Usare la coscienza della propria stupidità come arma da guerra

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di Jacopo Fo

C’è un modo di dire molto romano: “Ci sei o ci fai?”
Si riferisce a una delle più raffinate armi: far finta di essere stupidi per non pagare dazio.
C’è una scuola di kung fu, sottocategoria del Wun Chung che si chiama: “La tecnica dell’ubriaco”.
Corollario: perché far credere all’avversario che sei intelligente?
Ma io sono convinto che questa tecnica non ha solo un valore tattico.
Io credo che scoprire veramente il peso planetario della stupidità, compresa la mia, sia essenziale per portare il cambiamento nel mondo.
È un’idea poco nota che è stata celebrata dal film “The Beautiful mind”. Più che un film un trattato di filosofia in azione. Ma è importante notare che se iniziamo ad ammettere la stupidità come categoria fondante del reale ci si trova a un passo da una rivoluzione epocale del pensiero.

In viaggio verso Roma, a bordo di un’utilitaria noleggiata, abbiamo discusso a lungo con Bruno su che cosa facciamo che fa così incazzare il potere.
Il mio sospetto è che sia intollerabile, più di ogni altra cosa, che siamo talmente altezzosi da arrivare ad ammettere la nostra stupidità.
Più vedo come vanno le cose più mi rendo conto che niente fa incazzare di più i potenti, e soprattutto i lacché dei potenti, del non partecipare al grande gioco per stabilire chi ce l’ha più lungo.
Ovviamente il potere prende a mazzate chiunque si opponga alla sua follia.
Ma c’è modo e modo.
Se comunque ammetti che la partita c’è, e che i potenti sono bravi a giocare li fai arrabbiare di meno.
Esempio: posso dire che gli Usa in Iraq hanno compiuto crimini atroci, degni del tribunale per i crimini di guerra, e posso documentare torture e abominii, stragi e assassinii di oppositori democratici e sostenere che tutto ciò è frutto di una criminale macchinazione delle lobby multinazionali Usa e della perversa cultura militarista, esseri orrendi che per arricchirsi e aumentare il loro potere sono disposti a qualunque orrore…
Oppure posso dire che un’epidemia di delirio paranoico ha provocato devastanti azioni criminali.
Nel primo caso riconosco che il nemico ha la capacità di pensare e di impegnarsi in uno scopo perverso ma capace di offrire reali vantaggi quantomeno materiali. Nel secondo caso riconosco l’infermità mentale dei congiurati e nego che, in quanto pazzi siano capaci di trarre alcun che dal loro deliro di onnipotenza: fanno una vita di merda perché privi di raziocinio, empatia e senso della solidarietà; sono condannati all’eterna alienazione relazionale perché incapaci di pietà e quindi privi del senso dell’amore, la capacità che ci permette di amare e contemporaneamente gustare il piacere di essere amati.
Il che vuol dire anche abbandonare la possibilità di vendetta. Non puoi colpire un essere demente che non ha senso di sé. Puoi ucciderlo liberandolo dal suo corpo. La vendetta contro l’emotivamente insensibile non può esiste. Chi compie l’abominio incenerisce la propria sensibilità verso la vita stessa. Non esiste nulla di altrettanto terribile da sperimentare del continuare a vivere sordi alla vita, all’emozione, all’amore. Ma se sei disposto a proteggere i torturatori, a tollerare e speculare sulla violenza vuol dire che non sei capace di sentire il dolore che provochi.
Quindi cosa ti posso fare di peggio di quel che tu hai già fatto a te?
Sulla frigidità totale emotiva empatica a orgasmica di questa gente ho scritto parecchio.
Arrivare a questa convinzione è stato per me laborioso. Soprattutto la parte relativa al rinunciare alla vendetta.
Quando sono venuti fuori i nomi degli esseri che hanno torturato mia madre diciamo che li ho passati un paio di giorni a pensare se era il caso di prenderli e affettarli con una roncola arruginita.
E giuro che il problema di farmi l’ergastolo non era nel mio orizzonte mentale. Se mandarli all’altro mondo avesse potuto alleviare di un grammo il dolore mio e quello di mia madre non avrei esitato un attimo. Ma da qualunque punto di vista valutassi la questione non vedevo come avrei potuto fare veramente male a persone che avevano perso la sensibilità alla vita. Sarebbe stata un’azione  stupida, come prendere a martellate un computer per vendicarsi del fatto che ha cancellato quel che avevi scritto. Questi criminali sono macchine biologiche, gli manca quel che differenzia un essere umano da un ferro da stiro rotto: le emozioni.
Ora vorrei che notassi che quanto detto fin qui è un discorso in perfetta linea di collisione con il Sistema Filosofico della Lobby degli Stronzi.
Berlusconi non si incazza se milioni di persone lo accusano di aver goduto del corpo innocente di minorenni. È vincente, cattivo  ma vincente.
Ma se dici che Berlusconi è frigido e non prova emozioni né con le donne adulte né con le minorenni dici che è un perdente.
E per una serie di effetti collaterali questo fa incazzare i suoi lacché: che senso ha continuare a servire il Re sperando di godere delle briciole del suo potere se scopro che neppure lui, che ha tutto, riesce a percepire l’ebrezza di vivere? È la vecchia storia dell’essere o dell’avere; l’africano che dice: i bianchi hanno l’orologio noi abbiamo il tempo.
E anche all’oppositore (l’oppositore di carta) lo fai incazzare. Perché lui crede di essere persona intelligente e vuol convincersi che sta combattendo contro il più grande e potente dei malvagi; svelargli il fatto che sta facendo a pugni con uno scemo totale e che non lo stende subito solo perché è un disorganizzato psichico gli fa crollare l’autostima… E guarda che l’autostima serve, ma oltre una certa dose è una malattia dell’anima. Si chiama presunzione egocentrica schizoide.
Allora, capisci perché è tanto importante ammettere la propria stupidità?
Lasci la barca del nemico senz’acqua.
Io non mi alzo la mattina per recitare la parte di quello che fa l’opposizione.
Io voglio risultati, e li voglio persistenti.
E questo non perché io sia un grande saggio con il senso pratico.
È che c’ho una particolare disfunzione mentale che riesco a calmare solo se ogni tanto arrivo veramente a curare un millimetro di questo stranissimo mondo.
Magari arrivo perfino ad aiutare a tirarne fuori uno dall’acqua.
C’ho la fissazione ossessiva compulsiva per la solidarietà con la vita. Mi sembra che ogni poco di vita in più che riusciamo a vivere sia uno schiaffo simbolico verso chi ha rinunciato alla vita per riempirsi le mani del dolore degli altri.
Una forma sublimata di vendetta.
Chi conosce certe cose forse mi può capire, chi per sua fortuna non le conosce non so. Forse ci vuole un po’ di fantasia.
Il crimine è una malattia. Io sono la cura.
Lo diceva Rambo ma lui intendeva un’altra cosa. Povero Rambo. Non ha mai capito un cazzo.