Ero solo nella stanza.
Ed ero abbastanza sveglio.
C’era penombra. Mi sembrava di essere in ospedale.
Non sapevo dov’ero.
Mi ricordavo che Deborah mi aveva chiesto di dirle il numero che avevo visto stando dentro un sogno drogato.
Praticamente tutto quello che avevo vissuto recentemente era solo un sogno. Il che spiegava parecchie cose.
Ad esempio i libri che avevano una copertina diversa dal contenuto e i libri che contenevano lo stesso testo ma il testo in realtà era diverso.
Era vero che era stato tutto un sogno?
Me lo chiesi, poi mi addormentai di nuovo.
Poi mi accorsi che stavo pensando e per un attimo mi resi conto che i miei pensieri erano un po’ impresentabili.
Poi caddi dentro a una domanda che mi parve essenziale. Vorrei sapere se 4444 pinguini incolonnati sono un bel numero. Credo di sì.
D’altra parte anche 4444 pere sono un bel numero.
Invece 4445 sacchi di merda non sono un bel numero. Ma questo non si verificava per via che i sacchi sono pieni di merda. Sicuramente esiste una certa quantità di sacchi di merda che dà vita a un bel numero. Io non la conosco ma non esiste motivo per il quale non sia possibile. Potrebbe essere un numero di quelli che vanno avanti per pagine. Tipo 473829384756378466413232313167389217395008376542784884665373992847
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632270891281828284834732052854574673607… e via così per 22 pagine e poi sacchi di merda. Cioè un gran numero di sacchi di merda. Più di quelli che puoi incontrare a una cena di gala di quelle che fuori c’è una sfilata di auto che la più piccola è un monolocale con bagno.
Poi passai a occuparmi della teoria della penetrabilità della sabbia. Quando capisci questo sei molto, molto avanti.
Molto molto molto. Molto molto molto molto.
Hai sicuramente provato a infilare, verticalmente, lentamente, il dito indice nella sabbia.
Si verifica uno strabiliante scorrimento della suddetta materia granulosa e un conseguente rotolamento lungo il derma (non il darma e neanche il karma) fornendo all’utente un micromassaggio che, se ascoltato, potrebbe rivelare sensazioni assolutamente particolari.
E non so se, così en passant (ho studiato francese in Senegal) hai notato che la parola DERMA contiene le stesse lettere dell’alfabeto della parola MERDA?
Dal piano di sotto del mio cervello mi informano in questo momento che si tratta di un anagramma. L’anagramma di DERMA è MERDA. E’ una nozione che un secondo fa non sapevo e che ora so con la determinazione sfrenata di un caimano in calore.
Hai mai formulato la seguente domanda ?
“Tutti gli anagrammi di una parola hanno un senso comune, un nesso, un’assonanza qualsiasi?”
Queste sono le domande che dovrebbero farti a scuola. Ma i professori generalmente le temono, perché sono domande senza ritorno.
Non mi ricordo cosa stavamo dicendo ma va bene così.
Ah, una cosa, hai mai sperimentato la pazzia?
E' importante, se ti succede, che tu sappia che esiste un momento esatto in cui tu decidi se essere pazzo o no.
Un bivio. Girare dalla parte della follia e non ci vuol niente.
Alcuni lo sanno e hanno talmente paura che per tutta la vita non escono mai dai binari.
Ma io te lo posso dire. Basta un minimo di amore per te stesso e non impazzisci. Dai un po’ giù di testa ma poi ti dici: va beh… Ma sai che palle fare il matto da qui a quando si staccano le ruote?
A capo.
Non so se ti è mai capitato di passare la notte con i nazisti che ti danno la caccia. Forse quello che sognai era causato da tutti gli psicofarmaci che mi avevano dato.
Comunque nel mio sogno i nazisti non sparavano bene.
Mi ricordo che io invece avevo una Desert Eagle, aquila del deserto, una pistola israeliana enorme. Più che altro un cannone portatile. Mi dava gusto sparare ai nazisti con un’arma israeliana. Mi sembrava politicamente corretto.
Quando mi svegliai ero di ottimo umore. Poi mi ricordai che ero nel bel mezzo di un casino e c’era una ragazza molto bella che voleva sapere da me un numero che non avevo nessuna intenzione di dirle. E avevo le idee confuse su parecchie cose. Ad esempio, non sapevo se tutto quello che avevo vissuto in quei giorni me l’ero veramente sognato oppure no. Mi sembrava che i sogni fossero fatti di un’altra sostanza.
Poi Deborah entrò nella mia stanza. Le dissi: “Se vuoi ancora sapere il numero non te lo dico.”
“Non voglio sapere nessun numero. E quella che ti ha chiesto il numero non ero io.”
“Come non eri tu!? Certo che eri tu.”
“No, era Betsabea. La mia sorella gemella.”
Feci un rapido conto mentale. “Ma allora siete 5 sorelle!”
Lei mi guardò senza rispondere. Poi disse: “Spicciati, dobbiamo andare via di qui alla svelta.”
“Scappiamo?”
“Infilati i calzoni, svelto!”
“Mi sento confuso.” Lo dissi ma mi stavo infilando i calzoni.
Dopodichè vissi un’esperienza gradevole. Mi sembrava di essere un bambino. Ricordo poi che lei mi teneva per mano, la sua mano era calda. Morbida. Mi sembrava che le mie dita affondassero dentro le sue. Avrai presente come affonda una ciliegia nella melassa… Sono esperienze importanti. La ciliegia affonda nella melassa lentamente, godendo.
Mi ricordo dei corridoi, poco illuminati. Era notte. C’erano altre stanze, alcune con le porte aperte. Dentro persone che dormivano.
Camminammo per un certo tempo. I miei piedi si appoggiavano uno dopo l’altro, alternativamente, sul pavimento rigido. Ero decisamente bravo a farlo anche se Deborah mi tirava e mi diceva cose tipo: “Muovi le gambe, tesoro.” Era esattamente quello che stavo facendo con grandissimo impegno. Molto lentamente per assaporare quel piacere particolare.
Poi sentii che c’era vento, e c’erano alberi intorno. Lei voleva che io entrassi dentro un’automobile, ma io desideravo piuttosto sdraiarmici sopra. Era calda.
Ma tu sai come sono le donne. Ti pigliano dal lato debole.
Chissà come fanno a scoprire il lato debole.
Forse ti distrai e glielo dici tu.
Poi mi sono distratto. Non so cosa sia successo ma in effetti stavamo viaggiando. Io e lei dentro l’automobile rossa. Molto rossa. Lei guidava. Anche io guidavo però non avevo il volante. Se l’era preso lei. Comunque guidavo bene anche senza. E facevo il suono del motore con la bocca. Così avevamo un motore a testa.
Lei però aveva anche i seni e su questo non potevo batterla.
Poi mi ricordai che anch’io avevo qualche cosa che lei non aveva. Poi mi addormentai.
E sognai di andare in un posto dove c’era una donna che insegnava a un gruppo di ragazze.
E alcune erano gemelle.
La signora aveva un vestito rosso. Ma meno rosso dell’automobile.
Poi disse: “Una ragazza di buona famiglia, che abbia ricevuto un’appropriata educazione militare, sarà conscia del fatto che la maggioranza delle azioni umane sono determinate da 3 fattori: le suggestioni, i preconcetti (che sono una particolare forma di suggestione) e le manipolazioni (che sono una suggestione intenzionale). Ci sono poi concause: false percezioni e falsi ricordi, effetti collaterali dell’interazione tra manipolazioni, suggestioni e preconcetti. Quindi buona parte delle scelte umane non hanno a che vedere con il buon senso, il conseguimento di vantaggi morali o materiali, ma piuttosto dipendono da un ottuso concatenarsi di cause e effetti, suggestioni e manipolazioni, che si sovrappongono e si contrastano, determinando azioni a volte decisamente insensate, compiute da persone convinte di avere pensieri e idee proprie, quando invece hanno solo un forte mal di testa.
Ad esempio, immaginiamo che una ragazza accorta voglia farsi dire da un uomo un’informazione di particolare importanza. Dirgli: faccio sesso con te se mi dici quello che sai potrebbe non essere l’approccio più efficiente. E anche legarlo a una sedia e scorticarlo con un coltello per farlo parlare potrebbe essere un metodo inadatto allo scopo di ottenere le informazioni desiderate.
Negli anni settanta gli specialisti in torture della dittatura portoghese scoprirono che era molto più semplice privare i prigionieri del sonno drogandoli. Dopo 72 ore non erano più in grado di capire nulla della realtà ed era facile convincerli che uno dei torturatori era in realtà il capo del partito comunista e che era necessario che, in quanto capo del partito, sapesse tutto quello che il prigioniero sapeva.
Se voglio ottenere un’informazione è più facile riuscirci se convinco chi sa quel che desidero conoscere che io non lo voglio sapere e che è necessario costringermi ad ascoltare.”
Dopodichè mi svegliai e mi resi conto che avevo capito tutto.
Poi questa certezza evaporò e mi rimisi a pensare alla teoria della penetrabilità della sabbia.
Poi mi accorsi che qualcuno stava tentando di infilarmi qualche cosa in bocca.
Poi mi resi conto che lei, la donna, senomunita, stava cercando di trasferire nella mia bocca un cucchiaino di plastica contenete gelato al caffè.
Molto buono.
La ringraziai soffiando ma non mi venne bene e la spruzzai con il gelato spernacchiandolo a pioggia.
Feci una faccia molto soddisfatta perché avevo dimostrato di essere un vero uomo.
Lei disse qualche cosa, poi scoppiò a ridere e mi diede un bacio.
Ma fu troppo veloce perché riuscissi a percepire bene le sensazioni.
Poi l’auto andava.
Poi eravamo in un posto chiuso, noi due chiusi dentro l’auto. Poi uscimmo. Poi lei mi tirava i calzoni per togliermeli. Poi ero sotto le coperte e stavo molto bene.
Poi lei entrò sotto le coperte e io le dissi: tu sei molto bella.
Lo ripetei parecchie volte. Poi lei mi abbracciò, mi mise una mano sulla bocca e mi addormentai.
Andai in Germania, nel 1941, e iniziai a sparare ai nazisti. Se vai nel 1941 ne trovi moltissimi.
Il giorno dopo ricominciai lentamente a prendere il controllo della situazione. Avevo ancora dei momenti deliranti e mi addormentavo improvvisamente.
Facemmo anche una passeggiata.
Mangiammo anche. Eravamo in una casa in mezzo a un bosco. Io e lei. Non ero mai stato lì.
Dopo pranzo la guardai e le dissi: “Forse è meglio che mi spieghi un sacco di cose.”
“Sì, forse è meglio…” Rispose lei.
“Ti ricordi quando ci siamo incontrati?”
“Sì, alla Faggiasca, la locanda…”
“Ecco. Quello non te lo sei sognato. Da lì poi siamo andati in una casa isolata. E siamo stati insieme 6 mesi. Un giorno siamo andati a fare una passeggiata. Io sono restata indietro per un minuto, stavo raccogliendo delle more. Quando ti ho raggiunto eri seduto sul bordo del sentiero, appoggiato ad un albero. Ti eri addormentato. Ho cercato di svegliarti ma non ci sono riuscita. Eri come in catalessi. Mi sono spaventata. A quel punto è arrivata Betsabea, la mia gemella. Aveva in mano una cerbottana. Mi ha detto che ti aveva colpito con un dardo drogato. Per giustificarsi mi ha raccontato una storia assurda, un complotto, un segreto che tu conosci ma non sai di conoscere… Betsabea è così, è completamente pazza. Sono arrivati due uomini con una barella e ti hanno portato alla clinica. Ho fatto finta di dare loro corda e alla prima occasione sono venuta a prenderti. Ho dovuto aspettare che tu ti risvegliassi però… Hai passato 3 giorni a delirare.”
Osservai attentamente il suo viso. Poi le dissi: “Sei bellissima ma non credo a una sola parola di quello che hai detto. So perfettamente che siamo ancora nella stanza della clinica dove mi avete drogato e che questo è un fottutissimo sogno guidato. E sai perché lo so? Perché lì, nell’erba vicino a te, c’è una piccola lucertola che sta facendomi le boccacce e nella realtà oggettiva le lucertole non fanno le boccacce. Tu a me non mi freghi!”
INDICE CAPITOLI
Capitolo 1 Ottima marmellata d’arance
Capitolo 2 Ragazze educate
Capitolo 3 Una situazione complessa
Capitolo 4 Agguati mentali
Capitolo 5 Eventi indecifrabili
Capitolo 6 La Fratellanza
Capitolo 7 Nera. Ma quanto nera?
Capitolo 8 Il tripudio della confusione
Capitolo 9 La Fortezza
Capitolo 10 Scatole dentro scatole dentro scatole
Capitolo 11 La Polizia Alchemica
Capitolo 12 Fisso il pensiero fisso
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Capitolo 14 clicca qui
Capitolo 15 clicca qui
Capitolo 16 Pinin
Capitolo 17 Fine
Commenti
Sto...
...iniziando a perdermi nella storia! Ma tanto è questo che vuoi, vero?
sempre più giù...
... seguendo il bianconiglio :D