Scienza e Tecnica

Facebook Instagram TikTok YouTube Twitter Jacopo fo english version blog

 

RESTIAMO IN CONTATTO!

PER CONOSCERE GLI ULTIMI AGGIORNAMENTI VISITA LA MIA PAGINA FACEBOOK

 

Cacao Scienza e Tecnica

Lettera a Tomaso Poggio

Tomaso Poggio

Tomaso Poggio, fisico italiano, è uno dei maggiori ricercatori sull'intelligenza artificiale. Jacopo ha sentito una sua intervista alla radio e ha pensato di scrivergli la lettera che riportiamo.

Gentile professor Tomaso Poggio,
innanzi tutto complimenti per il suo lavoro.
Mi permetto di disturbarla per sottoporle una ricerca che spero la possa interessare.
La domanda che mi sono posto riguarda il modo utilizzato dalla mente per classificare i concetti.
Se conoscessimo come la mente organizza il pensiero avremmo uno strumento prezioso per strutturare il lavoro dei computer.
Intendo dire che sarebbe bello scoprire che il ragionamento umano e la capacità di identificazione di ciò che osserviamo sono strutturati sulla base di un modello traducibile in una specie di algoritmo.
Negli ultimi 30 anni mi sono dedicato a questo tema.
In particolare mi ha affascinato la struttura del I King, testo simbolico cinese che oggi viene usato a scopi profetici ma che originariamente era un sistema che, fatte le debite proporzioni con i tempi antichi, potremmo definire scientifico.
I taoisti lo utilizzarono per costruire il sistema teorico che sta dietro l’agopuntura, per classificare le piante medicinali e le sostanze chimiche.
Il modo in cui questo avveniva è molto particolare. Ad esempio le piante erano classificate sulla base di 6 sapori (dolce, salato, piccante ecc) e 6 qualità (caldo, freddo, forte ecc). Queste qualità erano espresse con una numerazione binaria. Le qualità di ogni pianta erano rappresentate da due ideogrammi composti ognuno da 6 linee di due tipi: linee intere o spezzate (1 o zero). Si ottenevano così 4096 tipologie di vegetali (64x64).
Nello stesso modo si classificava lo stato di salute degli esseri umani, attraverso l’ascolto di 6 punti lungo l’arteria radiale di ogni mano. Si segnava l’intensità del battito cardiaco di ogni punto con una linea intera o spezzata, e si ottenevano così due esagrammi. Si utilizzava quindi, come cura per quella persona, l’erba che era stata classificata con lo stesso esagramma (in alcuni casi il suo contrario).
Lo stesso sistema veniva usato per classificare le sostanze chimiche, il che portò al fatto che la ricerca delle misture utili a fabbricare nuovi tipi di acciaio o di fuochi d’artificio, avveniva non solo su base empirica ma anche avvalendosi di un modello capace di suggerire una direzione di sperimentazione.
Cioè questo modello era usato come sistema di classificazione e come traduttore tra le diverse categorie dell’esistente: materia, esseri viventi, stati di salute, principi fisici, eventi.
Fino a qui potrebbe trattarsi solo di una curiosità per archeologi del paleo pensiero scientifico.
Ma il fatto curioso è che questo modello non deriva da oscure illuminazioni ma da un ragionamento razionale estremamente semplice.
Tutto il sistema si basa soltanto su 3 osservazioni che nella loro semplice banalità e tangibilità possiamo definire scientifiche nel senso moderno della parola. Ogni essere umano sperimenta continuamente che esiste l’unità, io sono uno, sperimenta che tutto ciò che esiste appartiene a una coppia o è divisibile in due parti, e sperimenta che tutto è parte di un qualche insieme tridimensionale (altezza, larghezza, profondità; liquido, solido, gassoso; ieri, oggi, domani, 3 colori fondamentali). Gli antichi cinesi a queste 3 osservazioni non aggiungono altro. Si mettono invece ad analizzare le relazioni tra i numeri 1, 2, 3.
 In questa ricerca sono mossi da un’idea molto ottimista: la mia mente è stata modellata dal contatto con il mondo, quindi contiene l’impronta del mondo. Se osservo come io percepisco il mondo posso cogliere l’essenza di questa impronta. E siccome l’elemento più vistosamente percepibile della mia esperienza è che io esisto nella dimensione dell’uno, nella dimensione della coppia e nella dimensione tridimensionale, e non vedo altro di altrettanto onnipervasivo, allora queste 3 qualità sono le tre qualità essenziali del creato.
Se è arrivato a leggere fino a qui sono commosso e lusingato.
Grazie ad alcuni millenni di riflessione su 1, 2, 3 arrivarono a sviluppare una specie di algoritmo che è la semplice mappa delle interazioni possibili tra i primi tre numeri.
Fecero questo grazie a un curioso ragionamento.
Il concetto di 1, grazie alla scoperta della ceramica, venne ampliato comprendendo che l’argilla è composta da un grande numero di unità quasi invisibili. Essi pensarono quindi che tutto fosse composto da un unico tipo di particella estremamente piccolo e arrivarono a questa conclusione qualche millennio prima dei greci.
Immaginarono quindi che la più piccola particella che compone la materia fosse pura energia e fosse di un unico tipo.
Questa particella era un frammento del Ki (o Ci, l’energia vitale, più tardi definito come manifestazione del Tao, il nulla che è ovunque e in ogni cosa).
E pensarono che fin dal suo primo esistere il Ki avesse 3 qualità (unità, dualità, tridimensionalità). Queste qualità erano date dal modo in cui la particella si muoveva. Essa compiva 3 tipi di movimento, dal centro alla periferia dell’universo e ritorno, in questo viaggio si muoveva a spirale in senso orario o antiorario, e contemporaneamente aveva una rotazione sul proprio asse anch’essa orario o antiorario (essi definirono ognuna di queste fasi del movimento come polarità contrapposte e complementari, lo Yin e lo Yang (positivo e negativa, maschile e femminile, caldo e freddo ecc).
Ed è così che trascrivendo con linee intere e spezzate le otto combinazioni possibili tra questi 3 tipi di movimento (ognuno con 2 possibilità) ottennero i primi 8 trigrammi binari: li rappresentarono cioè con 8 ideogrammi formati dalle combinazioni possibili che si formano sovrapponendo 3 linee di due tipi diversi.
L’unirsi a coppie delle particelle elementari generò 64 esagrammi e l’accoppiarsi nuovamente degli esagrammi generò 4096 possibilità.
Una serie di considerazioni sull’equilibrio interno tra linee intere e spezzate all’interno di ogni esagramma fa sì che alcune combinazioni non possano esistere ed altre siano equivalenti (ometto di riportare qui per esteso tutto il ragionamento che ho espresso nel libro La dimostrazione chimica dell'esistenza di Dio).
Ora è curioso notare che tutto questo ragionamento, anche se molto strano, arriva a creare una mappa che corrisponde perfettamente a una serie di realtà che gli antichi cinesi migliaia di anni fa non potevano conoscere. È curioso che l’universo sia una costruzione su base frattale proprio come sostenevano i cinesi: inoltre le coordinate cartesiane vengono indicate oggi con 8 numeri binari composti da 3 cifre, il codice del dna è in effetti basato su 64 possibili combinazioni, gli elementi non radioattivi sono proprio 83 (vedi pagina 52), e con le molte corrispondenze mi fermo qui…
D’altra parte è anche stupefacente il fatto che gli antichi ebrei elaborarono con la Kabala un modello numerico del mondo che è esattamente corrispondente in tutti i principi generali a quello cinese: anche essi partono dall’interazione 1, 2, 3 ma seguono un’altra linea di ragionamento, arrivando a elaborare un modello su base 22. Ma se si espande questo “algoritmo” scopriamo che siamo di fronte allo stesso identico modello descritto da due punti di vista diversi. I cinesi parlano una lingua nella quale la stessa parola ha significati diversi a secondo dei toni che possono essere usati (in alcune regioni sono addirittura 8), quindi trovano più comodo scrivere il significato di una parola con gli ideogrammi piuttosto che scomporre il suono in singole lettere; gli ebrei possono invece usare l’alfabeto proprio per la diversa forma del loro linguaggio dove è raro che parole uguali abbiano più di un significato. Quindi i cinesi indagano la realtà partendo dalla classificazione delle forme del movimento mentre gli ebrei classificano gli elementi che compongono una cosa.
Ma il sistema cinese e quello ebraico si contengono reciprocamente, nella Cabala si arriva a individuare 64 mutamenti e nel I King ci sono 22 elementi che costituiscono la materia solida.
Le racconto tutto questo perché credo che si potrebbe implementare questo modello in un software, sviluppando così la capacità di una macchina di classificare i diversi aspetti della realtà all’interno di una griglia di categorie non casuali ma basate sulla forma di questo modello. La posizione nel modello diventa cioè significante.
Questo permetterebbe ad esempio a un software di valutare l’insieme delle parole utilizzate da una persona sulla base dei singoli esagrammi che riassumono la valenza “energetica” di ogni singola parola utilizzata, e si potrebbe quindi valutare lo stato emotivo della persona che sta parlando.
Analisi di questo tipo vengono già utilizzate dalla PNL e altre scuole di analisi comportamentale ma questo avviene analizzando la valenza positiva o negativa delle parole dal punto di vista del senso logico e quindi questa analisi intercetta solo le parole che hanno un carico emotivo intrinseco. Se uno dice: "spinterogeno" non riesci a cavarne nessuna indicazione sul suo stato d’animo.
Oppure si potrebbe costruire un programma capace di trarre segnali di crisi da insiemi di dati coerenti. Google sta ad esempio analizzando la connessione tra le parole ricercate dagli utenti e lo svilupparsi di epidemie influenzali. Per farlo analizza principalmente le parole che hanno attinenza di significato con l’argomento "influenza", ad esempio quanti utenti cercano informazioni sulla vitamina C. Solo casualmente si nota che alcuni termini ricercati aumentano la loro frequenza in prossimità dello scoppio di un’ondata di raffreddore anche se non hanno attinenza logica con il concetto di malattia. Poter processare le parole identificando la sequenza binaria che le può rappresentare offrirebbe uno strumento gagliardo di analisi.
Ma anche nel processo identificativo di un volto si potrebbero diminuire i punti da prendere in considerazione se le particolarità dei visi fossero classificate in modo più dettagliato identificando il loro reciproco rapporto all’interno di un modello coerente.
Mi fermo qui.
Se per caso questo discorso l’ha incuriosita sarei lieto di scambiare qualche opinione e di approfondire in particolare il discorso sulla possibilità di utilizzare questo modello adattandolo a un programma che conduca una conversazione apparentemente sensata.
In ogni caso la ringrazio per la cortese attenzione.

Saluti e auguri.