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Hai diritto di vivere?

 
Soffri per una lesione primaria al sentimento di avere il diritto di camminare su questa terra?
(A proposito dei fatti miei…)
 
Continuo ad accorgermi che in italiano mancano le parole per esprimere parecchi concetti.
Ad esempio, il sentimento del diritto di essere.
Si è parlato a fiumi di autostima.
Ma sinceramente io di autostima ne ho fin troppa. Nel senso corrente della parola: l’autostima è intesa come la convinzione di essere capaci di realizzare un progetto, di riuscire in un’impresa. Una cosa importante, fondamentale per vivere bene.
Ma qui vorrei parlare di un sentimento diverso (anche se il concetto è confinante). Un’idea che meriterebbe una parola a sé.
 
Tra i tanti regali che ho ricevuto dalla mia famiglia l’autostima è certamente importante. Quando avevo 18 anni mio padre mi disse che dovevo costruire una ventina di maschere di cartapesta. Io obiettai che non sapevo come fare. Lui mi mandò quattro giorni dal grande Donato Sartori, ad Abano Terme a imparare. 
In casa si dava per scontato che si poteva fare tutto. Bastava informarsi sulla tecnica necessaria e non aver paura dei fallimenti, la vita è una gara di resistenza, se insisti alla fine ci riesci. Nessuno prendeva in considerazione l’idea che non fossi capace di fare quel che mi si chiedeva. La fiducia ha una grande potenza e se tutti sono convinti che ce la puoi fare è probabile che tu ci riesca. E, in effetti, consegnai le maschere stando nei tempi del debutto dello spettacolo dei miei…
Per quanto riguarda invece il diritto di essere in famiglia c’era una visione molto dura: non ce l’hai, te lo devi guadagnare.
Mia madre mi ha tirato su dicendomi che dovevo diventare un vero comunista. Il che voleva dire molte cose. Prima di tutto essere comunista non è una cosa come essere dell’Inter o del Milan. Essere comunista è uno stile di vita, una serie di scelte, un modo di pensare e di agire.
E se si dava per scontato che ci sarei riuscito ma era sottinteso anche che avrei dovuto sudare per arrivarci.
Il mondo era pieno di comunisti di carta velina.
(Ovviamente in famiglia si giudicava che le dittature socialiste non avessero niente a che vedere con il Vero Comunismo… Mia madre rischiò di farci sterminare tutti all’aeroporto dell’Avana, litigando con gli ufficiali della sicurezza per il loro burocratismo idiota e prepotente. E i miei ritirarono l’autorizzazione a rappresentare i loro spettacoli in Urss dopo l’invasione della Cecoslovacchia…).
 
Quest’idea del corrispondere con le azioni alle proprie idee è per molti versi giustissima ma ha una controindicazione che a me è costata cara: l’idea di non avere il diritto di essere in quanto persona vivente e la tendenza a giustificarsi con l’azione per ripagare la fortuna di esistere e di essere pure un privilegiato per molti versi…
Il fatto di pagare il mio livello di privilegio con una serie di handicap (tipo bombe in casa o il dover andare a scuola scortato dalla polizia) non esauriva il costo morale ed etico dell’esistere.
In questo sono molto vicino ai problemi che vivono le persone di confessione protestante: Dio ti dà una certa quantità di talenti e devi dimostrare la tua fede facendoli fruttare. Un’idea edificante che contiene i germi di una grande sofferenza.
 
Sono arrivato a un’età che suggerisce i bilanci esistenziali.
E guardando a quel che ho fatto e a come l’ho fatto vedo che troppo spesso, in casa e fuori, mi sono sentito in dovere di fare parecchie cose spinto dal bisogno di pagare il lusso di vivere, di essere accettato, di essere amato. Ho coltivato un sentimento di essere in debito con tutto e forse questo sentimento di inadeguatezza mi ha limitato parecchio. E' un sentimento che comunichi in mille modi e che risulta irritante per le persone… Il che è comprensibile… Qualche anno fa la mia amica e grandissima persona, Gabriella, me lo ha detto… Ma ho impiegato un po’ a digerire il concetto.
 
Ora che sono cresciuto un po’ di più posso dire che la vita ha senso se la vivi intensamente, e non ci riesci se non hai un atteggiamento solidale verso gli altri. Perché sono le relazioni il sale della vita e agire in favore della collettività è il più grande lusso.
E credo che nella mia vita di essere stato un buon comunista, e a volte non è stato facile, ma credo anche di avere il diritto ad essere a prescindere dalle mie capacità. A prescindere da quanto io sia abile.
 
Il che non vuol dire che sia positivo rinunciare ad alzarsi dal letto e concludere qualche cosa di utile e di bello…
Realizzare i sogni è la più grande fortuna che si possa incontrare. La passione è essenziale. Ed essa, certo, comporta l’impegno. E non c’è risultato senza la determinazione, possibilmente incrollabile, nel perseguire i propri obiettivi.
Ma non credo che le “buone azioni” debbano essere considerate la tassa che ti dà diritto a vivere.
 
E mi chiedo anche quante persone abbiano interiorizzato questo tipo di senso del dovere, questo sentimento di dover pagare il diritto alla vita, e a quanti questo sentimento sia già costato troppo.
Per quanto mi riguarda è ora di smettere.
Sono un buon comunista perché assaporo la bellezza del vivere e credo nell’ottimismo della storia. Costruiremo un mondo veramente migliore se sapremo godere delle cose migliori del mondo come è adesso… Adoro De André ma si sbagliava: dai diamanti non nasce niente ma non nasce niente neanche dalla merda. Le cose buone nascono dallo stupore per il fatto stesso di essere vivi e di scoprire che abbiamo un’incredibile occasione per camminare su questa terra. E che ne abbiamo pieno diritto. Milioni di spermatozoi e centinaia di ovuli avrebbero voluto nascere, noi abbiamo vinto la lotteria, siamo nati e siamo ancora vivi. E questo è grande, illimitato e assoluto!
Camminerò su questa terra per tutto il tempo possibile e sperimenterò tutte le sensazioni possibili.
E non esiste ragione al mondo perché io non mi senta in diritto di farlo. Non è un’opzione è un dovere assoluto: onorare la fortuna del vivere.
Aug!
 
Jacopo Fo