Aldo Grasso mi ha citato tre volte nei suoi articoli. Due volte contro e una a favore, quindi, suppongo che non mi odi a priori e per questo lo ringrazio. Inoltre ha concluso il suo ultimo articolo con una frase che ho trovato geniale, a prescindere dal fatto che fosse rivolta contro di me: mi avvisa del rischio che corro di “far ricadere sui padri le colpe dei figli”. GRANDE! Quindi cerco di rispondere alle sue obiezioni in modo amichevole e diciamolo, anche lusingato.
La questione è la seguente: in un video realizzato con Mario Pirovano abbiamo sostenuto che Colombo era un criminale e lo abbiamo condannato a una pena antica: la dannazione della memoria.
A differenza di alcuni ignoranti seriali, Grasso non ha contestato i fatti storici, inoppugnabili e comprovati da numerose testimonianze, a partire dai diari scritti da Colombo stesso. Grasso muove invece una critica che ha una sua logica: egli pensa che i crimini di Cristoforo siano mitigati dal fatto che sono stati compiuti in un’epoca nella quale schiavismo, torture ed esecuzioni sommarie erano pratica corrente e osserva che è difficile spiegarmi che “è sempre un errore leggere la storia della fine del secolo XV, per quanto crudele ed efferata, con gli occhi di oggi”.
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