Una sperimentazione sulla riduzione della spasticità
Inviato da Jacopo Fo il Sab, 05/10/2014 - 21:19Vuoi partecipare? A nessuno interessa verificare questo metodo, non ci resta che la rete.
Appello ai fisioterapisti e alle associazioni dei malati.
Premessa
Nonostante vari tentativi non sono mai riuscito a ottenere attenzione da parte degli specialisti per verificare l’efficacia di questo metodo per ridurre il tremore spastico. Ho anche tenuto una lezione di due ore all’Università la Sapienza di Roma, che ha destato grande interesse e lì per lì pareva che dovessero essere realizzate addirittura una serie di tesi di laurea. Ma poi non se ne è fatto nulla.
Il problema è che ho ottenuto qualche risultato positivo ma per sapere se il metodo funziona bisognerebbe realizzare una sperimentazione più ampia.
Vi scrivo quindi per raccontarvi cosa ho fatto e come, nell’ipotesi che sia possibile realizzare una sperimentazione autogestita che permetta di verificare l’efficacia in un numero di casi significativo.
Resto a vostra disposizione per eventuali incontri presso la Libera Università di Alcatraz nei quali posso mostrare questo approccio in pratica. Ovviamente sareste miei ospiti e la mia proposta è a titolo gratuito.
Grazie per l’attenzione.
Da 30 anni studio una particolare modalità di movimento.
A 18 anni restai impressionato da un amico che attraverso una dura pratica, durata mesi, era riusciva a fare una specie di miracolo. Era mingherlino ma due ragazzoni robusti non riuscivano a spostarlo (Guarda qui cosa riesce a fare il maestro Flavio Daniele).
Questo mio amico spiegava questo prodigio con la potenza del ki, termine giapponese che indica l’energia vitale. Visto che sono un tipo piuttosto laico volevo capire cosa fosse questo misterioso ki.
Ho così iniziato una ricerca che mi ha portato a prendere un fracco di botte facendo karate, vo viet e kendo, senza riuscire a capirci un gran che oltre al fatto che se ti pigliano a mazzate poi ti fa male un po’ tutto.
Ma siccome sono un tipo perseverante, dopo otto anni di sofferenze abbastanza inutili, sono venuto a capo della questione scoprendo che esiste un modo alternativo di usare i muscoli. Abbiamo infatti due modalità di funzionamento del cervello, una razionale e una irrazionale e abbiamo anche due sistemi muscolari, uno razionale e uno irrazionale (che è svariate volte più forte) ed è possibile usare uno o l’altro a piacere; e abbiamo anche due modalità per usare i riflessi, e quella non razionale è cinque volte più veloce di quella razionale.
Nel 1982 queste erano eresie ma ormai la scienza ha accettato l’evidenza.
Ho poi scoperto che era facilissimo insegnare a chiunque a usare non solo la muscolatura non razionale ma anche i riflessi istintivi.
In questi 32 anni ho verificato con almeno 10mila persone quest’idea, durante i corsi di Yoga Demenziale, e non ho trovato mai nessuno che non ci riuscisse.
Per arrivare a questo risultato sono sufficienti tre esperimenti che durano pochi minuti.
1- Il primo è un gioco che molti sperimentano alle elementari: si spinge contro un muro con il braccio, per 60 secondi (vedi disegno 1). Dopo 60 secondi si smette di spingere e il braccio si alza da solo. Questo perché inizialmente l’ordine di spingere viene dato dalla mente razionale che inizia a spingere usando i muscoli che essa controlla; dopo circa 25 secondi la muscolatura razionale si stanca e inizia a spingere la mente non razionale che comanda la muscolatura non razionale. Quando dopo 60 secondi dai l’ordine di smettere di spingere il comando, impartito dalla mente razionale, arriva alla muscolatura razionale che non sta spingendo. Nessuno avvisa la muscolatura non razionale che continua a spingere, e a te pare che il braccio si alzi da solo quasi per magia, il che diverte molto i bambini. Non ti rendi conto che sei tu che spingi perché non hai identificato la sensazione dello sforzo della muscolatura non razionale che non dà una sensazione di ritorno forte come la sensazione dello sforzo muscolare razionale (vedi sotto il link ai video su questo esperimento e sui successivi, con una spiegazione estesa).
2- Immagino per una frazione di secondo di sentire la sensazione che il mio braccio sia un tubo che emette un getto potente di acqua fresca e improvvisamente il mio braccio diventa fortissimo, non trema sotto sforzo e io non sento neppure che sto resistendo al tentativo di piegarlo (vedi immagine 2). Spiegarlo a parole sarebbe molto lungo, ma in pratica funziona in modo molto semplice e immediato.
3- Un terzo esperimento dimostra che grazie alla visualizzazione chiunque è in grado di aumentare la velocità dei riflessi e acchiappare una banconota che sta scivolando tra le sue dita (azione che la fisiologia classica negava fosse possibile, come ho visto spiegare varie volte in tv).
Qualche anno fa mi sono trovato a insegnare queste tecniche a un gruppo di ragazzi tra i quali vi erano due giovani affetti dalla difficoltà di controllare i movimenti (spasticità) a causa di lesioni durante il parto.
Visto che erano molto interessati a quel che stavo proponendo ho provato con loro a vedere se riuscivano a realizzare il primo esperimento, ma non gli funzionava perfettamente… Ho provato allora il test del braccio che non si piega e ho visto che invece riuscivano a ottenere il controllo della muscolatura non razionale tramite la visualizzazione.
Abbiamo iniziato a discutere della loro limitazione e ho ipotizzato che il danno cerebrale che avevano subito potesse riguardare un’area del cervello che controlla la muscolatura razionale ma non l’area che controlla quella irrazionale.
È così venuta fuori l’idea di fare un altro esperimento.
Un ragazzo si è seduto di fronte a un tavolo sul quale avevo appoggiato un bicchiere di acqua ghiacciata.
Innanzi tutto ho cercato di mobilitare la sua parte emotiva con una visualizzazione: gli ho chiesto di immaginare di essere nel deserto, con un caldo boia e di avere una sete pazzesca. Poi gli ho chiesto di immaginare di prendere il bicchiere, di portarlo alla bocca, di bere, di sentire il piacere dell’acqua fredda che scende nella gola e poi di riappoggiare il bicchiere su tavolo.
Per tutta una serie di motivi che ho difficoltà a spiegare è essenziale ai fini del risultato che la persona immagini l’azione nel suo complesso, prendere il bicchiere, bere, sentire il piacere dell’acqua fresca e poi rimettere il bicchiere sul tavolo.
Poi gli ho chiesto di realizzare realmente il movimento ascoltando la sensazione che il movimento stesso produceva mentre lo realizzava.
A questo punto il ragazzo ha preso il bicchiere, ha bevuto e ha rimesso il bicchiere sul tavolo con un movimento fluido e senza nessun tremore.
Ovviamente è stato un momento molto emozionante, ovvio che per il ragazzo riuscire a controllare i propri movimenti è stato un grande risultato.
Ho ripetuto altre tre volte questo esperimento con altre persone affette da spasticità per traumi alla nascita e i risultati sono stati ugualmente soddisfacenti e quindi, anche se si tratta di un numero di casi minimo, sospetto che altri possano trarre vantaggio da questo metodo.
Ho sperimentato, infatti, con migliaia di persone il fatto che con un po’ di esercizio e di autoascolto è possibile identificare esattamente la sensazione prodotta dall’azione della muscolatura non razionale e riconoscendola realizzare qualunque movimento con questa muscolatura. Diventa naturale come muovere la mano sinistra o quella destra. Se sai la sensazione che ti da un certo movimento sei in grado di riprodurlo a piacere.
L’ipotesi è che persone che non hanno un buon controllo della muscolatura razionale possano, in alcuni casi, avere intatto il controllo della muscolatura non razionale e quindi muoverla a piacere in modo indipendente dalla muscolatura razionale.
Questo approccio potrebbe essere anche utile in casi di decadimento dell’efficienza muscolare qualora la malattia abbia colpito la muscolatura razionale ma non quella non razionale. Il che spiegherebbe anche come mai alcune persone colpite da decadimento muscolare riescano a mantenere la mobilità molto più a lungo di altre. Potrebbe essere che istintivamente sostituiscano parte dei muscoli che hanno perso forza con muscoli non razionali.
Grazie per l’attenzione e per l’eventuale sostegno alla sperimentazione di questa ipotesi.
Resto a vostra disposizione.
Jacopo Fo
Esperimento braccio che si alza da solo. Braccio che non si piega parte 1
Braccio che non si piega parte 2. Velocità riflessi parte 1
Velocità riflessi parte 2