Gesu', un ribelle politico?
Inviato da Cacao Quotidiano il Ven, 07/07/2006 - 15:26Carissimi,
il dibattito sulla figura di Gesu' e sulla religione in generale sembra essere sempre piu' attuale, contribuiamo anche noi alla discussione pubblicando un articolo apparso sul sito di Nuovi Mondi Media tradotto da Counterpunch. Buona lettura.
Gesu', un ribelle politico?
Rev. William E. Alberts (Counterpunch)
La vera cospirazione attorno alla figura di Gesu' non riguarda l'occultamento del suo matrimonio con Maria Maddalena, bensi' la sua teologica trasformazione in "sposo" della Chiesa cristiana (Marco 2: 18-22). Gesu' era ebreo, non cristiano. La sua morte non e' avvenuta per fare si' che tutti i credenti potessero ricevere vita eterna, ma per liberare gli ebrei dall'occupazione di Roma nella sua terra. La sua crocifissione non ha significato la resurrezione dei morti, piuttosto la rianimazione dei vivi. Il suo sacrificio non ha riguardato paradiso o inferno per tutti coloro che verranno, ma liberazione e rinascita per il popolo ebreo in questa vita. Il grande complotto sta nel fatto che l'antica Chiesa cristiana ha trasformato il modello di liberazione di Gesu' da uno stato oppressivo ad una condizione che si conformasse allo Stato.E' meno rischioso oggi rispetto al passato credere che Gesu' sia morto per i peccati del mondo piuttosto che unirsi nel cercare di liberare lo stesso mondo dai peccati politici, corporativi e militari che negano agli individui il proprio diritto alla liberta' e al benessere. E' meno rischioso perche' molte confessioni cristiane hanno permesso a se stesse di essere integrate, "benedette" ed elette dallo status quo dominante. Il vero inganno di cui si e' resa protagonista la cristianita' tradizionale e' l'aver reinterpretato la salvezza come questione individuale, lontano dalle realta' istituzionalizzate politiche ed economiche che determinano in larga misura chi, usando le parole del Vangelo di Gesu', potrebbe realmente "avere la vita, e averla in abbondanza" (Giovanni 10:10).
Ironicamente, lo stesso Gesu' sembra rappresentare la piu' grande minaccia per le Chiese cristiane: in particolare, il suo "pericoloso" modello di intervento - il dire la verita' alle strutture di potere ed esprimere cio' attraverso i fatti - nell'esclusivo interesse delle persone oppresse. Questo rischio sembra in parte stare alla base della piu' ingannevole cospirazione perpetrata dalla cristianita' istituzionalizzata: ovvero, consacrare Gesu' allo scopo di paralizzare il suo pericoloso modello di liberazione. Trasformare la sua croce in un'effigie da venerare annulla la minaccia che la croce stessa pone come modello. Un'indiretta identificazione con la sua lotta potrebbe essere sostituita da un coinvolgimento in attuali lotte etiche simili dei nostri giorni. Qui il potere sta nella preghiera. L'imponenza nella statua. Il diritto nel rito.
La richiesta personale del salvare la propria anima per l'eternita' sostituisce il piu' altruista e impegnativo dei comandamenti, quello dell'amare il prossimo tuo come te stesso. Un principio di redenzione personale potrebbe anche impedire di capire come le proprie benedizioni istituzionalizzate possano diventare una maledizione lanciata da qualcuno a spese di qualcun'altro.
Un ulteriore "rischio" per il prossimo sta nel fatto che un unico vero e solo salvatore del mondo attrae le persone insicure. Il bisogno di queste ultime di assoluta certezza e rettitudine, e la loro intolleranza verso l'ambiguita', le differenze e la complessita', incoraggia e razionalizza il potere sugli altri e la dominazione degli stessi. Si e' venuta a creare un'altra cospirazione: l'oppressione del proprio prossimo in nome della stessa persona la cui missione era quella di liberare un popolo. Tali cospirazioni, tutte, dipendono da come viene riscritta la storia.
La necessita' tipica degli antichi cristiani di trascendere la realta' della croce li ha evidentemente portati a cancellare la storia. La realta' storica e' che gli ebrei hanno subito una brutale oppressione sotto l'occupazione romana, e che Gesu' era semplicemente uno dei tanti profeti messianici crocifisso secondo lo stile dell'impero per ragioni di insurrezione politica. La sua morte non e' avvenuta per fare in modo che tutti i credenti potessero ereditare vita eterna, ma per liberare gli ebrei dall'occupazione di Roma nella proprie terre - che aveva violato la loro sovranita' nazionale, occupato il loro paese e crocifisso migliaia di ebrei "rivoltosi" e astanti. Il credere nel Messia si fondava non in paradiso, ma sulla terra: sovranita' nazionale, liberta' e pace.
Da quel che si dice, Gesu' considerava la sua come una missione caratterizzata da una dimensione politica fondamentale. Era "consacrato... per annunziare ai poveri un lieto messaggio... [e] per rimettere in liberta' gli oppressi" (Luca 4:18). Come Paula Fredriksen, storica del Nuovo Testamento, scrive nel suo From Jesus to Christ (lett. "da Gesu' a Cristo" - NdT), Gesu' ha condiviso un primo secolo di consenso ebreo "su cio' che era religiosamente importante: il popolo, la Terra, Gerusalemme, il Tempio e la Torah ... La situazione politica era di interesse religioso perche'", come la Fredriksen ha ripetutamente notato, "il Giudaismo non traccio' una distinzione tra le due sfere: una forza di occupazione idolatra ha posto un problema religioso"1.
Il potere di occupazione di Roma, a sua volta, vedeva Gesu' come un problema politico, e prontamente l'ha crocifisso dopo la sua "trionfante" entrata in stile messianico a Gerusalemme in occasione della Pasqua ebraica. Un'iscrizione venne posta sulla sua testa: "Questi e' il re dei Giudei" (Luca 23:38). La missione di Gesu' era quella di conferire potere al popolo, non imporglielo - un altro aspetto etico del suo modello stravolto nei secoli dai costruttori del regno cristiano evangelico. Assieme ai propri discendenti, questi hanno dichiarato di rispondere alla chiamata di un Cristo risorto, un Gesu' risorto che apparve agli undici discepoli e disse loro: "Mi e' stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto cio' che vi ho comandato" (Matteo 28: 16-20). Non importa che la Santa Trinita' di Padre, Figlio e Spirito Santo corrisponda a una formulazione cristologica dell'antica Chiesa cristiana creata molto dopo che Gesu' e i suoi discepoli erano vissuti.
Gli antichi cristiani hanno stravolto la storia per porre un Gesu' risorto sui propri piedi - e dargli delle gambe. L'hanno trasferito da un regno politico ad uno teologico per sopravvivere e prosperare nel mondo romano.
Gli ebrei credevano in un Messia vivente e non risorto. Il vero Messia li avrebbe salvati dalla dominazione romana, avrebbe ristabilito la loro sovranita' nazionale e la loro liberta'. Quindi, per la maggior parte degli ebrei, qualsiasi fede in Gesu' come Messia e' venuta meno dopo che la loro oppressione e' andata avanti negli anni dopo la sua crocifissione. La loro continua lotta contro l'occupazione di Roma si conclude con una violenta insurrezione tra il 61 e il 73, una rivolta che ha visto Roma distruggere Gerusalemme, massacrare piu' di un milione di ebrei e schiavizzare e imprigionare decine di migliaia di persone. (Christians and Anti-Semitism: A Calendar of Jewish Persecution).
Gli antichi seguaci di Gesu' hanno trovato piu' sicuro dissociarsi dai disprezzati ebrei e perseguitati dai romani. Meno rischioso reinterpretare la messianicita' di Gesu' in termini teologici ed evangelici anziche' in quelli politici ed istituzionali. Meno rischioso appellarsi ai pagani, dato che la sopravvivenza degli antichi seguaci fa scorta della diffusione di un Vangelo cristiano ai romani, il Vangelo di un Messia risorto e salvatore del mondo, la cui resurrezione miracolosa prova, piuttosto che negare, il suo essere il Messia e il solo Figlio di Dio. Pertanto, i suoi seguaci abbracciano l'unica vera religione nel palmo della propria fede.
La conversione di Gesu' da ebreo a cristiano e' vista nel suo dissociarsi dal Giudaismo e accogliere le preghiere dei romani. Questa distorsione della realta' storica coinvolge anche l'attribuire la colpa della crocifissione di Gesu' agli ebrei, anziche' ai romani. L'anti-semitismo nel Nuovo Testamento e' visto nell'ipotetico crudele prefetto romano Ponzio Pilato, angosciosamente solidale ad un sedicente liberatore degli ebrei dalla confessione romana, e nell'atto drammatico di Pilato di lavarsi le mani della responsabilita' per la morte di Gesu' - anche se era egli stesso ad avere il potere di vita e di morte su quest'ultimo (Giovanni 19:10).
La distorsione della realta' storica e' anche riscontrabile nel fatto che gli ebrei sono etichettati come "assassini di Cristo". Una "moltitudine, eppure insicura, Pilato che cede al "volere" di sacerdoti soggiogati e impotenti, ufficiali religiosi del popolo ed altri ebrei che ripetutamente gridano: "Crocifiggetelo!" (Marco 15: 12-16). Dipingere l'Impero Romano in maniera cosi' positiva nei libri del Nuovo Testamento, scritti dai 50 ai 100 anni dopo l'episodio, puo' aver favorito l'evangelizzazione dei romani da parte degli antichi seguaci di Gesu', ma ha gettato un tremendo anatema sul popolo ebreo. Cosi' nelle bocche dei loro discendenti oppressi: "Il suo [di Gesu'] sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli" (Matteo 27:25).
Circa 300 anni piu' tardi, l'evidente conversione dell'Imperatore Romano Costantino ha portato la Cristianita' non solo ad essere riconosciuta, ma anche a godere dei favori dello Stato. Alla fine, la persecuzione e il martirio dei cristiani e' cessato, ma non quello degli ebrei. La costante oppressione di questi ultimi e' suggerita dal fatto che Costantino abbia sostenuto la separazione della Pasqua cristiana da quella ebraica. Egli defini' gli ebrei "totalmente depravati" e "assassini di nostro Signore", e ha scritto: "E' sembrato indegno che nella celebrazione di questa festa, tra le piu' solenni, dovessimo seguire il rito degli ebrei, che si sono empiamente sporcati le mani con enormi peccati e sono, quindi, meritatamente afflitti da cecita' d'animo... cerchiamo di non avere nulla in comune con la detestabile folla ebrea poiche' abbiamo ricevuto dal nostro Salvatore una strada diversa (Eusebio, Vita di Costantino, Vol. III Capitolo XVIII [1]) (Constantine 1 (emperor) - Wikipedia, the free encyclopedia).
"Abbiamo ricevuto dal nostro Salvatore una strada diversa?" Da ebreo liberatore a cristiano salvatore. I cristiani oppressi sono stati legittimati ed accettati dallo Stato, e, nel nome di Gesu', si sono uniti allo Stato nell'opprimere gli stessi discendenti di coloro che Gesu' ha cercato di liberare dallo Stato. Questa e' la cospirazione che e' tutt'oggi in atto.
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