Il 25 e 26 giugno saremo chiamati a votare sulla Costituzione italiana, piu' esattamente a esprimere il nostro consenso o il nostro dissenso alla rilevante modifica delle attuali disposizioni della carta costituzionale voluta dal precedente governo (si tratta di piu' di cinquanta articoli).
E' un referendum particolare, che si svolge per la prima volta nella storia dell'Italia repubblicana: infatti non e', come tutti i precedenti, abrogativo di una legge statale; si chiede al contrario di "confermare" la legge di revisione costituzionale in quanto la modifica della costituzione non venne approvata con la maggioranza dei 2/3 (secondo quanto stabilito dall'art. 138 della costituzione stessa). E questo tipo di referendum non necessita nemmeno di un quorum di partecipazione: uno dei due, il si' o il no, vincera'.
Insomma, un tema decisamente attuale... praticamente un buco dell'ozono responsabile del clima torrido in questi giorni nel mondo politico. Qualche giorno fa la destra e' insorta nei confronti di quel comunistaccio rivoluzionario di Carlo Azeglio Ciampi, per aver avuto l'ardire di comunicare ufficialmente che al prossimo referendum avrebbe espresso il suo "no" alle modifiche costituzionali. Scandalo! gridano i nostri eroi modernizzatori, ecco, lo sapevamo, non e' sopra alle parti: e' - che orrore! - schierato. Eppure avrebbero potuto avvertire i primi sentori del senile partigianesimo del nostro ex Presidente nelle parole e nei discorsi fatti poco prima della fine del suo mandato, per la precisione il 25 aprile di quest'anno, in occasione dell'Anniversario della Liberazione:
"Le celebrazioni del 25 aprile sono occasioni per riflettere. E ' la Costituzione che ha garantito e garantisce la liberta' di tutti. Non dimentichiamo mai che la Costituzione e' la base della convivenza civile. Che ha consentito la rinascita morale e materiale della nostra Patria, le grandi trasformazioni istituzionali e sociali, la creazione di un sistema di equilibri tra i poteri che ha garantito e garantisce la liberta' di tutti".
Non e' una frase retorica, di quelle da grande occasione. Tutt'altro: non a caso, crediamo, Ciampi ha parlato di un "sistema di equilibri tra i poteri", perche' e' soprattutto questo che la riforma costituzionale va a minare nelle sue fondamenta.
Proviamo a vedere a volo d'uccello (!) quali sarebbero le piu' importanti modifiche apportate alla seconda parte della nostra Carta costituzionale (che, lo ricordiamo, e' suddivisa in quattro parti: Principi fondamentali, Parte prima: Diritti e doveri dei cittadini, Parte seconda: Ordinamento della Repubblica, e Disposizioni transitorie e finali).
- Si fa anzitutto un gran parlare della riduzione del numero dei parlamentari, che passano dagli attuali 950 a 773, con significativo risparmio, si afferma, per le finanze pubbliche. Ma non si aggiunge che tale diminuzione sarebbe operativa a partire dal 2016, cioe' fra tre legislature: volonta' di riforma o operazioncina vagamente demagogica?
- E poi il grande passo verso la modernita': il premierato!
Saranno i cittadini, ci viene annunciato con orgoglio, e non piu' i palazzi della politica, a scegliere maggioranza parlamentare, coalizione di governo e Primo ministro. Ora, per piacere, qualcuno spieghi sommessamente che per arrivare a questo (come avviene in Inghilterra, in Germania e in Spagna e a partire dalle consultazioni del 1996 di fatto anche in Italia) e' sufficiente una buona legge elettorale, mentre il premierato si fonda sulla insostituibilita' del Primo ministro durante tutta la legislatura e su enormi poteri che le nuove norme gli attribuirebbero. Tocca che sul punto spendiamo un paio di parole in piu' (tanto ne abbiamo in abbondanza).
In pratica, in nome della legittimazione popolare acquisita dal Primo ministro tramite l'elezione diretta, viene in gran parte svuotato il ruolo della Camera, in quanto la nuova normativa sullo scioglimento si accompagna alla riduzione ai minimi termini del rapporto di fiducia. In altre parole una specie di "Dio me la data, guai a chi me la tocca", perche' se il governo viene sfiduciato, e' lo stesso Primo ministro a richiedere al Presidente della repubblica di sciogliere la Camera (a meno che la maggioranza espressa dalle elezioni non indichi un sostituto, vale a dire esprima la volonta' di continuare l'attuazione del programma con un nuovo Primo ministro). Cioe' se i deputati dicono al premier "non ci piaci piu' e non vogliamo piu' giocare con te" il premier porta via la palla, e si indicono nuove elezioni.
- Collegata al tema dello scioglimento e' la previsione del voto bloccato, in base al quale il Primo ministro "puo' chiedere che la Camera dei deputati si esprima, con priorita' su ogni altra proposta, con voto conforme alle proposte del Governo. In caso di voto contrario, il Primo ministro rassegna le dimissioni e puo' chiedere lo scioglimento della Camera dei deputati".
Bel giochino, no?!? O approvi la mia legge o te ne torni a casa. Di fatto chi esercita il potere esecutivo si impadronisce anche della funzione legislativa, mettendo il parlamento di fronte a una alternativa secca: l'adesione al suo volere o la crisi di governo.
Attraverso questi meccanismi, il Primo ministro finisce per essere sostanzialmente inamovibile, con una maggioranza precostituita e un decisivo controllo sulla funzione legislativa: le due principali funzioni di un'assemblea rappresentativa (il rapporto di fiducia e il potere legislativo) sono entrambe fortemente svuotate, e il ruolo della Camera rischia proprio di essere marginale. Un bel casino: si verrebbe ad avere un sistema parlamentare con elementi del modello presidenzialista, senza i controlli propri di quest'ultimo. Il nostro sarebbe un sistema unico al mondo.
Si sara' notato (se non lo avete fatto e' meglio che smettiate di leggere e andiate a farvi una passeggiata) che si e' parlato sempre e solo di Camera dei deputati: e' solo questa, infatti, che potra' esprimere il proprio voto di fiducia e sfiducia al Governo. E il Senato? Checcistaffa'? Intanto si trasforma in Senato federale della Repubblica, teso a rappresentare gli interessi del territorio e delle comunita' locali. Tuttavia non sara' eletto direttamente dalle regioni stesse, ma ancora dai cittadini.
O bischeri, capiamoci: gia' oggi i senatori sono eletti a base regionale (e questo criterio non viene modificato dalla riforma) e non ci sembra che finora siano state degnamente rappresentate le esigenze delle Regioni. Certo, al Senato vengono aggiunti i rappresentanti delle Regioni e delle autonomie locali, ma, guarda un po', non hanno diritto di voto.... Che razza di federalismo e' quello in cui i rappresentanti delle autonomie non possono votare nelle questioni che li riguardano?!?
Ma, insomma, questo senato vorra' essere, appunto, federale e avere una sua funzione specifica: rappresentare le esigenze delle Regioni mentre la Camera si occupera' di quelle dello Stato. E di conseguenza, si afferma, verra' semplificato il procedimento legislativo: non piu' lunghi e ripetuti passaggi di testi fra le due Camere, ma ciascuna Camera approvera' singolarmente le leggi nelle materie di propria competenza.
Come dire: andare a mettere il culo nelle pedate: siccome i confini di tali materie danno luogo a gravi dubbi interpretativi (gia' ora si registrano sempre piu' numerosi interventi della Corte Costituzionale per dirimere conflitti di competenza) e' ovvia la ricaduta di tali incertezze sulle attribuzioni legislative di ciascuna Camera, specie nelle leggi, come quella finanziaria, di particolare complessita'. La cancellazione del rapporto fiduciario tra senato e governo sarebbe positiva solo se accompagnata da una chiara ripartizione di poteri tra una Camera di rappresentanza nazionale e una Camera veramente rappresentativa degli enti e delle comunita' regionali e locali.
- E arriviamo alla tanto decantata devolution: le regioni avranno potere legislativo esclusivo per l'assistenza e l'organizzazione sanitaria, l'organizzazione scolastica, la gestione degli istituti scolastici, la definizione della parte dei programmi scolastici e formativi di interesse specifico della regione, la polizia amministrativa regionale e locale. E' stata prevista pero' una clausola di interesse nazionale: il governo puo' bloccare una legge regionale se ritiene che questa pregiudichi l'interesse nazionale (alla faccia del federalismo...). L'esecutivo potra' invitare la Regione a cancellarla e se la risposta sara' negativa, la questione sara' sottoposta al Parlamento in seduta comune che avra' quindici giorni di tempo per annullarla. Istruzione, sanita' e sicurezza sono sempre materie di interesse sia locale che dello Stato e quindi saranno sempre il conflitto di competenze. Tale duplicita' e' illogica e puo' arrecare gravi danni all'esercizio (o godimento) di diritti fondamentali. Con il rischio di avere un federalismo iniquo, conflittuale e squilibrato.
Beh, non sarebbe neanche finita qui. Sono ancora altri e numerosi gli articoli riscritti o emendati e ci sarebbero parecchie altre cosucce di cui parlare: il ruolo del Capo dello Stato, la nuova composizione della Corte Costituzionale e del Consiglio Superiore della Magistratura, l'obbligatorieta' del referendum costituzionale, la diversa durata di vita delle due Camere... tutti argomenti, come quelli sopra appena accennati, che richiedono riflessioni attente e ben piu' delle poche righe che abbiamo pensato di dedicarvi.
Rimane pero' la sensazione che in tempi di lifting selvaggio, di nonne-mamme, di giovani-for-ever, la nostra Costituzione ormai sessantenne dia quasi fastidio, sia fonte di imbarazzo: un po' come quei vecchi partigiani che non mancano mai di raccontare le loro storie di montagna clandestina... Invece noi, senza volerne fare un mito intangibile, adoriamo anche quelle meravigliose piccole rughe che ancora raccontano la nostra Storia.
(Fonti: oltre ai numerosi articoli usciti di recente sul tema, ringraziamo per i loro contributi Emanuele Lombardi di www.laCostituzione.it, Roberto Calderoni e Leopoldo Elia per quanto apparso su www.referendumcostituzionale.org/, Wikipedia, www.giovanipace.org).
Commenti
Scusate se farò un po' di spam
Scusate per lo spam, ma vorrei il vostro parere riguardo ad un articolo di Don Buget Bozzo comparso sul "Giornale" un po' di tempo fa, ed al suo commento sul mio blog, capoverso per capoverso:
Primo capoverso;
Secondo capoverso;
Terzo capoverso;
non ho ancora concluso il mio lavoro, ma vorrei dei pareri al riguardo.
Anche da te, Jacopo, ti sarei grato veramente se potessi darmi un parere.
Grazie ancora per l'attenzione.
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Mi chiedo chi siano i veri cannibali...
Io voterò no!
Ho letto r riletto i pro e i contro, e sinceramente me ne strafotto delle ragioni che tizio e caio trovano per tirare l'acqua al proprio mulino che sia di destra o che sia di sinistra.
Io parto da un presupposto ben specifico e che mi sta molto a cuore, e suppongo di non essere il solo.
Allora la prendo alla lontana.
Provengo da una famiglia per la maggior parte (diciamo quasi tutti) di orientamento di destra. Con mio padre avevamo 50 anni di differenza, essendosi sposato in tarda età. Mio padre ha combattutto la seconda guerra mondiale, ha combattuto i tedeschi, ha combattuto a Dubrovnik(ch), ed ha ricevuto una medaglia ed il titolo di commendadore per aver aiutato delle persone in stato di bisogno. Mio padre era antifascista ed ha contribuito, come molti altri, alla liberazione ed alla creazione di quella costituzione che oggigiorno alcuni vogliono cambiare a loro piacimento, per una loro "futura" convenienza, per rifarsi di quanto quarant'anni fa li ha sconfitti.
La Costituzione è nata per fronteggiare degli errori che all'epoca portarono alle guerre, anche se i veri motivi sono altrove.
La Costituente non era composta da Sirvietto er macellaio, da Massimetto er carzolaio, o da Umbertino er pipparolo. La Costituente era composta da esperti, da gente che aveva sulle spalle, anni di torture davanti agli occhi, che aveva attraversato e scampato al ventennio fascista, gente che conosceva cosa succedeve in Russia con la dittatura rossa. Quindi, gente che ha cercato di parare all'epoca, delle falle sociali createsi dallo Statuto Albertino.
Quindi, dietro alla Costituzione Italiana c'è il peso di milioni di persone, che hanno sacrificato la loro vita per noi, futuri italiani.
Mio padre partì a 19 anni e ringraziando Dio, tornò salvo: ma altri no, altri subirono le Fosse Ardeatine, altri i lager tedeschi, altri subirono stupri, ed altri, spezzando una lancia anche a favore dei destroidi, subirono le ripercussioni dei partigiani.
Quindi, in onore di chi è caduto per l'Italia, e per dare a noi uno stralcio di regolamento VOTARE NO è fondamentale, poi se vorranno cambiarla, si dovranno sedere degli esperti costituzionalisti e trattare, considerando che sono passati 60 anni di progresso sociale e culturale.
Se un prete, Don Bozzo, ritiene opportuno dire la sua, non è mica Gesù Cristo che quello che dice è vangelo. Un prete è un essere umano e come tale è soggetto ad errare ed a dire cretinate, come sono le sue motivazioni sul perchè votare SI.
Purtroppo anche loro votano, e di conseguenza come i politici danno i loro pareri, anche i preti si sentono in dovere di farlo.
Poi, spetta a noi se dargli credito o mandarli a fanc.....
Ed io sono un credente praticante, pensa un po' quanto mi fido dei preti!
Ma la mia intenzione
non voleva esser quella di criticare preti, o chissà chi.
Ciò su cui volevo puntare la "lanterna" era il fatto che tutto questo macello di referendum sta SCADENDO nella propaganda, dimenticando le motivazioni storiche della Carta Costituzionale.
Mi chiedo chi siano i veri cannibali...
Cannibbali gli uni o addormentati gli altri.
Vedi, non era un riprenderti, me ne guardo dal farlo, ma ho semplicemente voluto mostrare un lato del referendum che in pochi hanno sollevato.
Sento sempre parlare dello specchietto delle allodole per il SI, riguardante il calo del numero di quei mangiapane a tradimento, ma nessuno che dice che il provvedimento, se passerà il referendum, entrerà in vigore dal 2016.
Sento parlare di premierato più forte, all'americana, alla pseudo-fascio,ma nessuno che dice che entrerà in vigore dal 2011.
Sento parlare di autonomie delle regioni, perchè, giustamente, ogni regione ha le sue esigenze, ma nessuno che rileva il fatto che la CDL ha vinto in lombardo-veneto ed in Sicilia: il che vuol dire chiudersi a chiocciola con gli industriali del nord, e rendere la Sicilia una nazione come secondo i piano di Provenzano.
E ne avrei da parlare, ma sento solo cazzate, solo favolette da raccontare, da giustificare il SI. La faciloneria con cui vogliono modificare una carta costituzionale per i loro giochi di potere è agghiacciante, e il buonismo italiano non si è ribellato: all'italiano
puoi sfilargli il portafoglio da sotto il culo mentre è seduto, ma non toccargli il campionato, non toccargli le discussioni da fare al bar il lunedì, non toccargli quelle due nozioni di politica casareccia che ha nella sua mente ottusa e bigotta!
E' triste la situazione, è triste immaginarsi in che futuro sguazzeranno i nostri figli se continuerà ad essere governato da questi paraculi, è triste vedere che nessun imbambolato si ribella anzi che siamo in pochi a protestare ardentemente a parole e non con i fatti.
VOTIAMO NO e ridiamogli un'altra sonata.
Il Premier, l'uomo della Provvidenza
Innanzitutto voglio cominciare col fare una considerazione introduttiva, affinché non venga mai dimenticato lo "spirito civico" con cui andremo a votare: questo referendum tocca una sfera della politica che è di livello più fondamentale di quello parlamentare o governativo; si vota sulla riforma della Carta Costituzionale, ovvero sul documento che tutela le norme ed i limiti della nostra Repubblica Democratica, e la Destra e la Sinistra in tutto questo non c'entrano NULLA.
Per intenderci, è come se in America si andasse a votare sulla Carta Costituzionale firmata da Washington o se in Inghilterra si volesse modificare la Magna Carta; in ambedue i casi non saprei immaginare uno scontro aperto di Repubblicani e Democratici o di Laburisti e Conservatori, rispettivamente; ognuno prenderebbe la cosa seriamente e cercherebbe di analizzare le ragioni e le motivazioni.
Chiaramente in Italia siamo sotto regime mediatico, quindi nessuno va a spiegarti le ragioni di ciò che accade, a meno che tu non vada a spulciarti le motivazioni e ti ricostruisca da solo ciò che sta (speriamo di no) per succedere.
Un'altra piccola considerazione: è un referendum confermativo, quindi non c'è quorum, quindi bisogna andare a votare per far valere le proprie ragioni; ciò implica che bisogna AVERLE, le ragioni, quindi bisogna studiare cosa si sta andando a votare.
Entriamo nel merito della riforma costituzionale, e cerchiamo di capire quali sono le ragioni che possono spingere a modificare una Carta Costituzionale che ha il compito di esprimere i criteri con cui sono strutturate le nostre maggiori istituzioni.
Poiché la Costituzione altro non fa che descrivere la Struttura Istituzionale Italiana, una modifica di questa, diciamo, dovrebbe teoricamente portare ad una risoluzione di (almeno) parte dei problemi dell'Italia (altrimenti sarebbe futile), ma ciò logicamente conduce alla conclusione che (almeno) parte dei problemi dell'Italia siano da imputare alla struttura delle Istituzioni.
Non dico, certo, che la Struttura Istituzionale Italiana sia perfetta, è chiaro, però che è completamente folle attribuire anche solo parte dei problemi italiani a questa, in quanto in Italia i problemi "sono di ordine politico, economico e culturale, e non dipendono assolutamente dai 139 articoli della Costituzione! Sfido chiunque a trovare un collegamento tra Costituzione vigente e disoccupazione, delinquenza, evasione fiscale, scarso senso civico degli italiani, disonestà dei politici, eccessiva burocrazia, livello culturale, moralità del Paese, capacità industriale ed imprenditoriale, conflitto di interessi, carceri piene, immigrazione clandestina, ospedali che non funzionano... Questi, che sono alcuni tra i veri problemi dell'Italia, non sono risolvibili da alcuna riforma costituzionale!", per usare le parole di Emanuele Lombardi.
Ma allora, visto che i problemi radicali e radicati in Italia sono praticamente tutti risolvibili a livello parlamentare perché modificare la Costituzione in 53 punti su 139? Che senso ha tutto questo?
Cerchiamo di capire a cosa può portare la vittoria del "sì" al referendum.
Le modifiche sostanziali sono quelle che istituiscono il cosiddetto Premierato Assoluto, la sparizione di fatto di una delle due camere e la nascita del cosiddetto "Senato Federale", ed il nuovo ruolo del Presidente della Repubblica.
Non voglio soffermarmi sulla demagogia che ruota intorno al Senato Federale, questo lo lascio fare a Rutelli e a Fini; preferisco incentrare l'attenzione sul premierato.
Il Premier, non ha più compiti coordinativi, come li aveva il Presidente del Consiglio, ma ha funzione di "dirigente" dell'Esecutivo.
Ad oggi i suoi poteri sono ampiamente delimitati dal Presidente della Repubblica che nomina i ministri sotto sua indicazione; se vince il "sì" potrà scegliere, nominare, revocare i "suoi ministri" senza alcuna tutela o limite di questo potere.
L'elezione del premier avviene mediante conferma popolare, e non attraverso la FIDUCIA della Camera.
Questa in prima battuta sembrerebbe essere una cosa buona: esempio di democrazia diretta... ma anche Adolf Hitler è stato eletto democraticamente e "voluto dal popolo", e così Benito Mussolini. Il problema non è avere il consenso popolare, ma avere delle limitazioni che salvaguardino la democrazia.
L'ITALIA è UNA REPUBBLICA DEMOCRATICA fondata sul lavoro.
LA SOVRANITà appartiene al POPOLO, che la esercita NELLE FORME E NEI LIMITI della Costituzione.
I Limiti e le Forme che la Costituzione propone sono strutturate in modo tale che non esista MAI un'Istituzione, che per quanto eletta a gran consenso popolare, non sia a sua volta limitata da un'altra Istituzione.
Un po' come nel poker, in cui non si può essere MAI sicuri di vincere: la scala reale all'asso è battuta dalla scala reale alla carta più bassa. Questo perché nessun giocatore deve essere SICURO DI VINCERE. Se un giocatore avesse la certezza assoluta di vittoria si porterebbe via tutto il banco, è chiaro!
Perché nel poker c'è questa garzanzia e nelle istituzioni non ci dev'essere?
Il populismo richiamato dall'elezione popolare del Premier (che fa sembrare il tutto più democratico) è viene drammaticamente alla luce quando si cerca di spaccare i blocchi imposti al ruolo ed ai poteri del Premier dalla Costituzione, perché di questo si tratta.
Veniamo al nodo cruciale: la fiducia.
Un Premier che dovesse trovarsi in una sfiducia "di fatto", non potrebbe essere destituito, a meno che le camere non vadano incontro a scioglimento; in alternativa l'unico modo di evitare il voto è che la mozione di sfiducia designi un nuovo Primo Ministro (PM) e che sia proposta ed approvata da parte dei deputati appartenenti alla maggioranza espressa dalle elezioni in numero non inferiore alla maggioranza dei componenti della Camera... la sfiducia diventa di fatto un atto autodistruttivo della Camera nella quasi totalità dei casi, oppure in altre parole, il Premier non può essere sfiduciato. L'opposizione inoltre NON HA RUOLO NELLA PROCEDURA DI SFIDUCIA.
Da qui si può concludere che il Parlamento non ha nei fatti la capacità di limitare i poteri del Primo Ministro.
Non solo, si crea un doppio filo di "ricatti politici" che permettono all'Esecutivo "capeggiato" dal Premier di avere una sorta di fiducia perenne per tutto il mandato, e questa è una ulteriore LIMITAZIONE DEL POTERE ESECUTIVO SU QUELLO LEGISLATIVO.
Ma a questo Premier, i poteri non bastano ancora... il potere più grande, immenso, che può avere una figura istituzionale, è la possibilità di sciogliere le Camere. Oggi questo potere è del Presidente della Repubblica.
Domani, se vincerà il "sì", questo potere l'avrà in mano il Premier.
Il Premier può obbligare il Presidente della Repubblica a sciogliere le Camere.
Il viceversa non sarà più vero, ovvero il Presidente della Repubblica PERDE il diritto di sciogliere le Camere e di "autorizzare la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa del Governo."
Da qui si può concludere che il Presidente della Repubblica non ha la capacità di limitare i poteri del Primo Ministro.
Se non il Parlamento o il Presidente della Repubblica, chi potrà allora limitarne i poteri?
Ovviamente lo scopo del premierato è quello di accentrare il Potere Esecutivo e Legislativo nelle mani di un unica personalità chiamata Premier.
Tutte le volte che l'Esecutivo mira ad inglobare in sè altri poteri, si ha quello che tecnicamente è un tentativo di regime, e quando questo avviene si ha quello che tecnicamente è definito regime.
Mi sono dilungato troppo, scusate, non lo farò più!
Scusa Jacopo.
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Mi chiedo chi siano i veri cannibali...
A chi può servire
Giovedì sera abbiamo messo in scena nell'ambito di una serata organizzata dall'unione per il NO al referendum uno spettacolino dal titolo "Stiamo bene insieme?" preparato nell'arco praticamente di due sere.
L'ho messo in rete all'indirizzo http://www.maxbazzana.it/stiamb.htm se qualcuno lo volesse usare anche se è tardi (ma si prepara davvero in poco tempo) è di libera distribuzione.
www.orchestrazione.it