Sergio Los presenta l'ecovillaggio solare di Alcatraz

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Ecovillaggio Solare AlcatrazCarissimi,
questa settimana lasciamo la parola a Sergio Los, il padre della bioarchitettura italiana, che insieme a Natasha Pulitzer e a Pietro Los ci presentano l'Ecovillaggio Solare di Alcatraz e molto altro ancora. Una eccezionale lezione sull'abitare che verrà presentata anche durante i Green Days di Perugia l'11 maggio 2011.
Buona lettura.

PRESENTAZIONE ECOVILLAGGIO SOLARE ALCATRAZ

1 - RIABITARE TERRITORI SVUOTATI DALL’URBANESIMO
L’urbanesimo delle società termo-industriali ha fatto abbandonare grandi territori antropizzati, che ora stanno progressivamente perdendo abitabilità. In Italia, come altrove, tali territori per preservare il loro paesaggio richiedono insediamenti umani continuativi, che possiamo definire come letteratura ambientale. Uno straordinario patrimonio di conoscenza che custodisce la nostra cultura e ci fa condividere un mondo ma che potrebbe diventare, se trascurato, una lingua morta. Questi territori, se lasciati a loro stessi, perderanno quella residua abitabilità e troveranno altri equilibri naturali coi quali sarà comunque necessario stabilire nuove relazioni per la nostra dipendenza dalle risorse primarie in essi contenuti. Eluderne la presenza sarebbe come andare dal fruttivendolo a comprare dell'uva importata da lontano, lasciando disseccare la vigna vicino a casa. Se, al contrario, ce ne prendiamo cura essa darà il massimo aiutandoci a raggiungere un reciproco equilibrio con l'ambiente circostante. Allo stesso modo i territori umbri rappresentano una grande risorsa se collegati alle nostre esigenze, aprendo così la possibilità, non solo di produrre risorse per la nostra sussistenza, ma definire inoltre una lingua condivisa in grado di esplicitarne l'identità - rendendola comunicabile, condivisibile.
Questo processo risponde al principio fondamentale dell'ecologia dove ogni organismo crea sempre i presupposti per la vita di altri organismi (mai solo per se stesso). L'abbandono delle campagne evidenzia quanto stiamo eludendo questa legge vitale: il nostro comportamento auto-referenziale, imprevidente, disconnette la nostra salute da quella delle altre specie vegetali e animali interrompendo le circolarità positive caratteristiche dell'ecosistema. È quindi auspicabile un’etica fondata sulla coesione responsabile tra le varie forme viventi, in contrasto alla coesione rigida o all’assenza di coesione (discoesione), caratteristica delle città termo-industriali. È necessario considerare quei territori abbandonati come sistemi viventi dotati di una dinamica particolare che, mancando di adeguata manutenzione, ne muteranno l'equilibrio ecologico escludendo l'uomo dal loro ciclo vitale. È importante pensare all'ecovillaggio nel suo territorio con le varie specie che vi convivono, per progettarlo in armonia con la logica che sottende il loro equilibrio.
 

2 - POTENZIALITÀ ABITATIVE DEI LUOGHI COME RISORSA
Abbiamo considerato poco questa risorsa, di cui l’Italia è ricchissima, che consiste nelle potenzialità abitative dei luoghi, una risorsa costituita non solo dalle loro proprietà strumentali (clima, case, strade, terrazzamenti, bacini idrici, città, ecc.), ma anche dalla loro potenziale comunicativo, dalla loro memoria, dai monumenti e dalla loro potenzialità simbolica, che rafforza la nostra consapevolezza, la condivisione e la capacità di apprendere e trasferire conoscenza realizzando un territorio pronto per diventare patrimonio comune. Lo studio del paesaggio umbro, topografia, clima, agricoltura, architettura, città e borghi, mira a esplicitare un complesso sistema simbolico da condividere per riabitare l’area della proprietà Fo nei comuni di Perugia e Gubbio. Esso si propone di identificare le potenzialità abitative dei luoghi umbri e cerca di usarne la “lingua” rianimata dalle conoscenze attuali per rinforzarne l'identità valorizzandole. Esplicitare questa letteratura ambientale vuol dire dar voce a tutti i suoi componenti rendendoli in grado di esprimersi.

3 - STRATEGIE PER RIABITARE RI-TERRITORIALIZZANDO I LUOGHI
Occorre proporre modalità attuali per riabitare quei territori e capacità operative per preservare i loro paesaggi e la loro abitabilità. Non si tratta infatti solo di riabitare in qualche modo quei luoghi, ma di ri-territorializzarli riportando alla consapevolezza quella “lingua” abitativa con la sua identità, fatta di conoscenze e tecniche relative. Non basta raccogliere ciò che resta come insieme di oggetti storici, estetizzati (dal collezionismo museale che ne muta lo statuto sociale), occorre riconoscerli come matrici simboliche generative, come semantiche latenti, lingue -quasi- consce che indirizzano le nostre azioni e i nostri sogni, potenzialità simboliche della nostra civicità.

4 - ECOVILLAGGI SOLARI AUTOSUFFICIENTI E COSMOPOLITI
Necessitiamo di pratiche per costruire ecovillaggi autosufficienti, radicati e cosmopoliti, adatti a un’economia della conoscenza, che risponda attivamente alle risorse più preziose di cui dispone l’Italia: luoghi, ambiti climatici, cibi, città e monumenti, paesaggi e architettura. Crediamo in un regionalismo dei luoghi prima che degli abitanti che, non necessariamente, sono autoctoni. Come nella transizione dalla polis alla civitas, non conta la provenienza, la parentela, la razza delle persone, conta la loro scelta consapevole di condividere programmi, sistemi simbolici, etica, per realizzare visioni comuni. Possiamo definirle comunità intenzionali, che volontariamente adottano un comune statuto, assumendo un ruolo civico.
Quando l’uomo si insedia in territori pendenti, sicuri da inondazioni, antropizza i versanti con l’agricoltura e con l’architettura in una proporzione che consenta l'autosufficienza dei suoi abitanti e l'integrazione civica di componenti umani e naturali. Condividendo le pratiche per organizzare e trasferire i saperi,attraverso sistemi simbolici in grado di comporre mondo comune. La città rappresenta l’intensificazione di queste pratiche relazionali e reticolari codificandole istituzionalmente in un linguaggio “materiale”. Possiamo rispondere attraverso l’architettura alle questioni poste dalle relazioni tra città, ambiente e società, usando una grammatica tipologica capace di integrare coerentemente tutte le altre pratiche insediative.
Lo studio del sistema simbolico umbro libera il progetto dalle ingenuità del restauro filologico, che finisce per nascondersi nel contesto monumentale preesistente come nel suo paesaggio: mimetico camaleonte davanti al predatore. I progetti da noi elaborati evidenziano questa transizione dall’estetica edilizia, come pittoresco travestimento stilistico, privo di contenuti, all’architettura come conoscenza raccontata all'interno di una logica localizzata.
Così è per l’Ecovillaggio Solare Alcatraz che rappresenta una proposta concreta per mostrare come è possibile oggi costruire un sistema insediativo che abbia queste caratteristiche. Esso realizza, attraverso la esplicitazione del sistema simbolico paesaggio-architettura, un ecosistema civico inteso come intensificazione dell’agricoltura nell'insediamento e della conoscenza incorporata, volta a farlo condividere a nuove comunità, convinte della visione offerta dal programma proposto per una nuova cultura stanziale.
Il masterplan, che costituisce la parte centrale dello Studio di Fattibilità, esemplifica questa proposta e offre specifiche soluzioni a problemi insediativi relativi al territorio dell’intervento.

5 – NUOVI STATUTI PER FAR EMERGERE LE POTENZIALITÀ CIVICHE DEL PROGETTO SOSTENIBILE
Distinguendo norme elettive e prescrittive, possiamo definire elettivi gli statuti che presuppongono l’accordo tra cittadini e partono dalla comune volontà di rendere implicite le regole di convivenza, contrariamente a quelli che definiamo prescrittivi (le norme tecnico/burocratiche di attuazione dei PRG) che, partendo dalla reciproca estraneità degli individui, devono stabilire regole esplicite per evitare incomprensioni e conflitti. Gli statuti che presuppongono la civitas non possono che essere elettivi, e ancora elettivamente dovrebbero condividere uno spazio (architettura), una terra (nomos), una lingua (sistema simbolico) e un'etica (diritto). È dunque un’associazione volontaria e aperta, di concittadini che adottano una particolare educazione e si impegnano a un reciproco rispetto con l'obiettivo di uscire dal paradossale stato attuale di reciproca estraneità. Questa comunità intenzionale  lega in un tessuto sociale/spaziale sia persone che luoghi, entrambi considerati per le conseguenze che le loro implicite azioni producono. Definendo il programma di progetto intendiamo proprio comporre questo mondo, la rete civica di questo tessuto sociale che intreccia persone e costruzioni evocando una amabile conversazione tra amici. Tale tessuto viene generato attraverso processi che assomigliando alle regole di un linguaggio, che, come se l'etica, fosse una specie di linguaggio comportamentale con regole analoghe - e reciproche - per coloro che lo condividono. Nei processi che sosteniamo e convalidiamo, quando costruiamo ecovillaggi, spazi pubblici e case, generiamo questo tessuto/conversazione costruendo capitale sociale, migliorando le opportunità di realizzazione vitale.

6 - IL CONCETTO DI STATUTO GENERATIVO
Uno statuto generativo è un sistema di passi espliciti, per creare tale tessuto civico. Più che descrivere lo stato finale esso descrive una istruzione, una ricetta, un protocollo, per realizzare quello stato. Diversamente da quei processi progettuali che definiscono il prodotto finale, il processo attivato da uno statuto generativo garantisce che i suoi prodotti saranno ogni volta unici anche se coerenti con gli obiettivi prefissati. Invece di ordinare a qualcuno un determinato piatto, e poi lasciare le modalità della sua esecuzione nelle mani di qualcun altro, descrivendo gli ingredienti, le quantità e le azioni, gli abitanti usano lo statuto come un protocollo, una ricetta, per costruire e ricostruire l’ecovillaggio, come se usassero un vero e proprio linguaggio. Infatti usano lo statuto per mettere in comune l’ecovillaggio, per comunicare, per comporre mondo comune vi. Lo statuto sarà dunque analogo alle regole lessicali, grammaticali e logiche di un sistema simbolico che ne definisce il potenziale semantico e la correttezza della sintassi, lasciando i contenuti liberi di adattarsi agli usi e ai costumi di chi decide di condividerlo. Esso si mantiene per la volontà di comunicare vivendo nella prossimità e di mettere in comune degli spazi abitati. Non dovrebbe essere solo considerato come il comportamento implicito alla fisiologia di una cellula o di un organismo, ma anche per la modalità con cui essa è in grado di comunicare il suo patrimonio genetico, come una comunità che, parlando un linguaggio codificato, concorda per deliberare sugli obbiettivi che si è prefissata.
Immaginiamo lo sviluppo dell’ecovillaggio come la crescita di una micro città (comunità + costruzioni + ambiente) mediante uno statuto generativo, inteso come sistema simbolico alla base della condivisione e argomentazione delle parti che lo compongono (case, piazze, servizi, agricoltura...). Usando la metafora di una crociera possiamo definire il gruppo seriale come i passeggeri (nel nostro caso gli ospiti e i visitatori) e quello organico come l’equipaggio della nave (gli abitanti) che la rende possibile. Lo statuto/linguaggio che assume anche il paesaggio come integrato nella composizione di un mondo comune, consente di programmare processi che preservano sia forma/contenuti che forma/linguaggi Consentendo la codificazione di quella letteratura ambientale di cui parlavamo in principio.
Questo processo di realizzazione dell’ecovillaggio, che potremmo definire auto poietico, presuppone continue correzioni dovute ai cambiamenti ambientali e funzionali, da effettuare ponendo anche l'insediamento stesso come correzione/miglioramento dell’abitabilità dell’ambiente. Una continua correzione finalizzata alla riduzione della sua vulnerabilità espressa da una manutenzione del luogo che implichi anche il miglioramento della comunità coinvolta in questa relazione architettonica con l’ambiente.