Con uno scritto di Telmo Pievani
Carissimi, che bello, un nuovo dvd del nostro Nobel preferito Dario Fo, dove si dichiara che Dio è nero, fantastico!
Ma vogliamo lasciarvi la sorpresa del video e in questo Cacao vi proponiamo un brano dell'articolo di Telmo Pievani contenuto nel libretto allegato al dvd (libretto... son poi 44 disegni del Maestro, un'introduzione di Felice Cappa, il testo del Dvd, mica ciufoli...).
Pievani è un famoso filosofo ed epistemologo, fa parte del comitato editoriale di riviste scientifiche internazionali come Evolutionary Biology e Evolution: Education and Outreach. Insieme a Niles Eldredge, è direttore scientifico del progetto enciclopedico “Il futuro del pianeta” di UTET Grandi Opere. Inoltre, insieme ancora a Niles Eldredge ed a Ian Tattersall, è il curatore scientifico dell’edizione italiana della mostra internazionale Darwin. 1809-2009.
Telmo Pievani è direttore di Pikaia, il portale italiano dell’evoluzione, e coordinatore scientifico del Darwin Day di Milano. E' membro del comitato di programma delle conferenze mondiali di Venezia, The Future of Science. Infine è anche membro della Società italiana di biologia evoluzionistica. Nel 2007 è stato nominato socio corrispondente non residente della classe di scienze fisiche, matematiche e naturali dell’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. E' membro del comitato editoriale de L’Indice dei libri. Collabora regolarmente a riviste e giornali, fra i quali principalmente La Stampa, Il Corriere della Sera, Le Scienze e Micromega.
Buona lettura!
Dio è nero (e ha un discreto senso dell'umorismo)
L'esordio della creazione non sembrava poi tanto promettente. Il giorno esatto non se lo ricorda più nessuno, ma tutto cominciò in Africa (come sempre) intorno a 200mila anni fa. Se vi sembrano tanti, sono ottomila generazioni: prendete un vostro nonno, e poi andate indietro al nonno di vostro nonno, e poi ancora al nonno del nonno di vostro nonno, per quattromila volte, e arrivate al vostro anziano supernonno che faceva parte del gruppo di pionieri. E qui c'è la prima sorpresa, perché la genetica ci dice oggi sia l'epoca dell'evento sia il numero dei primi fondatori della nostra specie. Abitavano nell'Africa subsahariana - o nel Corno d'Africa o in qualche vallata più a sud, vicino alla costa - e non erano più di 20-25mila individui. Pochissimi! Nessuna marcia trionfale: in pratica, l'intera popolazione umana, nessuno escluso, è nata in sordina da un minuscolo drappello iniziale, che conteneva gli antenati di ognuno di noi, E' come se tutta l'umanità attuale, da New York a Tokyo, derivasse da un piccolo quartiere di Milano.
Quanto a immagine e somiglianza, erano neri e non ci piove. E pensare che Adamo ed Eva esistono davvero nella scienza, ma sono un po' diversi da quelli biblici. Nel 1987 si scoprì che tutti gli esseri umani sulla Terra condividevamo una matrice originaria di DNA mitocondriale, cioè del materiale generico residuale contenuto nei mitocondri, le piccole “batterie” delle nostre cellule. Il DNA di questo organelli si trasmetto solo per via femminile: i figli lo ereditano sempre dalla mamma e in un unico tipo. Dunque, andando indietro nel tempo fino agli inizi della nostra specie, si è capito che quella matrice comune, poi modificatasi di popolazione in popolazione, doveva essere appartenuta a una sconosciuta supernonna del gruppo fondatore africano di tutti i sapiens. Per strappare un titolo sul giornale, come potevamo chiamarla se non Eva?
Dati più recenti ottenuti con lo stesso metodo, ma applicato alle variazioni comparate sul cromosoma Y (a trasmissione maschile), hanno permesso di identificare dove viveva lo sconosciuto supernonno del gruppo fondatore africano che ha dato a tutta l'umanità attuale la matrice iniziale del cromosoma Y. La linea femminile e la linea maschile convergono nel loro esordio in una zona dell'Africa centrorientale, ma i tempi della loro esistenza sono sfasati di alcune migliaia di anni. Adamo ed Eva purtroppo non si sono “conosciuti”...
Se siamo partiti così in pochi, vuol dire che ogni essere umano è cugino stretto di qualsiasi altro, In certe culture ci si saluta con “ehi, fratello!”, ma “ehi, cugino!” sarebbe perfetto. I sette miliardi di esseri umani che abitano oggi il pianeta presentano una variazione genetica bassissima e proporzionalmente più flebile mano a mano che ci si allontana geograficamente dal continente africano. La popolazione pioniera originaria dell'Africa è infatti cresciuta e si è diffusa, irradiando di volta in volta nuovi gruppi fondatori, di piccole dimensioni. Così a partire da 60-50mila anni fa abbiamo obbedito alla tonante ingiunzione: siamo andati e ci siamo moltiplicati, colonizzando rapidamente prima il Vecchio Mondo e poi anche l'Australia e le Americhe.
Ancora oggi la maggiore ricchezza genetica è racchiusa in Africa – con il picco massimo nei cacciatori raccoglitori boscimani del sud-ovest (quelli che stiamo pensando bene di estinguere). E più ci si allontana da loro più diminuisce. Sul piano genetico due boscimani dello stesso villaggio sono in media più ricchi di diversità l'uno rispetto all'altro di quanto non lo siano, per esempio, un inglese e un coreano! Tutte queste scoperte ci dicono che siamo una specie geneticamente molto giovane, mobile, e soprattutto promiscua. Non c'è stato né il tempo né il modo per separare biologicamente in modo netto i gruppi umani: le cosiddette “razze umane”, sulle quali si sono versati ettolitri di inchiostro, semplicemente non esistono in natura, se ne stanno però ben radicate nelle nostre teste e nei nostri pregiudizi.
Ma è solo l'inizio delle sorprese...
(continua)
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