida crescita, che punta a ottenere benefici stabili sul lungo periodo (le fonti rinnovabili mi fanno guadagnare di meno del petrolio ma mi danno enormi vantaggi collaterali).
Questi due modelli di pensiero li ritroviamo in tutti gli aspetti della vita.
Mi conviene portarmi a letto 100 donne per una notte o costruire un rapporto profondo, che cresce, con una persona che mi corrisponde veramente?
Se sto male prendo una pastiglia che mi cancella il sintomo o cerco di capire cosa ha provocato uno squilibrio nel mio corpo?
Ma vorrei osservare che questo modo di ragionare è anche formidabile per andare a cercare i buchi della scienza.
Trovo appassionante il fatto che la logica individualista/autoritaria funzioni in modo eccellente per impedire ad alcune delle menti più brillanti del pianeta di vedere interi pezzi della realtà.
Ad esempio esiste un buco colossale, all’interno della teoria dominante sull’evoluzione della vita.
Hanno fotografato e vivisezionato tonnellate di creature e di corpi pietrificati dai millenni e descritto in modo accurato come un batterio unicellulare abbia potuto generare dinosauri, paguri e videocitofoni. Ma non paiono interessati a sapere PERCHE' c’è stata l’evoluzione.
All’inizio degli anni ’80 mi trovai a far parte di quella esigua minoranza che sospettava che ci fosse dell’altro da sapere.
La domanda era molto semplice: la sola causalità può spiegare un’evoluzione così complessa?
Osserviamo un batterio e proviamo una sorta di vertigine chiedendoci come abbia fatto a sviluppare occhi, orecchie, apparato sessuale e cervello.
Per millenni l’umanità ha sperimentato rovinose cadute per terra senza riuscire a vedere che c’era una precisa forza naturale che rendeva possibile cascare.
Ugualmente oggi si osserva l’evoluzione senza comprendere che vi deve essere una forza naturale, altrettanto potente della forza di gravità, a determinare il fatto che l’evoluzione ha seguito una strada tanto precisa in una direzione esatta.
Non è solo comparsa la vita ma essa era capace di evolversi. E questa evoluzione era capace di balzi qualitativi, dalle piante agli animali, dai pesci agli uccelli, dall’esistenza di un cervello alla mente creativa e quindi alla realtà virtuale.
Ipotizzo quindi l’esistenza di un attrattore, di una direzione gravitazionale che porta l’evoluzione a riempire tutti gli spazi ancora vuoti della griglia delle possibilità.
Vent’anni fa scrissi un articolo che cominciava ponendo domande elementari:
Perché non esistono mammiferi blu o verdi?
Perché solo gli insetti possono avere 6, 8 o mille piedi?
L’idea è che esista un attrattore evolutivo che non solo determina la direzione evolutiva ma che contiene anche precise limitazioni, dovute alle leggi naturali che lo determinano.
Da allora molta strada ha fatto l’ipotesi di Gaia, l’idea che il nostro pianeta sia nel suo complesso una specie di creatura vivente, capace di autoregolare, ad esempio, il clima. Quando il sole aumenta il suo calore Gaia attiva una serie di reazioni chimiche e batteriche che coinvolgono rapidamente tutte le creature al fine di cambiare la composizione dell’atmosfera, in modo da schermare la luce solare. Cioè il pianeta se c’è troppo sole si infila gli occhiali da sole.
Ma se consideriamo questa ipotesi salta all’occhio che una simile capacità prevede che ogni elemento che fa parte di Gaia abbia dentro di sé una sorta di mappa genetica del sistema nel suo complesso. Solo se ipotizziamo l’esistenza di un modello condiviso possiamo tentare di comprendere la complessità di alcuni fenomeni naturali. Come fanno le api a comunicare con il proprio volo la posizione dei fiori?
Parlare di memoria genetica non spiega niente… Hanno un cervellino che pesa un microgrammo, dove hanno memorizzato un sistema tanto complesso di comunicazione?
Ci stupisce l’eleganza del volo degli uccelli, che sembrano prevedere la geografia delle correnti d’aria.
E similmente restiamo stupiti guardando la nostra vita e l’incredibile concatenarsi di coincidenze improbabili, eventi fortunosi, casualità impossibili. E sospettiamo a volte l’esistenza di uno sceneggiatore cosmico dedito a costruire intrecci esistenziali al solo scopo di sondare le possibilità più improbabili.
Da queste osservazioni da tempo è scaturita una nuova scuola di pensiero che ipotizza l’esistenza della materia informata. Cioè, la più piccola particella sub atomica avrebbe come sua qualità essenziale un’informazione.
Per spiegare cosa si intenda dobbiamo parlare di frattali.
Un cavolo è un esempio perfetto di frattale: ogni piccolo pezzetto di cavolfiore è un piccolo cavolfiore. Alcuni ricercatori si sono divertiti a disegnare una piccola serie di linee disposte secondo una semplice regola geometrica. Continuando a tracciare righe seguendo il modulo base si può arrivare a formare figure molto complesse.
La particella sub atomica segue le più elementari leggi naturali, ma nell’interazione tra la sua forma e queste leggi è contenuta la griglia, il frattale, di tutto ciò che miliardi di particelle possono formare.
Mi pare un’immagine affascinante: ogni granello di sabbia contiene i principi evolutivi che portano alla Divina Commedia.
Ed è divertente notare che quest’idea modernissima è in effetti nota da alcuni millenni.
Probabilmente furono alcune donne neolitiche a notare che vi poteva essere una corrispondenza tra il ciclo lunare e quello mestruale. Esse restarono colpite dall’eleganza simmetrica di giorno e notte, acqua e fuoco, maschio e femmina. Osservarono il succedersi delle stagioni, contarono il numero delle zampe degli animali. Valutarono attentamente l’esistenza di materia liquida, solida e gassosa, la tridimensionalità di altezza, larghezza, profondità, la tripartizione del tempo, ieri, oggi domani e il fatto che un maschio e una femmina generano un figlio.
Non avendo a disposizione grandi strumenti tecnici e teorici elaborarono una teoria molto semplice ma anche estremamente geniale.
Osservarono le relazioni aritmetiche possibili tra i numeri 1, 2 e 3 e realizzarono una mappa di queste relazioni e dissero: questa è la mappa di tutto ciò che esiste ed è contenuta in ogni granello della realtà.
Onore a queste persone che intuirono l’esistenza degli atomi senza mai aver visto neanche una lente di ingrandimento.
Ma quel che mi affascina di questa teoria primitiva è la linearità elementare con la quale mapparono le interazioni tra i primi 3 numeri e, senza aggiungere altro, arrivarono a costruire una griglia estremamente complessa.
Gli antichi taosti cinesi non si limitarono poi alla sola teoria, ma si avventurarono nella sperimentazione pratica.
Ed è affascinante osservare come ci riuscirono mantenendo una perfetta coerenza logica rispetto al microscopico teorema iniziale sull’1, il 2 e il 3.
Sviluppando (declinando) il loro frattale aritmetico costruirono un modello basato su 2 simboli (binario!) combinati 6 volte, un esagramma. Ottennero così 64 possibilità, una griglia teorica di 64 caselle. La trasformarono in una griglia tridimensionale (un cubo di Rubik) combinando due esagrammi binari (64 x 64).
Fine del modello.
Poi cercarono il modo di determinare lo stato di salute di una persona individuando in quale delle 4.096 caselle si trovasse (4096 possibilità di essere diversamente vivo).
Serviva trovare una qualità dell’essere umano che potesse essere letta come esagramma. Individuarono l’esistenza di 6 punti sul polso che potevano dare un risultato di due diversi tipi (battito forte o battito debole). Quindi ogni polso poteva essere letto in 64 modi diversi. 2 polsi = 64 x 64.
E fino a qui siamo di fronte a una sorta di diagnosi. Ascoltando i polsi di una persona so quale delle 4096 possibilità di salute sta vivendo.
Ma come la curo?
Posso usare le erbe?
Ma come faccio a scegliere la pianta giusta per quel particolare malato?
Semplicissimo. Individuo 6 sapori (salato, dolce, amaro, piccante, acido, putrido) e segno su una rubrica quali sapori sono presenti e quali no in una pianta. Poi compio un’operazione analoga con il profumo di questa pianta e ottengo due esagrammi, 64 x 64. Quindi esiste una pianta che nel modello globale corrisponde a un paziente. A questo punto curerò il malato del tipo 4096 con la pianta del tipo 4096.
Al di là dell’effettiva e non scientificamente dimostrata efficacia dell’erboristeria primitiva cinese, osservo che siamo comunque in presenza di un’ipotesi teorica di un’eleganza straordinaria.
E a me che me ne viene? Chiederà qualcuno…
Beh, sognare è gratis, ma se veramente esistesse un siffatto modello frattale soggiacente il mondo, l’evoluzione e le nostre storie personali… beh… Ci sarebbe da guardare la nostra vita con maggiore ottimismo. Gli eventi non si dipanano alla cavolo in preda a casualità senza costrutto.
Al contrario l’Universo si muove seguendo fedelmente il disegno cosmico che è inscritto nei suoi componenti più essenziali. Siamo dentro a un frattale dominato da un attrattore evolutivo desideroso di sperimentare uno spericolato aumento di possibilità ed esperienze. Quindi la fortuna aiuta gli audaci, cuor contento il ciel l’aiuta e prima o poi quelli che cagano stronzi troppo grandi si estinguono.
E se un imbecille ti picchia, se hai almeno 3 dita ancora sane, puoi dimostrargli che esiste una griglia cosmica ineludibilmente ternaria e che lui sta con il suo grosso culo sopra una casella del possibile sulla quale, statisticamente, piovono più meteoriti e infarti e dove fare sesso è meno piacevole.
Magari non smette di picchiarti ma psicologicamente l’hai messo in difficoltà.
Perché alla lunga, mediamente, se stai dalla parte del tutto e sei olisticamente di buon cuore e cooperi, le cose ti vanno meglio. E, anche se Dio non esiste, a volte, stare dalla sua parte è meglio.
(Se la tua mente balzana ne vuol sapere di più su questo argomento ho scritto un poderoso saggio dal titolo (provocatorio) “La dimostrazione chimica dell’esistenza di Dio”. Ovviamente che fosse un titolo giocoso non tutti l’han capito…
Commenti
Mi "risuona" quello che hai
Mi "risuona" quello che hai scritto.
E un pensiero mi sfiora, e un po' lo acchiappo: consapevolezza e apertura al mistero centrano in questo gioco, il gioco di un uomo che danza lasciandosi danzare dalla vita.
Consapevolezza di un impulso silenzioso ma forte che viene dal profondo di te e ti muove verso un progetto che si disegna e riconosci e disegni via via; consapevolezza che paradossalmente cresce, cambia mano a mano che cammini nel mistero, quanto più ti apri al mistero...
Ciao,
Elisa
l'importanza di pensare e l'importanza di giocare
Ciao Iacopo,
io penso che giocare sia importante. Anzi: vitale.
E penso che l'arte, in fondo, sia una forma di gioco: la creazione di mondi immaginari che esprimano la nostra interiorità, o in cui ci sentiamo più a casa di quanto non ci sentiamo nel mondo, talvolta.
Quello che però proprio non capisco, è la necessità, così diffusa ovunque, nella storia, nello spazio, e in tutte le società, di:
TRASFORMARE LA FANTASIA IN RELIGIONE.
Perchè, tu ne hai bisogno?
Perchè hai bisogno di confondere la realtà con la fantasia?
La poesia, la fantasia, non è bellissima in sè, proprio perché è nostra, interiore, appartenente all'anima umana?
Credere che la realtà sia come VOGLIAMO che sia, è comodo, facile, pigro, conveniente, gradevole a noi e agli altri.
... Io la chiamo "religione", cioè il voler imporre SULLA realtà (e poi, chi vive grazie alle religioni tende a imporsi anche sugli ALTRI) le proprie CONGETTURE FANTASTICHE.
I propri "chissà", i propri "e se magari", i propri "sarebbe così bello che".
Che poi, congetturare, è l'inizio del pensare, è vero.
Che poi l'ipotesi di Gaia sia un'ipotesi interessante e che meriti interesse e attenzione, lo penso anche io.
Il problema è che poi si dovrebbe iniziare a PENSARE, non a CREDERE in ciò che ci piace...
Per esempio.
Capire cosa si intende per metodo scientifico potrebbe essere un buon inizio.
La scienza NON ESCLUDE ciò che non spiega, però, procede SOLO su ciò che spiega, tenendo le ipotesi non dimostrate come fonte di stimolo, come prospettive di ricerca, ma chiamandole IPOTESI.
Quindi, ovviamente, la scienza non può spiegare tutto.
Quindi, ovviamente, spiega solo dei pezzettini: perchè è modesta, non è presuntuosa, non crede di aver capito tutto.
Ti dice: pare che i batteri funzionino così. Non so come si sono formati, non so se c'è una forza "Geoviana" che, come la gravità, non abbiamo ancora VERIFICATO, ma posso dirti che l'evoluzione dei batteri in scimmie e poi esseri umani viene compiuta attraverso la trasmissione dell'informazione genetica, che ogni tanto fa degli errori (casuali) e che, su milioni di incroci, di nuovi individui, per un tempo sufficientemente lungo, porta la comparsa (casuale) di un carattere che rende l'individuo che ne è portatore statisticamente più adatto all'ambiente che lo circonda.
Quindi, avrà più probabilità di fare molti figli.
Questa TEORIA, la teoria dell'evoluzione delle specie, non è un'ipotesi perchè i conti tornano: nessun coniglio nel pleistocene, variazioni genetiche corrispondenti ai rami parentali e a milioni di datazioni fossili, ontofilogenesi coerente, organi vestigiali, nicchie ecobiologiche, esperimenti in vitro.
Si chiama teoria perchè speiga coerentemente dei dati da campi differenti. Quindi è ragionevole prenderla per buona fino a prova contraria, al di là dei tanti enigmi che pone, differenti modelli e ipotesi eccetera, come ogni teoria scientifica, del resto.
NON ESCLUDE che esista Dio, che esista Gea, che esistano i marziani.
Magari domani si troveranno delle conferme riguardo a ipotesi sull'esistenza di forze che ora consideriamo FANTASIOSE.
Fintanto che non ci sono prove, però, tu puoi crederci quanto vuoi, naturalmente...
Io, però, la chiamo RELIGIONE.
(Scusa se sono stato un po'caustico: se non ti stimassi e non credessi nella tua intelligenza non mi sarei neppure messo a punzecchiarti così di petto... beh, se non ci confrontiamo un pò saporitamente, che gusto c'è????)
ti abbraccio,
Yuri