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Quello di La Russa non è stato un lapsus, un qui pro quo, una svista. Il ministro è evidentemente convinto che la situazione economica italiana sia paragonabile a quella tedesca. Tragico!
Quel che pensa La Russa è chiaro, all’interno di un discorso, di un’idea globale del mondo… Un discorso “analitico” (si fa per dire), non una battutina… Egli dice in diretta tv, dandosi l’aria di sapiente: “Pochi sanno che le borse europee sono in picchiata da 10 anni. La borsa tedesca ha perso il 30%, l’Italia il 60%, la Francia il 50%.”
E meno male che lo sanno in pochi, infatti quel che dice il ministro è totalmente, assolutamente falso, la Germania ha avuto un incremento del 30%, esattamente il contrario di quel che ha detto il ministro…
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Commenti

Il seguente commento è sull´articolo pubblicato sul blog de Il Fatto, ma non voglio registrarmi anche lì, così te lo mando qui.

Sulla Repubblica di ieri - 08/10/2011 - è apparso un interessante editoriale di Eugenio Scalfari con titolo: La rabbia dei giovani, la miseria del Sud.
Vi ho trovato 3 punti critici che proverò a mostrare.

Per primo, vorrei segnalare un passaggio del paragrafo dedicato alla critica dell´"antipolitica": "Il terrorismo degli anni Settanta nacque dall'antipolitica del "vogliamo tutto e lo vogliamo subito" e colpì a morte gli esponenti migliori della democrazia riformatrice, giudici, avvocati, giornalisti, politici, operai, servitori dello Stato."

Secondo me, il terrorismo degli anni Settanta non nacque dalla rivolta studentesca e giovanile di piazza del "tutto e subito", che mi sembra uno slogan perfettamente applicabile al comune sentire dei giovani in tutto il mondo ed in tutte le epoche. Il terrorismo, nato in altri circoli nascosti al chiuso di fumose riunioni di carbonari, fu alimentato dalla risposta del governo e della maggioranza della società che criminalizzò la rivolta giovanile, molto più variegata di una setta di figli di papà con la P38.

A questo proposito, credo che l´analisi più lucida fu quella di Luigi Pintor, che utilizzò la metafora delle acque: i giovani erano una fonte nuova e portavano con sè acque cristalline, ma se di questi nuovi ruscelli, la sinistra storica non avesse saputo raccogliere le fresche acque e utilizzarle bagnandosene, le stesse sarebbero rifluite in rigagnoli solitari e frammentati, finendo per diventare paludi marginali, inquinate e maleodoranti (terrorismo, droghe, riflusso).

Quello che è curioso è che Scalfari - successivamente nel suo stesso commento - riconosce proprio questo quando suggerisce che: "Per scongiurare questi incombenti pericoli [di antipolitica] bisogna dunque curare la disperazione. Ce ne sono tante e di varia specie nell'Italia di oggi, ma due sono quelle che fanno massa critica: il futuro dei giovani, la miseria del Mezzogiorno."

Quindi lo stesso Scalfari riconosce che la disperazione dei giovani deve essere curata, oggi. Figuriamoci quindi a che punto sia arrivata - oggi - la disperazione giovanile dopo tre decadi di richieste inevase. Se i giovani degli anni Settanta (cioè la mia generazione di cinquantenne) volevano "tutto e subito" all´epoca, immaginate il livello di disperazione che abbiamo raggiunto dopo 30 anni di "niente, chissá quando".
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In un altro paragrafo Scalfari tenta di spiegare il meccanismo perverso del sistema economico: "L'epicentro della crisi è il pericolo incombente della recessione. Nel mondo e in Italia. Gli economisti registrano la recessione analizzando l'andamento della domanda; la domanda crolla a causa della caduta dei redditi; i redditi e quindi il potere d'acquisto diminuiscono per mancanza di lavoro il quale a sua volta cede per la scarsità di domanda. Così il cane si morde la coda, l'effetto diventa a sua volta causa, l'economia reale si avvita e il circolo perverso della stagnazione e poi della recessione si autoalimenta. Per interromperlo deve entrare in gioco un elemento nuovo, capace di bloccare il ciclo perverso e di cambiare il "trend" e le aspettative dei mercati. Bisogna dunque chiedersi quale sia l'elemento nuovo capace di capovolgere le aspettative."

Arrivato a questo punto dell´articolo, la curiosità si è fatta intrigante nello scoprire quale potesse essere questo elemento nuovo che tutti cercano.
La sorpresa è grande quando leggo che: "Su questa ricerca si sta discutendo da anni e la discussione negli ultimi mesi è diventata sempre più convulsa. Ora siamo alla stretta finale e, come sempre avviene nei gran finali, il problema è ridiventato politico."

Mi sembra di capire, cioè, che l´elemento nuovo dovrebbe essere la politica che "entra" nell´economia. E infatti, più avanti nel paragrafo Scalfari ammette: "La politicizzazione della crisi economica è un fatto naturale: si sta infatti discutendo e decidendo di quale sarà il nostro futuro prossimo che porrà le basi per quello dei figli e dei nipoti. E non si può deciderlo che con la partecipazione responsabile della coscienza collettiva."

Purtroppo l´editorialista non spiega come si sia verificato, cioè quando e da chi la politica sia stata estromessa dall´economia, cioè dai "liberali' dallo Stato Snello, come lo stesso Scalfari.
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E la non chiarezza e la confusione su questo punto risulta evidente nel terzo punto contraddittorio dell´articolo.

Scalfari fin dall´inizio dell´editoriale annuncia: "Il vento nuovo che spira con sempre maggior lena in tutto il Paese muove in questa direzione, [...] spinge verso il futuro, verso una nuova modernità che congiunge insieme sobrietà, efficienza, sviluppo, solidarietà."
Questi ultimi quattro concetti li ho trovati molto seri, bilanciati ed entusiasmanti.

Il primo e l´ultimo - sobrietà e solidarietà - li aveva menzionati il Presidente Napolitano il giorno prima - 07/10/2011: "Oggi nel mondo ci sono nuovi equilibri. Noi dobbiamo individuare nuove strade per vivere uniti, in modo più solidale, più sobrio. Anche se oggi può sembrare assurdo parlare di sobrietà e umiltà, ma non dobbiamo avere paura a richiamarci a questi valori che sono i migliori della nostra lunga storia". Ma anche i concetti di sviluppo e soprattutto efficienza sono importanti, quest´ultimo per evidenziare la necessità impellente di diminuzione drastica degli sprechi di energie, di risorse.

Tutto condivisibile. Poi però, quando nell´articolo si giunge alle proposte concrete, questi bei proclami alla sobrietà vengono di nuovo dimenticati, perchè, secondo Scalfari: "Le cause si rimuovono investendo sulla domanda di lavoro, cioè sugli investimenti, sugli sgravi fiscali che rilanciano i consumi, sulla rete d'un "welfare" moderno che copra i precari e i disoccupati". Purtroppo, la ricetta suggerita è invece sempre la stessa: "rilanciare i consumi", cioè proprio l´elemento fondante della disastrata economia capitalista e monetarista che ci sta portando al baratro.

Con un colpo di spugna consumistica si cancellano tutti i proclami alla sobrietà e all´efficienza.
Luciano Lanza sul suo blog sul "Il Fatto Quotidiano" si riferisce anche a Scalfari quando ricorda che Joseph Stiglitz e altri "intellettuali raccomandano le vecchie ricette keynesiane del rilancio dei consumi e degli investimenti per far ripartire la crescita". Ma aggiunge che: "Questa terapia non è auspicabile, perché il pianeta non può più sopportarlo, non è possibile forse perché, per l’esaurimento delle risorse naturali (considerate in senso largo) già dopo gli anni Settanta, i costi della crescita (quando c’è stata) sono superiori ai suoi benefici. I guadagni di produttività scontabili sono nulli o quasi nulli. Si dovrebbero ancora privatizzare e mercificare le ultime riserve di vita sociale per prolungare solo di qualche anno l’illusione della crescita. Inoltre questo programma social-democratico, che rappresenta gli avanzi dei partiti dell’opposizione, non è credibile in primis perché questi stessi partiti non sono in grado di mettere in discussione il giogo di ferro del contesto neo-liberale che loro stessi hanno contribuito a costruire nel corso degli ultimi trent’anni e che presuppone l’assoluta sottomissione ai dogmi monetaristi. L’esempio della Grecia è assai eloquente. Un popolo vota massicciamente per un partito socialista il cui programma era classicamente social-democratico e, sottomesso alla pressione dei mercati finanziari, si vede imporre una politica di austerità neo-liberale da questo stesso partito che obbedisce alle ingiunzioni congiunte della troika (la commissione europea di Bruxelles, la BCE e il Fondo Monetario Internazionale)".
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Per cui, del corposo editoriale, per finire, salverei solo i quattro concetti sui quali basare le nuove politiche per uscire da questa fase di crisi sistemica: sobrietà, efficienza, sviluppo, solidarietà.
Sperando vivamente che Scalfari, Stiglitz e altri intellettuali di questa area abbandonino finalmente le terapie consumiste e comincino a valutare le proprie teorie sotto il profilo del concetto di limite.
Su di un pianeta finito non è possibile sviluppare una crescita materiale ed una accumulazione di capitali infinite.

Alessandro Vigilante